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    Predefinito Onore ad Ali Shari'ati profeta della Rivoluzione dei Popoli e delle Nazioni Oppresse



    da www.generazioneeuropa.it

    ALI SHARI’ATI:
    L’ISLAM TRA TRADIZIONE E RIVOLUZIONE
    Nato a Mazinan, un sobborgo di Mashhad, nel 1934 da una famiglia religiosa (il padre era un noto teologo). Ali e il padre, Mohammad Taqi Shari’ati, entrano in contatto con il movimento dei Socialisti che Venerano Dio, fondato da Ahmed Kasravi; si tratta di un socialismo anti-materialista con una forte connotazione religiosa, che parteggia per il movimento nazionalista Fronte Nazionale di Mossadeq, primo ministro dell’Iran abbattuto da un colpo di stato dello scià Pahlevi e degli inglesi dopo che aveva nazionalizzato le industrie petrolifere. Ali si reca da a Parigi per completare i suoi studi (studia sociologia alla Sorbona). Nella capitale francese entra in contatto con numerosi esponenti della resistenza anticoloniale tra cui Franz Fanon, del quale tradurrà in persiano l’opera I Dannati della Terra, ma con il quale polemizzò, in quanto Fanon sosteneva che i popoli del Terzo Mondo avrebbero dovuto abbandonare le loro religioni, mentre Shari’ati sosteneva che solo attraverso la riscoperta dei valori rivoluzionari dell’identità tradizionale i popoli soggiogati avrebbero potuto sostenere una lotta contro l’Occidente imperialista. Incontra inoltre l’orientalista cattolico Luis Massignon, verso il quale Shari’ati provava una vera e propria venerazione, Shari’ati si convince dell’unicità trascendente divina delle religioni monoteiste
    Tornato in Patria, insegna sociologia all’università di Mashhad, ma viene allontanato perché le sue lezioni sono considerate sovversive dal potere di Pahlevi. A Tehran, partecipa ad un centro studi, l’Husayniyeh Ershad, che opera fra il 1969 e il 1973, quando il centro viene chiuso d’autorità e Shari’ati imprigionato. La sua mobilitazione politica di forte contrasto con lo scià Pahlevi, lo porta tra le file del Movimento per la Libertà dell’Iran, nato dalle ceneri del fronte Nazionale che riconosceva la leadership spirituale dell’Imam Khomeini in esilio a Najaf. Nel 1974 torna in prigione dopo 18 mesi ne esce malato. Si rifugia a Londra, dove di li a poco morirà (alcune versioni accusano la Savak, la polizia segreta dello scià di averlo avvelenato).
    Shari’ati durante i suoi studi a Parigi entra in contatto con le ideologie anticoloniali, antimperialiste, umaniste, antidispotiche. Si convince che il ruolo dell’intellettuale sia quello di convogliare e di catalizzare le avanguardie sociali, di diventare “intellettuali militanti”.
    La sua elaborazione ideologica lo porta a presentare ai giovani un linguaggio rivoluzionario attraverso i temi dominanti dell’Islam sciita tradizionale.
    Secondo Shari’ati i leader religiosi sciiti per ottenere l’emancipazione sociale descritta nel Sacro Corano, non devono seguire il cammino religioso degli intellettuali europei (il marxismo o il liberalismo), ma devono seguire il pensiero tradizionale dell’Imam Ali, quarto califfo dell’Islam e nipote del Profeta, e l’esempio dell’Imam Hussein, figli di Ali, ma non del fratello, l’Imam Hassam.
    Il socialismo marxista ha tradito la spinta originaria trasformandosi in un anti-umanesimo anti-religioso. Vero è che Sahri’ati riprende numerosi temi del marxismo, ma sostenendo che questi problemi trovano già la risposta nella religione. Shari’ati si discosta dal marxismo a causa di due punti fermi del pensiero di Marx, l’ateismo e il materialismo.
    Il liberalismo è inteso come un eccesso di libertà e come corruttore della comunità, in quanto individualista.
    Il ritorno radicale al “messaggio fondamentale” della religione, è da considerarsi come una rottura con l’ordine costituito, considerato ingiusto ed oppressore.
    Per l’interpretazione del pensiero dell’Imam Ali, Shari’ati usa una terminologia moderna ed europea (con numerosi riferimenti al linguaggio del marxismo, tanto che in alcune monografie viene definito un “marxista islamico”), risultando così di facile lettura ed interpretazione per le giovani leve di studenti iraniani che lottano contro lo scia Pahlevi. Il fine della lotta islamica e della rivoluzione culmina nella trasformazione delle strutture dominanti, per giungere all’imposizione del potere degli oppressi (mostaz’afin) sugli oppressori (mostakberin) [Shari’ati era accusato di blasfemia dal clero conservatore e reazionario perché nei suoi testi usava i due termini, mostaz’afin e mostakberin, appartenenti al lessico coranico, ed inoltre sostituiva la classica