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    Predefinito La Resistenza irachena: cinque anni dopo, riappare il successore di Saddam

    La Resistenza irachena: cinque anni dopo, riappare il successore di Saddam

    Addouri riassume la strategia e la tattica della resistenza agli USA

    di Nicola Nasser

    08/06/2008

    Per la prima volta dall'invasione statunitense dell'Iraq dell’aprile 2003, è apparso sulla scena Izzat Ibrahim Addouri, vice del defunto presidente dell'Iraq Saddam Hussein, nonostante la taglia di dieci milioni di dollari che i nordamericani hanno messo sulla sua testa.

    In un'ampia intervista rilasciata il 26 maggio scorso ad Abdel-Azim Manaf, caporedattore del periodico egiziano (non fra i media dominanti) Al-Mawqif Al-Arabi, Izzat Ibrahim Addouri traccia la strategia e tattiche della resistenza irachena diretta dal precedente partito di governo, Al-Baath.

    La riapparizione di Addouri e la strategia della resistenza da lui indicata rappresentano una sfida diretta alla potenza occupante.

    Manaf ha dichiarato ad Associated Press (AP) di aver intervistato Addouri sul “campo di battaglia”. La conversazione si è svolta con un comandante che si trova nel suo territorio e tra i suoi soldati, in zona di guerra e sul campo di battaglia mentre parlavano le armi, riporta Manaf nella sua introduzione. Addouri ha parlato dalla sua posizione di Comandante supremo del Fronte di liberazione per la Jihad, come Segretario generale pan-arabo del Partito socialista Al-Baath e Segretario della regione dell'Iraq, ha aggiunto il giornalista egiziano.

    La AP riporta che Addouri è ritenuto svolgere un ruolo importante nei compiti di finanziamento della resistenza, benché si sappia poco di come direttamente guidi i combattenti sul terreno. Tuttavia, la potenza occupante statunitense, come l’Iran ed il regime filo iraniano portato da Washington a Baghdad dopo l’occupazione, hanno avuto un grande interesse nel minimizzare il ruolo giocato da Addouri e dal suo partito nella resistenza nazionale, ed al suo posto hanno sottolineato quello marginale di Al-Qaeda, entrata in Iraq per la prima volta grazie agli USA e agli altri islamisti.

    Se la storia potesse illuminare i fatti presenti, la censura nei confronti di Addouri nella politica dei media, troverebbe eco nel piano britannico-statunitense per il colpo di stato che affondò il governo iraniano di Mohamed Musaddiq nell’agosto del 1953 e che servì per insediare lo Shah.

    “Aspetto essenziale di quel complotto fu il volere fare passare come seguaci del Partito comunista iraniano Tudeh, la moltitudine che manifestava contro Musaddiq, mentre in realtà era un gruppo mercenario senza ideologa e pagato con dollari americani. Come in ogni altro intervento militare statunitense e britannico fino al collasso dell'URSS, lo scenario della “minaccia comunista” era assunta come storia ufficiale. La minaccia reale del nazionalismo, e degli altri squallidi tentativi di proteggere i profitti derivanti dal petrolio, era minimizzata o eliminata dalla foto che si presentava al pubblico”. [Mark Curtis, “Web of Deciet,” Vintage, 2003]. In Iraq, la macchina della propaganda statunitense si è limitata a sostituire la minaccia comunista con quella di Al-Qaeda.

    Manaf, nella sua introduzione, segnala che Addouri è un uomo molto religioso, molto esperto in teologa islamica ed in storia araba, molto vicino al sufismo. La sua cultura araba ed islamica si riflette ampiamente nelle sue risposte piene di citazioni del Corano e di frasi di dirigenti storici arabi e musulmani, un fatto che rende la traduzione in inglese di quest’intervista in alcuni frangenti una missione impossibile.

    Addouri identifica Al-Baath come “un’organizzazione rivoluzionaria, con una leadership coraggiosa ed innovatrice, un’organizzazione rivoluzionaria armata jihadista che rappresenta un esercito valoroso e gloriose forze armate”.

