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    Predefinito Nomadi, ha ragione ....

    ....Maroni (e con lui Cacciari)

    Dunque, secondo alcuni media Maroni vuole schedare i bambini rom, prendendo loro le impronte digitali;
    dunque il ministro, leghista, avrebbe sotto sotto intenzioni razziste.
    In realtà il ministro degli Interni ha elaborato un piano tutt’altro che impulsivo e men che meno razzista . Infatti:

    1) Non è una schedatura, ma un censimento più che mai necessario perché non si sa quanti nomadi ci siano oggi in Italia da dove vengano e quanti figli abbiano. Maroni dice: “Voglio porre fine allo sconcio di vedere tanti bambini che vivono in condizioni disumane, l’unico modo è con il censimento.
    Devo sapere la nazionalità, le parentele, la composizione delle famiglie. Soltanto in questo modo posso dar loro un documento e fissare regole per sapere chi può rimanere e chi invece non ha i requisiti“.

    2) La Ue ha approvato una norma che prevede l’obbligo di prendere le impronte digitali a tutti gli extracomunitari a partire dai 6 anni prima del rilascio del permesso di soggiorno. Siccome non si sa con certezza se i nomadi in Italia siano o no extracomunitari la misura è plausibile. Tra l’altro oggi arrivando in un aeroporto americano prendono a ogni straniero le impronte digitali e quelle dell’iride; la pratica, insomma, è diffusa.

    3) Il censimento è necessario perché i bambini sfruttati per compiere reati vengono spostati da una città all’altra proprio per sfuggire ai controlli.
    Con le impronte invece si riuscirà sempre a sapere chi sono, combattendo efficacemente gli sfruttattori e tentando di garantire a questi fanciulli un’educazione adeguata.

    Maroni ha sempre dato l’impressione di una persona perbene e ragionevole. In questo caso mi sembra che intenda porre fine a una grande ingiustizia umana e legale.
    Non è un caso che anche una personalità di spicco della sinistra, il sindaco di Venezia Massimo Cacciari, abbia elogiato le dichiarazioni di Maroni affermando che: “A chi ha diritto di stare in Italia, specialmente se cittadino italiano, deve essere garantito di vivere in condizioni decorose e decenti, e non in campi che sono una vergogna, alla quale bisogna porre fine”.

    Razzista anche Cacciari?

    su www.ilgiornale.it di oggi

    saluti

  2. #2
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    Predefinito

    Un fiume di soldi, un mare di desolazione. Un’emergenza che nasconde un business ammantato di solidarietà disinteressata solo in apparenza.
    Il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, torna sull’emergenza-nomadi, e lo fa nella maniera più diretta. Cioè incontrandoli, in Campidoglio, per spiegare perché è indifferibile un cambio di strategia nelle politiche capitoline, e anche nazionali, sui rom.

    Il faccia a faccia voluto dall’Opera Nomadi diventa l’occasione per la denuncia di uno spreco di risorse finanziarie a fronte di un quadro desolante, tra campi degradati, illegalità diffusa, evasione scolastica e condizioni di vita lontane dall’essere dignitose.
    Le cifre sono quelle relative al 2006 e raccolte dal presidente della Commissione capitolina alla sicurezza urbana, Fabrizio Santori, in un opuscolo che Alemanno ha voluto dare ai portavoce delle comunità rom della capitale.
    Il costo complessivo dei 27 campi autorizzati, e dei 5.227 nomadi che vi abitano, due anni fa è stato pari a 26 milioni di euro: 19 dei quali a carico del Campidoglio, sette allo Stato. In pratica sono stati investiti più di 400 euro al mese per ogni rom che vive nella capitale, ma non sono certo i nomadi a metterseli in tasca. E tantomeno l’emergenza è superata.

    Il sindaco di Roma ha un’idea del perché: «Mi chiedo - ringhia Alemanno - dove siano i risultati di questi investimenti. Il problema non è quanto costano i nomadi a Roma, ma quanto costano quelli che parlano di nomadi a Roma».

    L’accusa si fa più esplicita con Santori: «Se questa città ospita tanti nomadi è perché dietro un’apparente solidarietà si nasconde un’enorme speculazione economica».
    Un gruppo d’interesse che non vuole superare la logica dei campi e dell’emergenza endemica.
    Perché è grazie a quella che fa affari.
    Così, nei dati del dossier, si scopre che servizi essenziali (e diretti) come allacciamenti idrici per gli insediamenti e assistenza sanitaria costano, sommati, 698mila euro l’anno. Molto meno della metà dei finanziamenti erogati a chi organizza «centri estivi» e iniziative culturali (1,7 milioni di euro).
    Mentre nessuno, sospira Santori, ha mai pensato di investire su soluzioni meno precarie delle baraccopoli, per esempio finanziando l’edilizia economica e popolare.
    Per Alemanno il segno di discontinuità rispetto al passato deve cominciare da una connotazione dell’emergenza che sia slegata da un «approccio etnico», perché, spiega il sindaco, «è un’impostazione falsa e deviante oltre che inaccettabile dal punto di vista morale».
    La questione riguarda «non solo i nomadi, ma anche gli immigrati comunitari ed extracomunitari e gli italiani», un popolo di senza fissa dimora che finisce nei campi «perché non sa dove andare».
    Per voltare pagina «servono dialogo e collaborazione», spiega Alemanno, invitando appunto i nomadi a non lasciarsi strumentalizzare politicamente da quella parte della sinistra che vuole «mettere in cattiva luce l’amministrazione romana per costringere a un conflitto che non esiste».

    Un passo decisivo è il censimento di chi abita nei campi, «come ha detto anche il prefetto», osserva Alemanno.
    E il tema offre l’occasione per sfiorare la questione del rilevamento delle impronte digitali proposta da Maroni. «Mi ha garantito che le scelte del governo saranno in linea con l’Ue», conclude Alemanno:
    «Non ci vogliono le schedature, ma l’identificazione».
    E un consenso inatteso alle strategie per l’emergenza nomadi del sindaco arriva dal deputato radicale Maurizio Turco:
    «Un programma che si basa sulla difesa della legalità nel rispetto dei diritti umani è quello che chiediamo anche al governo di questo Paese».

    Malpica/Susca www.ilgiornale.it 29 06 08

    saluti

 

 

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