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  1. #21
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    Mi fa piacere che sia aperta questa discussione, come speravo.. a furia di sentire i media omologati m'è venuto il voltastomaco..qualcuno ha detto in ogni servizio si dice che le FARC sono " marxiste leniniste"; purtroppo qualcuno si è spinto più avanti, un giornalista del corriere della sera ha detto ieri sera a primo piano del tg3 " la sconfitta della guerriglia di sinistra basata sul narcotraffico".Questa non è informazione ma vera e propria strumentalizzazione per fini politici. Altra delusione è stata la Betancourt. Forse mi sbaglio ma mi sembra che ormai non sia più disposta al dialogo e già sta svelando il suo vero lato, essendo( questa) non dissimile da quel narco-paramilitare di Alvaro Uribe. Nelle sue parole si vedeva uno spiraglio prima, ma dopo il sequestro non ci sarà più spazio al dialogo con la guerriglia. Così come mi ha deluso la signora Yolanda Betancourt; ha speso anni a denunciare l'ingiustizia del governo Uribe e ora lo abbraccia e lo ringrazia. Capisco la gioia immensa, ma un pò di coerenza non sarebbe male.
    Francamente non credo ( mi pare che lo dica OUTIS) che le FARC o Chavez abbiano avuto meriti nella liberazione. E' stato un blitz in cui sono stati arrestati anche due guerriglieri ( il comandante " Cesar" e un altro non identificato") un operazione simile
    a quella che liberò i contractors italiani nelle mani della guerriglia irakena, non a caso anche questa operazione puzza di Delta Force.
    Sulle FARC mi unisco all'idea di Terraeamore; anche io ho parlato con colombiani e mi hanno espresso un parere assolutamente negativo sulle FARC. Al di là della propaganda governativa, che è VERGOGNOSA, sono i sequestri che fanno odiare le FARC. Comunque sia le FARC sono un movimento popolare alzatosi in lotta nel 1964, con una forte base contadina che ancor oggi sembra avere, e hanno circa 6000 effettivi. Ciò vuol dire che comunque non sono un gruppo terrorista isolato ma una vero e propria " parte belligerante" ( come chiedono giustamente di essere riconosciuti).
    Comunque per far capire la mia posizione sulla guerriglia posto quest'articolo di Antonio Moscato che condivido in pieno ( risale alla morte di Reyes ma è ancor attuale nella seconda parte):