    Negando le voci dei media sulle sue cattive condizioni di salute (nato il 01/07/1942), Addouri conferma “Godo di buona salute e di un alto spirito jihadista - e aggiunge - oggi credo di stare camminando verso Dio ed il Suo Profeta - e - di aver lasciato il mondo, la sua fortuna e me stesso dietro le spalle - per essere completamente legato e dedito - a Dio e al Suo amore fino alla vittoria o al martirio”.

    I tre capitoli della Resistenza

    “La nostra resistenza e lotta contro l'occupante statunitense non è qualcosa di nuovo”, dice Addouri. “Iniziò nei primi anni della formazione di Al-Baath per ampliarsi ed approfondirsi dopo la gloriosa rivoluzione di Tammuz (Luglio) del 1968… Prima del 2003, il nemico imperialista utilizzava forze locali dell'Iraq, ed in alcuni casi della nazione (araba); altre volte usava le potenze regionali per combatterci a suo nome. Quando questi suoi strumenti locali e regionali fallirono nel fermare il rinascimento panarabo dell'Iraq, il nemico statunitense entrò direttamente nel campo di battaglia, raccolse grandi forze e guidò esso stesso l’invasione e l’occupazione”.

    Quindi identifica tre tappe nella resistenza irachena all’invasione e all’occupazione USA. “Il primo capitolo è stato quello del confronto ufficiale, quando le formazioni regolari delle valorose forze armate si levarono di fronte all'invasione; poi venne la volta della lotta popolare contro l’invasione, che si lega al capitolo precedente. L’integrazione popolare, ufficiale e militare si raggiunse immediatamente e la guerra di liberazione popolare prese il via durante la prima settimana dell'invasione, pianificata dalla leadership e in accordo con la sua strategia.

    Durante questo secondo capitolo della formazione della resistenza attraverso le organizzazioni civili del partito, i Fedayeen Saddam con i volontari presero parte allo sviluppo delle nostre “operazioni di martirio”. Le “gloriose donne irachene parteciparono alle prime formazioni di resistenza popolare”. Alcune di quelle donne realizzarono “operazioni di martirio, la prima delle quali fu l'eroica operazione portata a termine da due donne a Baghdad il terzo giorno dell'occupazione; un'altra operazione fu compiuta da una gloriosa donna irachena presso Al-Nasiriya, nel sud dell'Iraq.”

    Il “terzo capitolo è il mantenimento della resistenza e la prosecuzione del combattimento fino alla liberazione dell'Iraq.”

    Addouri dichiara che durante l'occupazione sono caduti più di 1.300.000 iracheni e che “il numero di martiri di Al-Baath in quelle battaglie fu superiore ai 120.000.”

    Egli considera “quello storico e decisivo confronto” che descrive come “la battaglia sacra”, come “destino e onere di Al-Baath tanto quanto lo è del grande popolo iracheno e delle sue forze islamiche, pan-arabe e jihadiste nazionali, e del popolo libero della nostra nazione ed umanità (araba) come insieme”, essendo diventati tutti “obiettivi dell'invasione”.

    Pronti a negoziare il ritiro statunitense

    Addouri sembra confidare pienamente nella vittoria, ripetendo che l’occupazione a guida statunitense è già stata sconfitta e che è “alla disperata ricerca di una via d’uscita”. La resistenza “ha distrutto l'alleanza del male i cui membri stanno scappando uno dietro l’altro. Solo Bush continua testardo nella sua debacle”, dice.

    In risposta alle domande sulla veridicità delle notizie riportate dai media riguardo alcuni “contatti diretti o indiretti con autorità ufficiali statunitensi”, e se così fosse se “era desideroso di negoziare con gli statunitensi” e “quali erano i termini delle negoziazioni”, “se le condurrebbe personalmente” o autorizzerebbe altri, se quelle trattative sarebbero state bilaterali (tra Al-Baath e USA) o in nome del “fronte” della resistenza, e se fosse sicuro che il risultato corrisponderebbe al reale peso della resistenza sul terreno, “come dice il proverbio, non puoi arrivare al tavolo delle trattative più lontano di quanto arriva la tua artiglieria”, Addouri ha detto:

    “Amici e nemici” conoscono molto bene la nostra strategia, che i media hanno reso pubblica; “Al-Baath non negozia con nessuno che prima non riconosca questa strategia, e non negozierà con gli USA né con intermediari o amici se non su di questa base. Se il nemico riconosce questa strategia, ci siederemo direttamente con loro, negozieremo con loro e li aiuteremo ad uscire dal nostro paese senza perdere la faccia, facilitando il loro ritiro. Se non si realizzerà questo riconoscimento, non ci saranno trattative col nemico occupante.”

