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  1. #1
    Quetch
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    Predefinito 3d ufficiale della Democrazia Cristiana

    Democrazia Cristiana







    Statuto:



    Art.1) Il Partito Democrazia Cristiana, brevemente detto DC, si riconosce nei valori che furono della DC storica di De Gasperi e Moro e che fanno riferimento al Cristianesimo – Democratico e al Manifesto Politico.

    Art.2) Sono iscritti alla DC tutti coloro che si riconoscono nei suoi valori e nei suoi ideali. Tutti gli iscritti esercitano elettorato attivo e passivo.

    Art.3) L’organo di amministrazione del Partito è la Direzione. Essa dirige l’attività interna del Partito, ed composta dal Segretario, dal Presidente e da due consiglieri. La Direzione ha il compito di organizzare il Congresso e prendere provvedimenti contro gli iscritti che violano il presente statuto.

    Art.4) Il Congresso elegge a maggioranza semplice elegge Segretario e Presidente e con voto preferenziale singolo due membri della direzione. Esso ha il compito di approvare le mozioni politiche postate e le proposte degli iscritti. E’ convocato ogni nove mesi per il rinnovo degli organi dirigenti, quando 1/3 degli iscritti ne fa richiesta, quando la Direzione lo richiede.

    Art.5) Il Segretario è il rappresentante del Partito in tutte le sedi istituzionali e ha il compito di dirigere l’attività del Partito e mettere in atto le mozioni presentate e approvate dal Congresso, da cui è eletto. Ogni volta che termina il suo mandato è tenuto a presentare una relazione della sua attività al Congresso. La carica è ricopribile più volte e consecutivamente.

    Art.6) Il Presidente è il garante del Partito e ne rappresenta la sua unità. Presiede e apre il Congresso, dirige i lavori e presiede le riunioni della Direzione. E’ eletto a maggioranza semplice dal Congresso.


    Disposizioni transitorie:



    1)Il presente statuto entrerà in vigore dopo la conclusione della Costituente, la quale ha il valore di Congresso Costitutivo.
    2)Nella Costituente sarà sufficiente eleggere il Segretario che provvederà poi a convocare il I Congresso per l’attuazione del presente statuto.
    3) Le Mozioni presentate nella Costituente hanno valore effettivo.

    Manifesto Politico:



