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Discussione: Ritorno al nucleare

  1. #1
    ITERUM RUDIT LEO
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    Ritorno al nucleare

    Dalle ciminiere delle centrali nucleari si innalzano nuvole di vapor acqueo, da quelle che bruciano carbone, gas o altri idrocarburi, escono anche materiali radioattivi, naturalmente presenti nei giacimenti.


    Dal punto di vista della scienza dell’economia fisica, così come è stata nel tempo sviluppata da Lyndon LaRouche e collaboratori, la notizia che il nuovo governo riprenderà il programma nucleare italiano è accompagnata da dichiarazioni purtroppo contrastanti.

    Cominciare a costruire tra cinque anni?
    I tempi costruttivi di un reattore nucleare sono di poco superiori ai tre anni (nei Paesi che non hanno mai abbandonato questa frontiera tecnologica, per es. il Giappone). Oltretutto, il settore dell’ingegneria nucleare è talmente maturo che è possibile pensare alla costruzione in serie delle centrali, abbandonando la modalità di progettazione per prototipi.
    Tenuto conto che, in Italia e altrove, la menzognera vox populi continua ad attestare che i tempi costruttivi sono superiori ai dieci anni, senza considerare che il più è dovuto alle procedure ecologiste della cosiddetta “valutazione di impatto ambientale” (VIA), l’obiettivo di cominciare a costruire nel 2013 è certamente ambizioso.
    La promessa del Ministro Scajola è dunque credibile, ma pur sempre un po’ timida. Essa è infatti inadeguata rispetto ad un altro criterio, che potremmo chiamare Valutazione di Impatto sull’Umanità delle sciocchezze nell’economia politica. Con i recenti aumenti vertiginosi dei prezzi del cibo e delle materie prime, la crisi economica e finanziaria internazionale, dopo aver covato negli ultimi trent’anni, comincia a mostrare una minima parte della sua mostruosa natura. Non possiamo aspettare interi anni per risponderle in modo scientifico ed efficiente. Nel nostro intervento di lunedì scorso alla conferenza sul progetto di costruzione del reattore ITER, lo abbiamo ribadito anche per la tecnologia della fusione nucleare controllata

    Il contesto incompatibile: il liberismo
    Un secondo motivo di critica della proposta di Scajola è individuabile, nelle seguenti parole riportate sul Sole 24 Ore del 23 maggio: “Promuoveremo le tanto attese privatizzazioni dei servizi pubblici locali, affossate in passato da pregiudizi ideologici e protezionismi”, anche se “con equilibrio e fermezza, dialogando però con le categorie interessate, definendo obiettivi e percorsi condivisi. No a interventi di sapore dirigistico”.
    Oppure in questa frase: ''In un'economia di mercato i rincari si combattono in un solo modo, con una iniezione di maggiore concorrenza''.
    Ancora una volta si manca di evidenziare che le disfunzioni dei servizi pubblici non dipendono dalla proprietà degli stessi, ma dal generale rallentamento dell’economia, che colpisce in modo letale il morale degli uomini e usura la tecnologia esistente.
    Eppure dovrebbe bastare il ricordo di come la diga del Vajont fu gestita; passata allo Stato, quando il proprietario privato si fu accorto dell’imminenza del crollo.
    Se non bastasse, si pensi alla recente relazione della Corte dei Conti sullo stato dello spezzatino multisocietario delle ferrovie privatizzate. All’incremento costante dei costi del gruppo non corrisponde una crescita dei ricavi delle vendite e delle prestazioni. La Corte dei Conti scopre l’acqua calda. Poiché il servizio ferroviario, come ogni altro servizio pubblico, non è una vendita, e pertanto non si possono fare profitti se non a scapito degli utenti, degli addetti e delle infrastrutture, ora raccomanda “una razionalizzazione” nei rapporti tra il gruppo e lo Stato (cioè un ritorno al dirigismo) per garantire “certezza e rispetto degli impegni vicendevolmente assunti”.
    La Corte non manca di rilevare il tipico motivo del fallimento della privatizzazione dei servizi pubblici: "La scelta del management, comprensibile sotto il profilo gestionale ma che non può non preoccupare a livello di tutela degli interessi pubblici, è presumibilmente quella di privilegiare le tratte più remunerative e nelle quali è prevedibile ci sarà, a breve, competizione sul mercato, lasciando nella situazione attuale le linee tradizionalmente meno redditizie, sulle quali non è economico intervenire in assenza di uno specifico, mirato intervento finanziario pubblico."

