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Discussione: unità arcaica italica

  1. #11
    in silenzio
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    Post Rif: unità arcaica italica

    La permanenza di una mentalità italica nel differenziare la partecipazione in virtù della differenza di genere mi sembra evidente nell'articolo che trascrivo con diligente ossequio & come omaggio all'essere Oggi venerdì 23 Aprile 2010:

    GIORNALE DELLE DONNE

    ISTRUZIONE PASSATEMPO MORALITA'

    diretto da Amerigo Vespucci
    esce due volte al mese

    Anno XXII - 1890 ( Numero 8) 2°Numero di Aprile

    pagina 15

    DIVAGAZIONI

    Una curiosa questione si dibatte da qualche tempo su diversi giornali italiani - quella dell'Esposizione femminile progettata a Firenze, togliendo a pretesto il centenario di Beatrice.
    Giosuè Carducci - il poeta novatore - fu, senza volerlo forse, la causa principale di tante chiacchiere. Una gentile scrittrice romana, che si nasconde sotto il pseudonimo di "Febea", si era mostrata scandalizzata dall'idea di onorare una Beatrice "di problematica esistenza".
    Ella, rimpiccioendo un po' la questione, avrebbe preferito che si fosse celebrato il centenario di Gemma Donati, "la buona e devota moglie di Dante, che con lui ha diviso le miserie e i tormenti della vita tribolata, che lo ha seguito in esilio, che ne ha subìte con tanta rassegnazione le infedeltà, i malumori, i capricci, le stravaganze d'ogni sorta (giacchè si può essere un divino poeta e un marito insopportabile!), che gli ha dato sei o sette figli, e glieli ha educati, mentre lui se ne andava ... "
    Giosuè Carducci, in una lettera non destinata, come egli stesso ebbe a confessare poi, ad essere pubblicata, seguì Febea su questo terreno, ricordando quel bellissimo e morale finale della Beata Beatrix : "le devote, le modeste, amorosissime donne, stanche della utile e faticosa opera loro, s'adagiano nel bianco sepolcro, dimenticate".
    L'autore delle Odi Barbare andò più oltre e non esitò a scrivere:
    " ... Ma che ispiratrice di Dante? I grandi poeti s'ispirano all'anima loro, alla patria, a Dio; e non che le Beatrici facciano loro, son loro che fanno le Beatrici; nè è bene, per la malattia ereditaria del sentimentalismo che si proponga a danno pura e superiore.
    Ad ogni modo la Beatrice della Commedia è, senza un dubbio al mondo, la Teologia, la Scienza sacra, la Fede; e voler ridurla o tornarla alle proporzioncelle d'una sposina di seicento anni fa, è un correre il rischio di peccare contro Dante, contro il Medio Evo, contro l'austerità cristiana e rianimare la voce fessa del Padre Venturi, gesuita garrente verso il paradiso: civettòla, civettòla, civettòla.
    Ho sentito dire d'un busto da allocare in qualche parte del mausoleo di Santa Croce.
    Busto ? di persona ignota all'istoria? senza documenti...? di un nome?
    E' nuova fantasia.
    Del resto, si servano pure. Quello è un mausoleo falso e di pompa.

    Al sepolcro vero e severo, nella solitaria Ravenna, nessuno vorrà portare immagini o parole di vanità; anche per rispetto d'una Beatrice vera, che fu divota figliola e, povera monachella, pregava per l'anima del padre non lungi".

    Molti, naturalmente, fecero eco a Carducci.

    A Bologna anzi vi fu chi propose di celebrare con feste il centenario di Eva, per porre in ridicolo quello che si inspirava alla leggendaria e gentilissima musa del divino poeta !

    ...

    A Firenze, la città dei poetici ricordi, deve aver fatto una strana impressione questa guerra incruenta contro l'ispiratrice del loro grande poeta...solevano infatti i buoni vecchi commemorare Beatrice, la pia musa di Dante, con grandi feste centenarie alle quali prendevano parte tutti quelli che avessero una Musa da festeggiare.

    ...
    A. Vespucci


    Buona Festa di San Giorgio!
    di necessità virtù

  2. #12
    de-elmettizzato.
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    Predefinito Rif: unità arcaica italica

    Citazione Originariamente Scritto da acchiappaignoranti Visualizza Messaggio
    etrusco italici testimonianze e connessioni

    Enrico Benelli archeologo e ricercatore del c.n.r curatore delle principali publicazioni sulle iscrizioni etrusche (thesaurus linguae etruscae) curatore del museo epigrafico etrusconel sottosuolo di chiusi.