    Tensione in Sudamerica dopo l'assassinio del numero 2 delle FARC

    di Antonio Moscato*

    Ecuador e Venezuela da un lato e dall'altro Colombia sono sull'orlo di uno scontro armato.
    L'annuncio che l'assassinio di Raúl Reyes, da anni numero due nel vertice delle FARC, abile negoziatore ed esponente dell'ala più moderata, sarebbe avvenuto nel corso di una incursione nel territorio ecuadoriano (poco attendibile la smentita che secondo alcuni sarebbe stata fatta da parte di un giornale dei ribelli), ha provocato violente reazioni nel governo dell'Ecuador e in quello del Venezuela, entrambi confinanti e coinvolti nella vicenda dalle dichiarazioni del presidente Uribe.
    L'uccisione di Reyes, il cui vero nome era Luis Édgar Devia Silva, e di almeno altri 19 guerriglieri, tra cui Guillermo Enrique Torres, un compositore e cantante conosciuto con lo pseudonimo di "Conrado", anche lui vecchio militante delle Farc (dal 1983), ha suscitato viva emozione nei tre paesi. Il commando che li ha uccisi nel sonno grazie a sofisticate apparecchiature elettroniche, fornite dagli Stati Uniti o da Israele, che sono impegnati nel Plan Colombia avviato con grande impiego di mezzi col pretesto di stroncare il narcotraffico, ha avuto fretta di ritirarsi e ha portato con sé i corpi di due soli uomini. Così l'esercito ecuadoriano ha potuto trovare i cadaveri degli altri e verificare che erano stati assassinati mentre erano in pigiama, e senza armi in mano, quindi nel quadro di un progetto di sterminio, non in una battaglia sia pur ad armi impari.
    I militari colombiani dicono di aver trovato imprecisati documenti su collegamenti tra Reyes e Correa, ma presumibilmente si trattava di lettere e lasciapassare necessari nel quadro dei tentativi di mediazione portati avanti da Chávez con gran rumore, ma anche da Correa con maggiore discrezione.
    La reazione violenta di Correa e Chávez si deve anche al fatto che vari esponenti della sinistra avevano denunciato i rapimenti effettuati dai servizi segreti colombiani in Venezuela (con la complicità di quelli di Caracas) e in Ecuador con la partecipazione dell'esercito locale. Il Governo ecuatoriano ha così ritirato il suo ambasciatore a Bogotá, Francisco Suéscum ed espulso quello colombiano.
    Il presidente Rafael Correa ha denunciato davanti alla comunità internazionale l'aggressione alla sovranità ecuatoriana da parte della Colombia e ordinato la mobilitazione delle truppe alla frontiera tra i due paesi, e altrettanto ha fatto Chávez, che ha parlato di un possibile conflitto.
    Correa ha detto che il “nostro paese ha subito un inaccettabile e pianificato attacco aereo e una successiva incursione di truppe colombiane”.
    I ministri della Difesa, Wellington Sandoval, e Gustavo Larrea, responsabile della "Seguridad Interna y Externa", insieme a diversi generali delle FF.AA. ecuadoriane, si sono recati all'accampamento bombardato, soccorrendo tre guerrigliere ferite ed esaminando i cadaveri degli uccisi.
    Il governo colombiano ha inizialmente presentato le scuse a quello dell'Ecuador per l'incursione, ma immediatamente dopo il portavoce presidenziale César Velásquez ha accusato Correa di accordi con le FARC, in base a documenti che sarebbero stati trovati a Reyes, che sono stati affidati ai (o forniti dai?) servizi segreti degli Stati Uniti, che notoriamente si ritengono in diritto di intervenire in qualsiasi paese, vicino o lontano.
    Per capire cosa c'è dietro, bisogna capire cosa sono le FARC.
    La Colombia è dal 1964 polarizzata dal confronto tra una forte guerriglia delle FARC (e di una più circoscritta di orientamento castrista, l'ELN), e le forze repressive dello Stato, spalleggiate da paramilitari e sostenute economicamente e militarmente dagli Stati Uniti con il Plan Colombia. La Colombia riceve da Washington aiuti militari importantissimi, poco meno di Israele. Le due principali guerriglie (ce ne sono ancora altre due o tre minori...) vengono accusate falsamente dagli Stati Uniti di essere implicate nel narcotraffico. La loro risposta è che si tratta di uno stravolgimento di un dato reale: nelle zone liberate prelevano un'imposta fissa su tutte le merci trasportate, compresa quindi anche la coca coltivata in quasi tutto il paese. Se gli Stati Uniti volessero davvero bloccare il narcotraffico, rispondono, dovrebbero colpire le centrali dello spaccio nel loro paese, invece di danneggiare indiscriminatamente i contadini e la popolazione tutta (anche dei paesi confinanti come l'Ecuador) con fumigazioni dagli aerei. La soluzione migliore sarebbe in realtà la legalizzazione della droga, che permetterebbe di ridurre gli enormi profitti (calcolati dalle FARC a 680 miliardi di dollari) esercitando sul mercato un efficace controllo, come accadde quando cessò il proibizionismo del whisky...
    Più fondata è invece l'accusa rivolta alle FARC di effettuare rapimenti, cosa effettivamente grave e poco difendibile: nella loro autodifesa le FARC presentano la cattura di ostaggi come un normale atto di guerra, ma in realtà colpisce anche civili, per ottenere riscatti in denaro o scambi di prigionieri; a volte vengono sequestrati anche cittadini senza alcun peso politico o economico. Alcune comunità indigene che avevano partecipato in passato a formazioni guerrigliere hanno dovuto ricostruire strutture di autodifesa per respingere i tentativi di rapimento (probabilmente effettuati per sollecitare un maggior sostegno politico e logistico alla guerriglia).
    Entrambe le organizzazioni purtroppo negli ultimi tempi hanno anche cominciato a scambiarsi accuse sempre più pesanti e in certi casi a usare le armi nei confronti della guerriglia rivale.
    La situazione appare insostenibile a una parte notevole della popolazione, coinvolta suo malgrado da più di mezzo secolo. Attribuire la responsabilità solo ai guerriglieri è però assolutamente impossibile: a più riprese avevano tentato una tregua e il reinserimento nella vita politica, ma erano stati sistematicamente massacrati alla vigilia o nel corso delle elezioni. Negli anni Ottanta, anche le FARC avevano sperimentato un ritorno alla "legalità" con la Unión Democrática, che si era presentata alle elezioni regionali del 1984 riportando 800.000 voti. I due partiti che si dividevano il potere da sempre, Liberale e Conservatore, si accordarono con l'esercito e i paramilitari, per una politica di sterminio: in cinque anni furono uccisi 4.500 quadri e dirigenti (compresi due candidati alla presidenza della Repubblica con buone possibilità di successo) e 55.000 simpatizzanti e militanti di base. Nonostante questa terribile esperienza, nel 1990 un'altra organizzazione guerrigliera, l'M19, depose le armi e immediatamente dopo, in poche settimane, fu sistematicamente sterminata da paramilitari e militari regolari (spesso poco distinguibili). Per questo la mediazione offerta dal presidente Chávez per avviare un processo di scambio di ostaggi contro detenuti è stata vista con favore da gran parte della popolazione, che spera nella fine di una tragica spirale, e viceversa osteggiata e sabotata dal presidente Uribe e da gran parte dell'esercito colombiano.
    Di questo intervento di Chávez, conclusosi con un successo, la stampa italiana ha parlato in modo scorretto e a volte scandaloso. La maggior parte dei giornali sono stati sempre pronti a riportare le veline di Uribe e a sottovalutare che bene o male si trattava di un avvio unilaterale di restituzione degli ostaggi, per verificare le condizioni per procedere ulteriormente sulla stessa strada. Viceversa, su internet è andata avanti una campagna di aggressione dei sostenitori delle FARC nei confronti di chi aveva espresso qualche perplessità da sinistra. In realtà, la denuncia della ferocia dei possidenti colombiani di cui Uribe è solo l'ultimo esponente, non deve esimere dal criticare le forme di lotta inumane e controproducenti a cui la guerriglia ha finito per ricorrere.
    L'uccisione di Raúl Reyes è avvenuta presumibilmente mentre tentava un'altro modo di far uscire dalla Colombia gli ostaggi da liberare, ed è stato colpito proprio per questo: Uribe li vuole morti, per avvalorare la sua tesi (che è quella degli Stati Uniti, fatta propria purtroppo anche dall'UE): sono terroristi, non si tratta. Abbiamo espresso critiche severe agli errori politici fatti dalle FARC, ma questi sono la conseguenza di uno stato di guerra che dura da quasi mezzo secolo, e dal fallimento di tutti i tentativi dei guerriglieri di tornare alla legalità, stroncati dai paramilitari e dall'esercito, ugualmente al servizio dei latifondisti e dei magnati dell'industria. Se ha retto per tanti anni, vuol dire che la guerriglia ha l'appoggio di settori importanti della popolazione, che ne condividono gli obiettivi, e vuol dire che non c'è un pugno di terroristi ma un esercito ben radicato. C'è uno stato di guerra, da cui si può uscire solo con accordi di pace e riconoscimenti reciproci, come è stato fatto in altri paesi.
    Per questo in Italia, nonostante e anzi proprio perché c'è una campagna elettorale, bisogna chiedere che il nostro paese, l'attuale governo e quello futuro, qualunque esso sia, si impegnino per una soluzione di pace affiancando quello francese. Sarkozy non è certo di sinistra, e le fa perché uno degli ostaggi è una cittadina franco-colombiana, ma ha tentato una mediazione. Bisogna chiedere a tutti un impegno in tal senso, accanto a quello per far cessare lo sterminio dei palestinesi a Gaza e non solo.
    http://veronacritica.blogspot.com/20...ssassinio.html
    ----------------------------
    p.s. la Betancourt ha detto di essere stata torturata dai carcerieri voi cosa ne pensate? io credo sarebbe molto grave una cosa simile..
    ho letto solo ora il post di leader maximo...molto interessante...aspetto un comunicato delle FARC per capire meglio..