    “Al-Baath incontrerà tutti coloro che vogliono farlo, fatta eccezione per l'entità sionista (Israele) ed il governo collaborazionista della Zona Verde… ci sentiremo felici quando il nemico si convincerà della sua sconfitta, accetterà la nostra strategia e si siederà con noi per negoziare un programma per il suo rirtiro”, ha aggiunto.

    Addouri descrive la sua strategia, indicando che “qualunque negoziato con gli invasori al di fuori di questo programma strategico rappresenta una diserzione ed un tradimento, ed è respinto da tutte le componenti nazionali, pan-arabe e islamiche della resistenza”:

    1.Riconoscimento ufficiale della resistenza nazionale armata e non, comprese tutte le sue fazioni e partiti (politici) come unico e legittimo rappresentante del popolo dell’Iraq.
    2.Dichiarazione ufficiale da parte dei dirigenti statunitensi di un ritiro incondizionato dall'Iraq.
    3.Dichiarare nulle e senza effetto tutte le istituzioni legislative e politiche, tutte le leggi e gli atti legislativi da loro emessi sin dal momento dell'occupazione, cominciando dalla legge di debaathizzazione e compensando tutti coloro che ne sono stati colpiti.
    4.Mettere fine agli assalti, alle persecuzioni, agli arresti, agli assassinii e alle deportazioni.
    5. Liberazione di tutti i prigionieri di guerra, prigionieri e detenuti senza eccezione, compensandoli per tutti i danni fisici e psicologici.
    6. Ripristino in servizio dell'esercito e delle forze nazionali di sicurezza, in accordo con le leggi e norme anteriori all'occupazione, compensando tutti coloro che sono stati danneggiati dalla loro dissoluzione.
    7. Compromesso per compensare l'Iraq di tutte le perdite morali e materiali provocate dall'occupazione.

    Tattiche della guerriglia irachena

    Addouri descrive i suoi principi di “guerra di liberazione popolare e di guerriglia”, raccomandando ai combattenti della resistenza di “aderire ai principi e regole” di questo tipo di guerra, elencando le quindici tattiche “più efficaci” per danneggiare il nemico:

    Prima, “apparire all'improvviso da dietro, di fronte e ai lati del nemico come richiedono la natura del luogo, il momento e il clima dell'operazione, ed il tipo e la natura dell'obiettivo; poi attaccare velocemente e sparire rapidamente prima che il nemico possa avere tempo di reagire”;

    Seconda, “nella pianificazione, realizzazione e selezione dell'obiettivo, impegnarsi molto per fare male al nemico”;

    Terza, “ la tua arma è la tua vita, per questo preoccupati di mantenerla sempre pronta e lontana dagli occhi del nemico e delle sue spie”;

    Quarta, “proteggere la sicurezza dell'informazione… come una linea rossa o una questione sacra” e non fidarsi di nessuno “perché la fiducia non ha limiti nella società”;

    Quinta, “senza spie, il nemico è cieco, per questo motivo fai il possibile per scoprirle ed eliminarle”;

    Sesta, “non ti lasciare trascinare dalle vittorie” o tentare di “ostentarle” o perdere il tuo autocontrollo di fronte alle lodi per i tuoi atti eroici, non ti trasformare in un fanfarone del tuo successo, “sii cosciente che il nemico tenta di catturarti sempre, per questo sii discreto, passa inosservato e guardingo”;

    Settima, “infliggere le maggiori perdite nelle file del nemico e tentare di diminuire al massimo i danni nelle tue”;

    Ottava, “mettere in difficoltà il nemico durante le sue ore di riposo, non permettere che trovino sicurezza in nessun luogo e non dargli tempo affinché si rimettano”;

    Nona, “le linee di rifornimento sono il salvagente del nemico”, per questo motivo “concentrarsi per tagliare quelle linee”;

    Decima, “concentrarsi sulle basi, i campi e i quartieri del nemico giorno e notte” per “fiaccare il suo morale”;

