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  1. #1
    Signore di Trieste
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    Predefinito La versione di Bertinotti: «Sconfitti dai poteri forti»

    Un salto all'indietro, una scissione silenziosa della sinistra con il suo popolo. Con corollario di rotture e conflitti interni, tanto che si è aperto un fossato tra la sinistra -intesa evidentemente come leadership politica - e le forze sociali che avevano investito su di essa. Questa è lo stato dell'arte secondo il «militante» - come si definisce lui - Fausto Bertinotti. L'ex leader giovedì a Roma ha inaugurato il suo nuovo vestito: quello di maître a pensér senza più nessun incarico o ruolo nella politica attiva. Una sorta di anima critica, testimone - e forse anche allenatore -del grande salto.

    L'intervento di Bertinotti, preceduto da un articolo sulla rivista Alternative per il Socialismo che ne sintetizzava l'analisi e che è stato ampiamente riportato su vari quotidiani, arriva sotto forma di seminario dal titolo Le ragioni della sconfitta nella sala gremita del centro congressi della Cgil in via Frentani a San Lorenzo, un tempo sede del Pci romano. Ad Ascoltarlo, in platea ci sono, molti dirigenti "bertinottiani" di Rifondazione - dall'ex segretario del Prc Franco Giordano a Nichi Vendola che dovrebbe trarne il testimone- ma anche un autorevole esponente della nuova maggioranza del partito, Claudio Grassi. E poi molti politici di altri partiti, da Cesare Salvi a Achille Occhetto, dai verdi Paolo Cento e Grazia Francescato a Claudio Fava, coordinatore della Sinistra Democratica, a due luogotenenti del Pr, il veltroniano Goffredo Bettini e il dalemiano Nicola Latorre. Aleggia un tono compassato, istituzionale, per l'occasione del primo intervento pubblico dell'ex presidente della Camera dalla fine della seconda esperienza di governo nel centrosinistra. Colui che ha guidato tutta la sinistra alle elezioni e ne è uscito senza più una rappresentanza parlamentare, con il suo partito in una grave crisi interna. A lui spetta ora iniziare una analisi sulla sconfitta, parole come pietre dopoil minuto di silenzio in memoria degli operai morti sul lavoro in provincia di Catania.

    L'analisi parte dall'eredità del governo Prodi. Ciò che per Bertinotti «ha fatto traboccare il vaso». Ripercorrendo l'esperienza al governo della sinistra radicale, Bertinotti premette che «la situazione ambientale della sinistra era difficilissima», rimprovera al Pd alcune «scelte che hanno svuotato ogni spazio di dialogo effettivo, che non sarebbe stato impossibile, che hanno concorso a creare una solitudine della sinistra». Ma, avverte, «le scelte programmatiche del Pd non possono essere lo schermo ad una nostra autocritica. La nostra organizzazione è stata fatta per necessità e ad aver pesato è stata l'improvvisazione e l'assemblaggio di forze che non si sono messe in gioco».

    La Sinistra Arcobaleno non ha funzionato. Ad aver inciso negativamente, sottolinea ancora Bertinotti, è stato «il funzionamento concreto del soggetto politico. Basti pensare - osserva ancora - alla composizione delle liste, già quello era un biglietto da visita. C'è stato poi - aggiunge ancora - un errore politico dei protagonisti che in altri tempi si chiamerebbe soggettivismo e cioè l'aver anteposto alla realtà un progetto politico ambizioso che però non era condiviso». E perciò «non credibile».

    È così prevalsa nella società e anche tra gli operai, la «controriforma culturale del berlusconismo. Non c'è stata capacità di resistenza critica. La sinistra è rimasta senza possibilità di pesare sul futuro e anche il sindacato è stato soverchiato da una modernizzazione senza modernità». Ultimo tra i tanti errori, l'incapacità della sinistra di trarre forza dalla sua storia, «da un lato dimenticandola e dall'altro congelandola nella fissità. È mancata la capacità di rielaborazione» dell'esperienza del movimento operaio internazionale, «che non significa soltanto la sconfitta del Novecento ma anche l'incapacità di portare avanti la critica al capitalismo così come di cogliere le singolarità del movimento operaio italiano e la storia dei cambiamenti del '68 e del '69».

