Nepal, la dea bambina rischia di sparire

Durante il regno la decisione spettava al sacerdote reale. Il governo studia un modo per modificare la tradizione



La monarchia nepalese non esiste più da due settimane, dopo 238 anni di regno incontrastato. E anche le dee bambine dalla pelle dorata, adorate dal popolo in quanto incarnazioni della dea Durga, rischiano di seguire lo stesso destino. Perché con la scomparsa del re e l'avvento dei maoisti non c'è più nessuno che possa nominarle. Il problema è sorto in questi giorni nell'antica città di Bhaktapur dove il posto di Kumari reale (vergine, letteralmente) è vacante dal gennaio scorso quando Sajani Shakya, al centro di una polemica per un suo viaggio negli Usa che l'avrebbe contaminata, ha deciso di ritirarsi prima dell'arrivo delle mestruazioni, momento in cui la presenza divina abbandona la piccola dea.


Per il capo del tempio di Taleju a Bhaktapur e per il suo aiutante la scelta della nuova Kumari non è stata facile. Decine di bambine, tra i due e i sette anni, sono state passate in rassegna. Per essere «eleggibili» le piccole devono venire dalle famiglie newar, gli Shakya, i primi abitanti della valle del Katmandu, discendenti di Buddha, e devono possedere le «32 perfezioni». In primis l'aspirante dea deve essere bella, gli occhi neri, le ciglia come quelle di una mucca, le cosce di daino e l'organo sessuale non sporgente. Ma è anche importante che la bimba non abbia subito perdite di sangue e sia priva di ferite o cicatrici. E poi deve avere un completo controllo sulle sue emozioni: durante i riti un suo lamento o anche un battito di ciglia potrebbe essere interpretato come un segno di disgrazia per il Paese. Per questo le candidate vengono sottoposte a prove crudeli che testino il loro carattere.

A prevalere su tutte è stata Shreeya Bajracharya, sei anni. Soltanto lei è riuscita a dormire una notte intera senza piangere in una stanza buia tra le teste mozzate delle capre e dei bufali sacrificati in onore della dea Kali. E non ha avuto difficoltà a riconoscere tra mille oggetti quelli appartenenti alla precedente Kumari. Ora, però, la nomina finale spetterebbe al sacerdote del re, una figura che non esiste più. È lui la persona preposta a verificare che l'oroscopo dell'aspirante dea sia compatibile con quello del sovrano. La tradizione vuole infatti che le Kumari reali di Patan, Kathmandu e Bhaktapur (gli antichi tre regni della valle) siano direttamente connesse con il re. La dea bambina di Kathmandu, la più importante, è colei che pone la tika, il sacro segno rosso, sulla fronte del monarca, legittimando così il potere reale per un anno. Sebbene profondamente ateo, il partito comunista di Prachanda cerca di correre ai ripari sapendo che è impensabile privare un Paese così profondamente religioso dei suoi riti. Del problema è stato investito il ministero delle Riforme. Chissà se la neonata repubblica riuscirà a coniugare tradizione e modernità.

Monica Ricci Sargentini


http://www.corriere.it/esteri/08_giu...4f02aabc.shtml