    Undicesima, “prendersi il tempo necessario per affrontare i traditori e le spie e per evitare di ferire innocenti”;

    Dodicesima, “estendere la sfera di controllo, inseguimento e caccia del nemico… affinché non ci sorprenda”;

    Tredicesima, “mantenere i legami tradizionali coi parenti, i vicini, il quartiere e gli amici, approfondendoli e stringendoli, ma non fare sentire loro di avere una missione che essi non capirebbero” e “aiutarli a superare le tante circostanze e durezze della vita quotidiana affinché ti proteggano quando sarai in pericolo e non ti consegnino al nemico; essi sono la “tua armatura di sicurezza e la tua onesta difesa”;

    Quattordicesima, “credere in Dio… che sia il nostro forte punto di partenza”;

    Quindicesima, “lotta per amore di Dio contro i nemici di Dio… fino a che il tiranno… fino a che gli invasori siano sconfitti, fino alla splendente vittoria, fino alla liberazione della patria, ed alza la bandiera del “non c'è alcun Dio tranne Dio' e recupera la 'Bandiera di Dio che è la Più Grande' affinché voli nei cieli dell'Iraq”; ha affermato Addouri

    Altri estratti dell'intervista

    Manaf: Si è indicato che la resistenza irachena iniziò immediatamente dopo la profanazione della terra dell'Iraq da parte delle forze statunitensi. Come ha potuto la resistenza nascere e crescere con tanta rapidità?

    Addouri: “Il Partito socialista arabo Al-Baath è il partito dell'Iraq e della nazione araba… non deporrà le armi né smetterà di lottare neanche per un'ora, giorno e notte, e la sua marcia jihadista non si fermerà mai… Non si è lasciato sorprendere dagli avvenimenti ma ha rafforzato… la sua determinazione nel continuare a combattere implacabilmente contro gli invasori, i loro complici e le spie senza curarsi dei sacrifici né del tempo che sarebbe occorso per ottenere la completa vittoria e la liberazione dell'Iraq.”

    Ruolo dell'Esercito

    Manaf: Quale ruolo giocano nella resistenza gli ufficiali e soldati delle forze armate irachene?

    Addouri: Attualmente svolgono “un ruolo eroico e decisivo nella marcia della resistenza. Oltre al loro ruolo di lotta jihadista attraverso le proprie formazioni… sotto le insegne del Comando Generale delle Forze armate, esse sono distribuite, in accordo con le direttive della leadership del partito Al-Baath e del Comando Generale delle Forze armate, in altre fazioni jihadiste dove i membri agiscono come comandanti di campo, pianificatori, tecnici e costruttori della maggior parte delle armi che usa la resistenza. Rappresentano l'anima della resistenza ed il segreto delle sue innovazioni, realizzazioni e vittorie.”

    Nuovi metodi “senza precedenti”

    Manaf: “Cosa contraddistingue la resistenza irachena? Come può combattere l'occupante in campo aperto?

    Addouri: “La resistenza dipende dalle norme e dai principi delle guerre popolari e della guerra di guerriglia, benché, dopo avere sviluppato propri metodi e tattiche di combattimento, sia stata innovatrice per la sua logistica e le operazioni speciali e, soprattutto, si sia adattata all’ambiente iracheno per agire in funzione della guerra popolare. Mediante la pratica, ha molto sviluppato le regole per “muoversi velocemente” al fine di ottenere che “tutta la terra sia nostra e tutto il tempo sia nostro ed essere capaci di trasformare in antiquato ciò che è nuovo per il nemico e affrontarlo con le nostre innovazioni”

    “Abbiamo elaborato ed aperto nuove vie e metodi che non hanno precedenti nelle guerre popolari di liberazione… non posso entrare nei dettagli per ragioni di sicurezza; la resistenza ed i suoi dirigenti conservano segretamente e misteriosamente il modo per umiliare il nemico, i suoi collaboratori e le spie.”

    Al-Baath vive e… recluta sostenitori

    Manaf: Le vostre formazioni della resistenza sono distribuite equamente per coprire tutta l'area dell'Iraq o sono concentrate in certe zone e governatorati?