    Davvero tutto il PD è contrario?
    Certe reazioni alle affermazioni di Scajola, d’altra parte, non sono sostenibili.
    Non possiamo pensare che i nostri concittadini continuino ad assecondare persone come Ermete Realacci, quando dice, per esempio: “Portare in cinque anni il nucleare in Italia è ideologico”. Macchiato di ideologia, semmai, è il complesso di operazioni di guerra psicologica che, animate da gente come lui, da decenni stanno compromettendo la capacità dei nostri concittadini di riconoscere in che cosa consista il Bene Comune della nostra Repubblica, e in che modo il principio ad esso riferito debba essere declinato nelle scelte di tipo economico e politico.
    Qui, naturalmente, si evidenzia una potenziale spaccatura tra la componente giovanile del Partito Democratico e la liberale dirigenza senile, altro esempio di scoria difficile da smaltire.
    I giovani presenti al Primo Forum Formativo-Programmatico di Rimini (dicembre 2007) conclusero quell’incontro con questa dichiarazione sul nucleare:
    “Occorre riaprire una fase di ricerca sulla produzione dell’energia da fonte nucleare tramite processi di nuova generazione che permetta una discussione libera da pregiudiziali anacronistiche e che affronti con serietà e propositività una fonte energetica che potrebbe rappresentare oltre che un pericolo anche una opportunità per l’indipendenza energetica del Paese.
    Considerando l’evoluzione che ha avuto il nucleare negli ultimi vent’anni, dall’altissima riduzione
    della quantità di scorie prodotte a parità di energia erogata, alle prospettive di nuove tecniche ancora più pulite (centrali autofertilizzanti),riteniamo che sia arrivato il momento di riaprire un confronto sull’ utilizzo di questa tecnologia.”
    Se si liberassero da un certo timore reverenziale, potrebbero facilmente riconoscere che questo è, come detto all’inizio, il tempo per fabbricare in serie le centrali, e non soltanto per “fare ricerca” ancora un pochino. Gran parte della ricerca è già stata fatta e in più direzioni, ma ogni nuova generazione (la famosa IV generazione) ha come presupposto proprio quegli impianti che mancano da troppo tempo.
    In sostanza, potrebbe maturare, nella stessa formazione politica, una convivenza di due anime diversamente disposte. Ma tutto è a dipendere dalla tendenza a riesumare la pratica di sacrificare il sacro entusiasmo giovanile…

    Lo ripetiamo: le scorie sono riciclabili
    Il referendum del 1987 non sancì l’uscita del nucleare dall’Italia. È più corretto dire che esso abrogò alcuni aspetti tecnici delle leggi in vigore, e che una larga maggioranza di schieramenti politici ne approfittò per affossare il settore definitivamente. Potremmo considerare quell’evento come il terzo colpo di grazia, dopo l’assassinio di Enrico Mattei e la “morte politica” di Felice Ippolito a mezzo di scandali.
    L’effetto più grave, dopo i costi economici del mancato sfruttamento dei reattori, è certamente quello di aver perso la “sapienza” del settore. Pertanto, riconosciamo in Scajola l’aver registrato questo importante punto problematico, visto che ha detto che entro il 2013 sarà necessario “ricostruire competenze e istituzioni di presidio, formando la necessaria filiera imprenditoriale e tecnica”.
    Ma ci troviamo a ripetere, e a ribadirlo proprio a lui: tra le “soluzioni credibili per i rifiuti radioattivi" c’è soprattutto il cessare di pensarli rifiuti.

    Lo ripetiamo: l’ecologismo è una frode che nasconde qualcosa di terribile
    Mentre il WWF si accinge a commemorare la nascita del maltusiano Aurelio Peccei, il suo comunicato stampa del 22 maggio scorso, in reazione a Scajola, rivela tutta la doppiezza del Panda col sangue blu. Facciamone l’analisi.
    1. Nel dire che “Le scorie nucleari rimangono attive per oltre 500 generazioni” non dice il falso, ma a patto che non siano usate come abbiamo più volte sottolineato: come risorse e non come scorie. Non è paradossale che uno dei campioni del “riciclaggio dei rifiuti” non vi proponga di riciclare i residui della reazione di fissione?
    2. Nel dire che “Non è vero che questa energia ridurrebbe la nostra dipendenza energetica dall'estero in quanto non possediamo miniere di uranio”, dice il falso perché l’uranio è presente nel nostro sottosuolo, ma non si è ancora deciso di estrarlo. Già nel 2006, per esempio, l’australiana Metex Resources avrebbe voluto estrarre 1300 tonnellate di minerale d’uranio nella Val Seriana.
    Noi aggiungiamo che la fusione nucleare controllata farebbe declassare anche l’uranio, a favore dell’acqua.
    3. Se “Non è vero che il resto del mondo fa un uso massiccio di questa fonte in quanto, secondo i dati dell'International Energy Agency (IEA), nel 2005 le 341 centrali nucleari esistenti nel mondo coprivano appena il 6,2% dell'energia primaria utilizzata, dando quindi un contributo del tutto marginale al fabbisogno energetico mondiale.”, è perché al momento sta vincendo il fronte maltusiano e monetarista che chiede la riduzione degli investimenti nelle nuove tecnologie.
    4. Se “La stessa IEA non prevede alcuna crescita di tale contributo [del nucleare] per i prossimi trent'anni, anche perché le riserve di uranio possono consentire ancora pochi decenni di alimentazione delle centrali esistenti.” è forse perché chi anima quell’ente la pensa diversamente da noi, ed omette di pensare che anche in questo campo l’efficienza energetica potrà prolungare le riserve, ammesso che siano davvero in esaurimento.
    5. Se afferma che “Inoltre le centrali nucleari producono solo elettricità, che rappresenta solo il 15% degli usi finali, mentre il restante 85% è costituito da calore per riscaldamento e processi industriali e da carburanti per i trasporti ai quali il nucleare non può dare nessun contributo.”, non vi stupisce il fatto che il WWF si dimentichi, per esempio, che l’idrogeno per i trasporti, a patto di voler sostituire tutto il parco automobilistico del mondo con automezzi a idrogeno, dovrà essere prodotto con l’energia nucleare?
    6. Se afferma che: “L'energia nucleare è in assoluto quella che negli ultimi 60 anni ha ricevuto le maggiori sovvenzioni pubbliche, ed ancor oggi riceve la maggioranza degli investimenti mondiali (ed anche italiani) per ricerca e sviluppo in campo energetico.”, non siete stupiti di cogliere un sapore liberista in queste considerazioni sul denaro pubblico?
    7. Se, proseguendo, leggete: “Nonostante ciò, in 60 anni non ha saputo risolvere il problema basilare di qualsiasi produzione industriale: la gestione degli scarti e lo smantellamento degli impianti.”, non credete che risolvere i problemi associati agli scarti e allo smantellamento degli impianti, sia possibile proprio con la ricerca di Stato?
    8. Se leggete: “Ripetere l'esperienza nucleare in Italia rischia di ostacolare risorse economiche e capacità professionali dalle vere soluzioni ai problemi energetici ed ai problemi ambientali legati ai cambiamenti climatici.”, siete ancora convinti che il clima sia influenzato dall’uomo, più che dal cosmo? Negli anni Settanta parlavano di “raffreddamento globale”; poi parlarono di “riscaldamento globale”; ora - che gli ultimi anni si sono rivelati relativamente più freddi – parlano di “cambiamenti climatici”. Forse vogliono farvi credere che le stagioni siano colpa dell’uomo.
    9. Se, vi piacesse invece questo appello: “E' responsabilità dei paesi economicamente avanzati proporre tecnologie esportabili nel resto del mondo.”, domandatevi perché il nucleare non lo sia, oppure perché dovremmo rischiare – aspettando ancora – di doverlo noi importare da Paesi del terzo mondo che diventeranno presto dei leader nel settore (Sud Africa).
    10. Se, infine, leggete: “I tempi di realizzazione di una nuova filiera del nucleare sono lunghissimi a confronto con le potenzialità di sviluppo di tecnologie alternative”, vi dovrebbe bastare l’aver letto le prime righe di questo articolo, per impugnare una penna e scrivere al WWF che avete smesso di credergli.
    Rispondiamo a WWF, Legambiente, ecc. che lo stato disastroso dell’economia (dipendenza energetica, sistemi stradale e ferroviario datati e obsoleti, pessima gestione dei rifiuti, ecc.) e la lentezza nel costruire soluzioni alla crisi, sono le conseguenze dell’egemonia dell’ideologia ecologista-liberista negli ultimi trent’anni. Non possiamo accontentarci che i corresponsabili di questo stato di cose si tirino indietro, e gettino fango sulle soluzioni al genocidio maltusiano.

