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    Predefinito Tonino, il bue, l'asino e le balle - parte seconda

    riprendo un 3d chiuso per amore del confronto: voglio dare la possibilità all'amico drugo di replicare, anche se, purtroppo non lo potrà fare betelgeuse, cmq son sicuro leggerà le controdeduzioni di drugo.

    la citazione è linkata, come da regolamento.

    buona lettura:



    Rea: volevano che fermassi Di Pietro
    "Gorrini mi prestò 90 milioni. Erano soldi per la casa, non per debiti di gioco"

    Il comandante dei vigili di Milano, che chiederà l' aspettativa, racconta l' amicizia con l'ex pm: eravamo nel giro di Prada e Pillitteri prima dell' inizio di Mani Pulite

    MILANO. Si agita, non riesce a stare fermo. Sa che il suo futuro si deciderà nel giro di poche ore, ma non vuol farsi travolgere dai veleni. Dopo una mattina tormentata prende carta e penna, scrive un comunicato. "Sono stufo di queste calunnie" dice "chiederò un'aspettativa di due mesi per chiarire definitivamente fatti che mi vedono coprotagonista in una guerra in corso tra altre persone per altri fini". Poi si abbandona sulla poltrona e comincia a raccontare la sua storia. Un amarcord che parte dai tempi d'oro dell'era Craxi, le allegre serate con amici d'un tempo come Prada, Pillitteri, Gorrini, D'Adamo, Di Pietro, per finire, dopo la rivoluzione di Tangentopoli, nell'amara stagione dei veleni. Stefano Eleuterio Rea, ex funzionario di polizia e da cinque anni comandante dei vigili urbani di Milano, è uno dei protagonisti della nuova inchiesta della Procura di Brescia in cui è indagato anche Di Pietro. Storie, si dice, di mega assegni emessi da Giancarlo Gorrini (l'ex padrone della Maa condannato per appropriazione indebita, truffa e falso in bilancio) e girati da lui. E poi, i grossi debiti di gioco di Rea che lo stesso Gorrini e il costruttore D'Adamo avrebbero ripianato su pressioni di Di Pietro. Così è scritto nelle accuse, verbali di "gole profonde" acquisiti dai magistrati. "Tutto falso", dice Rea, che per sgombrare subito il campo dalle illazioni rivela: "Di vero c'è soltanto che nel 1989, per problemi economici che non hanno nulla a che fare con i debiti di gioco, chiesi un prestito di 180 milioni a Gorrini e a D'Adamo, poi restituiti. Gli assegni di cui si parla (400 milioni incassati in tre anni, tra il 1989 e il '91) fanno parte di movimenti dovuti al gioco, a fronte dei quali io ho emesso assegni a favore di Gorrini per un importo quasi uguale".

    Rea racconta di aver conosciuto il presidente della Maa nell'87. "Mi fu presentato da comuni amici" dice "quando dirigevo la squadra mobile di Milano. Era un tipo brillante, signorile, aveva una scuderia con 150 cavalli e possedeva una saletta privata all'ippodromo. In quello stesso periodo iniziai a frequentare Di Pietro che avevo conosciuto per la prima volta due anni prima, quando io ero capo della Digos e lui commissario del quarto distretto. Non ci vedevamo da due anni. Di Pietro, infatti, aveva lasciato la polizia ed era entrato nella magistratura diventando sostituto procuratore a Bergamo. Era un tipo simpaticissimo, "casinaro". Lo feci entrare nel giro dei miei amici: Gorrini, D'Adamo, Rocca, Pillitteri, Prada. Era una bella compagnia, gente divertente, allegra, spensierata. Ci si trovava spesso a cena, a casa di uno o dell'altro, raramente al ristorante". Ma poi, almeno per Rea, l'epoca della dolce vita fini'. "Verso la fine dell' 89" racconta "mi separai dalla mia compagna e contemporaneamente decisi di lasciare la polizia e di fare il concorso per diventare comandante dei vigili urbani. Nessuno me lo propose e nessuno mi aiutò. Avevo tutte le carte in regola per quel posto: laurea in giurisprudenza con 110 e lode, procuratore legale, assistente di diritto amministrativo all'Università di Napoli, capo della Digos e poi della Mobile, sino a diventare il piu' giovane vicequestore d'Italia". Comunque, tra il giorno in cui Rea lasciò la polizia e quello in cui, dopo aver fatto il concorso, si insediò come capo dei vigili (all'inizio del '90) passarono alcuni mesi. "In quel periodo", ricorda, "per via delle vicende sentimentali ero completamente in tilt. Così cominciai a giocare. Ci si trovava all'ippodromo, nella saletta privata di Gorrini. A volte vincevo, a volte perdevo. Per cui, come succede spesso quando si gioca tra amici, c'era un continuo scambio dare avere. Gli assegni che la Finanza ha consegnato ai magistrati di Brescia sono solo quelli che Gorrini versò a me. Adesso farò cercare quelli che ho firmato io così potrò dimostrare che sotto questa vicenda non c'è nulla di strano".