  2. #22
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    Citazione Originariamente Scritto da Santucho Visualizza Messaggio
    Francamente non credo ( mi pare che lo dica OUTIS) che le FARC o Chavez abbiano avuto meriti nella liberazione. E' stato un blitz in cui sono stati arrestati anche due guerriglieri ( il comandante " Cesar" e un altro non identificato") un operazione simile
    a quella che liberò i contractors italiani nelle mani della guerriglia irakena, non a caso anche questa operazione puzza di Delta Force.
    In effetti, stranamente, gli USA hanno subito messo le mani avanti, dicendo che loro non c'entrano niente. Sull'operazione sarei comunque più cauto, perché alcuni hanno anche detto che si potrebbe trattare di un tradimento da parte di alcuni guerriglieri...vediamo cosa dicono i compagni delle FARC.

    p.s. la Betancourt ha detto di essere stata torturata dai carcerieri voi cosa ne pensate? io credo sarebbe molto grave una cosa simile..
    Non mi sembra una persona che ha subìto torture, ad ogni modo, sarebbe la prima persona a dirlo, perché delle Farc hanno scritto di tutto, tranne questo.

  3. #23
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    I "liberati" sono tutti di nazionalità Colombiana o Statunitensei:

    Marc Gonsalves
    Keith Stansell
    Thomas Homes
    Juan Carlos Bermeo
    Raimanduo Malagón
    José Ricardo Mantilla
    William Pérez
    Erasmo Romero
    José Miguel Arteaga
    Armando Florez
    Julio Buitrago
    Armando Castellanos
    Vaney Rodríguez
    Jhon Jairo Durán
    Ingrid Betancourt

  4. #24
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    Parla Ingrid Betancourt

    "Grazie a Dio ed alla Madonna. Prima Dio; poi a tutti voi che mi avete accompagnato con le vostre preghiere; che avete sentito compassione per noi, i sequestrati; che avete rifiutato l'attesa come unica soluzione."
    "Grazie all'Esercito, alla sua operazione impeccabile: é stata un'operazione perfetta". (E lo ripete in francese: un dettaglio non da poco).
    "Devo molto ai media: senza di voi, non sarei stata qui, in vita. Attraverso la radio ci avete fatto rimanere in contatto coi nostri cari: quanto vi devo, questa vittoria é anche vostra".

    Ingrid é lucida, parla chiaro, segue un filo logico, descrive con proprietá: bene, fantastico.

    "Dall'elicottero sono usciti dei personaggi surreali, vestiti strani, ed io li guardavo e dicevo chi sono questi, da che paese vengono... Li ho visti da vicino, ed avevano le magliette del Che Guevara, ed ho pensato che erano delle FARC. Poi ci hanno fatto salire sull'elicottero, ammanettati: é stato molto umiliante."

    "Grazie a William Perez, che é stato il mio infermiere. Grazie anche ai Generali, a Juan Manuel, al Presidente Uribe che ha avuto il coraggio di rischiare per noi. Dico ai Colombiani di avere fiducia in questo Esercito, che ci porterá alla pace".

    "Ad un certo punto ho visto alias Cesar, a terra nudo, ammanettato, e lí mi hanno detto ´siamo dell'Esercito, siete liberi´"
    "Questo é un orgoglio per tutti noi colombiani; non ci sono precedenti nel mondo di un'operazione cosí, cosí perfetta. Spero che le guardie della FARC che abbiamo lasciato lí non vengano giustiziati: non é colpa loro, l'operazione é stata perfetta. Grazie Colombia, grazie Francia. So che col Presidente Sarkozy e con lui e con tutto il mondo che ci ha appoggiato continueremo a lottare per quelli che sono rimasti lí. E non ci dimentichiamo che questi é u miracolo, che altri sono morti, non ce l'hanno fatta. L'unitá del paese ci porterá a riavere sani e salvi tutti i sequestrati".