    Politica Nazionale:
    La nuova economia si muove tra due poli: la libertà, diritto dell'uomo e la giustizia sociale, missione dello Stato. Ovunque la naturale tendenza a costituire la proprietà coi frutti del proprio lavoro, la libera iniziativa e la concorrenza tra le singole imprese esercitino una funzione utile al bene comune. lo Stato si limiterà a tutelare, promuovere, integrare.
    E' questa in Italia la vasta zona della piccola e media industria, del piccolo e medio commercio: è dunque il caso della maggioranza delle famiglie e delle aziende italiane. Qui lo Stato interviene a favorire e consolidare la piccola proprietà e la piccola azienda, con facilitazioni fiscali e giuridiche, col consentire consorzi e associazioni di capitali, col promuovere la cooperazione di consumo, di compravendita e di produzione, coll'organizzazione del piccolo credito; ma soprattutto col difendere questa zona libera contro le tendenze al monopolio della grande industria e le ambizioni imperialistiche della plutocrazia capitalistica.
    Ed ecco il punto, ove libertà e giustizia sociale convergono allo stesso fine.
    Dall'universale riconoscimento del diritto al lavoro, che in un celebrato messaggio al mondo della più alta autorità spirituale ebbe la sua massima sanzione, deriva che compito primario della politica economica deve essere quello di garantire a tutti la possibilità del lavoro, cioè un'occupazione remunerata sulla base del minimo di sussistenza.
    Lavoro e occupazione per tutti deve essere la nostra parola d'ordine e la meta dello Stato, il quale per raggiungere tale ne dovrà fare appello a tutte le forze sociali e a tutte le risorse economiche.
    Il minimo di sussistenza va inteso molto largo, tale cioè non solo da far fronte ai bisogni quotidiani del lavoratore, ma di permettergli anche di crearsi una proprietà personale (casa, orto familiare, risparmi trasmissibili), sì che scompaia il tipo del proletario, dell'operaio cioè, del contadino o dell'impiegato che altro non possiede se non le braccia e la prole. I mezzi proposti dagli esperti sono vari: alla base il giusto salario familiare, poi provvidenze per la casa e molteplice assistenza sociale contrattualmente garantita; più estesa adozione dei cottimi nei vari reparti e diretta partecipazione dei lavoratori e degli impiegati agli utili dell'impresa.
    Più oltre va la tendenza all'azionariato operaio, cioè, per dirla in termine volgare e approssimativo, alla mezzadria industriale: il quale sistema trova specie in alcuni amici dell'alta Italia, salariati e imprenditori, degli apostoli convinti, mentre altri sono meno certi della sua efficacia o per lo meno dubitano della possibilità di applicarlo su vasta scala. Quale che possa essere la migliore soluzione tecnica nei diversi rami di produzione e nelle varie circostanze di tempo e di luogo, la partecipazione dei lavoratori all'impresa rimane una meta degna dei nostri sforzi più costanti, poiché si tratta di elevare i salariati all'autonomia e alla responsabilità di comproprietari.Ma la giustizia sociale vuole anche l'eliminazione delle eccessive concentrazioni della ricchezza, le quali costituiscono un feudalismo finanziario, industriale e agrario che ostacola la diffusione della piccola proprietà privata e insidia lo sviluppo di un popolo libero.
    Tale eliminazione, oltre che con leggi speciali sui sopraprofitti di guerra e sugli illeciti profitti di regime, dovrà raggiungersi:
    a) mediante una severa politica fiscale che gravi in forma progressiva specie sui redditi non reinvestiti produttivamente e sui capitali non applicati al fatto produttivo. In generale, unificate le imposte e semplificato il sistema di accertamento, il criterio della progressività, coll'esenzione delle quote minime costituirà il pernio fondamentale del sistema tributario;
    b) mediante una lineare politica economica che investa l'agricoltura, l'industria, il credito, il commercio e miri a sprigionare dalle categorie lavoratrici e dai ceti medi il massimo numero possibile di energie autonome e ricostruttive. Le riforme essenziali riguardano l'industria e l'agricoltura.
    La politica economica:
    1) promuoverà la massima diffusione della libera concorrenza in tutti i settori produttivi, nei quali per il carattere e la molteplicità delle imprese sia da presumere la tendenza dei prezzi a livellarsi sui costi;
    2) controllerà fermamente tutte le coalizioni di imprese che tendono a regolare il mercato e le imprese singole che mirino a conquistare posizioni monopolistiche.
    Tutta questa zona economica non può più essere considerata di esclusivo interesse privato, ma va regolata coi mezzi più elastici e adeguati che vanno dalla manovra doganale a quella del credito, dal controllo di nuovi impianti alla gestione mista. Nei casi più gravi da valutarsi singolarmente dal punto di vista tecnico-economico, si adotteranno forme di proprietà collettiva o mista; si passerà cioè alla socializzazione di determinate imprese a carattere prevalentemente e fatalmente monopolistico. A tale riguardo, esemplificando, si citano comunemente, oltre i servizi pubblici, l'industria elettrica, l'industria siderurgica e metallurgica, l'industria mineraria, i trasporti marittimi e aerei di linea, la grande industria chimica, qualche settore della grande industria meccanica e navale.
    Questa politica economica sarà naturalmente unitaria nella sua impostazione, ma nella sua esecuzione dovrà essere largamente decentrata e contare sulla collaborazione degli organismi sindacali-professionali, altrove descritti.
    E' questa una zona di economia sociale che offre alla classe lavoratrice e impiegatizia larghe possibilità di graduale elevazione. Perciò si dovrà dare il massimo incremento all'istruzione tecnico-professionale per giovani operai e contadini, per specializzati e capo-tecnici; si favoriranno le scuole aziendali e interaziendali e le stesse organizzazioni professionali dovranno, con numerose borse di studio, rendere accessibile ai figli meritevoli di lavoratori, piccoli impiegati e contadini, la scuola media e in particolare la scuola specializzata. Una scuola superiore, atta alla formazione di tecnici dirigenti, preparerà i quadri più elevati della nuova economia. Le speranze della rinascita si fondano in prima linea su una classe libera e sana di contadini. Ogni sforzo deve essere fatto, ogni provvedimento deve essere preso per irrobustire la struttura e migliorarne la condizione.
    In Italia i braccianti sono assolutamente troppi. Anche i proletari della terra devono scomparire e trasformarsi gradualmente in mezzadri e proprietari, ovvero, quando ragioni tecniche lo impongano, in associati alla gestione di imprese agricole a tipo industriale. Salvi i necessari riguardi alla produttività e alle esigenze della conduzione, bisognerà quindi promuovere il riscatto delle terre da parte dei contadini con una riforma terriera che limiti la proprietà fondiaria per consentire il rafforzamento della categoria dei piccoli proprietari. L'attuazione di tale riforma con i criteri più appropriati ai luoghi, alle condizioni e qualità dei terreni e agli assetti produttivi, sarà uno dei compiti fondamentali delle rappresentanze delle Regioni.
    Sarà assicurato in ogni caso ai lavoratori agricoli il diritto di prelazione con facilitazioni fiscali e finanziarie per l'acquisto e la conduzione diretta dei fondi.Uno studio a parte meriteranno le riforme da introdursi nelle Assicurazioni sociali che vanno decentrate e appoggiate all'organizzazione del lavoro, nelle banche e in alcuni Istituti parastatali che vanno indirizzati a realizzare una migliore distribuzione della ricchezza e ad impedirne il concentramento in poche mani.