dicitura "in nome di Dio clemente e misericordioso" con la “rivoluzionaria formula” "In nome del Dio dei diseredati"]. Anche l’Imam Ali accettando il califfato aveva restaurato la giustizia sociale. La vera comunità (umma, che ha la stessa radice di Imam, la guida, cioè Amam, la fede) islamica non può non essere Giusta, in quanto mira a somigliare ad Allah, il quale è Giusto, e non può non essere antitirannica e antidispotica, ma deve essere gerarchica, in quanto solo gerarchicamente si salda l’unità tra credenti e Imam. Ma la gerarchia non deve essere reazionaria e conservatrice, ma una gerarchia di progresso e di apertura. Non possono esserci frizioni fra popolo e gerarchia ecclesiastica (“Il governo islamico non è assolutista[…]il potere deve osservare un insieme di condizioni e principi imposti dal Profeta” Imam Ruhollah Khomeini)
    L’Imam Hassan è la «Guida», che tradita e isolata, è costretta a piegarsi, a rinunciare e rappresenta «il crollo subitaneo del partito che cercava la Verità nell'Islam»
    È invece il fratello di Hassan, l’Imam Hussein, ad innalzare il vessillo della rivoluzione islamica, Morto in battaglia a Karbala, è l’«oppresso», simbolo del popolo iraniano oppresso dallo scià. È il rappresentante dello «spirito combattente della Rivoluzione», che lotta contro la «neo-ignoranza» (gihailia) in una battaglia disperata. Shari’ati riprende come riferimento il suo martirio a Karbala e il suo tentativo supremo di ribellione al potere tirannico e ingiusto, ribaltando la consuetudine sciita che vede nella celebrazione del martirio una simbologia dell’accettazione supina delle ingiustizie, facendone un atto di “testimonianza”, di “vita”, di “evidenza”,di “Rivoluzione”.
    Secondo Shari’ati il nemico da combattere è l’Islam politeista e conservatore che mira alla difesa della monarchia dispotica di Pahlevi. Il vero Islam è l’islam monoteista e rivoluzionario dell’Imam Ali, che attraverso la fede deve ottenere la creazione di una comunità basata sul principio sciita e sulla guida rivoluzionaria e tradizionale dei dodici Imam, finalizzata alla distruzione delle disuguaglianza economiche e sociale, frutto della vittoria sul capitalismo.
    In nessun caso il potere può essere affidato ad un gruppo laico. Il progresso va infatti considerato come un progresso di virtù, piuttosto che sociale (“La nostra nazione e patria deve essere ricostruita e la ricostruzione spirituale deve avere la precedenza su tutto” Imam Ruhollah Khomeini). La rivoluzione sciita è una rinascita più che un sovvertimento o uno stravolgimento politico.
    Punti fermi della visione di Shari’ati sono :
    a) i musulmani devono provare la loro fede attraverso l’attivismo politico, finalizzato alla creazione del vero mondo musulmano
    b) l’instaurazione di una dittatura illuminata. In attesa del ritorno dell’Imam Mahdi, sarà il Popolo a scegliere una guida saggia ed illuminata, non attraverso elezioni, ma seguendo una logica comunitaria (una volontà comune), avendo il popolo la continuità con l’azione sacra iniziata dal Profeta Muhamad.
    c) l’impossibilità di creare una vera giustizia democratica (intesa come governo per il popolo) fino a quando esiste il capitalismo. Una democrazia capitalista è solo formale, perché si serve del suffragio per consentire alle minoranze proprietarie di governare la maggioranza. La democrazia socialista invece essendo atea, si rende burocrazia e partecipe dell’imperialismo.
    d) la riforma islamica che metta fine al dispotismo conservatore di una parte del clero corrotta
    e) la lotta al colonialismo e all’imperialismo
    f) il ruolo attivo e combattente della donna, che deve seguire l’esempio di Fatima, figlia del Profeta e sposa di Ali. Shari’ati condanna il regime patriarcale instaurato in alcune società islamiche, ma allo stesso tempo condanna la “liberazione e l’uguaglianza” applicate ai sessi, perché contro natura.
    Il pensiero di Shari’ati fu ripreso dalle formazioni paramilitari social-sciite dei Fedayn del Popolo, di ispirazione terzomondista, guevarista e nasserista, con una ferrea fede religiosa. I Fedayn (letteralmente “contadini”, legati perciò ad una visione tradizionale di giustizia sociale) erano una gruppo di militanza attiva contro lo scià, un movimento di guerriglia anti-sistema, che a differenza dei laici Mujhaedeen (marxisti-leninisti)(che nulla hanno a che vedere con gli attuali movimenti di resistenza afgano, irakeno e palestinese) , hanno interpretato nel migliore dei modi il pensiero di Shari’ati, rispondendo positivamente all’appello dell’Imam Khomeini. I fedayn saranno protagonisti della rivoluzione e rimarranno fedeli alla Repubblica Islamica (i Mujhadeen invece si discosteranno dal processo rivoluzionario, ritornando al terrorismo, ed oggi sono il braccio armato dell’opposizione filoamericana al regime di Tehran).