    "L’etrusco sembra a tutti gli effetti una lingua isolata. Al suo interno è possibile riconoscere, accanto a tutti quegli elementi che sono suoi propri, numerose presenze di lessico italico (con “italico” si intende la famiglia di lingue geograficamente più diffusa nella penisola, alla quale appartengono l’osco dei Sanniti, l’umbro, il sabino, e altre lingue), e addirittura morfemi italici, segno di una convivenza lunghissima sicuramente più che millenaria , a fianco delle popolazioni parlanti lingue italiche. Le uniche due lingue antiche a noi note che potrebbero essere imparentate con l’etrusco, sono in realtà ancora più problematiche per la estrema scarsità della documentazione, una di queste
    è il lemnio, documentato da meno di dieci iscrizioni ritrovate sull’isola di Lemno, nell’Egeo settentrionale, che secondo alcune fonti storiche antiche, prima della colonizzazione ad opera degli Ateniesi, era abitata da una popolazione definita pelasgi” (termine abbastanza vago con il quale la tradizione mitica greca indicava culture vicine a quella ellenica, compresi gli antenati di parte degli stessi greci). Il lemnio è di inquadramento quasi impossibile per la estrema scarsità delle iscrizioni; in una di queste (l’unica di una certa lunghezza)si possono individuare alcune assonanze con l’etrusco che sembrerebbero dare qualche risultato interpretativo utile.
    Uno degli aspetti più sorprendenti è l’assoluto isolamento del lemnio rispetto a tutte le lingue parlate in Asiaminore: né il frigio, né il lidio, né il licio, né il cario (lingue le cui scritture sono state in parte decifrate definitivamente solo negli anni del XX secolo, e che quindi solo di recente si sono cominciate ad analizzare in modo compiuto) hanno assolutamente nulla a che fare con il lemnio. La sua posizione resta dunque da capire; l’ipotesi che i "Pelasgi” di Lemno fossero pirati etruschi giunti dall'italia, che vi ebbero stabilito una sorta di Tortuga egea, è stata avanzata a più riprese anche con argomenti di un certo peso, ma necessita di ulterioriverifiche prima di poter essere definitivamente accettata. La seconda lingua che presenta legami con l’etrusco, in questo caso apparentemente abbastanza solidi, è il retico, documentato da une decine di iscrizioni ritrovate in val d’Adige e dintorni; questa occorrenza concorda con quello che raccontano le fonti storiche,secondo le quali i Reti sarebbero stati in origine una parte degli stessi Etruschi, che in epoche remotissime si erano spinti verso nord .
    Il popolamento dell'Italia

    La complicata struttura geografica dell'Italia influenzò, fin dalle epoche antiche le forme di popolamento del Paese differenziandone fortemente le varie parti.
    Si può cogliere un esempio in Europa solamente con la situazione mantenutasi nei Balcani fino ad oggi.
    Come i Balcani di oggi, l'Italia era un coacervo di stirpi molto differenziate, di lingue diverse, separate anche da confini geografici montani e fluviali ben definiti.
    La storia dell'Italia come nazione anche linguistica unitaria, quale noi la conosciamo, comincia solo verso la fine dell'Impero Romano, quando ormai la lingua latina si era affermata definitivamente anche nel sud, dove il greco aveva resistito molto più a lungo sia rispetto all'etrusco al centro, che al celtico al nord; lingua già scomparsa durante
    il I secolo dell'era volgare.
    Non troviamo in Italia culture preistoriche comuni ad altre culture europee.
    Né esistono reperti sufficienti per configurare più o meno incerte migrazioni umane che colleghino l'Italia al centro Europa come avverrà in epoche successive.
    Solo agli albori della storia possiamo individuare con sicurezza alcune popolazioni che saranno successivamente destinate ad una lunga presenza in Italia.
    Fra i popoli più importanti del periodo fra la fine della preistoria e l'inizio della storia dobbiamo considerare innanzi tutto i Liguri.
    I Liguri non abitavano solo nella Liguria attuale, anche se in questa regione avevano uno dei loro centri principali, ma rappresentavano una vastissima popolazione che abitava in un ampio arco del Mediterraneo occidentale, dalla Spagna attraverso la Francia meridionale, e si estendeva anche in parte della pianura padana.
    Probabilmente formarono il sottostrato mediterraneo delle popolazioni, che prima degli Etruschi e dei Romani, vivevano in quelle zone dell'Italia centrale dove in epoca storica si sviluppò, prima la cultura etrusca, e poi quella romana (latina).
    Chi erano i Liguri?