    Conclusione
    Sono allo studio reattori che riescano ad estrarre 30 volte l’energia estratta oggi dall’uranio [fonte: Uranium 2005 – Resources, Production and Demand (NEA/IAEA, 2006)], altri che producono più materiale fissile di quanto ne venga introdotto, altri che processano il torio anziché l’uranio (vedi il caso dell’India), ecc.
    Ma non possiamo fare ricerca, senza avere qualcosa con cui farla. Altrimenti, con l’aggravarsi della crisi e la crescente brutalizzazione della cultura, potremmo arrivare ad assecondare pienamente coloro che, con ragionamenti contabili, ci vogliono convincere a distruggere anche quel che è già costruito, come fece il presidente Bush nel 2005 .
    Chiediamo a Scajola che, nel quadro della Nuova Bretton Woods nostra e del Ministro Tremonti, abbrevi i tempi ancor di più. C’è un altro rischio, nell’aspettare cinque anni per porre la “prima pietra”: il successivo governo potrebbe essere troppo influenzato dal culto di Gaia.


    Appendice 1
    Vittime associate alla produzione di energia elettrica, divise per settore.
    [fonte: ENEA, OECD-NEA “Risks and Benefits of Nuclear Energy” – OECD 2007 – NEA No. 6242,
    sulla base di dati ENSAD “Energy-related Severe Accident Data-base”]

    Non aspettatevi di trovare il nucleare nel posto in cui le barre sono lunghe!



    Appendice 2

    Frequenza (asse verticale) con cui accadono eventi tali da causare un numero di vittime superiore o pari al valore espresso sull’asse orizzontale. Il grafico qui riportato riguarda le nazioni non appartenenti all’OCSE, sul periodo 1969-1996. Esso comprende anche una stima delle vittime del disastro di Cernobil per un periodo di settanta anni, stima per altro difficile da valutare, dato il contemporaneo crollo dei livelli di vita successivo alla fine del sistema sovietico.

    [fonte: Dr. Stefan Hirschberg, Dr. Gerard Spiekerman, M.Sc. Roberto Dones, Dr. Peter Burgherr, “Comparison of severe accident risks in fossil, nuclear and hydro electricity generation”, Paul Scherrer Institute, Villigen, Svizzera]


    Come si vede, il nucleare è il più sicuro, perché i relativi eventi-punti se ne stanno al di sotto delle curve tipiche degli altri settori.


  2. #2
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  3. #3
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    Predefinito Confederazione Impatto sociale:Nucleare e dintorni

    Oggi 15 giugno, bloccato secondo TIR con residui radiattivi a Savignano Irpino. E Vaiiiiiiii !!!!

    Negli ultimi tre mesi due incidenti in Giappone, uno tecnico, uno a seguito di terremoto (con fuga di acqua radioattiva), uno (solo??) in Cina a seguito di terremoto, due TIR bloccati in Italia per trasporto e stoccaggio abusivo di scorie radioattive.
    Una vera boccata d'ossigeno. Aspetto con ansia la prima centrale in funzione, così metto a disposizione il mio balcone per stoccare i rifiuti.

