Verona/ Botte e violenze sessuali ai figli, costretti a rubare. Otto rom in manette. L'obbligo ai minori: non rivelate la vostra identità

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Botte e violenza sessuale: in questo modo otto nomadi rom di origine croata costringevano i minori a compiere furti in appartamenti, "guidandoli" col cellulare. La Polizia di Verona ha così sgominato una banda di 8 rom di nazionalità croata. L'indagine, denominata 'Catene spezzate', è partita in seguito all'aumento di furti aggravati in appartamenti compiuti nel mese di gennaio, culminati in una escalation di 47 'colpi' messi a segno nell'arco di 23 giorni. Questi furti aggravati avevano per protagonisti sempre giovani nomadi non imputabili, quasi sempre bambini.
La banda agiva in tutto il Nord Italia e sfruttava i minori perchè non imputabili. Nel corso dell'indagine gli agenti hanno accertato centinaia di furti aggravati in abitazione, commessi in Veneto, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Emilia Romagna. L'indagine ha accertato che i bambini venivano sottoposti quotidianamente a maltrattamenti che andavano da pesanti insulti alle vessazioni di ogni genere, fino a ritorsioni di tipo sessuale. Gli arrestati si spostavano in tutto il Nord utilizzavano documenti di identità illegittimi, e si portavano dietro numerosi bambini non imputabili, alcuni propri figli ed altri probabilmente avuti in affido da altre famiglie.
Dall'attività la banda riusciva ad ottenere alti profitti, tanto che gli indagati possedevano un parco auto con Mercedes e camper nuovissimi. Gli arrestati avevano inoltre acquistato appartamenti in Veneto, appoggiandosi a un'agenzia immobiliare con la compiacenza dei titolari per la stipula di rogiti, fatti con nomi di copertura a favore degli indagati.
Per gli 8 arrestati le accuse sono di associazione a delinquere finalizzata a commettere furti aggravati in abitazione con l'induzione dei minori a perpetrarli, maltrattamenti in famiglia ed abbandono di minori, a carico di sette adulti ed un minorenne imputabile. Quando i ragazzini venivano presi in flagranza di reato igenitori li lasciavano al loro destino, rifiutandosi di riconoscerli e quindi toglierli dai guai giudiziari. Altri tre minori imputabili sono stati indagati in stato di libertà.
tratto da Affari Italiani del 30 giugno 2008

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