    I loro caratteri etnici e somatici, le loro abitudini ed istituzioni ci sono poco noti.
    Anche della loro lingua sappiamo pochissimo, tanto da lasciare ancora aperto il dibattito se fossero o meno degli indoeuropei.
    Sappiamo invece molto sulle loro ampie sedi di popolamento.
    Assieme agli Iberi, di cui erano affini, occupavano l'intero versante dell'Europa occidentale, dall'odierna Spagna, attraverso la Francia meridionale, la Liguria ultima terra col loro nome, fino alle rive del Tevere dove la tribù originaria romana dei «Luceres» altri non era che una tribù di Liguri.
    Si trattava sin d'allora di un popolo turbolento e guerriero della cui espansione troviamo tracce un po' dovunque nell'Europa Occidentale preistorica prima dei Celti: basti pensare ai «Silures» della Britannia antica.
    Nonostante il problema sia ancora aperto riteniamo che i Ligures fossero parte essenziale di quella ampia stirpe del Mediterraneo occidentale che comprendeva non solo gli Iberi (ed i Baschi loro diretti discendenti), ma anche gli antenati dei Berberi del Nord-Africa, prima che questi si mescolassero sempre più con popoli sub-sahriani.
    Erano liguri certamente i Korsi e i Sardani, nonché i Rasna prima della fusione con i Faliski.
    A nostro avviso certe somiglianze fra basco, protoberbero ed etrusco non sono semplici assonanze, ma rappresentano un collegamento fra un'ampia realtà che si intravede anche attraverso le più antiche fonti storiche.
    Anche i Reti erano un ramo della grande etnia ligure, e per questo, come gli antichi storici ci dicono, parenti degli stessi Etruschi.
    Della presenza dei Liguri nell'etnia romana primitiva non vi è alcun dubbio.
    Riteniamo anzi per vari motivi che la stessa parola «Tibur», Tevere, sia ligure, così come la prima origine dei «Taurini» di Civitavecchia: cioè «Taurini» per Teverini, come diremmo anche oggi.


    Nel popolo romano portarono l'elemento mediterraneo occidentale, meno brillante, e se vogliamo meno intelligente di quello del Mediterraneo Orientale, ma più duro, più serio, più guerriero, come in epoca storica dimostrano non solo i Romani ma anche gli Iberi, i Berberi, i Guasconi, i Siluri (Gallesi), i Liguri italiani, i Corsi ed i Sardi.
    I Liguri anche se dimostrano di non sapersi mai o quasi mai organizzare in efficienti forme statuali, per una loro congenita litigiosità interna, unita anche in epoca storica ad una perdurante faziosità politica, costituirono uno dei gruppi etnici più forti ed ostinati nella lotta alle legioni romane sia nella penisola iberica che in Nord Africa, in Britannia, in Gallia.
    In Italia furono alla fine debellati, ultimi a cedere fra i popoli abitanti la penisola e deportati in massa nel sud del Paese.
    Su di essi si può fare un rilievo di carattere generale dicendo che i mediterranei occidentali erano caratterizzati da una scarsa capacità creativa a livello di organizzazione statale, ma grandi guerrieri.
    Questa tradizione bellica e combattiva dei mediterranei occidentali, caratteristica dei Liguri e degli Iberi, che passò poi agli Etruschi, va ricordata anche per la somiglianza con altre popolazioni del Mediterraneo occidentale quali quelle spagnole, basche
    e guascone.
    Perciò non è azzardato, paragonare queste popolazioni con quelle nordafricane di origine mediterranea, le quali risalgono a quest'epoca storica aventi caratteristiche simili ai gruppi etnici abitanti l'Europa nell'area occidentale del Mediterraneo.
    Né si può dire, però che queste popolazioni abbiano dimostrato anche una capacità creativa sul piano culturale, tale da consentire, nonostante il numero considerevole di questi popoli, la creazione di un'organizzazione statuale e di un'espressione civile che sia andata oltre l'organizzazione tribale.