  4. #4
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    Predefinito Confederazione Impatto sociale:Sisma in giappone _Equazione Nucleare

    In un mio precedente intervento sul nucleare,mi è stato fatto presente che anche il Giappone è sismico ma non è mai accaduto nulla di grave.
    Notizia di oggi: sisma in giappone del 7 grado della scala Richter (che non definisce il grado di rischio ma solo la forza espressa. Scala adottata dal nostro servo sistema, al posto della più pratica Mercalli, ). Tale valore è prossimo, se non lo supera, all'8° grado della Mercalli (scala il cui limite massimo è 12, ossia il livello al quale solo Dio puo rimediare). Chiuso l'inciso, riprendiamo. Una centrale nucleare ha registrato perdite di acqua radioattiva per sopravvenute crepe nei muri. Si da il caso che, ad esempio, il terremoto ultimo in Umbria ha superato i 7,5 Richter e quello del Friuli, se non ricordo male, superò 8. Quello ben più tragico di Messina raggiunse i 9 della Mercalli.
    Questi sono dati e notizie. Provate a vivere vicino ad una centrale nucleare che per una scossa di terremoto perde acqua radioattiva ,poi parlate di sicurezza .
    Mi correggo . Il 7° Richter è prossimo al 10° mercalli.
    Il terremoto di Messina fu desunto superiore a 7, perché le tracce dei sismografi raggiunsero i 40 cm.

  5. #5
    ITERUM RUDIT LEO
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    Predefinito Considerazioni Di Carattere Sismico

    Considerazioni di Carattere Sismico

    I criteri adoperati per la realizzazione degli impianti nucleari sono particolarmente severi in considerazione della gravità delle conseguenze che potrebbero derivare in caso incidentale.
    Tutte le strutture ed i componenti rilevanti per la sicurezza nucleare e per la protezione sanitaria sono A(2) e B(3) in combinazione con gli altri carichi accidentali e normali, dovuti sia a cause interne che esterne. Nella progettazione dell’impianto si dovrà tener conto anche di eventuali effetti del sisma sulle fondazioni (cedimenti, fratture, frane, etc.).
    Si noti che l’incidente di riferimento per gli impianti nucleari (per il quale quindi sono progettati) è costituito dal massimo evento sismico assunto per quella zona in concomitanza della troncatura indipendente a ghigliottina della tubazione primaria (!!!).
    L’impianto nucleare sarà realizzato in modo tale che:
    - Qualora si verifichi un sisma di intensità minore o uguale al tipo B, le conseguenze non siano tali da compromettere il normale esercizio
    - Qualora si verifichi un sisma di intensità maggiore al tipo B è richiesto lo spegnimento automatico dell'impianto. Prima della rimessa in funzione, il titolare della licenza di esercizio dovrà dimostrare agli organi di controllo che nessun danno si è verificato alle strutture, sistemi e componenti classificati in categoria sismica
    - Qualora invece si verifichi un sisma di tipo A, sia assicurato il funzionamento di tutti i sistemi necessari per lo spegnimento del reattore e mantenerne la condizione di spegnimento sicuro.
    Nel progetto di un impianto nucleare devono essere presi in considerazione gli effetti del moto vibratorio del terremoto causato dai terremoti di riferimento A(2) e B(3). A tal fine si procede ad una lunga serie di indagini preventive:
    a) Individuazione della provincia tettonica comprendente il sito e quelle limitrofe
    b) Valutazione in base a studi litologici, stratigrafici e geologico-strutturali del comportamento dei materiali geologici in superficie c) ed in profondità durante i precedenti terremoti
    d) Determinazione delle caratteristiche meccaniche (statiche e dinamiche) dei materiali sottostanti il sito
    e) Elenco di tutti i terremoti storici che hanno interessato la provincia tettonica comprendente il sito
    f) Correlazione, ove possibile, degli epicentri o delle zone macrosismiche di più alta intensità dei terremoti storici con le province tettoniche collocate anche solo parzialmente in quella comprendente il sito
    g) Determinazione dell’attività delle faglie
    Per le faglie si dovrà procedere a determinare:
    - la lunghezza della faglia
    - la relazione delle faglie con la strutture tettoniche della regione
    - la natura, l’entità e la storia geologica degli spostamenti lungo la faglia

    (2) Terremoto di Riferimento A: terremoto che produce sul sito il massimo movimento vibratorio ipotizzabile considerando le caratteristiche geologiche e sismiche della provincia tettonica comprendente il sito e le zone limitrofe, assieme alle caratteristiche meccaniche dei materiali sottostanti

    (3) Terremoto di Riferimento B: terremoto che produce sul sito il massimo movimento del terreno che ragionevolmente potrebbe verificarsi durante la vita dell’impianto considerando le caratteristiche geologiche e sismiche della provincia tettonica comprendente il sito e le zone limitrofe, assieme alle caratteristiche meccaniche dei materiali sottostanti

    Attraverso tali indagini sarà possibile determinare il massimo terremoto che può statisticamente verificarsi durante la vita nominale delle costruzioni: si potrà così valutare la massima accelerazione al suolo, che costituirà il dato di input richiesto per la progettazione.
    Per una valutazione di primo approccio si possono adoperare relazioni che sintetizzino per una data zona sismica informazioni in merito alla frequenza e l’intensità dei terremoti.
    Per far questo si ricorre generalmente alla nota legge di Gutemberg-Richter:
    il numero medio di terremoti con magnitudo maggiore di M che si verificano in un anno nella zona considerata, mentre per A e B si possono considerare, per regioni con caratteristiche simili a quelle del nostro Paese, rispettivamente i valori 6,13 ed 1,03.
    La relazione si riferisce ad un’area di 106 km2; i valori ottenuti quindi andranno divisi per questo valore. In base alle considerazioni di cui sopra si ottiene il grafico della Figura A1 che mostra il umero medio di terremoti di magnitudo maggiore di M in funzione di M
    Si può facilmente notare che il numero medio di terremoti del 5° grado della scala Richter (equivalente grosso modo al V° grado della Scala Mercalli) sul km2 dell’impianto è dell’ordine di 10-5, che scendono a 10-7 per terremoti di magnitudo 7 (circa equivalente al IX° grado della Scala Mercalli).


