Una rete internazionale di neoconservatori, in Inghilterra, USA e Israele, sta pianificando un embargo delle forniture di carburanti in Iran, convinta che colpendo duramente l’economia civile si riesca a costringere gli iraniani ad una risposta militare. Questa è la valutazione di fonti qualificate da tempo in contatto con il movimento di LaRouche.

Il 22 maggio e il 2 giugno è stata presentata alle due camere del Congresso USA una risoluzione che propone di “proibire l’esportazione in Iran di tutti i prodotti petroliferi raffinati; imporre ispezioni severe di tutte le persone, veicoli, navi, aerei, treni e merci che entrano o escono dall’Iran”. Propone inoltre sanzioni contro la Banca Centrale Iraniana e tutte le banche che fanno affari con le banche iraniane sulla lista nera e sanzioni per le imprese che investono più di 20 milioni nello sviluppo del settore energetico del paese.

Le principali importazioni dell’Iran sono la benzina e altri derivati del petrolio. Così i neocon sono convinti che un embargo internazionale su tali prodotti avrà effetti tanto devastanti sull’economia e sulla popolazione da spingere il governo ad una contromossa militare, o direttamente nel Golfo Persico, oppure asimmetricamente, contro gli Stati Uniti o altri paesi impegnati in questa operazione.

Secondo un tale scenario, una volta che l’Iran attaccasse, una rappresaglia militare degli USA o di Israele può essere spacciata come “difensiva”. Questo presenta soprattutto il vantaggio di offrire a Dick Cheney ed alla sua banda guidata da Elliot Abrams, consigliere mediorientale del Consiglio di Sicurezza Nazionale, la tanto sospirata scusa per evitare di richiedere al Congresso l’approvazione dell’azione militare.

Secondo le informazioni ora disponibili, sembra che l’amministrazione Bush non abbia ancora approvato questo embargo e il motivo principale è che un embargo del genere equivale ad un blocco navale dei porti iraniani, ovvero, secondo il diritto internazionale è un atto di guerra. Per questo i neocon stanno escogitando nuove strategie per arrivare ad un embargo che, ne sono convinti, dovrebbe mettere l’Iran “in ginocchio”. Sebbene l’Iran sia il secondo produttore ed il quarto esportatore di petrolio del mondo, il paese importa circa la metà dei suoi carburanti, con una spesa che nel 2005 è stata di 5 miliardi di dollari.

Invece del blocco, riferisce la nostra fonte, “gli inglesi sarebbero più che felici” di arrivare comunque ad una sorta di embargo con una congegnata serie di cancellazioni delle assicurazioni — con i loro giganti come i Lloyds — per le petroliere che vogliono fare scalo in Iran. Inoltre il trucco si applica anche alla flotta delle petroliere iraniane, che può essere paralizzata negando il diritto di scalo in qualsiasi porto alle navi prive della dovuta assicurazione.

Un’altra forma di provocazione che si prospetta è un incidente di vaste proporzioni ai danni dell’Iran ad opera dei Mujahedin-e Khaleq (MEK), il gruppo terroristico con base in Iraq, passato sotto l’ala protettrice delle truppe USA dopo l’invasione del 2003. All’inizio degli anni Ottanta, il MEK, allora parte della rivoluzione di Khomeini, effettuò attentati dinamitardi e insurrezioni armate con un bilancio di vittime militari che essi stimano intorno a 900. Verso la metà dello stesso decennio il MEK si trasferì in Iraq, dove godeva del sostegno di Saddam Hussein. Successivamente è passato al servizio di Cheney. Esponenti della “cabala di Wolfowitz”, nel Pentagono sotto Rumsfeld, fecero opera di convinzione affinché il governo USA cancellasse il MEK dalla lista dei terroristi.

Fonte: www.movisol.org/
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