  5. #25
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    Citazione Originariamente Scritto da Santucho Visualizza Messaggio
    Mi fa piacere che sia aperta questa discussione, come speravo.. a furia di sentire i media omologati m'è venuto il voltastomaco..qualcuno ha detto in ogni servizio si dice che le FARC sono " marxiste leniniste"; purtroppo qualcuno si è spinto più avanti, un giornalista del corriere della sera ha detto ieri sera a primo piano del tg3 " la sconfitta della guerriglia di sinistra basata sul narcotraffico".Questa non è informazione ma vera e propria strumentalizzazione per fini politici. Altra delusione è stata la Betancourt. Forse mi sbaglio ma mi sembra che ormai non sia più disposta al dialogo e già sta svelando il suo vero lato, essendo( questa) non dissimile da quel narco-paramilitare di Alvaro Uribe. Nelle sue parole si vedeva uno spiraglio prima, ma dopo il sequestro non ci sarà più spazio al dialogo con la guerriglia. Così come mi ha deluso la signora Yolanda Betancourt; ha speso anni a denunciare l'ingiustizia del governo Uribe e ora lo abbraccia e lo ringrazia. Capisco la gioia immensa, ma un pò di coerenza non sarebbe male.
    Francamente non credo ( mi pare che lo dica OUTIS) che le FARC o Chavez abbiano avuto meriti nella liberazione. E' stato un blitz in cui sono stati arrestati anche due guerriglieri ( il comandante " Cesar" e un altro non identificato") un operazione simile
    a quella che liberò i contractors italiani nelle mani della guerriglia irakena, non a caso anche questa operazione puzza di Delta Force.
    Sulle FARC mi unisco all'idea di Terraeamore; anche io ho parlato con colombiani e mi hanno espresso un parere assolutamente negativo sulle FARC. Al di là della propaganda governativa, che è VERGOGNOSA, sono i sequestri che fanno odiare le FARC. Comunque sia le FARC sono un movimento popolare alzatosi in lotta nel 1964, con una forte base contadina che ancor oggi sembra avere, e hanno circa 6000 effettivi. Ciò vuol dire che comunque non sono un gruppo terrorista isolato ma una vero e propria " parte belligerante" ( come chiedono giustamente di essere riconosciuti).
    Comunque per far capire la mia posizione sulla guerriglia posto quest'articolo di Antonio Moscato che condivido in pieno ( risale alla morte di Reyes ma è ancor attuale nella seconda parte):