    La limitatezza politica dei Liguri, ed una certa tendenza all'anarchia di queste popolazioni, rimane una caratteristica storica, anche nei loro lontani discendenti, che si può riscontrare ancora oggi in alcune zone dell'Europa, Liguria inclusa.
    A sud dei Liguri, in questa area preistorica coperta da selve poderose e da grandi paludi si trovava la parte dell'Italia felice che occupava un posto primario nelle leggende del mondo greco.
    L'area peninsulare ed insulare, con clima mite, abbondanza di acqua, piccole ma fertili pianure, animali allo stato selvatico e allo stato brado, rappresentava una specie di Far West per le prime popolazioni che vi giunsero dai Balcani e dalla Grecia.
    Questa parte d'Italia aveva un aspetto ben diverso dall'Italia di oggi.
    Come tutte le zone mediterranee abitate da popolazioni molto numerose la natura è stata purtroppo profondamente trasformata.
    Le grandi foreste sono scomparse, i terreni ormai incolti sono aridi e brulli, le colline spoglie, le erosioni profonde, i fiumi interrati, le fonti inaridite e la fauna scomparsa; il tutto forma una realtà rattristante.
    Noi vediamo questo processo di decadenza specialmente nelle nostre isole, e se qualche zona per lo più adibita a parco si è salvata, allora la flora mediterranea appare in tutto il suo magico splendore.
    Nelle terre, in epoca antica considerate le più fertili e felici della penisola, abitava una popolazione mediterranea molto affine probabilmente ai popoli che vivevano in Grecia, a Creta e nelle altre isole greche dell'Egeo.
    In qualche modo può dirsi che il mondo mediterraneo era costituito da due popoli consistenti quali i mediterranei occidentali forti e guerrieri, ma con poca disciplina e creatività, ed i mediterranei orientali più fini e sottili di corporatura, ma intelligenti e fantasiosi, duttili e pieni di gioia di vivere e capacità creativa.

    I nomi di questi popoli in Italia erano vari, tutti comunque con caratteristiche simili, analoghi nell'aspetto fisico ed intellettuale ai loro dirimpettai della costa balcanica e delle isole greche prima delle invasioni indoeuropee.
    Queste popolazioni, profondamente legate alla vita del Mediterraneo, dedite parimenti alla pesca, all'agricoltura e all'allevamento, furono popoli che per una significativa coincidenza storica diedero il nome all'Italia.
    All'inizio della sua storia a noi nota infatti la penisola cambiò spesso nome.
    Fu inizialmente chiamata Ausonia, Bruzio, Esperia, Enotria, poi Italia o forse Vitalia, dalla voce Vitulus (vitello) cioè terra delle mandrie.
    II nome Italia nacque comunque assai prima di quello di italiani.
    Fu la terra e non il popolo a dare il nome a questa penisola estrema dalla forma di stivale. Nome che si estese poi poco a poco a tutto il resto del Paese fino alla Pianura Padana e poi alle Alpi.
    Da questa terra presero il nome i vari popoli che vi abitarono di razza e cultura diversa.
    Il fascino e la bellezza di questa terra, ed il mare che la circonda li ha sempre profondamente legati.
    Per questo gruppo di popoli, peraltro in apparenza non molto differenti, nell'epoca preistorica, si verificarono fra la fine del secondo e l'inizio del primo millennio avanti Cristo una serie di cambiamenti profondi dovuti all'arrivo in Italia di nuove popolazioni.
    L'Europa attraversò periodi di grandi migrazioni che la caratterizzarono nei secoli e la mutarono profondamente.
    Alla fine di questa migrazione di popolazioni si ebbero effetti permanenti nella storia etnica dell'Italia per circa mille anni, fino cioè alla romanizzazione e all'assimilazione della popolazione dell'Italia da parte del gruppo romano-latino.
    Questa fase della storia italiana inizia con una cultura che viene chiamata villanoviana (da Villanova), dal luogo dove furono trovati i reperti più importanti dei nuovi popoli.
    E terremaricoli furono detti gli abitanti che lasciarono tracce importanti nella regione padana e nelle zone lacustri e paludose dall'Italia centro-settentrionale dove all'inizio trovarono la possibilità di stabilirsi.

    Essi vivevano in parte della pesca effettuata nei vicini laghi ed in parte della caccia. Ma è in questa epoca che iniziò l'agricoltura primitiva destinata a svilupparsi grazie alle progressive bonifiche di queste terre fertili ed umide, invase periodicamente dai fiumi. Questi insediamenti di palafitte che ci appaiono oggi come precarie, presentavano allora dei notevoli vantaggi: la possibilità di vivere in condizioni di relativa sicurezza nei confronti degli attacchi esterni, una certa forma di pulizia (elemento questo essenziale per la crescita demografica nei villaggi antichi) l'abbondanza delle acque, la possibilità di muoversi rapidamente con barche attraverso fiumi, paludi e laghi.
    Questi terramaricoli erano indubbiamente genti forti ed attive, erano le avanguardie delle grandi migrazioni indoeuropee che sarebbero di lì a poco divenute le protagoniste della storia d'Italia.
    L'immigrazione dal nord, pacifica o violenta, è un fatto che si è ripetuto periodicamente nella storia d'Italia dando un carattere di centralità europea alla maggior parte del Paese, legandola profondamente alle stirpi europee.
    L'unica eccezione a questa regola è l'apporto, di enorme importanza, dato alla etnia italiana del sud dalla Grecia.
    Si può dire infatti che la popolazione della Sicilia orientale, della Lucania, della Calabria e delle coste campane possono considerarsi prevalentemente di origine greca.
    E cosa ben nota che anche in epoca storica e perfino in epoca medioevale la lingua greca prevaleva addirittura su quella latina e ciò per un lungo periodo.
    La presenza greca che continua a sopravvenire in Italia meridionale con alcune isole linguistiche di origine recente (invasioni turche), fu determinante nella formazione della etnia italiana nel meridione, anzi ne fu il carattere dominante.
    Nelle zone dell'Italia centro-settentrionale, al contrario, la storia della formazione etnica italiana marciò in una direzione profondamente diversa.