    Addouri: “Il partito (Al-Baath) ha più di mezzo secolo di vita in Iraq…. L'organizzazione Al-Baath oggi… è più forte sotto molti aspetti rispetto a quanto lo era prima dell'occupazione… (non fornisco dettagli) per ovvie ragioni Al-Baath si manifesterà a tempo debito”. Attualmente il partito è presente in tutte le città, villaggi, pianure, montagne e deserti dell'Iraq; fuori dell’Iraq è anche presente tra gli iracheni dovunque essi siano, in tutti i paesi arabi o nei paesi stranieri.”

    Dopo l'occupazione, nonostante le “severe condizioni” di ingresso nel partito e la campagna di debaathizzazione, “in migliaia si unirono al partito, in maggioranza giovani tra i 16 e 25 anni. Decine di migliaia di altri iracheni si unirono ai gruppi della resistenza dirette da Al-Baath.”

    “Infine, sorse il Fronte islamico, pan-arabo, nazionale; Al-Baath è una delle sue colonne portanti.”

    Senza appoggio esterno

    Manaf: La resistenza irachena è unica per il fatto che non ha appoggi o finanziamenti internazionali, regionali o arabi. Come ha potuto Al-Baath alimentare la forza crescente della resistenza?

    Addouri: “La nostra resistenza… non soltanto non riceve finanziamenti esterni alle frontiere del paese, quel che è peggio e triste è che il 99 percento delle potenze influenti del mondo sono direttamente implicate o simpatizzanti col nemico e sono contro di lei; quell'uno percento che simpatizza con la resistenza, le ha voltato la schiena per paura dei suoi nemici, ma Dio provvede e ci ha permesso di non aver bisogno di loro. Il popolo dell'Iraq ha contribuito col suo denaro ed i suoi figli; è una fonte inesauribile.”

    Manaf: Alcuni dicono che il ruolo di Al-Baath nella resistenza sia limitato. Quale è il peso della resistenza a guida Al-Baath?

    Addouri: “L'occupante nemico ed i suoi sodali locali e regionali hanno sostenuto un genocidio contro i baathisti, le loro famiglie, i seguaci e i simpatizzanti. La costituzione dei collaborazionisti, disposta dalla CIA, include un articolo a carattere razzista e nazista che sancisce la liquidazione di Al-Baath come organizzazione, come pensiero e come militanti.”

    “Stabilirono come obiettivo la liquidazione fisica, la distruzione e la deportazione della società del partito fino all'ultimo dei suoi membri.”

    “Uno dei più importanti e pericolosi metodi di debaathizzazione, dopo l'assassinio e liquidazione fisica, è il tentativo di censurare totalmente il ruolo di Al-Baath sul campo come partito resistente e come resistenza armata, screditando la sua immagine.”

    “Se non fosse stato Al-Baath ad iniziare la resistenza sin dal primo giorno di invasione e occupazione, e non avesse agito come se la battaglia e la causa fossero le proprie, il mondo non avrebbe potuto assistere all'apparizione della più forte resistenza nazionale immediatamente dopo l'invasione.”

    “Il resto delle fazioni della Jihad apparvero dopo che la resistenza si era profondamente radicata nel confronto con l'occupante; alcune di esse si formarono ed incominciarono ad agire tre anni dopo l'occupazione.

    Operazioni documentate con CD

    Oggi “la spina dorsale” della “ampia e forte base della Jihad è la resistenza di Al-Baath e quella delle forze islamiche, pan-arabe e nazionali, con l’avanguardia dei membri dell'Alto comando dello jihad e della liberazione, che abbraccia tutto l'Iraq”, da Um Qaser nel sud fino a Zakho al nord, e da al-Qaem ad ovest a Khanqeen e Mandali ad est.

    Questa resistenza è oggetto di un assedio politico, economico e mediatico nello sforzo di censurare e sopprimere le sue operazioni militari, le sue attività politiche e la sua distruttiva influenza fisica e psicologica sui soldati e le forze della potenza occupante in Iraq.

    “Non vedete come gli invasori, i collaborazionisti, i traditori, le spie e i rinnegati… nonostante le differenze in molte altre cose, sono d’accordo nel censurare il suo ruolo e le sue azioni diffondendo invece il messaggio che la resistenza è terrorismo?”

