di Marco Scatarzi
Il progetto è di quelli chiari: permettere alle famiglie italiane in affitto negli alloggi popolari di riscattarli attraverso delle rate di mutuo. Si chiama “Azione Casa” e, non a caso, è l’invenzione di Azione Giovani, inserita a pieno titolo nel programma del Pdl e difesa in parlamento dai deputati di Alleanza Nazionale e dal Ministro delle Politiche Giovanili Giorgia Meloni. Francesco Torselli, Presidente provinciale di AG a Firenze e responsabile del centro sociale di destra “Casaggì”, ci spiega di che cosa si tratta.
Torselli, qual è lo spirito che sta alla base della proposta “Azione Casa”?
Lo spirito alla base della proposta è uno spirito rivoluzionario, innovativo, saldamente radicato nel solco della giustizia sociale. Alla base di tutto vi è una concezione identitaria della dimora. La casa, infatti, non è un qualcosa che l’uomo può decidere di possedere o meno in funzione dei suoi reali bisogni. La casa non dovrebbe essere un bene di mercato, perché un diritto primario della persona. E’ il riflesso dell’identità, il rifugio della famiglia, il simbolo di una appartenenza. Solo attraverso questo approccio si possono abbattere i tentacoli dell’usura che imperversa nel mercato immobiliare.
Come si articola il progetto del riscatto della proprietà?
L’unica vera alternativa al sistema assistenziale delle “case popolari” risiede in quello che abbiano chiamato: “riscatto della proprietà”, partendo da un esperimento messo in atto a Roma, nel quartiere Esquilino, qualche anno fa, su iniziativa dell’allora Consigliere Regionale On. Fabio Rampelli, denominato appunto “riscatto sociale”. La proposta si articola in tre fasi: riscatto, concorso e costruzione. La prima prevede che il canone di affitto versato mensilmente dalle famiglie non sia a fondo perduto, ma concorra al riscatto dell’immobile, che avverrà quando l’importo versato sarà pari al valore dello stesso. Attraverso questo procedimento chi oggi vive in affitto nelle “case popolari” potrà diventare finalmente proprietario del proprio immobile: niente più affitti, niente più precarietà, una casa per i propri figli. Il secondo passo (il concorso) prevede che parallelamente al riscatto, le facoltà universitarie di Architettura e Ingegneria mettano a disposizione i progetti realizzati dagli studenti durante i loro percorsi di studio: questo permetterebbe di abbattere gli eventuali costi di progettazione di nuovi lotti di “case popolari” e darebbe la possibilità a giovani laureati di farsi un nome nel settore edilizio. Il terzo ed ultimo passo è quello relativo alla costruzione: gli enti locali, una volta riscossi i proventi derivanti dal riscatto dei precedenti immobili, provvederanno a realizzare i progetti ottenuti dall’Ateneo. I nuovi alloggi, costruiti sulle proprietà demaniali, saranno a loro volta riscattati attraverso le rate di mutuo.
Potrebbero esserci dei problemi nel passaggio dalla proposta al progetto?
Il progetto del “riscatto della proprietà” non è utopia. La nostra proposta di legge in tale direzione ruota attorno ad una serie di punti cardine che la rendono originale ed attuabile al tempo stesso. Il primo è il riordino degli enti competenti: le Regioni dovrebbero provvedere, assegnare alle Province e ai Comuni il compito di monitorare tutti i lotti di edifici attualmente assegnati col sistema delle “case popolari” e tutti quei terreni di proprietà del Demanio dello Stato sui quali prevedere nuovi interventi edilizi. Il riordino in questione dovrebbe prevedere l’istituzione di una nuova “Commissione Regionale Casa” avente principalmente due compiti: vigilare sui criteri di assegnazione delle “case popolari” e sui bilanci degli enti chiamati a gestire queste abitazioni nel periodo che intercorre tra la realizzazione ed il riscatto. Un’altra questione è il riassetto delle graduatorie: dovrebbero essere innanzi tutto privilegiate le famiglie attualmente senza fissa dimora o in possesso di un provvedimento di sfratto esecutivo; in seguito urge comunque sottolineare il fatto che è dovere di ogni Stato avere a cuore prima la situazione dei propri figli e successivamente quella degli ospiti. Le famiglie italiane devono quindi avere la precedenza.
Chi potrebbe opporsi a questa proposta?
Chi ha l’interesse di difendere i banchieri, gli usurai, i palazzinari, gli speculatori e gli assistenzialisti. Per anni, ad esempio, la sinistra ha parlato di “diritto alla casa”: una menzogna assoluta che non ha risolto un bel niente. Si deve iniziare a parlare di proprietà! Solo così si possono crescere dei figli e ci si può avviare verso la creazione di uno Stato sociale che sia degno di questo nome.
Nutre speranze in questo governo per l’approvazione della proposta?
Sì. In Parlamento c’è chi ha preso a cuore la proposta “Azione Casa”, inserendola già nel programma del Pdl che la maggioranza degli italiani ha sottoscritto nelle urne. E poi, dopo la “Robin Hood tax” di Tremonti, vera e propria rivoluzione, ci aspettiamo che le proposte di stampo sociale siano gradite.
Fonte: http://www.opinione.it/pages.php?dir...t=5652&aa=2008