    Politica Estera:
    LA POSIZIONE DELL'ITALIA
    Il Popolo italiano, al quale, come è stato da ogni parte solennemente ammesso, non sono imputabili guerre di conquista, attende pieno di riconoscimento della sua indipendenza e integrità nazionale, e nella Comunità internazionale reclamerà il posto dignitoso che gli è dovuto per la sua civiltà, per il suo contributo al progresso umano e per la laboriosità dei suoi figli.
    Le esigenze di vita del popolo italiano e la necessità di soddisfare con riosrse naturali ai bisogni del suo eccedente potenziale di lavoro, richiedono che esso possa: acceder alle materie prime a parità di condizioni con gli altri popoli, avere il suo posto nel popolamento e nella messa in valore dei territori coloniali, emigrare in dignitosa libertà e sviluppare senza arbitrari ostacoli i suoi traffici nel mondo.
    Così l'Italia, superata la crisi del suo libero reggimento, ed in tal modo riacquistando nuova dignità spirituale e politica, collaborando lealmente mnella Comunità europea, potrà riprendere la sua secolare funzione civilizzatrice.


    Pantheon:
    Alcide De Gasperi
    Aldo Moro
    Giovanni XXIII
    Giovanni Paolo II
    Amintore Fanfani
    John Fitzgerald Kennedy
    Robert Kennedy
    Giuseppe Dossetti

  2. #2
    Quetch
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  3. #3
    SANDRO II
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    aderisco!

  4. #4
    Quetch
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    Citazione Originariamente Scritto da SANDRO II Visualizza Messaggio
    aderisco!
    benvenuto!!!

  5. #5
    Quetch
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    ecco il simbolo provvisorio


  6. #6
    conservatore-monarchico
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    buona fortuna a questa nuova coalizone!
    buona fortuna!

  7. #7
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    Citazione Originariamente Scritto da casaggì Visualizza Messaggio
    buona fortuna a questa nuova coalizone!
    buona fortuna!
    ti ringrazio

  8. #8
    conservatore-monarchico
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    ti ringrazio

  9. #9
    Quetch
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    ecco il simbolo presentato da cabraizinho

  10. #10
    email non funzionante
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    ecco il simbolo presentato da cabraizinho
    splendido

 

 
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