    Ora invece di andare avanti, si è andati con il passo del gambero. Anzi con un salto all'indietro. «Il risultato delle elezioni è sotto gli occhi di tutti: la destra esce dalla minorità e la sinistra invece esce dalla scena parlamentare e a diventare minoritaria è la sua cultura. Quello si rovescia è il caso italiano».

    A spostare l'equilibrio sarebbe stato l'asse dei poteri forti. Per Bertinotti «era prevedibile che ci fosse una certa influenza dei poteri forti sul governo», ma si pensava almeno che l'esecutivo potesse essere anche «permeabile» alle istanze che venivano dai movimenti. Invece il governo è sembrato stretto in una «camicia di forza dei poteri forti» dalla Confindustria al Vaticano. Ed è risultato invece «impermeabile ai movimenti». Dal contratto dei metalmeccanici, alle pensioni, alla precarietà sono così emerse politiche che hanno rotto le speranze riposte nel governo della sinistra e aperto la strada alla destra. «Le non risposte del governo ai problemi e il discredito nei confronti del sistema politico che ha investito la sinistra. I bassi salari sono diventati l'elemento di rottura con la sinistra stessa».

    «Anche le 220 pagine del programma di governo - ha commentato Bertinotti - si sono rivelate una illusione e poi, in campagna elettorale, il Pd ha escluso ogni spazio di dialogo, che secondo me non sarebbe stato invece impossibile». La sinistra al governo si è trovata «chiusa tra la Scilla e Cariddi, tra l'accettazione di uno schema di conservazione e la rottura prematura dell'esperienza di governo».

    Per l'ex leader della Sinistra Arcobaleno occorre «ragionare sugli errori a partire da una prima Finanziaria devastante per giungere al passaggio decisivo di giugno e luglio con il welfare. C'è stata l'illusione - conclude Bertinotti - di poter rispondere ad una domanda che riguardava la riforma della società, quale Italia volevamo consegnare dopo cinque anni di governo. La crisi del governo Prodi e la crisi quindi del centrosinistra ha messo in evidenza la povertà strategica».

    La situazione attuale secondo la sua impostazione è che sia «fallita l'ipotesi più ambiziosa maturata a sinistra e cioè l'idea che partecipando al governo si facesse fronte ad una domanda di cambiamento oggettivamente matura nella società». Risultato:«la sinistra italiana ha un bilancio fallimentare con la sua tradizione. L'ha dimenticata oppure l'ha congelata», dice oggi Bertinotti.

    Gli risponde l'unico ministro targato Rifondazione del governo Prodi, l'ex ministro della Solidarietà sociale, Paolo Ferrero, che oggi rappresenta il principale avversario della linea "bertinottiana" in vista del congresso del Prc di luglio. Ferrero non si sofferma sulla crisi, il suo è un tentativo di ripartire, di cimentarsi sul terreno della proposta. Per lui si tratta ora di «ricostruire l'utilità della sinistra nella società». E si riallaccia all'esperienza del Partito del pomodoro, gli ex maoisti olandesi che piano piano sono riusciti a racimolare il 16% dei consensi diventando il terzo partito.

    Per Ferrero, per continuare con la metafora acrobatica, bisogna ora «fare un salto verso il basso» dimenticando di dare importanza assoluta alla rappresentanza nelle istituzioni, così come ci ha abituato una certa sinistra radical-chic: «Vale di più il volantino della comparsata a Porta a Porta», è la battuta al vetriolo.

    A questa immersione nella società va comunque accompagnato il riferimento ai simboli. Ma «la falce e martello - dice Ferrero - da soli non servono a nulla, bisogna essere comunisti e intelligenti». Bisogna fare come la Chiesa -dice l'evangelico Ferrero - che, dopo la sconfitta ai referendum sul divorzio e sull'aborto è ripartita dagli oratori, dal lavoro sociale e ha vinto il referendum sulla fecondazione assistita. O come l'Esercito che mesos in crisi dall'antimilitarismo e dal pacifismo degli anni '70, si è ricopstruito un'immagine di utilità intervenendo in prima persona nei terremoti del Friuli e dell'Irpinia. «Con la sua reimmissione nella società».

