a proposito d'intercettazioni

[cyber81]

quale malcostume? Quello di volere spigole fresche in montagna a carico dello Stato?

[Miki_Ginecologo]

Pago da 13 anni per le chiamate a Craxi»
La giornalista-conduttrice: «La mia vicenda è la madre di tutte le intercettazioni. Sono d'accordo con Berlusconi»


Alda D'Eusanio (Agi)ROMA - «La mia vicenda è la madre di tutte le intercettazioni». Sullo strumento investigativo il dibattito politico s'infiamma. E la giornalista-conduttrice Alda d'Eusanio sottolinea ricorda la sua esperienza: le sue conversazioni private con l'allora latitante in Tunisia BettinoCraxi, intercettate nell'ambito dell'inchiesta sulla «Metropolitana Milanese», furono tra le prime a finire su tutti i giornali nel lontano 1995.
«CONVERSAZIONI CON UN AMICO» - «Quelle telefonate - racconta la D'Eusanio, che all'epoca conduceva il Tg2 e L'Italia in diretta - inaugurarono l'odioso filone di conversazioni in alcun modo correlate alle indagini e finite sui giornali con il placet dei pm e con la conseguenza di cambiare per sempre la vita dei "mostri" sbattuti in prima pagina. Le mie conversazioni con Bettino - prosegue - non avevano alcuna rilevanza né penale né civile: lo chiamavo da casa verso le 22.30 per salutare un amico che non stava bene e che sapevo soffrire di attacchi di depressione serale». «La mia vicenda - sottolinea la giornalista-conduttrice- è la madre di tutte le intercettazioni».
«RIMEPITA DI SPAZZATURA» - «Finì sui giornali - ricorda ancora la D'Eusanio- una frase "ti do un bacino sulla bua", riferita all'ernia cervicale di cui Bettino soffriva e che i giornali ebbero la finezza di trasformare in ernia inguinale. Erano conversazioni private, privatissime. Mi riempirono di spazzatura, rovinarono gli ultimi due anni del mio matrimonio (con il sociologo Gianni Statera, scomparso appunto due anni dopo, ndr.), la Rai aprì un'indagine interna, mi bloccarono il programma, e anche l'Ordine dei Giornalisti mi mise sotto inchiesta. L'intero Parlamento, che di solito era diviso su tutto si compattò per chiedere il mio licenziamento perché avrei fatto quelle telefonate dalla Rai. Il che non era vero, perché erano tutte effettuate da casa mia, come dimostrai facilmente, quando i brogliacci inviati ai giornali vennero consegnati anche a me, ma solo dopo che li richiesi», puntualizza.
«PAGO DA 13 ANNI» - «Telefonavo ad un amico rimasto solo e molto malato. Se un amico sbaglia, è giusto che la magistratura faccia il suo mestiere. Ma anche se finisce in carcere io gli porto le arance. E per questo non si può venire linciati». «Chiaramente - precisa la D'Eusanio- sia la Rai che l'Ordine chiusero le loro indagini con un nulla di fatto, perché non trovarono nulla da condannare nei miei comportamenti. Ma i giornali non mi hanno mai riabilitato e io pago quelle intercettazioni da 13 anni».

«D'ACCORDO CON BERLUSCONI» - «Per tutto questo -conclude la D'Eusanio- non solo sono d'accordo con Berlusconi sulle intercettazioni ma penso che lui sia troppo buono: 5 anni di galera sono troppo pochi per chi rovina deliberatamente la vita di persone pubblicando conversazioni private che con le indagini non c'entrano nulla».

09 giugno 2008


www.corriere.it

Mah....questa qua ha una visione del tutto opposta dalla mia!