    Tensione in Sudamerica dopo l'assassinio del numero 2 delle FARC

    di Antonio Moscato*

    Ecuador e Venezuela da un lato e dall'altro Colombia sono sull'orlo di uno scontro armato.
    L'annuncio che l'assassinio di Raúl Reyes, da anni numero due nel vertice delle FARC, abile negoziatore ed esponente dell'ala più moderata, sarebbe avvenuto nel corso di una incursione nel territorio ecuadoriano (poco attendibile la smentita che secondo alcuni sarebbe stata fatta da parte di un giornale dei ribelli), ha provocato violente reazioni nel governo dell'Ecuador e in quello del Venezuela, entrambi confinanti e coinvolti nella vicenda dalle dichiarazioni del presidente Uribe.
    L'uccisione di Reyes, il cui vero nome era Luis Édgar Devia Silva, e di almeno altri 19 guerriglieri, tra cui Guillermo Enrique Torres, un compositore e cantante conosciuto con lo pseudonimo di "Conrado", anche lui vecchio militante delle Farc (dal 1983), ha suscitato viva emozione nei tre paesi. Il commando che li ha uccisi nel sonno grazie a sofisticate apparecchiature elettroniche, fornite dagli Stati Uniti o da Israele, che sono impegnati nel Plan Colombia avviato con grande impiego di mezzi col pretesto di stroncare il narcotraffico, ha avuto fretta di ritirarsi e ha portato con sé i corpi di due soli uomini. Così l'esercito ecuadoriano ha potuto trovare i cadaveri degli altri e verificare che erano stati assassinati mentre erano in pigiama, e senza armi in mano, quindi nel quadro di un progetto di sterminio, non in una battaglia sia pur ad armi impari.
    I militari colombiani dicono di aver trovato imprecisati documenti su collegamenti tra Reyes e Correa, ma presumibilmente si trattava di lettere e lasciapassare necessari nel quadro dei tentativi di mediazione portati avanti da Chávez con gran rumore, ma anche da Correa con maggiore discrezione.
    La reazione violenta di Correa e Chávez si deve anche al fatto che vari esponenti della sinistra avevano denunciato i rapimenti effettuati dai servizi segreti colombiani in Venezuela (con la complicità di quelli di Caracas) e in Ecuador con la partecipazione dell'esercito locale. Il Governo ecuatoriano ha così ritirato il suo ambasciatore a Bogotá, Francisco Suéscum ed espulso quello colombiano.
    Il presidente Rafael Correa ha denunciato davanti alla comunità internazionale l'aggressione alla sovranità ecuatoriana da parte della Colombia e ordinato la mobilitazione delle truppe alla frontiera tra i due paesi, e altrettanto ha fatto Chávez, che ha parlato di un possibile conflitto.
    Correa ha detto che il “nostro paese ha subito un inaccettabile e pianificato attacco aereo e una successiva incursione di truppe colombiane”.
    I ministri della Difesa, Wellington Sandoval, e Gustavo Larrea, responsabile della "Seguridad Interna y Externa", insieme a diversi generali delle FF.AA. ecuadoriane, si sono recati all'accampamento bombardato, soccorrendo tre guerrigliere ferite ed esaminando i cadaveri degli uccisi.
    Il governo colombiano ha inizialmente presentato le scuse a quello dell'Ecuador per l'incursione, ma immediatamente dopo il portavoce presidenziale César Velásquez ha accusato Correa di accordi con le FARC, in base a documenti che sarebbero stati trovati a Reyes, che sono stati affidati ai (o forniti dai?) servizi segreti degli Stati Uniti, che notoriamente si ritengono in diritto di intervenire in qualsiasi paese, vicino o lontano.
    Per capire cosa c'è dietro, bisogna capire cosa sono le FARC.
    La Colombia è dal 1964 polarizzata dal confronto tra una forte guerriglia delle FARC (e di una più circoscritta di orientamento castrista, l'ELN), e le forze repressive dello Stato, spalleggiate da paramilitari e sostenute economicamente e militarmente dagli Stati Uniti con il Plan Colombia. La Colombia riceve da Washington aiuti militari importantissimi, poco meno di Israele. Le due principali guerriglie (ce ne sono ancora altre due o tre minori...) vengono accusate falsamente dagli Stati Uniti di essere implicate nel narcotraffico. La loro risposta è che si tratta di uno stravolgimento di un dato reale: nelle zone liberate prelevano un'imposta fissa su tutte le merci trasportate, compresa quindi anche la coca coltivata in quasi tutto il paese. Se gli Stati Uniti volessero davvero bloccare il narcotraffico, rispondono, dovrebbero colpire le centrali dello spaccio nel loro paese, invece di danneggiare indiscriminatamente i contadini e la popolazione tutta (anche dei paesi confinanti come l'Ecuador) con fumigazioni dagli aerei. La soluzione migliore sarebbe in realtà la legalizzazione della droga, che permetterebbe di ridurre gli enormi profitti (calcolati dalle FARC a 680 miliardi di dollari) esercitando sul mercato un efficace controllo, come accadde quando cessò il proibizionismo del whisky...
    Più fondata è invece l'accusa rivolta alle FARC di effettuare rapimenti, cosa effettivamente grave e poco difendibile: nella loro autodifesa le FARC presentano la cattura di ostaggi come un normale atto di guerra, ma in realtà colpisce anche civili, per ottenere riscatti in denaro o scambi di prigionieri; a volte vengono sequestrati anche cittadini senza alcun peso politico o economico. Alcune comunità indigene che avevano partecipato in passato a formazioni guerrigliere hanno dovuto ricostruire strutture di autodifesa per respingere i tentativi di rapimento (probabilmente effettuati per sollecitare un maggior sostegno politico e logistico alla guerriglia).
    Entrambe le organizzazioni purtroppo negli ultimi tempi hanno anche cominciato a scambiarsi accuse sempre più pesanti e in certi casi a usare le armi nei confronti della guerriglia rivale.
    La situazione appare insostenibile a una parte notevole della popolazione, coinvolta suo malgrado da più di mezzo secolo. Attribuire la responsabilità solo ai guerriglieri è però assolutamente impossibile: a più riprese avevano tentato una tregua e il reinserimento nella vita politica, ma erano stati sistematicamente massacrati alla vigilia o nel corso delle elezioni. Negli anni Ottanta, anche le FARC avevano sperimentato un ritorno alla "legalità" con la Unión Democrática, che si era presentata alle elezioni regionali del 1984 riportando 800.000 voti. I due partiti che si dividevano il potere da sempre, Liberale e Conservatore, si accordarono con l'esercito e i paramilitari, per una politica di sterminio: in cinque anni furono uccisi 4.500 quadri e dirigenti (compresi due candidati alla presidenza della Repubblica con buone possibilità di successo) e 55.000 simpatizzanti e militanti di base. Nonostante questa terribile esperienza, nel 1990 un'altra organizzazione guerrigliera, l'M19, depose le armi e immediatamente dopo, in poche settimane, fu sistematicamente sterminata da paramilitari e militari regolari (spesso poco distinguibili). Per questo la mediazione offerta dal presidente Chávez per avviare un processo di scambio di ostaggi contro detenuti è stata vista con favore da gran parte della popolazione, che spera nella fine di una tragica spirale, e viceversa osteggiata e sabotata dal presidente Uribe e da gran parte dell'esercito colombiano.
    Di questo intervento di Chávez, conclusosi con un successo, la stampa italiana ha parlato in modo scorretto e a volte scandaloso. La maggior parte dei giornali sono stati sempre pronti a riportare le veline di Uribe e a sottovalutare che bene o male si trattava di un avvio unilaterale di restituzione degli ostaggi, per verificare le condizioni per procedere ulteriormente sulla stessa strada. Viceversa, su internet è andata avanti una campagna di aggressione dei sostenitori delle FARC nei confronti di chi aveva espresso qualche perplessità da sinistra. In realtà, la denuncia della ferocia dei possidenti colombiani di cui Uribe è solo l'ultimo esponente, non deve esimere dal criticare le forme di lotta inumane e controproducenti a cui la guerriglia ha finito per ricorrere.
    L'uccisione di Raúl Reyes è avvenuta presumibilmente mentre tentava un'altro modo di far uscire dalla Colombia gli ostaggi da liberare, ed è stato colpito proprio per questo: Uribe li vuole morti, per avvalorare la sua tesi (che è quella degli Stati Uniti, fatta propria purtroppo anche dall'UE): sono terroristi, non si tratta. Abbiamo espresso critiche severe agli errori politici fatti dalle FARC, ma questi sono la conseguenza di uno stato di guerra che dura da quasi mezzo secolo, e dal fallimento di tutti i tentativi dei guerriglieri di tornare alla legalità, stroncati dai paramilitari e dall'esercito, ugualmente al servizio dei latifondisti e dei magnati dell'industria. Se ha retto per tanti anni, vuol dire che la guerriglia ha l'appoggio di settori importanti della popolazione, che ne condividono gli obiettivi, e vuol dire che non c'è un pugno di terroristi ma un esercito ben radicato. C'è uno stato di guerra, da cui si può uscire solo con accordi di pace e riconoscimenti reciproci, come è stato fatto in altri paesi.
    Per questo in Italia, nonostante e anzi proprio perché c'è una campagna elettorale, bisogna chiedere che il nostro paese, l'attuale governo e quello futuro, qualunque esso sia, si impegnino per una soluzione di pace affiancando quello francese. Sarkozy non è certo di sinistra, e le fa perché uno degli ostaggi è una cittadina franco-colombiana, ma ha tentato una mediazione. Bisogna chiedere a tutti un impegno in tal senso, accanto a quello per far cessare lo sterminio dei palestinesi a Gaza e non solo.
    http://veronacritica.blogspot.com/20...ssassinio.html
    ----------------------------
    p.s. la Betancourt ha detto di essere stata torturata dai carcerieri voi cosa ne pensate? io credo sarebbe molto grave una cosa simile..
    ho letto solo ora il post di leader maximo...molto interessante...aspetto un comunicato delle FARC per capire meglio..

