La giornalista è stata sequestrata con un collega australiano in agosto
Somalia: è incinta la reporter canadese rapita e ridotta a schiava sessuale
Una fonte a Mogadiscio: sta bene, ma per liberarla vogliono 2,5 milioni di dollari
dal nostro inviato
Massimo A. Alberizzi
Amanda Lindhout (da Calgary Herald Merlin Archive) NAIROBI - Un reporter locale contatta*to dal
Corriere, Yussuf Hassan, li ha visti da lontano in una casa di Bakara Market, la zona centrale e più pericolosa di Moga*discio. «Non mi hanno fatto avvicinare. Lei aveva il velo e la pelle molto bianca, lui era seduto un po’ più distante». Yussuf è certo che fossero loro, ma a Mogadiscio quelli della tribù Rer Hammar sono di*scendenti dagli arabi e si possono confon*dere facilmente con gli occidentali. E Mo*gadiscio è piena di sciacalli.
La giornalista canadese Amanda Lindhout e il suo colle*ga australiano Nigel Brennan, sono stati rapiti il 23 agosto scorso sulla strada che unisce Mogadiscio a Afgoi da un comman*do di banditi. Volevano visitare un campo di profughi, uno di quei gironi infernali dove vivono migliaia di persone in fuga da una guerra che dura da 18 anni. Da allo*ra si sono perse le loro tracce. Notizie non confermate pubblicate dai siti somali raccontano cose raccapriccian*ti. Maareg, per esempio, scrive che un po’ di settimane fa i due reporter sono riusciti a fuggire dalla loro prigione. Si sono rifu*giati in una moschea dove però sono stati riacciuffati. Chi li ha visti in quei momen*ti sostiene che Amanda avesse il pancio*ne. Da allora le notizie sulla sua sorte si so*no moltiplicate. Amanda, pelle bianchissi*ma, esile, capelli biondi, 28 anni, sarebbe diventata una schiava del sesso, violenta*ta ogni giorno a turno dai suoi rapitori. Ni*gel invece sarebbe stato costretto a sposa*re un paio di donne somale, naturalmente dopo essersi convertito all’Islam. La ver*sione del sito internazionale
Jihad Watch invece è che uno dei suoi rapitori l’avreb*be costretta a diventare sua moglie, dopo averla violentata e messa incinta. Ma queste informazioni contrastano con quelle raccolte dalla fonte del
Corrie*re che ha contattato a Mogadiscio uno del*la banda dei rapitori, Idriss.
Idriss, parlan*do al telefono con Nairobi, racconta che Amanda non è incinta e Niger non è sposa*to. I due stanno bene, compatibilmente con la lunga detenzione che li tiene inchio*dati in una casa semidiroccata a Bakara Market. «I rapitori — rivela Idriss, che so*stiene di non essere un protagonista del sequestro — chiedono due milioni e mez*zo di dollari». Fonti dell’ambasciata cana*dese a Nairobi rivelano che per i due gior*nalisti sono stati messi a disposizione ap*pena 250 mila dollari. André Lemai, porta*voce del ministero degli Esteri si è rifiuta*to di commentare le notizie diffuse online sostenendo che continuano tutti gli sforzi per arrivare alla liberazione di Amanda e, in collaborazione con gli australiani, di Ni*gel. Sempre secondo il nostro
stringer, i ra*pitori sarebbero stufi di dover mantenere i due prigionieri e non vedono uno sboc*co «concreto» per loro giacché le trattati*ve sarebbero state interrotte. Barbara Schiavulli, giornalista italiana dell’
Espresso, conosce bene Amanda. «Ab*biamo lavorato molte volte assieme in Iraq. È coraggiosa ma non imprudente. E poi strabocca di passione per il suo lavo*ro. Prima di partire per una missione si in*forma e prende le necessarie misure di si*curezza. Eravamo d’accordo che ci sarem*mo sentite via Skype, perché avrebbe volu*to raccontarmi della Somalia. Invece ho sa*puto dal Corriere che era stata rapita».
08 maggio 2009