    Appendice B – Alcuni esempi di sistemi di sicurezza degli impianti esistenti


    Al fine di garantire un adeguato livello di sicurezza in qualsiasi condizione operativa e/o incidentale, oltre alle barriere ingegneristiche di tipo passivo già descritte nel par. 2 si aggiungono poi una lunga serie di sistemi di sicurezza, attivi e passivi, atti a prevenire o gestire le più svariate condizioni incidentali.
    Uno dei principali sistemi di sicurezza degli attuali impianti è il controllo di pressione del contenimento. Uno dei suoi componenti è costituito dal sistema di spray (la Figura B1 mostra il sistema di spray di sicurezza all’interno del contenimento[3]), che attinge acqua ad una riserva (dell’ordine del milione di litri) e pompa acqua agli spruzzatori al di sopra del reattore, col fine, in caso incidentale di rottura della tubazione primaria, di favorire la condensazione del vapore (e quindi l’abbattimento della pressione) e la ritenzione dei prodotti di fissione volatili.
    Un altro esempio di queste salvaguardie sono gli ECCS (Emergency Core Cooling Systems) cherappresentano le ‘cinture di sicurezza’ degli impianti nucleari. La loro presenza garantisce un ulteriore importante apporto alla sicurezza. Trattasi di una serie di sistemi che entrano in funzione in caso di incidente di perdita di refrigerante (LOCA) con conseguente depressurizzazione del circuito primario.
    Se si prende a riferimento, ad esempio, un impianto PWR si hanno i seguenti sistemi:
    - HPIS (High-Pressure Injection System): entra in funzione quando si ha una moderata caduta di pressione nel circuito primario (da 15,5 MPa a 11 MPa). Ciò può essere dovuto ad una piccola rottura del circuito primario. Tale sistema provvede ad iniettare nel circuito acqua borata (un veleno neutronico che rallenta la reazione a catena)
    - In caso di rottura di entità maggiore entra in funzione l’Accumulator Injection System: trattasi di contenitori di acqua borata tenuti sotto un battente di azoto alla pressione di 1,4÷4,1 MPa. In caso la pressione scenda al di sotto di tale valore le valvole si aprono automaticamente iniettando nel ‘ramo freddo’ del circuito acqua borata fredda. Trattasi di un sistema passivo, in quanto non necessita dell’intervento di pompe azionate elettricamente
    - Se la pressione si riduce ulteriormente entrano in funzione gli LPIS (Low-Pressure Injection System): tale sistema utilizza le pompe e gli scambiatori di calore del sistema di rimozione residua del calore. Sono, come gli HPIS, un sistema attivo, che richiede l’intervento di pompe azionate elettricamente.
    Le normative in merito alla progettazione degli ECCS sono severe: la NRC (Nuclear Regulatory Commission) richiede, in ogni caso, sia per reattori di tipo PWR che BWR[4], il rispetto, in caso di LOCA, delle seguenti condizioni (10 CFR 50):
    - la temperatura dell’incamiciatura non deve superare i 1204 °C (limite al di sotto del quale la reazione dello zircaloy con acqua per la formazione di idrogeno praticamente non avviene)
    - l’ossidazione totale in seguito ad interazione col vapore non deve superare il 17 % dello spessore iniziale dell’incamiciatura
    - la quantità totale di idrogeno generato dalla reazione chimica fra zirconio e acqua o vapore non deve superare l’1% del quantitativo che verrebbe generato se tutta l’incamiciatura reagisse
    - deve essere mantenuta la geometria dell'elemento di combustibile (al fine di poter inserire le barre di controllo in qualunque situazione e di poter refrigerare il nocciolo)
    - la temperatura del nocciolo deve poter essere mantenuta ad un valore sufficientemente basso per un adeguato lasso di tempo

    Ogni impianto nucleare dispone inoltre di almeno 2 generatori Diesel di emergenza (spesso però sono anche di più), pronti a partire in pochi secondi (se non già mantenuti in rotazione al minimo) ed a fornire elettricità ai sistemi ausiliari di sicurezza in caso di situazione incidentale e contemporanea messa fuori uso delle linee elettriche di alimentazione esterne (la Figura B2 mostra i dettagli di generatori diesel per impianti nucleari[3], mentre la Figura B3 mostra lo scudo di protezione da missili generati da tornado per la conduttura di aspirazione[3]). Vengono testati almeno 1÷2 volte al mese, dispongono di riserve di aria compressa o di cartucce esplosive, e diverse volte all’anno vengono fatti funzionare per 24 ore per assicurarsi del loro funzionamento.