    Innanzitutto abbiamo al centro, tra i monti ed il Tirreno, il blocco delle popolazioni latino-falische, ma sull'origine più remota delle popolazioni latine e quindi dei Romani regna a tutt'oggi una certa oscurità.
    Si sa con certezza che queste popolazioni appartengono ad un gruppo indoeuropeo arcaico apparso in Italia sul finire del II millennio avanti Cristo.
    Esse passarono le Alpi lasciando tracce importanti in alcune vallate alpine, come ad esempio in Val Camonica.
    Non si sa quando e come passarono gli Appennini.
    Certo è che non cercarono di fermarsi in Val Padana, allora interamente coperta da paludi ed acquitrini, bonificati solo assai più tardi dal paziente lavoro degli Etruschi.
    Erano per lo più pastori e abitanti delle selve.
    Il «totem della lupa» e quello dell'«ascia di guerra» ne sono una prova (fasci littori, come simbolo del potere).
    Questo aspetto, come anche il grado piuttosto arcaico di evoluzione della loro parlata indoeuropea, li fanno ricollegare ai popoli centroeuropei detti appunto dell'ascia di guerra con i quali sembrano avere molto in comune.
    La lingua, infine, si ricollega a parlate «vende» o, addirittura paleoslave, apparse più tardi nella loro completezza, come del resto a quella dei protoilliri che, formatisi sulle falde meridionali dei Carpazi, diedero origine a molti popoli.
    A queste popolazioni si ricollegano anche quelle stirpi del nord-ovest da cui discesero Greci e Macedoni.
    I Latino-Falischi discesero la valle del Tevere, ma mentre i Falischi si arrestavano sulla riva destra del fiume, creando un complesso rapporto etnico con i Liguri dando così origine agli Etruschi, i Latini scesero più a sud occupando l'intera riva sinistra del Tevere ed i monti circostanti fino al mare.
    Si attestarono poi in particolare sui Colli Albani, come su una grande cinta fortificata naturalmente attorno alla mitica Albalonga, la città da cui la stessa Roma ebbe origine.

    Questo straordinario gruppo latino-romano, destinato a prevalere su Etruschi, Greci ed altri Italici, non sembrava alle sue origini far prevedere quello straordinario destino, che, unico fra i popoli antichi, lo condusse a dominare il mondo.
    In seguito poco dopo l'insediamento dei Latini, appaiono in Italia nuove popolazioni ariane che vi si stanziarono verso l'anno 1000 avanti Cristo, occupando il centro e la fascia orientale della penisola.
    Tale gruppo costituirà principalmente il gruppo sabino-sabellico.
    Fra queste popolazioni sono da collocare anche i Piceni (da alcuni considerati Illiri) e soprattutto le popolazioni sannitiche che, insidiatesi nelle vallate dell'Abruzzo di oggi ed estendendosi per l'Italia centro meridionale, costituirono uno dei gruppi etnici organizzati più forti tra quelli presenti nella storia dell'Italia di questo periodo.
    Furono proprio i Sanniti che contrastarono per lungo tempo a Roma la supremazia nella Penisola.
    L'altra presenza di rilievo, accanto alle precedenti popolazioni in Italia, è quella dei Veneti.
    Provenienti anche essi dall'area carpatica erano un popolo affine ai Latino Faliski.
    Un problema storico di grande interesse è il rapporto che indubbiamente esiste fra i Veneti a sud dei Carpazi, stanziatisi poi fra le Alpi e l'Adriatico e un ampio gruppo di tribù a nord dei Carpazi stessi che conservarono a lungo il nome di Veneti (o Vanedae) (germanico: Wensil o Welch) che furono le radici della nazione slava.
    Non è cosa nuova, nella storia dei popoli, l'attaccamento a proprie denominazioni originarie destinate a durare secoli e millenni e a stabilire rapporti, collegamenti e parentele, che le labili documentazioni delle protostorie non sono in grado di dare.
    Resta il fatto che un gruppo di tribù affini ai Veneti continuò a conservare un'identica denominazione a nord e a sud della dorsale Alpino-Carpatica, delineando un rapporto etnico-linguistico non ancora sufficientemente conosciuto.
    Non sarebbe sorprendente che anche i Veneti, abitanti le rive dell'Atlantico all'epoca di Cesare, fossero i resti di una remota migrazione, sempre di popoli appartenenti allo stesso ceppo carpatico.
    Poiché i Venedae a nord dei Carpazi non sono altro che dei proto-slavi, risulterebbe una identità di origine fra questi ed i Veneti d'Italia in epoca preistorica.
    Né contrasterebbe con la teoria sull'affinità dei Veneti con proto-latini - che pure discendono da popoli originari della stessa area geografica e diffusisi poi in tutta la penisola balcanica.

