E’ QUASI ROTTURA: “NON SONO UN TRADITORE E NON TACCIO, SIAMO DIVENTATI LA FOTOCOPIA DELLA LEGA, SULL’IMMIGRAZIONE DICO LE COSE CHE DICE IL PPE IN TUTTA EUROPA”… “ATTENTI AL CENTRALISMO CARISMATICO, AVERE IDEE DIVERSE E’ LECITO, LA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA NON E’ CREARE SACCHE DI PRIVILEGIO PER QUALCUNO”…. “SULLE CELEBRAZIONI DELL’UNITA’ D’ITALIA IL PDL NON HA UNA PROPOSTA PERCHE’ ALLA LEGA DA’ FASTIDIO, QUANTO COSTERA’ IL FEDERALISMO FISCALE?”
Alla fine del “discorso della sua vita”, il presidente della Camera, Gianfranco Fini, è conscio di aver fatto il proprio dovere.
Ha parlato per oltre un’ora di politica a un partito che per la prima volta ha dovuto ascoltare non spot o barzellette, ma questioni reali e persino ideali.
Un terreno su cui il premier non è abituato a scendere, avvezzo più ai predellini da imbonitore mediatico.
Per non parlare della corte dei miracolati che lo circonda, novelli caporali di giornata e di maggiordomi in livrea, per cui la politica si traduce solo in occupazione di poltrone, in piena sintonia con le truppe padane.
Per Berlusconi qualsiasi critica sono un oltraggio alla sua presunzione, qualsiasi osservazione un fastidio, qualsiasi rilievo un delitto di lesa maestà: livido e contratto, insofferente e nervoso, mentre Fini lo stringeva all’angolo semplicemente con le osservazioni che gli avrebbe fatto l’elettore medio di centrodestra in buona fede.
Sintetizziamo l’intervento di Fini che esordisce dicendo che si tratta di “una riunione indispensabile per fare chiarezza, mentre c’è chi tenta di nascondere la polvere sotto il tappeto”.
E continua: “E’ possibile avere opinioni diverse, io dico quello che penso e lo faccio da mesi: per questo sono stato oggetto di campagne giornalistiche vergognose da parte di giornalisti pagati da familiari del premier. Non è alto tradimento uscire dal coro e dire che non va tutto bene, occorre stare attenti al centralismo carismatico, se si critica qua si passa per sleali, ma io le cose te le dico in faccia”.
Poi un affondo: “Non siamo in cerca di potere, anzi chi è con me ha messo in conto di perdere qualcosa, ma oggi è la giornata della svolta, da oggi le cose cambiano: c’è una maggioranza che condivide tutte le cose fatte da Berlusconi e una minoranza che non le condivide”.
Fini inizia a entrare nei dettagli: “Il Pdl al nord non è andato affatto bene, inutile nasconderlo”.
“Sull’immigrazione dico le cose che dicono tutti i partiti popolari europei, dire altro significa solo compiacere la Lega. Al nord siamo diventati la fotocopia della Lega, non abbiamo identità. Appiattirsi sulle posizioni di Bossi è pericoloso e il centro sud è preoccupato”.
“I decreti attuativi del federalismo vanno fatti con urgenza ad ogni costo? E’ quello che vuole laLega, io non sono d’accordo e propongo una commissione nel Pdl dove prima si ascoltino i governatori del nord e del centrosud insieme”
“Perchè poi nessuno ci ha ancora detto i costi del federalismo?”.
E subito dopo: “siamo alla vigilia dei 150 anni dell’Unità d’Italia: dove sono le proposte del Pdl? (Berlusconi imbarazzato “ci stiamo lavorando”).
Fini passa alla crisi economica che colpisce milioni di italiani: “non basta l’ottimismo, ci vuole senso della realtà e fare qualcosa di concreto”…
Poi un affondo: “La riforma della giustizia deve essere per tutti gli italiani, non per creare sacche di privilegio”..
A questo punto inizia la replica seccata del premier il qualesostiene (sic) che “non aveva mai sentito sollevare prima questi problemi” e si lamenta che Bocchino,Urso e Raisi siano andati in Tv a sostenere queste critiche contro di lui.
Poi accetta la proppsta di una commissione sul federalismo, ma continua a dire che lui con Feltri non c’entra nulla e che ha dato mandato di vendere il Giornale (ma se era suo fratello il proprietario, lui che c’entra?).
E conclude: “Se vuoi fare politica lascia la presidenza della Camera”.
A quel punto Fini si alza e dice “Che fai, mi cacci?.
Insomma Fini non accetta diktat e alla ripresa dei lavori è di nuovo in prima fila, deciso a non mollare di un metro.
Nel frattempo arriva un’agenzia, in cui Castelli parla di “partito del sud che vuole affossare le riforme leghiste”.
Fini ha colpito al bersaglio grosso e il colpo è arrivato a segno.
Nulla sarà più come prima,comunque vada a finire.
E il momento della resa dei conti si avvicina.
Anche perchè non è chiara una cosa: secondo il premier, Fini dovrebbe dimettersi da presidente della Camera se vuole tornare a fare politica, ma lui che ha fatto una pessima politica facendo perdere al Pdl il 10% in due anni perchè non si dimette per primo?
destra di popolo