    Ho documentato su CD migliaia di operazioni negli ultimi cinque anni contro il nemico… benché il nemico stia esaltando il ruolo di altri gruppi, alcuni dei quali si formarono direttamente, o attraverso intermediari, per iniziativa dell’occupazione stessa, ed altri furono formati da potenze straniere ostili all'Iraq… che ammazzano la gente in base ai dati del loro documento di identità” (Addouri si riferisce esplicitamente alle milizie settarie formate dall'Iran, ma non ha menzionato l'Iran direttamente).

    Futuro sistema pluralistico

    Manaf: Come percepisce il processo politico in corso in Iraq? Come commenta i rapporti sulle conferenze di riconciliazione sotto gli auspici della Lega degli Stati Arabi?

    Addouri: Non c'è tregua con quelli… e resisteremo qualunque sia l'entità che si stabilisca sotto l'occupazione ed al suo servizio, ed in primo luogo, il governo dei traditori della Zona Verde.”

    Manaf: Avete una strategia per amministrare il governo dell'Iraq dopo la liberazione?

    Addouri: Dal primo giorno dell'occupazione, Al-Baath fece un appello alla “unità della resistenza come una necessità storica”. Con sforzo e costanza, il partito riuscì a formare il “Fronte Islamico, Pan-arabo e Nazionale nel 2005”, e dopo la “Jihad ed il Fronte di Liberazione, per integrare le fazioni armate sul campo (33 gruppi armati della resistenza, secondo lui) nel settembre 2007. Entrambi i fronti sono aperti a tutte le forze politiche ed armate che lottano contro l'occupazione”, al fine di ottenere un'unità maggiore durante e dopo la liberazione.

    Al-Baath non ha mai adottato una posizione da partito unico; “non crede alla teoria del partito unico e la respinge “. Tuttavia, nel passato, e per “circostanze oggettive”, adottò la “teoria del partito guida”.

    “Al-Baath crede profondamente nella creazione in primo luogo di un sistema democratico nazionale pluralistico con una rotazione democratica del potere che esce dalle urne e da elezioni giuste, libere e trasparenti.”

    Qualunque deviazione da questo aspetto avuta nel passato “si aggiunge al contesto degli errori” della storia di Al-Baath.

    Compromesso con l'autonomia curda

    Manaf: Qual è il programma per affrontare la questione curda dopo la liberazione?

    Addouri: “Crediamo fermamente in che il nostro popolo curdo non otterrà i suoi diritti nazionali e culturali… se non all’interno dell'unità di… un Iraq libero, liberato, indipendente e prospero… Il Partito Baath manterrà l’impegno della dichiarazione storica del marzo 1970 e della Legge dell’Autonomia del 1974 (*) come basi per affrontare i diritti politici, culturali e nazionali del nostro popolo curdo dell'Iraq.”

    Manaf: Recentemente è stato fondato pubblicamente il “Partito per la Giustizia e la Libertà del Kurdistan”, che è contro l'occupazione. Che ruolo si aspetta che giochi questo partito nel Kurdistan?

    Addouri: Sono stati fondati due partiti curdi in nome della libertà e la giustizia del Kurdistan, uno presieduto da Yohar al-Hirki, figlio di un'importante famiglia curdo irachena, leale al popolo dell'Iraq, e l'altro presieduto dal “fratello combattente” Arshad Zibari. Ambedue hanno sostenuto grandi sacrifici con le loro famiglie e tribù contro l'occupazione ed in difesa della libertà e indipendenza dell'Iraq.

    “La nascita di entrambi i partiti contribuirà a fortificare ed estendere il movimento nazionale curdo contro l'occupazione e coloro che l'appoggiano.”

    Nicola Nasser è un esperto giornalista arabo che vive a Bir Zeit, Cisgiordania, nei Territori palestinesi occupati da Israele.

    N.d.T.
    (*) In seguito alla Rivoluzione ba'athista del 17-30 luglio 1968, ai Kurdi dell'Iraq sono stati riconosciuti i diritti nazionali nell'ambito dell'unità irachena. Nell'articolo A della quarta Costituzione provvisoria del 1970 si può infatti leggere: "Il Popolo iracheno è composto da due etnie principali, l'etnia araba e quella kurda. Questa costituzione riconosce i diritti nazionali del popolo kurdo e i diritti di tutte le minoranze nel quadro dell'unità irachena". L'articolo I A della Legge dell'autonomia per la regione del Kurdistan del 1974, d'altro canto, stabilisce: "La regione del Kurdistan gode di un potere autonomo e ogni qual volta, all'interno della legge, si cita "la regione" si intende la regione del Kurdistan autonomo".

    http://www.resistenze.org/sito/te/po...f16-003298.htm

  2. #2
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    Interessante che anche sul forum di Rifondazione Comunista si parli di "Resistenza Irachena", quando, cinque anni fa, era proibito.

