Archietettura post bellica. L'ho sempre vista in edifici destinati a istituzioni scientifiche o militari.
P.e., l'accademia delle scienze a Minsk, il teatro dell'Armata rossa a Mosca, ecc.
Il link l'ho trovato nel sito che mi hai dato
http://www.next-station.org/nxt-ex-1.shtml
Comunque poi leggerò meglio il tutto, perchè ad occhio ho trovato una condivisibile critica del post-modernismo e questa "nuova epica italiana" che devo ben capire cosa sarebbe.
Si rimanda comunque ad un saggio di Bui, ma francamente il Wu Ming non mi entusiasma per niente.
Ciao, mi permetto di risponderti, perchè sul "tema" ho scritto molto.
Se hai il tempo e la voglia di concedermi una decina di minuti di lettura (e l'invito è naturalmente rivolto a tutti i lettori) ti consiglio questo mio articolo, che si titola "Critica della separazione", e che parla proprio di quel che è avvenuto nel canone letterario degli ultimi trent'anni, dalla morte di Pasolini ad oggi.
http://www.lagru.org/index.php?optio...id=59&Itemid=1
Che non esistano più artisti ed intellettuali "impegnati" è però falso. Un romanzo come "Tristano muore" di Tabucchi, un libro di poesie come "Bassa stagione" di D'Elia o Aset di Flavio Santi (tutto dedicato al Genova social forum), tantissimi testi di cinema e teatro, di autori giovani, non hanno niente da invidiare alle opere di quarant'anni fa.
Diciamo pure che il mass-media massonico di Stato oggi tiene agli argini della comunicazione di massa personalità che quarant'anni fa avrebbero pubblicato i propri testi su tutti i maggiori quotidiani, o avrebbero recitato le proprie poesie in Rai, o sarebbero stati intervistati da Enzo Biagi.
Era un progetto piduista, quello di alleggerire i palinsesti televisivi e le programmazioni giornalistiche, perchè "al popolo italiano troppa cultura non fa bene". Il nuovo popolo, alleggerito e berlusconiano, è il risultato di questa politica.
Ecco, anche, a cosa "serve" l'arte. Non a trasformare pietre in patate, ma ad essere vigili, ad allenare la propria individualità, a depurarsi dalla viltà e dall'omologazione sociale, a curare il proprio senso di dignità.
Difficilmente un lettore di poesia, potrà farsi mettere i piedi in testa da un padrone.
Questa poesia, di Gianni D'Elia (1953) è tratta da Bassa stagione (Einaudi, 2003).
http://www.youtube.com/watch?v=X8WsY04OuaM
Vi consiglio di ascoltarla. Alla chitarra c'è Paolo Capodacqua, il chitarrista di Claudio Lolli.
Secondo me è una poesia meravigliosa, veramente grande. Forse uno dei più bei testi di lirica politica degli ultimi decenni.
Enorme quanto riesce a fondere assieme vita personale, analisi del reale, riflessione politica e sentimento umano.
Ho letto l'articolo al link che hai scritto: se hai altro materiale reperibile sul web passami pure i link.
Comunque io non intedevo dire che non esistono più artisti impegnati: intendevo dire che ad oggi in letteratura non sono identificabili nè movimenti organizzati, nè correnti, nè particolari tendenze, che oggi sembra regnare sovrana una letteratura di consumo nella maggior parte dei casi di infima qualità e dis-impegnata e che vi sia una sostanziale mancanza di "idee", tanto nell'aspetto contenutistico quanto in quello formale.
Vero.e non capisco come possa non essere quantomeno sospetto il fatto che tutti i punti della sezione "media" del Piano di rinascita nazionale siano stati rispettati dal cursus honorum di Berlusconi.Era un progetto piduista, quello di alleggerire i palinsesti televisivi e le programmazioni giornalistiche, perchè "al popolo italiano troppa cultura non fa bene". Il nuovo popolo, alleggerito e berlusconiano, è il risultato di questa politica.
Questo è quanto id più aberrante è stato provocato dal "Berlusconismo"...il creare quell'ignoranza frivola di massa che provoca i tanti voti dati a Berlusconi.Sebbene,è giusto dirlo,la colpa non è solo di Berlusconi.
Ci vorrebbe una sveglia culturale...ma la vedo grigia.