    "Sempre in quei mesi, un periodo veramente difficile per la mia vita" ricorda ancora Rea "ebbi all'improvviso problemi economici. Dopo la separazione dovetti infatti rifarmi la casa e pagare alcuni debiti personali. Ne parlai a D'Adamo, amico di vecchia data, che si offrì subito di aiutarmi, prestandomi 90 milioni. Gli altri 90 me li diede Gorrini. Il tutto in sei tranche. Sapevo che avrei potuto restituirli in breve tempo, cosa che feci. Loro erano amici, non avevano alcun problema a prestarmi quei soldi e mi evitavano di dover ricorrere alle banche. Ma D'Adamo, preoccupato per la mia situazione" continua Rea, "ne parlò a Di Pietro, che aveva conosciuto durante una delle nostre tante cene. Lui mi mandò a chiamare immediatamente e, nell'ufficio di D'Adamo, mi fece una scenata incredibile. Mi disse che non potevo comportarmi in quel modo, che un pubblico ufficiale doveva avere sempre una condotta irreprensibile e giurò che sino a quando non avessi smesso di giocare non lo avrei più visto. Comunque non è vero, come dice qualcuno, che Di Pietro fece pressioni su D'Adamo e su Gorrini perché mi togliessero dai pasticci". Era il 1991, si avvicinava la bufera di Tangentopoli. Già qualche mese prima che, con l'arresto di Mario Chiesa, scoppiasse Mani Pulite, Di Pietro si era defilato dagli amici. "Era molto indaffarato" ricorda Rea "lo vedevamo sempre girare con borse piene di documenti". Mani Pulite fu come una bomba: disintegrò all'istante amicizie e legami. "Tutti i personaggi "di contorno" pensavano di approfittare dell'amicizia con Di Pietro per ottenere un qualche vantaggio" dice Rea "Ma andò male. Sul terreno restarono soltanto morti e feriti. Di Pietro nelle sue indagini non guardò in faccia a nessuno. E in alcuni restò un malanimo per questo trattamento". Rea rivela poi che ci furono delle pressioni anche su di lui perché invitasse l'amico magistrato a smetterla. "Ma quella era una cosa che non avrei mai potuto fare, primo perché non rientra nel mio modo di agire, secondo perché ero convinto che Di Pietro mi avrebbe preso a calci nel sedere".

    Rea non vide più Di Pietro. Lo conferma anche l'ex magistrato che, nel suo esposto querela memoria presentato alla Procura di Brescia, dice di non essere andato neppure al matrimonio dell'amico. "E' vero" ricorda Rea "ma mi mandò un regalo accompagnato da una bellissima lettera. Il suo insomma era il comportamento di una persona che per evitare qualsiasi illazione aveva rinunciato a un'amicizia". E la stagione dei veleni non tardò ad arrivare. "Sono stati tre anni di infamie continue" dice il comandante dei vigili "le nostre vite sono state passate al setaccio, hanno cominciato a circolare dossier anonimi, calunnie. Qualcuno voleva e vuole ancora oggi gettarci fango addosso. La regia è sempre la stessa". Ma adesso anche Rea, come Di Pietro, vuole passare al contrattacco. Per questo oggi andrà a Palazzo Marino e chiederà al sindaco Marco Formentini due mesi di aspettativa. "Voglio avere", dice, "la piena libertà di difendermi ed evitare speculazioni nei confronti dell'amministrazione comunale anche se il sindaco mi ha confermato la sua fiducia in questi mesi di continui linciaggi morali".

    http://archiviostorico.corriere.it/1...60511331.shtml

  2. #2
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    niente... il paladino di tonino è scomparso. ke abbiano sacrosantemente sospeso pure lui???

  3. #3
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    Tutte le balle messe in giro dalla Nana su Di Pietro, non solo sono state tutte smascherate, ma Di Pietro ha ammesso che con tutti i soldi vinti per le montagne di querele a Ferrara, Belpietro, Feltri e gli altri suoi noti leccatori anali, Tonino ci mantiene il partito.

    Clamorosa fu la balla della Mercedes bianca su cui Ferrara pagò 400 milioni di vecchie lire per averla inventata di sana pianta, con obbligo di scuse pubblicate sul giornale.

    Ma ancora oggi Di Pietro viene apostrofato come scroccone.
    Per il principio che se tutti, improvvisamente portano il proprio secchiello di merda ( per aver ricevuto un assegno per farlo....)sul ventilatore puntato su una vittima,

    metti merda oggi, metti merda domani, anche se non esiste il fatto, un pò di merda alla fine rimane sempre....

    Questo perchè abbiamo a che fare con gente che di mestiere porta merda.

    Come il famoso Nano Stercorario:





    max
    La chiesa dice che la Terra è piatta, ma io so che è rotonda, perché ne ho visto l'ombra sulla Luna, ed ho più fiducia in un'ombra che nella chiesa.
    Ferdinando Magellano

  4. #4
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    Citazione Originariamente Scritto da robinet Visualizza Messaggio
    riprendo un 3d chiuso per amore del confronto: voglio dare la possibilità all'amico drugo di replicare, anche se, purtroppo non lo potrà fare betelgeuse, cmq son sicuro leggerà le controdeduzioni di drugo.
    ................................................
    Sospeso per 15 giorni.

 

 

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