    Se il partito fosse come tutti voi che scrivete qui, ci farei un pensierino...

  3. #3
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    Splendida intervista...la resistenza nazionale irachena deve avere tutta la nostra solidarietà, senza reticenze.

  4. #4
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    Citazione Originariamente Scritto da Outis Visualizza Messaggio
    Interessante che anche sul forum di Rifondazione Comunista si parli di "Resistenza Irachena", quando, cinque anni fa, era proibito.

    Se il partito fosse come tutti voi che scrivete qui, ci farei un pensierino...
    stà casa aspetta a te

  5. #5
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    Citazione Originariamente Scritto da DENGHISTA 4EVER Visualizza Messaggio
    Splendida intervista...la resistenza nazionale irachena deve avere tutta la nostra solidarietà, senza reticenze.
    la cosa interessante è che larghi strati della resistenza abbiano una prospettiva progressista e socialisteggiante

  6. #6
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    Citazione Originariamente Scritto da Rikycccp Visualizza Messaggio
    stà casa aspetta a te
    ...eheheh...sai che risate!

    Per ora, al di là di questo forum e di alcuni bravi compagni, Rif. Com. non ha alcuna attrattiva, specialmente a Roma.

    Citazione Originariamente Scritto da Rikycccp Visualizza Messaggio
    la cosa interessante è che larghi strati della resistenza abbiano una prospettiva progressista e socialisteggiante
    Sì, senza alcun dubbio in passato è stato così. Oggi non spingerei molto avanti questa tesa, soprattutto aggiungendo "larghi strati". Se scrivo è perché conosco bene di che parliamo.

  7. #7
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    Citazione Originariamente Scritto da Outis Visualizza Messaggio
    Sì, senza alcun dubbio in passato è stato così. Oggi non spingerei molto avanti questa tesa, soprattutto aggiungendo "larghi strati". Se scrivo è perché conosco bene di che parliamo.
    I baathisti sono progressisti, tu che sembri molto più informato di me, sai che peso hanno nella resistenza?

  8. #8
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    Questa non è male, pur essendo una pagina wiki. Ovviamente la conclusione non è in linea con la tesi dell'intervista.

  9. #9
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    Citazione Originariamente Scritto da Rikycccp Visualizza Messaggio
    I baathisti sono progressisti, tu che sembri molto più informato di me, sai che peso hanno nella resistenza?
    Scusa se ti rispondo con un po' di ritardo, ma sono stato impegnato col seminario con Preve questi giorni.

    Veniamo a noi.

    Come sai, come Campo Antimperialista siamo stati sempre impegnati nella campagna contro l'attacco all'Iraq, che preventivammo con mesi di anticipo, rispetto agli altri, per via dell'amicizia con tanti movimenti nazionali in loco.
    L'amicizia rimane. Nella Conferenza Internazionale delle Resistenze, a Chianciano Terme, si chiarì il fatto che la Resistenza Irachena iniziava a prendere una strada diversa, rispetto al primo anno, a completa direzione baathista.

    Ti posso dire che oggi, alla luce anche degli attacchi contro le truppe d'occupazione, non parlerei più di Resistenza, ma di Resistenze, una a guida sunnita ed una a guida sciita - semplifico. All'interno delle due fazioni, ci sono una miriade di altre divisioni.

    Resta il fatto che i danni maggiori agli invasori sono al Sud del Paese, controllato dalle milizie sciite.

    Ora, penso che ormai sia riduttivo parlare solo di resistenza baathista e che si debba studiare meglio e approfonditamente la materia...

    Se vuoi, sul sito del Campo trovi un bel po' di materiale per approfondire quello che vuoi sapere. Di più non si può.

  10. #10
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    I baathisti sono progressisti

    I baathisti sono socialisti nazionali.

 

 
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