- il vero perché della crisi della sinistra -
a cura di Paolo De Gregorio, 4 luglio 2008
Cerco sempre di non rappresentare posizioni ideologiche, ma evidenziare fatti che ormai sono diventati storia e che parlano da soli, ma oggi sembra che nessuno sia interessato a fare il punto sulla situazione anche se è evidente che siamo alla fine di un ciclo storico, politico ed economico, quello della unica superpotenza, della supremazia del dollaro, del controllo diretto del petrolio e del suo mercato.
In Occidente la sinistra, l’unica che ci sia mai stata, quella comunista, rinunciò prestissimo alla rivoluzione e scelse, magnificandola, la strategia delle progressive conquiste, affermando che la “democrazia” era il terreno ideale per l’affermazione della giustizia sociale e del ruolo dirigente della classe operaia, ma anche su quel terreno ci fu solo il ’68 e in Italia tutto finì nel 1980 quando Berlinguer abbandonò a se stessi gli operai che avevano occupato la FIAT.
Da allora in poi i cedimenti e l’abbandono dell’identità furono progressivi, con un sindacato diviso in fazioni politiche, dove si vedevano i sindacalisti a fine carriera confluire nei partiti politici di riferimento, e hanno creato i presupposti per uno stabile ritorno della destra al potere.
Destra piduista, confindustriale, mediatica, che ha trovato nella assenza di una vera opposizione il terreno fertile per consolidarsi, per appropriarsi di tutto l’apparato editoriale e televisivo, per ricattare la classe operaia con l’esercito di riserva degli immigrati fatti affluire e assunti in massa per ottenere tutte quelle norme di flessibilità e precariato che hanno fatto dei salariati e degli impiegati dei fantasmi impauriti, ricattati senza più identità e voglia di combattere.
I meravigliosi sviluppi della democrazia progressiva, come quelli tratteggiati da Palmiro Togliatti nella sua opera “la via italiana al socialismo”, si rivelavano una pia illusione,una valutazione da mentecatti,mentre la via democratica si è fatta autostrada per aprire la porte del potere politico all’uomo più ricco e furbo d’Itali. Nelle sue mani si concentra il monopolio della proprietà mediatica, ha azzerato la democrazia e le regole, che si è fatto ancora più ricco, potente e arrogante restando in perenne conflitto di interesse, usando il potere per farsi leggi di comodo, per dominare anche la RAI immettendo dirigenti a suo libro paga.
Sono bastati 20 anni di potere televisivo per fabbricare il “pensiero unico”, far trionfare consumismo e individualismo, imporre precisa ideologia diretta soprattutto alle classi subalterne, che si sono identificate nel padrone brillante e di successo, che gli fornisce anche la squadra di calcio per cui tifare, colui che di dà lavoro e che vuole gli operai e i padroni dalla stessa parte.
Solo chi è stupido o in malafede non può concordare con questa evoluzione dei fatti, che sono fatti e non una mia opinione.
L’ultimo atto del declino della “sinistra” l’abbiamo vissuto nell’ultimo governo Prodi, dove una sinistra considerata radicale, ma solo parolaia, mondana, incomprensibile, incapace di ottenere nemmeno lo stop al raddoppio della base Usa di Vicenza, incapace di organizzare disoccupati e precari, ma onnipresente in Tv e nei salotti, ha avuto un definitivo benservito che ha pensionato anticipatamente i rimasugli di quelli che ci pigliavano per il culo raccontandoci che la rivoluzione si fa con le buone maniere.
Se hai promesso la rivoluzione senza mantenere la parola, e poi non hai fatto neppure le riforme, è forse strano che gli operai abbiano votato Lega e Berlusca? Se la soluzione collettiva non c’è stata, ognuno cerca la sua strada individuale e forse rende di più mettersi d’accordo direttamente con il padrone.
Per quanto D’Alema e la sua corrente RED ammicchi ai rimasugli della sinistra radicale, nulla potrà fermare il fallimento storico di questi personaggi e ogni tentativo di restare a galla avrà l’effetto di farli affondare sempre di più.
L’unico spazio che vi è oggi è quello di proporre soluzioni che mettano al primo punto la riconversione energetica con le energie rinnovabili (solare in testa), per arrivare all’annullamento della nostra dipendenza dal petrolio, e ad una riconversione agricola che produca pulito, biologico, per il mercato interno, dove i prodotti agricoli devono essere consumati nel territorio, freschi, a kilometri zero, capaci di sfamare tutta la popolazione in modo sostenibile.
Se non andremo speditamente in questa direzione la crisi energetica, la crisi finanziaria, la crisi della globalizzazione, la crisi climatica, ci crolleranno addosso quando non potremo più fronteggiarle e le sofferenze per i più deboli saranno gravi e drammatiche.
Le classi dirigenti della destra e quelle della “sinistra abusiva” hanno le stesse strategie economiche. Entrambe auspicano un impossibile aumento del PIL, entrambe pensano al nucleare, e non si rendono conto che la “globalizzazione” sta finendo perchè si basava sul petrolio a 40 dollari e presto tutti i trasporti, navali e aerei, diventeranno anti-economici.
Solo chi cercherà di capire il futuro in questa chiave rappresenterà il nuovo e diventerà parte della nuova classe dirigente, perché con l’autosufficienza energetica dal sole e con l’autosufficienza alimentare si sopravvive, e invece continuare nel mito dello sviluppo infinito e nei miracoli della globalizzazione legata al petrolio è da ciechi e ottusi.
Paolo De Gregorio