    Qualunque fosse stata la loro origine primitiva, il popolo dei Veneti fu di gran lunga uno dei popoli più importanti dell'Italia antica e moderna.
    Avevano già in epoca preistorica molti tratti in comune con i Romani, di animo forte e generoso, di struttura fisica poderosa, capaci di tenere testa in epoca storica alle bellicose popolazioni limitrofe, e furono un elemento stabilizzante per lungo periodo nel nord dell'Italia ed alleati fedeli dei Romani, a conferma della loro comune origine.
    Con i Romani, i Veneti dimostrarono sin dall'inizio grande affinità e leale amicizia che mantennero nel corso della storia.
    Con i Romani ebbero in comune oltre alla tenacia, il senso della disciplina, la lealtà, il rispetto dei trattati e l'impegno nel lavoro.
    Furono alleati di Roma contro i Celti, contro gli Etruschi e gli Italici, si fusero nella repubblica romana senza guerre e ribellioni come in una naturale e prevista assimilazione.
    Dopo la fine dell'Impero Romano, l'etnia veneto-romana fu la più coerente e fedele alle tradizioni romane.
    Venezia nella lingua e nell'istituzione governativa fu la prova, l'esempio tangibile, della continuità fra Roma e l'Italia moderna.
    Vi sono poi testimonianze che le grandi affinità tra Romani ed Illiri si trovano anche nei Daci (simili ai Veneti per il loro legame con Roma), i Macedoni stessi, i Dalmati e i Traci.
    In Italia mentre sembra incerta l'appartenenza del gruppo etnico dei Piceni, è certa l'origine illirica di alcuni popoli a sud del Piceno come le tribù dei Liburni e dei Frentani, che mantennero anche in epoca storica legami linguistici e culturali con le popolazioni dell'altra sponda dell'Adriatico.

    In conclusione a metà dell'VIII secolo avanti Cristo in Italia si possono distinguere grosso modo 5 zone etniche:
    1) l'Italia nord-orientale, dominata dai Veneti e, in parte, nelle zone periferiche dai Reti.
    2) L'Italia nord-occidentale fino ai confini dell'Etruria comprendente le regioni storiche di Piemonte, Lombardia, Liguria ed Emilia, dominate dai Liguri.
    Più tardi saranno queste le zone dei Celti, che faranno sparire quasi completamente i Liguri.
    3) Nell'Italia centrale, i popoli etruschi ormai considerati in quest'epoca pienamente formati, dopo aver attraversato un lungo periodo di assestamento.
    4) Gli Italici propriamente detti, che abbracciano tutta la parte dell'Italia centrale con i due gruppi: latino-falischi e sabino-sabellici.
    5) Nel meridione, insieme alla presenza di varie popolazioni mediterranee si afferma il grande blocco dei Greci.
    E' interessante notare che questa divisione storica e geografica dell'Italia è una costante destinata a durare molti secoli fin negli Stati regionali scomparsi nel secolo scorso.
    Questa analisi sul popolamento protostorico non sarebbe però completa senza una precisazione riguardo le popolazioni che in una fase relativamente più recente si dissero «latine», prendendo il nome dall'ampia valle del fiume Sacco, affluente del Tevere, la «Valle Lata» (la valle larga), da cui gli abitanti furono detti «Latini».
    Ma i «Latini», non erano che dei parenti stretti dei Falischi ed anche degli Oschi e dei Volschi (da scrivere meglio Faliski, Volski, Oski), i primi discesi lungo la riva destra del fiume Tevere, confondendosi con gli Etruschi, dei quali erano certamente la maggiore componente indoeuropea, i secondi discesi lungo la riva sinistra del Tevere contigui ai «Quiriski» identici a quelle tribù, che arroccatesi sui Colli Albani, attorno alla Sacra Fonte ed al Sacro Bosco della Fortuna Primigenia, si dissero più tardi «latini».
    Rimane però un problema assai importante che dovrebbe essere esaminato in appropriata sede paleoetnologica e linguistica.
    La terminazione in «ski» di popoli contigui come i Faliski, gli Oski, i Volski ed anche gli Etruski sta a significare una stretta parentela fra queste popolazioni.

