Originariamente Scritto da
miro renzaglia
mi permetto di intervenire in una risposta da te data a Muscio, perché le tue interessanti osservazioni me ne danno l'estro...
personalmente, non credo che una cosa ("le pulsioni... in grado di inserire la vocazione del soggetto in un progetto superiore, in una missione...") escluda necessariamente l'altra (la conoscenza oggettiva del fenomeno storico a cui fa riferimento quello che chiami "soldato politico")...
credo, piuttosto, ad un riequilibrio della loro complementarietà: oggi, e da molto tempo ormai, vedo molta, troppa suggestione da simboli identitari e poca, troppo poca coscienza storica...
e credo che questo sia uno dei limiti contro il quale le tonnellate di sana energia che migliaia di "soldati politici" hanno speso e spendono sia andata ad infrangersi pressoché infruttuosamente dal dopo ultima guerra mondiale ad oggi...
fosse bastata quella (l'identità, il misticheggiamento simbolico, la vocazione irrazionale alla testimonianza attiva, etc...) forse quest'area non si troverebbe puntualmente a raccogliere i propri cocci...
l'idea di proporre una visione oggettiva (ed en passant, nemmeno io credo agli "assoluti": per me un'oggettività che si pretenda assoluta è il più pernicioso dei soggettivismi perché esclude qualsiasi dialettica e riduce tutto a dogma...); l'idea di riproporre una visione oggettiva del fascismo - dicevo - mi è venuta proprio frequentando le pagine ed i post di questo forum dove, quando si parla di fascismo, lo si fa spesso per estrapolazione citante di passaggi o note che più e meglio corrispondono alla propria, quindi soggettiva, visione di quel fenomeno storico...
è chiaro che anche la mia può essere dnunciata come visione soggettiva... ed in effetti lo è: non posso certo decapitarmi per smettere di essere un soggetto pensante e pensato dal mio corredo - chiamiamolo - culturale che comprende, però, la tensione, o l'attitudine, a guardare i fenomeni storici ANCHE da un punto di vista oggettivo, o scentifico se preferisci...
per esempio, quando sento parlare di "mistica fascista" come "intima essenza" di quel movimento politico e sociale che nacque nel 1919 a Milano, mi chiedo, e vado a controllare, se nel Manifesto di Piazza S. Sepolcro sia benché minimamente accennato ad una tale angolarità della pietra...
vi trovo, invece, sempre in quel manifesto, le linee direttrici di una rivoluzione, squisitamente politica e sociale, che fu puntualmente realizzata da quel regime nella sua ventennale (o giù di lì...) esistenza "storica" e nell'esercizio dei suoi poteri...
poteri che trovarono nelle leggi, e quindi e di conseguenza nelle opere, nei fatti oggettivi e non nelle interpretazione per forza e sempre soggettive, lo strumento di applicazione...
il misticismo, insomma, fu, ai miei occhi, e per usare una metafora, la fioritura di un ramo dell'albero... ma le radici e il frutto furono altri... e aggiungo, molto soggettivamente: per fortuna...