    Il ruolo del pensiero di Shari’ati, sarà fondamentale per la vittoria della rivoluzione khomeinista: «Pur non partecipando in prima persona alla fase culminante contribuisce a prepararla nel suo discorso intellettuale»[Guolo, La Via dell’Imam]. Le masse attive in armonia con il ruolo degli Ayatollah, la richiesta di giustizia sociale basata sul Sacro Corano saranno le basi del movimento rivoluzionario iraniano.
    «Non è molto conosciuto, eppure gli storici convergono nel dire che sia stato lui, pur morendo prima del rientro di Khomeini a Tehran, a dar slancio al movimento che portò alla rivoluzione iraniana, tanto che nelle manifestazioni popolari contro lo scià dietro al ritratto di Khomeini ondeggiava il suo»[Cristiano, Tra lo scià e Khomeini]
    Molto si è detto del rapporto, indiretto (non si sono mai conosciuti di persona) fra Shari’ati e Khomeini. Di certo si sa che Shari’ati apprezzava l’opera militante e religiosa dell’Ayatollah, nel quale rivedeva l’intellettuale militante da lui teorizzato. Difficile è sostenere che Khomeini sia stato influenzato da Shari’ati, o viceversa. Possiamo ipotizzare una sorta di tacita comprensione ed ammirazione, ricordando che alcune idee khomeiniste ebbero bisogno della “mediazione” shariatiana per attecchire nelle folle rivoluzionarie iraniana.
    Non va inoltre dimenticato che la polemica anticlericale di Shari’ati, che qualcuno vede un “attacco profetico” agli Ayatollah della rivoluzione, era presente anche negli strali di Khomeini contro il clero reazionario e conservatore, fedele allo scià. Tant’è che quando alcuni Ayatollah chiesero all’esiliato Khomeini (siamo nel 1975) di emettere una fatwa contro il pensatore, l’Imam si rifiuto, non riconoscendo nelle idee di Shari’ati alcuna posizione anti-islamica.
    Inoltre va ricordato che Shari’ati, ben conscio di alcune mancanze dottrinarie, decise di far correggere i suoi libri da alcuni guide religiose, tra i quali il martire Mortaza Motahhari, studioso e critico di testi marxisti, ucciso in un attentato terroristico ad opera del gruppo controrivoluzionario Forghan.
    Dopo la morte numerosi suoi scritti furono ripubblicati nell’Iran rivoluzionario (altro gesto sostanzialmente in linea con l’idea di non interferenza fra il pensiero khomeinista e quello shariatiano, è confermato inoltre dal fatto che i testi pubblicati in italiano sono distribuiti dall’associazione “Imam Mahdi” di stretta osservanza khomeinista)
    “La Rivoluzione Iraniana altro non ha fatto se non ricostruire, […] un governo islamico capace d’adoperarsi per la ricostruzione d’una autentica società islamica, senza peraltro prescindere dal fatto fondamentale che una ricostruzione siffatta potrà aver luogo nella sua compiutezza e perfezione soltanto all’avvento del Mahdi (aj), ovverosia, nella prospettiva shi’ita, allorquando l’Imam Occulto (aj) si renderà di nuovo visibile”. (Associazione Islamica "Imam Mahdi" (AJ), Sciismo ed imperialismo)
    Bibliografia:
    Salzani S., Iran, religione, rivoluzione, democrazia, ed.Ellenici
    Khisrovi R,. Leuzzi G., L’Iran dopo la rivoluzione, ed.Lerici
    Ly M., Iran 1978-1982, una rivoluzione reazionaria contro il sistema, ed.Prospettiva
    Gilles K., Jihad ascesa e declino; storia del fondamentalismo islamico, ed. Carocci
    Guolo R., La via dell’Imam, ed Laterza
    Campanini, Il pensiero islamico contemporaneo, ed. il Mulino
    Sabahi F., Storia dell’Iran, ed. Mondadori
    Cristiano R., Tra lo Scià e Khomeini, Ali Shari’ati: un’utopia soppressa, ed.Jouvence [il seguente libro è l’unico in italiano interamente dedicato al pensatore iraniano. Il libro ha diversi pregi (presentare Shari’ati in Italia, contiene numerosi scritti di Shari’ati, lo contestualizza nella sua lotta e nella politica attiva), ma cade in un grave difetto: la visione del Cristiano è totalmente Occidentale e liberale. Non tiene conto, oppure in alcuni frangenti sottovaluta, la mentalità terzomondista e tipicamente iraniana di Shari’ati. Il libro del Cristiano fa di Shari’ati un liberale di sinistra, un contestatore ante-litteram del regime iraniano, prendendo ad esempio ipotetici epigoni, secondo noi sbagliando. Il Shari’ati raccontato dal Cristiano prede tutta la sua carica rivoluzionaria.]
    Consiglio inoltre questa interessante discussione sul forum di PoliticaOnLine: http://www.politicaonline.net/forum/...d.php?t=287776