    Bibliografia

    [1]
    Nuclear Energy Institute – http://www.nei.org/documents/multiple_layers_of_safety.htm
    [2]
    B. Guerrini, S. Paci – “Appunti di Impianti Nucleari – Parte IIA: Filiere” – SEU
    [3]
    The Virtual Nuclear Tourist – http://www.nucleartourist.com/
    [4]
    S. Glasstone, A. Sesonske – “Nuclear Reactor Engineering” – Chapmann & Hall
    [5]
    B. Guerrini, S. Paci – “Appunti di Impianti Nucleari – Parte I: Aspetti Generali” – SEU
    [6]
    Ing. Paolo Fornaciari – Comunicazione privata
    [7]
    P. Fornaciari – “Il petrolio, l’atomo e il metano – Italia nucleare 1946-1997” – 21mo Secolo, 1997
    [8]
    http://www.areva-np.com/scripts/info/publigen/content/templates/show.asp?P=1655&L=US
    [9]
    V. Romanello, G. Lomonaco, N. Cerullo – “I Veri Costi dell’Energia Nucleare” – DIMNP, NT1127(2006) – http://www2.ing.unipi.it/~d0728/GCIR/Costi.pdf
    [10]
    V. Romanello, G. Lomonaco, N. Cerullo – “La Sistemazione in Sicurezza delle Scorie Nucleari” – 21mo Secolo, n. 3 Luglio 2005 – http://www2.ing.unipi.it/~d0728/GCIR/La%20sistemazione%20in%20sicurezza%20delle%20scori e%20nucleari.pdf
    [11]
    V. Romanello – “Analisi di alcune peculiari potenzialità degli HTR: la produzione di idrogeno ed il bruciamento degli attinidi” – Tesi di Laurea in Ingegneria Nucleare –Relatori: Prof. N. Cerullo, Prof. G. Forasassi, Prof. B. Montagnini, Ing. G. Lomonaco – http://etd.adm.unipi.it/theses/available/etd-10152003-181233/
    [12]
    G. Lomonaco – “I recenti sviluppi dei reattori a gas ad alta temperatura. La collocazione di questi impianti nel futuro panorama energetico mondiale. Il programma europeo HTR-N e l’attività di ricerca svolta dal DIMNP nel suo ambito” – Tesi di Laurea in Ingegneria Nucleare – Relatori: Prof. N. Cerullo, Prof. G. Forasassi, Prof. B. Montagnini – http://www.tesionline.it/default/tesi.asp?idt=10251
    [13]
    G. Petrangeli – “Sicurezza Nucleare” – ETS, Pisa 2003
    [14]
    G. Lomonaco – “Problematiche di sicurezza nella produzione di idrogeno mediante impianti HTR” – Tesi di Laurea in Ingegneria della Sicurezza Industriale e Nucleare – Relatori: Prof. M. N. Carcassi, Prof. N. Cerullo – http://www.tesionline.it/default/tesi.asp?idt=10361
    [15]
    E. Bomboni – “Le scorie nucleari: analisi della loro possibile riduzione mediante cicli del combustibile innovativi” – Tesi di Laurea in Ingegneria Nucleare – Relatori: Prof. N. Cerullo, Prof. G. Forasassi, Ing.. G. Lomonaco, Ing. V. Romanello – http://etd.adm.unipi.it/theses/available/etd-06122006-143839

  6. #6
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    Citazione Originariamente Scritto da otto grunf Visualizza Messaggio
    Considerazioni di Carattere Sismico

    I criteri adoperati per la realizzazione degli impianti nucleari sono particolarmente severi in considerazione della gravità delle conseguenze che potrebbero derivare in caso incidentale.
    Tutte le strutture ed i componenti rilevanti per la sicurezza nucleare e per la protezione sanitaria sono A(2) e B(3) in combinazione con gli altri carichi accidentali e normali, dovuti sia a cause interne che esterne. Nella progettazione dell’impianto si dovrà tener conto anche di eventuali effetti del sisma sulle fondazioni (cedimenti, fratture, frane, etc.).
    Si noti che l’incidente di riferimento per gli impianti nucleari (per il quale quindi sono progettati) è costituito dal massimo evento sismico assunto per quella zona in concomitanza della troncatura indipendente a ghigliottina della tubazione primaria (!!!).
    L’impianto nucleare sarà realizzato in modo tale che:
    - Qualora si verifichi un sisma di intensità minore o uguale al tipo B, le conseguenze non siano tali da compromettere il normale esercizio
    - Qualora si verifichi un sisma di intensità maggiore al tipo B è richiesto lo spegnimento automatico dell'impianto. Prima della rimessa in funzione, il titolare della licenza di esercizio dovrà dimostrare agli organi di controllo che nessun danno si è verificato alle strutture, sistemi e componenti classificati in categoria sismica
    - Qualora invece si verifichi un sisma di tipo A, sia assicurato il funzionamento di tutti i sistemi necessari per lo spegnimento del reattore e mantenerne la condizione di spegnimento sicuro.
    Nel progetto di un impianto nucleare devono essere presi in considerazione gli effetti del moto vibratorio del terremoto causato dai terremoti di riferimento A(2) e B(3). A tal fine si procede ad una lunga serie di indagini preventive:
    a) Individuazione della provincia tettonica comprendente il sito e quelle limitrofe
    b) Valutazione in base a studi litologici, stratigrafici e geologico-strutturali del comportamento dei materiali geologici in superficie c) ed in profondità durante i precedenti terremoti
    d) Determinazione delle caratteristiche meccaniche (statiche e dinamiche) dei materiali sottostanti il sito
    e) Elenco di tutti i terremoti storici che hanno interessato la provincia tettonica comprendente il sito
    f) Correlazione, ove possibile, degli epicentri o delle zone macrosismiche di più alta intensità dei terremoti storici con le province tettoniche collocate anche solo parzialmente in quella comprendente il sito
    g) Determinazione dell’attività delle faglie
    Per le faglie si dovrà procedere a determinare:
    - la lunghezza della faglia
    - la relazione delle faglie con la strutture tettoniche della regione
    - la natura, l’entità e la storia geologica degli spostamenti lungo la faglia

    (2) Terremoto di Riferimento A: terremoto che produce sul sito il massimo movimento vibratorio ipotizzabile considerando le caratteristiche geologiche e sismiche della provincia tettonica comprendente il sito e le zone limitrofe, assieme alle caratteristiche meccaniche dei materiali sottostanti

