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  1. #1
    antonio massmo
    Ospite

    Morirono bruciati in fabbrica ,L'azienda chiede i Danni

    Oleificio umbro vuole 35 milioni dai parenti di 4 operai
    "L'incidente è stato causato dalla loro imperizia"


    Morirono bruciati in fabbrica
    l'azienda chiede i danni ai familiari


    Il gravissimo incidente, due anni fa a Campello sul Clitunno
    L'accusa: "Usarono il saldatore che era vietato per fare più in fretta"
    di GIUSEPPE CAPORALE



    Un'immagine dell'incendio nell'oleificio

    SPOLETO - Quattro operai morti sul lavoro ed un'azienda che, a distanza di oltre due anni dal drammatico incidente, chiede ai parenti delle vittime, e all'unico superstite, trentacinque milioni di euro, come risarcimento danni. Tanto pretende la Umbria Olii dai familiari di Tullio Mocchini, Giuseppe Coletti, Wladimir Toder e Maurizio Manili. Trentacinque milioni richiesti a fratelli, figli e genitori.

    LEGGI LA RICHIESTA DI RISARCIMENTO


    L'atto legale porta la firma dell'amministratore delegato della società, Giorgio Del Papa, indagato dal giorno seguente la tragedia. Le accuse per il manager sono di disastro colposo con l'aggravante "della colpa con previsione dell'evento", violazione delle norme sulla sicurezza (tra cui l'omissione dolosa dei mezzi di prevenzione) e omicidio colposo plurimo. Secondo la procura di Spoleto, Del Papa sapeva che c'era gas esplosivo (del tipo esano, molto pericoloso) nei silos saltati in aria. E proprio quel gas, per la procura, è la causa di tutto. Per Del Papa, invece, la colpa dell'incidente è da attribuire agli operai.

    I quattro, lavoravano per conto di una piccola ditta, che aveva l'appalto per lavori di manutenzione di questo colosso europeo della raffinazione dei prodotti vegetali. Secondo l'azienda, gli operai che quel giorno stavano lavorando all'installazione di una passerella per collegare due silos, avrebbero dovuto sapere che le fiamme ossidriche non potevano essere utilizzate in quell'intervento. E proprio l'uso di un saldatore sarebbe stata la causa, per la difesa, dello scoppio del silos. I quattro saltarono in aria. Dilaniati e carbonizzati. Una tragedia che nel novembre del 2006 scosse l'opinione pubblica, è poi divenuta un vicenda giudiziaria a colpi di perizie.

    Da un lato le 250 pagine dei periti della procura (alcuni dei quali gli stessi intervenuti per la vicenda della Thyssen), dove si sostiene la responsabilità della Umbria Olii e la causa scatenante del gas esano. Dall'altra una perizia richiesta dall'azienda al tribunale civile, e affidata ad un consulente locale che riscontra come causa dell'incidente l'uso del saldatore. In quest'ultima perizia si sostiene che pur in presenza del gas esplosivo, se non ci fosse stato l'innesco della fiamma, lo scoppio non si sarebbe mai prodotto. Un errore, scrive il perito, commesso dagli operai "per fretta e stanchezza".


    "Se la giustizia consente questo, cos'altro può succedere?" commenta sconsolato, Klaudio Demiri, unico superstite, che al momento dello scoppio era fortunatamente a bordo di una gru. Lui, ancora oggi, vive nell'incubo di quelle tremende sequenze di inferno e fuoco.

    Intanto, l'11 luglio il giudice penale deciderà se disporre o meno il processo per Del Papa. A gennaio è fissata l'udienza civile per discutere del risarcimento. Il professor Giovanni Cerquetti, docente di diritto penale generale alla facoltà di giurisprudenza di Perugia, e legale di uno dei familiari delle vittime, parla di "azione irrituale e comunque infondata. Un caso singolarissimo, con azioni civili che espongono chi le ha promosse a quella che il codice di procedura civile definisce come "responsabilità aggravata per lite temeraria"".

    Il legale non si riferisce solo alla maxi richiesta di risarcimento, ma anche alla precedente azione civile intentata contro i periti della procura. "Ci troviamo di fronte ad azioni di estrema gravità e sono assolutamente convinto che l'ordinamento possa garantire alle vittime di queste iniziative improvvide, tutte le tutele giuridiche idonee a ripararsi da questo attacco inaudito".

  2. #2
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    infami.

  3. #3
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    Si'ore e Si'ori,
    questo è il capitalismo.

  4. #4
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  5. #5
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    capitalismo=sfruttamento=ingiustizia.

  6. #6
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    possono dire chiedere cio' che vogliono ( ovvio che moralmente sono da condannare...)...
    cio' che varra' sara' la decisione dei magistrati...ed e' li' che si vede se esitse almeno un barlume di Stato.

  7. #7
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    La situazione è complessa. Chiedere soldi ai familiari di persone morte così atrocemente è quanto meno qualcosa di antipatico.
    Ovviamente non mi piace essere ipocrita e la dico tutta: se nelle fabbriche si lavora con imperizia contro le direttive, se si fuma di nascosto nel posto di lavoro specie vicino sostanze infiammabili, se si ingannano i dispositivi di sicurezza, etc. non si può sempre e solo dare la colpa ai datori di lavoro.
    Quando succedono certe cose, in genere si è verificato che: o i datori di lavoro se ne fregano di mettere i dipendenti in sicurezza, o i dispositivi di sicurezza ci sono tutti ma qualche dipendente testa di c.... se ne frega.
    Non sempre è la stessa parte a sbagliare.

  8. #8
    Beffo la morte e ghigno
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    mortacci loro.

  9. #9
    antonio massmo
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    I CAMERATI del Posto sono obbligati a DIMOSTRARE

    Questa puo essere un grande battaglia contro l'infame capitalismo .I camerati del posto sono obbligati a dimostrare fuori i cancelli di questa maledetta azienda.IL FASCISMO E AZIONE MICA e blablabla e tanto forum.

  10. #10
    antonio massmo
    Ospite

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    Avanti Camerati Di Spoleto ,presidio Permanente Fuori L'azienda

 

 
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