    Più tardi con maggior tempo leggerò quest'articolo.
    Per il resto condivido l'analisi di Santucho.
    Scanso equivoci volevo aggiungere, in risposta alle osservazioni di outis riguardo agli ostaggi, che i miei rifirimenti al lato umano nonchè alla comprensibilità della popolazione delle azioni delle farc, sono relative agli ostaggi di civili.
    E'naturale che spie della CIA o contractors nord-americani, in una situazione di guerra o comunque di continuo conflitto a intensità medio-alta o bassa secono i casi, vengano sequestrati. Si tratta in quel caso di prigionieri di guerra, nonchè di pericolosi elementi infiltrati per distruggere i movimenti anti-imperialisti e anti-capitalisti colombiani.
    Io mi riferisco, dunque, agli ostaggi civili, gente comune, e il discorso per quanto mi riguarda è ben diverso....ma se ne riparlerà.

    Anch'io sono convinto del fatto che la liberazione della Betancourt sia stato un blitz. E' presto per affermarlo categoricamente, ma mi sembrerebbe a dir poco strana come scelta da parte dei guerriglieri, che molto più realisticamente avrebbero potuto giocarsi una carta migliore anche sul piano mediatico.

    riguardo alla tortura prima di parlarne cercherei di capire meglio se si tratta di affermazioni effettivamente avvenute o meno, e se siano realistiche.
    Se cosi' fosse, naturalmente sarebbe un fatto molto grave, ma prima di parlarne è meglio approfondire.

  6. #26
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    Betancourt libera, la gioia del Papa

    Felicitazioni da tutto il mondo
    ROMA
    Papa Benedetto XVI ha appreso la notizia della liberazione di Ingrid Betancourt e «è molto contento», anche in seguito all’appello rivolto ieri alla Colombia. Lo ha riferito il direttore della Santa stampa della Sede, padre Federico Lombardi, sottolineando la felicità del Vaticano: «Siamo molto contenti - ha detto - è una bella notizia e speriamo in un segnale promettente per un cammino di vera pacificazione più ampio e duraturo in tutto il Paese».

    Il presidente degli Stati Uniti, George W. Bush, ha chiamato in serata il presidente della
    Colombia, Alvaro Uribe, per felicitarsi.

    Sarkozy: soddisfazione e congratulazioni
    Il presidente francese ha parlato al telefono con la Betancourt e ha convocato subito una conferenza stampa. «Ingrid Betancourt è libera» e per lei «è finito un calvario durato più di sei anni»: in un messaggio televisivo dall’Eliseo Nicolas Sarkozy ha espresso la sua soddisfazione per la liberazione dell’ostaggio franco-colombiano e ha chiesto ai ribelli colombiani delle Farc di cessare la loro lotta «assurda e medievale». Al fianco del presidente c’erano i figli della Betancourt, Lorenzo e Melanie Delloye, e la sorella dell’ex ostaggio delle Farc. Melanie, 22 anni, con la voce rotta dall’emozione ha preso la parola dopo Sarkozy. E ha subito detto, con accanto il fratello Lorenzo, 19 anni: «Vorrei ringraziare innanzitutto il presidente perchè veramente da quando ha preso le cose in mano, tutto si è messo in movimento. E oggi mamma c’è». Il presidente francese aveva fatto della liberazione della Betancourt una delle sue priorità dell’azione di governo. Ne parlò lo stesso giorno della sua elezione a presidente della repubblica nel maggio del 2007.

    Zapatero invia telegramma per felicitarsi della liberazione
    Il premier spagnolo José Luis Zapatero ha inviato ieri sera due telegrammi, alla famiglia di Ingrid Betancourt e al presidente colombiano Alvaro Uribe per felicitarsi della liberazione dei 15 ostaggi fra cui la ex candidata presidenziale franco-colombiana.

    Il portavoce del comitato di sostegno a Ingrid Betancourt

    È il commento a caldo di Hervé Marro, portavoce del comitato di sostegno ad Ingrid Betancourt, alla televisione francese Lci, alcuni minuti dopo la diffusione della notizia. Le autorità «ci hanno telefonato per verificare i numeri di telefono della famiglia Betancourt. È la prima volta che fanno una verifica come questa», ha detto Hervé Marro. «Aspettiamo che Fabrice, Melanie, Lorenzo, Astrid, Yolanda, Juan Carlos ricevano un’ultima conferma e poi sarà fatto», ha sottolineato Marro.

    Commissione Ue si congratula
    Il commissario Ue alle Relazioni esterne, Benita Ferrero-Waldner, si è dichiarata «estremamente
    sollevata e molto contenta» per la liberazione di Ingrid Betancourt, di tre soldati Usa e undici funzionari colombiani. In un comunicato, Ferrero-Waldner si è anche «congratulata con le
    autorità colombiane per il successo di questa operazione». Il commissario auspica che l’ex candidata presidenziale possa tornare presto nelle braccia della sua famiglia e «rivolge anche
    un pensiero a coloro che rimangono prigionieri», lanciando un appello anche per la loro liberazione «immediata e incondizionata».

    Berlusconi: «Ora dialogo in Colombia»
    «È una grande gioia. Si è conclusa una lunga e dolorosa vicenda, per la cui soluzione l’Italia si è sempre concretamente battuta». È quanto ha dichiarato il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi a seguito della liberazione di Ingrid Betancourt. «L’auspicio - aggiunge il premier - è che questo gesto possa avviare un dialogo costruttivo e democratico tra le forze politiche in Colombia e che possa cessare ogni forma di violenza».

    Rosy Bindi: «Ha vinto il coraggio e la dignità»
    «Una notizia straordinaria, che riempie il cuore di speranza e di gioia», ha detto Rosy Bindi della
    liberazione di Ingrid Betancourt. «Hanno vinto il coraggio e la dignità di una donna che ha sopportato una lunga e difficile prigionia, la tenacia della sua famiglia che non si è mai arresa al ricatto delle Farc e la mobilitazione dell’opinione pubblica europea. Ricordo con commozione gli l’incontri a Buenos Aires e a Roma con la madre di Ingrid e l’impegno del governo Prodi e del ministro D’Alema e del sindaco di Roma Walter Veltroni a tenere viva l’attenzione e a costruire canali di dialogo per ottenere la liberazione di Ingrid», ha sottolineato la vice presidente della Camera dei Deputati.