  2. #2
    email non funzionante
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    Le nazione oppresse, poverine

  3. #3
    Dio e Po***o
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    Citazione Originariamente Scritto da dasein Visualizza Messaggio
    Le nazione oppresse, poverine
    perche' , tu non sei un oppresso ?!

  4. #4
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    o un represso ?!

  5. #5
    Dio e Po***o
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    oppure un fesso ?!

  6. #6
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    carlomartello

  7. #7
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    un pesce lesso ?!

  8. #8
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    Citazione Originariamente Scritto da Daltanius Visualizza Messaggio
    o un represso ?!
    Citazione Originariamente Scritto da Daltanius Visualizza Messaggio
    oppure un fesso ?!

    le utlime che hai detto!

  9. #9
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    Citazione Originariamente Scritto da carlomartello Visualizza Messaggio



    carlomartello
    Carlomartello, sei un pazzo ed un genio della provocazione. E pensare che quella vignetta nasceva proprio per identificare la causa palestinese con quella degli oppressi di tutto il mondo

  10. #10
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    Citazione Originariamente Scritto da EternoOccidente Visualizza Messaggio
    Carlomartello, sei un pazzo ed un genio della provocazione. E pensare che quella vignetta nasceva proprio per identificare la causa palestinese con quella degli oppressi di tutto il mondo

    cazzo ridi?

 

 
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