    Orbene dato che l'origine degli Osko-Faliski è ben chiara, ci sembra che il nome Etruski sia l'appellativo che gli indoeuropei davano ai Rasna.
    Inoltre anche l'appellativo di «Quirites», farebbe intendere che il vero antico nome delle popolazioni sui Colli Albani fosse proprio quello di «Quiriski».
    Tale analisi paleolinguistica ha, come si vede, una grande importanza e getta una luce molto interessante su questo ampio gruppo di popolazioni cui il destino, o meglio la loro venerata dea «la fortuna primigenia», riservava un fatale avvenire.
    Se le cose stessero in questi termini e la desinenza «ski» un genitivo tipico dei «Vanedae» e quindi più tardi della conservatrice lingua protoslava, allora non vi sarebbe alcun dubbio che la remota origine dei Romani sarebbe proprio in quell' area sarmatico-carpatica nella quale tante genti, ed in particolare gli Slavi, ebbero la loro origine.

    EFFEDIEFFE Giornale on-line - Direttore Maurizio Blondet
    Preferisco di no.

  3. #13
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    Predefinito Rif: unità arcaica italica

    Leggevo ieri il testo di Adriano Romualdi "Gli Indoeuropei: Origini e Migrazioni" dove si parla delle origini di Roma e dei Latini - ma anche dei Veneti, dei Camuni etc. Devo dire che le migrazioni indoeuropee, la nascita di Roma e le invasioni barbariche - ovvero le due "indogermanizzazioni" d'Italia - possono offrire degli spunti interessanti.
    Ultima modifica di Lucio Vero; 23-04-10 alle 12:52

  4. #14
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    Predefinito Rif: unità arcaica italica

    Citazione Originariamente Scritto da Geiserich Visualizza Messaggio
    Si lo so , il Veneto era parte integrante della "koinè italica" che si instaurò con il diffondersi della cultura protovillanoviana , dicevo solamente che non tutte le regioni dell'odierno stato italiano erano parte di questa unione pan-italica

    Volevo farlo notare anche io.

    UNITA' ITALICA dell'antichità ? Certamente sì. Essa esisteva. Ma che COSA si intendeva per Italia ? Una superficie geografica equivalente a quella dello stato odierno oppure una minore ?



    Giorni fa stavo per postare qualcosa di simile. Ti ringrazio.


    "Per quel che riguarda il settentrione italiano, appartengono alla facies protovillanoviana la facies funeraria di Fontanella (suddivisa nel gruppo di Ascona, della Ca' Morta e di Bismantova), e le facies metallurgiche transpadana occidentale (gruppi Dora-Ticino e Adda-Olona), (NOTA : Più che di protovillanoviani qui si parla di Golasecchiani , cmq non di italici ) transpadana centrale (gruppi di Fontanella, del Garda, di Angarano e dell'Adige). In quest'ultimo caso, Adige, il territorio corrisponde al rituale funebre della facies di Luco (non protovillanoviano): questo può essere preso come l'esempio di due facies funerarie distinte (Luco e Fontanella) che hanno un'unica facies metallurgica.
    Nella zona transpadana orientale la facies protovillanoviana è presente nella pianura del Veneto e del Friuli, che per questo periodo ha poche testimonianze. La medesima cosa si può dire per la zona dell'attuale Emilia-Romagna.
    Quoti infatti. La cultura di GOLASECCA è una cultura celtica autoctona (ben precedente alla grande invasione galliac che verrà in seguito a riplasmare la compagnie etnica del territorio.



    Per il centro Italia, tutte le testimonianze archeologiche di questo periodo sono relative al concetto di protovillanoviano. A livello funerario però il territorio si divide in due aree: quella medio-tirrenica (con elaborate caratteristiche del rito, vedi elmi-coperchio, corredi miniturizzati ecc) e quella che abbraccia il resto dell'Italia centrale, in accordo con il Nord e buon parte del Sud, che ha un rituale più sobrio, testimoniato dall'unica necropoli del periodo, Pianello di Genga (AN).
    Per il livello metallurgico, si può definire una facies medio-tirrenica, divisa in 5 gruppi: Tolfa-Allumiere e Roma-Colli Albani (rispettivamente Lazio settentrionale e centrale a sud del Tevere), Terni (Umbria merid. e Abruzzo sud-occ.), Fucino (Campania sett.) e Volturno (Italia merid.). Per il resto del centro Italia si hanno tre gruppi metallurgici: Trasimeno (Umbria centro sett. e Toscana merid. interna), Marecchia-Chienti (Romagna sud-orient. e Marche centro-sett. corisponde al territorio del rituale di Pianello) e Tronto-Pescara (Marche merid. e Abruzzo adriatico).
    Nella facies medio-tirrenica si è notata un'ulteriore distinzione in base ad alcune caratteristiche del rituale funebre, che vede 'contrapposti' il gruppo di Tolfa-Allumiere e quello di Roma-Colli Albani: l'uso dell'urna a capanna più tipico di Roma-Colli Albani, il biconico tipico in Tolfa-Allumiere, corredo in ceramica a Roma-Colli Albani e in pietra a Tolfa-Allumiere ecc.