    (3) Terremoto di Riferimento B: terremoto che produce sul sito il massimo movimento del terreno che ragionevolmente potrebbe verificarsi durante la vita dell’impianto considerando le caratteristiche geologiche e sismiche della provincia tettonica comprendente il sito e le zone limitrofe, assieme alle caratteristiche meccaniche dei materiali sottostanti

    Attraverso tali indagini sarà possibile determinare il massimo terremoto che può statisticamente verificarsi durante la vita nominale delle costruzioni: si potrà così valutare la massima accelerazione al suolo, che costituirà il dato di input richiesto per la progettazione.
    Per una valutazione di primo approccio si possono adoperare relazioni che sintetizzino per una data zona sismica informazioni in merito alla frequenza e l’intensità dei terremoti.
    Per far questo si ricorre generalmente alla nota legge di Gutemberg-Richter:
    il numero medio di terremoti con magnitudo maggiore di M che si verificano in un anno nella zona considerata, mentre per A e B si possono considerare, per regioni con caratteristiche simili a quelle del nostro Paese, rispettivamente i valori 6,13 ed 1,03.
    La relazione si riferisce ad un’area di 106 km2; i valori ottenuti quindi andranno divisi per questo valore. In base alle considerazioni di cui sopra si ottiene il grafico della Figura A1 che mostra il umero medio di terremoti di magnitudo maggiore di M in funzione di M
    Si può facilmente notare che il numero medio di terremoti del 5° grado della scala Richter (equivalente grosso modo al V° grado della Scala Mercalli) sul km2 dell’impianto è dell’ordine di 10-5, che scendono a 10-7 per terremoti di magnitudo 7 (circa equivalente al IX° grado della Scala Mercalli).


    Appendice B – Alcuni esempi di sistemi di sicurezza degli impianti esistenti


    Al fine di garantire un adeguato livello di sicurezza in qualsiasi condizione operativa e/o incidentale, oltre alle barriere ingegneristiche di tipo passivo già descritte nel par. 2 si aggiungono poi una lunga serie di sistemi di sicurezza, attivi e passivi, atti a prevenire o gestire le più svariate condizioni incidentali.
    Uno dei principali sistemi di sicurezza degli attuali impianti è il controllo di pressione del contenimento. Uno dei suoi componenti è costituito dal sistema di spray (la Figura B1 mostra il sistema di spray di sicurezza all’interno del contenimento[3]), che attinge acqua ad una riserva (dell’ordine del milione di litri) e pompa acqua agli spruzzatori al di sopra del reattore, col fine, in caso incidentale di rottura della tubazione primaria, di favorire la condensazione del vapore (e quindi l’abbattimento della pressione) e la ritenzione dei prodotti di fissione volatili.
    Un altro esempio di queste salvaguardie sono gli ECCS (Emergency Core Cooling Systems) cherappresentano le ‘cinture di sicurezza’ degli impianti nucleari. La loro presenza garantisce un ulteriore importante apporto alla sicurezza. Trattasi di una serie di sistemi che entrano in funzione in caso di incidente di perdita di refrigerante (LOCA) con conseguente depressurizzazione del circuito primario.
    Se si prende a riferimento, ad esempio, un impianto PWR si hanno i seguenti sistemi:
    - HPIS (High-Pressure Injection System): entra in funzione quando si ha una moderata caduta di pressione nel circuito primario (da 15,5 MPa a 11 MPa). Ciò può essere dovuto ad una piccola rottura del circuito primario. Tale sistema provvede ad iniettare nel circuito acqua borata (un veleno neutronico che rallenta la reazione a catena)
    - In caso di rottura di entità maggiore entra in funzione l’Accumulator Injection System: trattasi di contenitori di acqua borata tenuti sotto un battente di azoto alla pressione di 1,4÷4,1 MPa. In caso la pressione scenda al di sotto di tale valore le valvole si aprono automaticamente iniettando nel ‘ramo freddo’ del circuito acqua borata fredda. Trattasi di un sistema passivo, in quanto non necessita dell’intervento di pompe azionate elettricamente
    - Se la pressione si riduce ulteriormente entrano in funzione gli LPIS (Low-Pressure Injection System): tale sistema utilizza le pompe e gli scambiatori di calore del sistema di rimozione residua del calore. Sono, come gli HPIS, un sistema attivo, che richiede l’intervento di pompe azionate elettricamente.
    Le normative in merito alla progettazione degli ECCS sono severe: la NRC (Nuclear Regulatory Commission) richiede, in ogni caso, sia per reattori di tipo PWR che BWR[4], il rispetto, in caso di LOCA, delle seguenti condizioni (10 CFR 50):
    - la temperatura dell’incamiciatura non deve superare i 1204 °C (limite al di sotto del quale la reazione dello zircaloy con acqua per la formazione di idrogeno praticamente non avviene)
    - l’ossidazione totale in seguito ad interazione col vapore non deve superare il 17 % dello spessore iniziale dell’incamiciatura
    - la quantità totale di idrogeno generato dalla reazione chimica fra zirconio e acqua o vapore non deve superare l’1% del quantitativo che verrebbe generato se tutta l’incamiciatura reagisse
    - deve essere mantenuta la geometria dell'elemento di combustibile (al fine di poter inserire le barre di controllo in qualunque situazione e di poter refrigerare il nocciolo)
    - la temperatura del nocciolo deve poter essere mantenuta ad un valore sufficientemente basso per un adeguato lasso di tempo

    Ogni impianto nucleare dispone inoltre di almeno 2 generatori Diesel di emergenza (spesso però sono anche di più), pronti a partire in pochi secondi (se non già mantenuti in rotazione al minimo) ed a fornire elettricità ai sistemi ausiliari di sicurezza in caso di situazione incidentale e contemporanea messa fuori uso delle linee elettriche di alimentazione esterne (la Figura B2 mostra i dettagli di generatori diesel per impianti nucleari[3], mentre la Figura B3 mostra lo scudo di protezione da missili generati da tornado per la conduttura di aspirazione[3]). Vengono testati almeno 1÷2 volte al mese, dispongono di riserve di aria compressa o di cartucce esplosive, e diverse volte all’anno vengono fatti funzionare per 24 ore per assicurarsi del loro funzionamento.