    Gianni Alemanno: «Notizia che rende unica questa giornata»
    «Esprimo grande felicità per la liberazione di Ingrid Betancourt: questa è una di quelle notizie,
    tanto attese, che rende diversa, unica e migliore una giornata» afferma in una nota Gianni Alemanno, sindaco di Roma.

    Walter Veltroni: «Una grande gioia»
    «La notizia mi riempie di una enorme gioia: Ingrid è libera dopo una prigionia che sembrava infinita, dopo sei anni passati in mezzo alla foresta senza perdere la speranza e il coraggio» dice Walter Veltroni, segretario Partito Democratico, sottolineando che «in questi anni abbiamo lottato e protestato per la sua libertà. Anche in questi giorni ero in contatto con sua madre. Ora davanti a questa notizia penso a lei e ai suoi familiari, alla loro gioia immensa. Una protagonista della lotta per la libertà è tornata in libertà.

    Pier Ferdinando Casini: «Complimenti al governo colombiano»
    «Almeno sulla tempistica il parlamento italiano ha portato fortuna...Speriamo possa abbracciare presto i suoi familiari. Ci complimentiamo con il Governo colombiano dell’amico Uribe che ha ottenuto questo grande risultato».

    http://www.lastampa.it/redazione/cms...4409girata.asp

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    Betancourt libera, la gioia del Papa

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    Papa Benedetto XVI ha appreso la notizia della liberazione di Ingrid Betancourt e «è molto contento», anche in seguito all’appello rivolto ieri alla Colombia. Lo ha riferito il direttore della Santa stampa della Sede, padre Federico Lombardi, sottolineando la felicità del Vaticano: «Siamo molto contenti - ha detto - è una bella notizia e speriamo in un segnale promettente per un cammino di vera pacificazione più ampio e duraturo in tutto il Paese».

    Il presidente degli Stati Uniti, George W. Bush, ha chiamato in serata il presidente della
    Colombia, Alvaro Uribe, per felicitarsi.

    Sarkozy: soddisfazione e congratulazioni
    Il presidente francese ha parlato al telefono con la Betancourt e ha convocato subito una conferenza stampa. «Ingrid Betancourt è libera» e per lei «è finito un calvario durato più di sei anni»: in un messaggio televisivo dall’Eliseo Nicolas Sarkozy ha espresso la sua soddisfazione per la liberazione dell’ostaggio franco-colombiano e ha chiesto ai ribelli colombiani delle Farc di cessare la loro lotta «assurda e medievale». Al fianco del presidente c’erano i figli della Betancourt, Lorenzo e Melanie Delloye, e la sorella dell’ex ostaggio delle Farc. Melanie, 22 anni, con la voce rotta dall’emozione ha preso la parola dopo Sarkozy. E ha subito detto, con accanto il fratello Lorenzo, 19 anni: «Vorrei ringraziare innanzitutto il presidente perchè veramente da quando ha preso le cose in mano, tutto si è messo in movimento. E oggi mamma c’è». Il presidente francese aveva fatto della liberazione della Betancourt una delle sue priorità dell’azione di governo. Ne parlò lo stesso giorno della sua elezione a presidente della repubblica nel maggio del 2007.

    Zapatero invia telegramma per felicitarsi della liberazione
    Il premier spagnolo José Luis Zapatero ha inviato ieri sera due telegrammi, alla famiglia di Ingrid Betancourt e al presidente colombiano Alvaro Uribe per felicitarsi della liberazione dei 15 ostaggi fra cui la ex candidata presidenziale franco-colombiana.

    Il portavoce del comitato di sostegno a Ingrid Betancourt

    È il commento a caldo di Hervé Marro, portavoce del comitato di sostegno ad Ingrid Betancourt, alla televisione francese Lci, alcuni minuti dopo la diffusione della notizia. Le autorità «ci hanno telefonato per verificare i numeri di telefono della famiglia Betancourt. È la prima volta che fanno una verifica come questa», ha detto Hervé Marro. «Aspettiamo che Fabrice, Melanie, Lorenzo, Astrid, Yolanda, Juan Carlos ricevano un’ultima conferma e poi sarà fatto», ha sottolineato Marro.

    Commissione Ue si congratula
    Il commissario Ue alle Relazioni esterne, Benita Ferrero-Waldner, si è dichiarata «estremamente
    sollevata e molto contenta» per la liberazione di Ingrid Betancourt, di tre soldati Usa e undici funzionari colombiani. In un comunicato, Ferrero-Waldner si è anche «congratulata con le
    autorità colombiane per il successo di questa operazione». Il commissario auspica che l’ex candidata presidenziale possa tornare presto nelle braccia della sua famiglia e «rivolge anche
    un pensiero a coloro che rimangono prigionieri», lanciando un appello anche per la loro liberazione «immediata e incondizionata».

    Berlusconi: «Ora dialogo in Colombia»
    «È una grande gioia. Si è conclusa una lunga e dolorosa vicenda, per la cui soluzione l’Italia si è sempre concretamente battuta». È quanto ha dichiarato il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi a seguito della liberazione di Ingrid Betancourt. «L’auspicio - aggiunge il premier - è che questo gesto possa avviare un dialogo costruttivo e democratico tra le forze politiche in Colombia e che possa cessare ogni forma di violenza».