    Anche per l' Italia meridionale si può asserire che la totalità delle testimonianze per il Bronzo Finale siano riconducibili alla facies protovillanoviana. La meglio nota è quella di Volturno (medio-tirrenica). "
    Tutt esatto.

  5. #15
    bronsa querta
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    Predefinito Rif: unità arcaica italica

    Wow, mac, qualche millennio fa non eravamo una unica etnia.
    Come la Francia, come la Germania, come l'Inghilterra ecc ecc...
    Quindi che hai dimostrato?

    PS: Questo forum ti attrae come il miele, eh, moscone?
    C. De Gaulle: "l'Italia non è un paese povero. E' un povero paese".

  6. #16
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    Predefinito Rif: unità arcaica italica

    Pare di si.
    "Io nacqui a debellar tre mali estremi: / tirannide, sofismi, ipocrisia"


    IL DISPUTATOR CORTESE

    Possono tenersi il loro paradiso.
    Quando morirò, andrò nella Terra di Mezzo.

  7. #17
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    Lightbulb Rif: unità arcaica italica

    Citazione Originariamente Scritto da Mc Queen Visualizza Messaggio

    UNITA' ITALICA dell'antichità ? Certamente sì. Essa esisteva. Ma che COSA si intendeva per Italia ? Una superficie geografica equivalente a quella dello stato odierno oppure una minore ?
    ...
    Quoti infatti. La cultura di GOLASECCA è una cultura celtica autoctona (ben precedente alla grande invasione gallica che verrà in seguito a riplasmare la compagnie etnica del territorio.
    ...
    Tutt esatto.

    L'unità arcaica dell'Italia non è di tipo etnico, Mc Queen.

    E' geografica & coincide con l'attuale, aggiungendovi il Canton Ticino e l'Istria fino a Pola.
    di necessità virtù

  8. #18
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    Predefinito Rif: unità arcaica italica

    Citazione Originariamente Scritto da Maria Vittoria Visualizza Messaggio
    L'unità arcaica dell'Italia non è di tipo etnico, Mc Queen.

    E' geografica & coincide con l'attuale, aggiungendovi il Canton Ticino e l'Istria fino a Pola.


    Alt alt alt.....affermi che non è di natura etnica, quanto geografica. cosa significa esattamente scusa ?

    Un ragionamento simile sta in piedi solo se si ammette l'esisenza di una spiritualità basata sulla geografia. Che la geografia stessa possieda un'anima. Un dato territorio possieda uno spirito suo peculiare.

    Non a caso negl ambienti italico-romani si parla di "geografia sacra". L'ideologia italianista si basa ufficialmente su questo assunto sacrale dunque ?
    Ultima modifica di Mc Queen; 23-04-10 alle 17:47

  9. #19
    bronsa querta
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    Predefinito Rif: unità arcaica italica

    Citazione Originariamente Scritto da Mc Queen Visualizza Messaggio
    Senti chi parla !
    Da persona che ama il suo paese (pur con i suoi difetti) non vedo dove sia la questione.
    Ma non scadiamo nel personale.
    Il fatto che qualche millennio fa non ci fosse un'etnia italiana non dimostra una cippa. E come dice la mod MV è OT.
    C. De Gaulle: "l'Italia non è un paese povero. E' un povero paese".

  10. #20
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    Predefinito Rif: unità arcaica italica

    Citazione Originariamente Scritto da Garat Visualizza Messaggio
    Da persona che ama il suo paese (pur con i suoi difetti) non vedo dove sia la questione.
    Ma non scadiamo nel personale.
    Il fatto che qualche millennio fa non ci fosse un'etnia italiana non dimostra una cippa. E come dice la mod MV è OT.
    Non sto andando affatto OT, ma formulando delle domande.

    Vedi se riesci a rispondere a quella fatto sopra (sono curioso di leggere...)

 

 
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