    Bibliografia

    [1]
    Nuclear Energy Institute – http://www.nei.org/documents/multiple_layers_of_safety.htm
    [2]
    B. Guerrini, S. Paci – “Appunti di Impianti Nucleari – Parte IIA: Filiere” – SEU
    [3]
    The Virtual Nuclear Tourist – http://www.nucleartourist.com/
    [4]
    S. Glasstone, A. Sesonske – “Nuclear Reactor Engineering” – Chapmann & Hall
    [5]
    B. Guerrini, S. Paci – “Appunti di Impianti Nucleari – Parte I: Aspetti Generali” – SEU
    [6]
    Ing. Paolo Fornaciari – Comunicazione privata
    [7]
    P. Fornaciari – “Il petrolio, l’atomo e il metano – Italia nucleare 1946-1997” – 21mo Secolo, 1997
    [8]
    http://www.areva-np.com/scripts/info/publigen/content/templates/show.asp?P=1655&L=US
    [9]
    V. Romanello, G. Lomonaco, N. Cerullo – “I Veri Costi dell’Energia Nucleare” – DIMNP, NT1127(2006) – http://www2.ing.unipi.it/~d0728/GCIR/Costi.pdf
    [10]
    V. Romanello, G. Lomonaco, N. Cerullo – “La Sistemazione in Sicurezza delle Scorie Nucleari” – 21mo Secolo, n. 3 Luglio 2005 – http://www2.ing.unipi.it/~d0728/GCIR/La%20sistemazione%20in%20sicurezza%20delle%20scori e%20nucleari.pdf
    [11]
    V. Romanello – “Analisi di alcune peculiari potenzialità degli HTR: la produzione di idrogeno ed il bruciamento degli attinidi” – Tesi di Laurea in Ingegneria Nucleare –Relatori: Prof. N. Cerullo, Prof. G. Forasassi, Prof. B. Montagnini, Ing. G. Lomonaco – http://etd.adm.unipi.it/theses/available/etd-10152003-181233/
    [12]
    G. Lomonaco – “I recenti sviluppi dei reattori a gas ad alta temperatura. La collocazione di questi impianti nel futuro panorama energetico mondiale. Il programma europeo HTR-N e l’attività di ricerca svolta dal DIMNP nel suo ambito” – Tesi di Laurea in Ingegneria Nucleare – Relatori: Prof. N. Cerullo, Prof. G. Forasassi, Prof. B. Montagnini – http://www.tesionline.it/default/tesi.asp?idt=10251
    [13]
    G. Petrangeli – “Sicurezza Nucleare” – ETS, Pisa 2003
    [14]
    G. Lomonaco – “Problematiche di sicurezza nella produzione di idrogeno mediante impianti HTR” – Tesi di Laurea in Ingegneria della Sicurezza Industriale e Nucleare – Relatori: Prof. M. N. Carcassi, Prof. N. Cerullo – http://www.tesionline.it/default/tesi.asp?idt=10361
    [15]
    E. Bomboni – “Le scorie nucleari: analisi della loro possibile riduzione mediante cicli del combustibile innovativi” – Tesi di Laurea in Ingegneria Nucleare – Relatori: Prof. N. Cerullo, Prof. G. Forasassi, Ing.. G. Lomonaco, Ing. V. Romanello – http://etd.adm.unipi.it/theses/avail...6122006-143839
    interessante ,dove l'hai preso da wilkpedia?

  7. #7
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  8. #8
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    Confesso di essere in disaccordo col segretario nazinale di Fn su quest'argomento, le scorie sono rimandate alle future generazioni, meglio un'altro modello di sviluppo, non consumistico, ma risparmiante e conservativo.
    In Italia, chi vorrebbe una centrale anche a dieci chilometri da casa sua?
    Se ci sono questi italiani si coalizzassero e facessero una petizione per impiantarsi una centrale vicina.
    Con un altro stile di vita, non quello imposto dall'invasore americano, potremmo vivere meglio, in tutti i sensi, meno stress, meno inquinamento, meno impazzimento della società, ma per fare questo bisogna tornare ai valori spirituali. Dio Patria Famiglia.

  9. #9
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    Citazione Originariamente Scritto da skanderbeg Visualizza Messaggio
    Confesso di essere in disaccordo col segretario nazinale di Fn su quest'argomento, le scorie sono rimandate alle future generazioni, meglio un'altro modello di sviluppo, non consumistico, ma risparmiante e conservativo.
    In Italia, chi vorrebbe una centrale anche a dieci chilometri da casa sua?
    Se ci sono questi italiani si coalizzassero e facessero una petizione per impiantarsi una centrale vicina.
    Con un altro stile di vita, non quello imposto dall'invasore americano, potremmo vivere meglio, in tutti i sensi, meno stress, meno inquinamento, meno impazzimento della società, ma per fare questo bisogna tornare ai valori spirituali. Dio Patria Famiglia.
    Egregio camerata ti rispondo con una battuta; anche internet è un prodotto yankee, nacque per uso militare, eppure te ne avvali. Pertanto t'invito a riflettere sulla tua concezione bucolica, indietro non si torna...perchè nessuno è disposto a farlo.
    Ad majora !

 

 

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