    Perciò Ferrero invita a relativizzare» la questione delle istituzioni, «che non riguardano mai il 100% della vita delle persone. Bisogna costruire i rapporti con i movimenti, ma anche con la società nel suo complesso. Evidenziare il legame tra la difesa delle condizioni di vita e le prospettive di trasformazione. «Non stiamo attraversando il deserto, perchè all'orizzonte non c'è la Terra promessa, ma siamo in una giungla dove occorre combattere una guerra di movimento e sfuggire alle sabbie mobili. La destra ha vinto non perchè gli operai stanno bene, ma perchè stanno male e la sinistra non ha saputo indicare proposte di cambiamento. Noi - conclude Ferrero - non saremo mai l'estrema sinistra del Pd, perchè siamo un'altra cosa». Cosa però ancora non è detto.

    Nichi Vendola, che a Ferrero di fatto si contrappone al congresso del Prc, gli risponde - anche se non in sala ma in una intervista sulla tv web Ecotv - che il problema non è tanto quello di Rifondazione ma di come rimettere in campo tutta la sinistra. «Una sinistra di popolo perché, se così non fosse, resteremmo solo minoranze morte». «Ora che ci siamo risvegliati in un'Italia largamente conosciuta - spiega Vendola - abbiamo il dovere di ricostruire coscienza e senso del fare politica ma soprattutto una direzione di marcia». Perché se è pur vero che la sinistra è minoranza - o meglio minoranze - è vero anche che con la missione - sostiene il governatore della Puglia - di «annunciare tempi nuovi». Si spera migliori.
    http://www.unita.it/view.asp?IDcontent=76233

  2. #2
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    L'ignoranza del pubblico è un fattore necessario per il buon funzionamento di una politica governativa inflazionistica. Ludwig von Mises
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    gli stessi poteri forti che garantiscono all'amico dei proletari una pensione da 8.000 € al mese...ma che vada a lavorare...

  3. #3
    1 comunista rimasto : Silvio
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    Gli manca tanto la poltroncina da Presidente della camera?

  4. #4
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    Citazione Originariamente Scritto da libpensatore Visualizza Messaggio
    Gli manca tanto la poltroncina da Presidente della camera?
    ovviamente, da "buon" parassita.

  5. #5
    Signore di Trieste
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    secondo me non hanno capito ancora perche sono stati esclusi

  6. #6
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    bertinotti sta perdendo tutto il mio rispetto
    e' tanto difficile notare che se hanno ricevuto pochi voti,non e' stato certo per l'abbandono di falce e martello
    ma per il programma elettorale presentato e una campagna elettorale assolutamente inadatti e indifferenti ai problemi della popolazione?inoltre vergognoso cercare di addossare le colpe ad altri quando poi le colpe vanno cercate all'interno del proprio schieramento dove erano presenti candidati innammissibili (vedi caruso, criminale anche lui che andrebbe solo arrestato) e che non ha mai fatto marcia indietro sugli errori compiuti

  7. #7
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    Citazione Originariamente Scritto da trenta81 Visualizza Messaggio
    secondo me non hanno capito ancora perche sono stati esclusi
    Ma si figuri, se lo ha capito lei lo hanno capito tutti, il mio cane compreso.
    Chi sono i filosudici? Quelli che definiscono filoterroristi i difensori dei palestinesi.
    I fascioleghisti sono quelli che vogliono farvi dire che la meloni è bella e intelligente
    Israele=Paese Terrorista - Ai pazzi si da sempre ragione

  8. #8
    Signore di Trieste
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    Citazione Originariamente Scritto da FLenzi Visualizza Messaggio
    Ma si figuri, se lo ha capito lei lo hanno capito tutti, il mio cane compreso.
    dai dello stupido a tutti?

    complimenti

    cmq la cosa è facile e comprensibile perche non sono stati rivotati, lei che è tanto intelligente con il suo cane dovrebbe aver gia capito di cosa si tratta

  9. #9
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    In realtà si sono sconfitti da soli dividendosi in mille partitini. Poi aggiungiamo pure la storia del "voto utile" ed ecco il risultato. Ma qualcuno aveva dei dubbi sull'esito delle elezioni?

  10. #10
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    qualcuno aiuti quell'uomo

 

 
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