Nani, telefoni e ballerine

Roberto Cotroneo


Rilevanza penale: da accertare. Vero voyeurismo: certo. Eppure è tutto molto interessante per capire cosa succede in questo Paese. In pratica: visto che le hanno messe on line le telefonate di Saccà con Berlusconi, e poi con i produttori, con le attrici e con i consiglieri di amministrazione, tanto vale sentirle, come un tempo si leggeva un romanzo di Arbasino e si sfogliava una rivista di gossip. Con un certo imbarazzo, va detto.

Perché poi alla fine Agostino Saccà, capo della fiction della Rai, una certa tenerezza te la fa. Sta là a rispondere a tutti, gentile, paziente, sull’attenti con il presidente, che lo tiene in attesa con musichetta da anticamera da dentista, che gli chiede di telefonare a un’attrice mai sentita perché quella sta fuori di testa. L’attrice è tal Antonella Troise, «che ha preso parte in alcune fiction in ruoli secondari». Berlusconi pare afflitto, perché lei sostiene di essere stata danneggiata dal presidente. E il presidente prega il capo della fiction della più importante azienda culturale italiana, la Rai, di fargli una telefonata, e dirgli che lui insiste, che lui, Berlusconi, chiede di farla lavorare.

Ma cos’è questa storia qui? Il problema che mi interessa in questa cosa non è se sia giusto o no pubblicare queste intercettazioni. Obbiettivamente pare un po’ di origliare dietro una porta. Il problema è il contenuto. Ma può il capo dell’opposizione, ex presidente del consiglio dei ministri telefonare per (aspettate che mi rileggo il nome se no non mi entra in testa), Antonella Troise? Poi se guardo la foto oltre al nome, comincio a capire. E bando alle ipocrisie, ai moralismi, alle mezze frasi. Questa è una repubblica fondata sulla gnocca. L’ho detto. Andava detto. E non se ne esce. Gnocche di vario genere e di varie gradazioni, ma la sostanza è quella e soltanto quella. Nessuno si scandalizza, nessuno fa del moralismo.

È del tutto comprensibile professare interesse nei confronti di avvenenti fanciulle, che all’occasione possono rendere più piacevole la vita, possono darti motivazioni a lavorare meglio, e tutto quello che sappiamo. Ma santo cielo, ma si può telefonare per dire: mi ha chiamato Marta Flavi, io non ho nulla a che spartire con Marta Flavi, ma sai, però… E poi il presidente, sempre al telefono con il produttore De Angelis: «Llo fai tu “Vivere”, ah no, è di Endemol, perché ieri mi hanno presentato un’attrice di “Vivere”».

E poi il presidente si ferma, perché deve parlarne con il vero produttore. Di cosa? Di un’attrice che ha incontrato in un corridoio? E che forse voleva una parte migliore nella fiction. Nel frattempo il paese va a rotoli, e pazienza. Nel frattempo dovrebbe fare opposizione, il presidente, ma se becca una in un corridoio della fiction "Vivere" se la ricorda e telefona. Nel frattempo il grande capo della fiction Agostino Saccà deve usare il pallottoliere, perché tutti gli rompono le scatole. Giuliano Urbani, che non è passato alla storia come ministro dei beni culturali, e che ha querelato Sgarbi negando di avere una relazione con l’attrice Ida Di Benedetto, chiama Saccà, anche lui, ma «per Ida». Perché c’è una serie, una miniserie anzi, sui pittori, che non parte, e Ida si infuria, e il povero Saccà deve chiamare la segretaria, controllare il budget, capire di che cavolo di miniserie si tratta, vedere che si può fare. E poi nessuno ci capisce niente: che pittori sono, cosa hanno dipinto, e perché il popolo italiano deve sorbirsi questa roba. Saccà sembra il capro espiatorio. La Troise, la Flavi: «si può mettere la Flavi a "Incantesimo"». Non è un’attrice, risponde il povero Agostino. Ah neanche la Troise? La Troise? Eh beh… no… forse, vediamo, magari, chissà. E Letizia Moratti, il sindaco di Milano? Chiama pure lei, e Saccà ferma la proiezione. Perché la Moratti vuole sapere se la moglie di Paolo Glisenti, suo collaboratore a Milano, una certa Eliana Miglio, anche lei con voce quasi assente su Wikipedia, può fare il provino per non so che cosa.

Il che cosa non è una parte nel prossimo film in concorso a Venezia, a Berlino o a Cannes. Qui siamo a fictionucce, a puntatine del giovedì sera, dove, quando va bene, reciti in tutto mezz’ora, e non gliene importa niente a nessuno. C’è una piccola Italia, l’Italia dei balocchi, del luna park dello spettacolo, un’Italia media, un po’ insulsa persino, dove cercano tutti di ingozzarsi di quello che è rimasto; tutti, come fossero di fronte a un buffet di quelli immortalati da Umberto Pizzi. Un buffet da poco: attrici senza nome, amanti di consiglieri di amministrazione, proteste per robe da niente. E poi idee strampalate, con il potere della politica che si interessa, e va a sapere perché, di cose di piccolo conto, che non servono a niente, che non ti emozionano neppure. Una fiction sulla famiglia Scicolone? Diamo un segnale a Francesco Rutelli che ci tiene tanto. E diamoglielo questo segnale a Rutelli, certo. E Alessandra Martines che vuole fare Coco Chanel, e vuole la parte? Cosa ci facciamo con la Martines? Perché Clemente (inteso come Mastella) «ne sarebbe contento». E uno poi dice: ma la Martines non è la moglie di uno dei miti del cinema francese, di Claude Lelouch? Non la immaginiamo romanticamente su una spiaggia della Normandia, genere "Un homme et une femme"? Ma figuriamoci: al massimo a Ceppaloni a farsi raccomandare da Mastella per fare Coco Chanel? Che pare un ossimoro stilistico, vista così.

Ma la cosa più divertente di questo circo Barnum è che nessuno, dopo telefonate su telefonate, riesce a ottenere nulla. Ma nessuno, ma nemmeno Berlusconi. Stanno tutti là a dire, ma a quella glielo fai un provino? Quell’altra si potrebbe per caso… Ohi ma senti, a me non è che me ne importa nulla. Io te l’ho detto, il mio dovere l’ho fatto e poi vedi tu. Eh certo. Che poi tutte queste con i tacchi a spillo, le tette... E il presidente: proponigli di fare Madre Teresa di Calcutta, vedi come poi si tirano tutte indietro. E va bene, così, senza parole, direbbe Vasco. Nessuna ottiene niente. La Moratti, Berlusconi, Minoli che ci prova a fare il direttore generale della Rai, Urbani con la sua Di Benedetto. Chiacchiere, chiacchiere, un po’ di gnocca, la solita gnocca, di un paese così. Dove Saccà dirige il traffico. E tutti vorrebbero stare in quel posto là. Ad azionare la giostra gigolante e arrugginita di questo paese dei Balocchi.

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