    Rosy Bindi: «Ha vinto il coraggio e la dignità»
    «Una notizia straordinaria, che riempie il cuore di speranza e di gioia», ha detto Rosy Bindi della
    liberazione di Ingrid Betancourt. «Hanno vinto il coraggio e la dignità di una donna che ha sopportato una lunga e difficile prigionia, la tenacia della sua famiglia che non si è mai arresa al ricatto delle Farc e la mobilitazione dell’opinione pubblica europea. Ricordo con commozione gli l’incontri a Buenos Aires e a Roma con la madre di Ingrid e l’impegno del governo Prodi e del ministro D’Alema e del sindaco di Roma Walter Veltroni a tenere viva l’attenzione e a costruire canali di dialogo per ottenere la liberazione di Ingrid», ha sottolineato la vice presidente della Camera dei Deputati.

    Gianni Alemanno: «Notizia che rende unica questa giornata»
    «Esprimo grande felicità per la liberazione di Ingrid Betancourt: questa è una di quelle notizie,
    tanto attese, che rende diversa, unica e migliore una giornata» afferma in una nota Gianni Alemanno, sindaco di Roma.

    Walter Veltroni: «Una grande gioia»
    «La notizia mi riempie di una enorme gioia: Ingrid è libera dopo una prigionia che sembrava infinita, dopo sei anni passati in mezzo alla foresta senza perdere la speranza e il coraggio» dice Walter Veltroni, segretario Partito Democratico, sottolineando che «in questi anni abbiamo lottato e protestato per la sua libertà. Anche in questi giorni ero in contatto con sua madre. Ora davanti a questa notizia penso a lei e ai suoi familiari, alla loro gioia immensa. Una protagonista della lotta per la libertà è tornata in libertà.

    Pier Ferdinando Casini: «Complimenti al governo colombiano»
    «Almeno sulla tempistica il parlamento italiano ha portato fortuna...Speriamo possa abbracciare presto i suoi familiari. Ci complimentiamo con il Governo colombiano dell’amico Uribe che ha ottenuto questo grande risultato».

    http://www.lastampa.it/redazione/cms...4409girata.asp

    o ma la cosa meno squallida l'ha detto il berlusca...

  8. #28
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    Citazione Originariamente Scritto da terraeamore Visualizza Messaggio
    Scanso equivoci volevo aggiungere, in risposta alle osservazioni di outis riguardo agli ostaggi, che i miei rifirimenti al lato umano nonchè alla comprensibilità della popolazione delle azioni delle farc, sono relative agli ostaggi di civili.
    Questi sono 11 militari colombiani, 3 contractors statunitensi e la signora...non vedo civili, per intenderci...

    Anch'io sono convinto del fatto che la liberazione della Betancourt sia stato un blitz. E' presto per affermarlo categoricamente, ma mi sembrerebbe a dir poco strana come scelta da parte dei guerriglieri, che molto più realisticamente avrebbero potuto giocarsi una carta migliore anche sul piano mediatico.
    Due guerriglieri delle Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (Farc) sono stati catturati nel blitz dell’esercito colombiano, come ha detto il generale Jaime Padilla de Leon, descrivendo in dettaglio la “Operazione Scacco” con la quale sono stati liberati gli ostaggi, nella stessa conferenza stampa in cui il ministro della Difesa, Juan Manuel Santos, ha annunciato la liberazione dei sequestrati.

    L’operazione, ha spiegato, era organizzata in tre fasi: la prima ha consistito nell’individuazione della zona dove gli ostaggi erano trattenuti dalle Farc, nella regione di Guaviare (Sud del Paese) un “lavoro di intelligence ed infiltrazione” del gruppo guerrigliero e la seconda nell’operazione di riscatto. La terza fase, ha aggiunto Padilla de Leon, consisteva nel piano alternativo preparato in caso l’operazione di riscatto fallisse, il che non è avvenuto (ha detto lui!). Santos, al termine della breve conferenza stampa, ha invitato i giornalisti ad incontrare gli ostaggi liberati nella base militare di Tolemaida, nel Sud del Paese.

  9. #29
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    Citazione Originariamente Scritto da terraeamore Visualizza Messaggio
    o ma la cosa meno squallida l'ha detto il berlusca...
    Quando l'ideologia dominante si schiera, io so dove posizionarmi...

  10. #30
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    Citazione Originariamente Scritto da Outis Visualizza Messaggio
    Questi sono 11 militari colombiani, 3 contractors statunitensi e la signora...non vedo civili, per intenderci...



    Due guerriglieri delle Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (Farc) sono stati catturati nel blitz dell’esercito colombiano, come ha detto il generale Jaime Padilla de Leon, descrivendo in dettaglio la “Operazione Scacco” con la quale sono stati liberati gli ostaggi, nella stessa conferenza stampa in cui il ministro della Difesa, Juan Manuel Santos, ha annunciato la liberazione dei sequestrati.

    L’operazione, ha spiegato, era organizzata in tre fasi: la prima ha consistito nell’individuazione della zona dove gli ostaggi erano trattenuti dalle Farc, nella regione di Guaviare (Sud del Paese) un “lavoro di intelligence ed infiltrazione” del gruppo guerrigliero e la seconda nell’operazione di riscatto. La terza fase, ha aggiunto Padilla de Leon, consisteva nel piano alternativo preparato in caso l’operazione di riscatto fallisse, il che non è avvenuto (ha detto lui!). Santos, al termine della breve conferenza stampa, ha invitato i giornalisti ad incontrare gli ostaggi liberati nella base militare di Tolemaida, nel Sud del Paese.

    Grazie per le ulteriori notizie.
    riguardo gli ostaggi civili, in questo caso naturalmente si trattava di reali prigionieri di guerra, ma come saprai ci sono diversi prigionieri civili sequestrati dalle FARC. Il che deve comunque far riflettere.
    In ogni caso come già detto, ci sarà tempo di riflettere su questa questione. Io resto della mia idea, ma, ripeto, tutto va contestualizzato, studiato e approfondito.
    Per prudenza mi espongo con giudizi forti solo sulle questioni che conosco meglio nel loro contesto e nelle loro dinamiche interne.

 

 
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