Tremila impronte volontarie. Camilleri: «Siamo tutti rom»
Daniele Nalbone
Oltre tremila schedati a Roma. Per la gioia del ministro Maroni che alla sua collezione di rom, ai quali vigili urbani e polizia di Stato hanno già cominciato a prendere le impronte, ora potrà aggiungere le prime migliaia di cittadini italiani, una coppia di turisti inglesi - che ha chiesto cosa accadesse e sconvolta dalla spiegazione si è messa in coda sotto il sole per farsi schedare - e, dulcis in fundo , per il gaudio del Premier ben due toghe, sicuramente "rosse": i magistrati Rita San Lorenzo, segretaria nazionale di Magistratura Democratica, e Angelo Caputo. Un successo oltre ogni previsione per "Schedateci tutti", manifestazione promossa dall'Arci a Roma, in Piazza dell'Esquilino, contro il censimento "etnico" del governo con tanto di rilevazione di impronte digitali, minori compresi, per tutti i residenti nei cosiddetti "campi nomadi". «Un gesto simbolico, provocatorio per dare visibilità all'indignazione di quella che, sono certo, è la maggioranza degli italiani» spiega il presidente dell'Arci, Paolo Beni. A farsi schedare sono accorsi molti volti noti della cultura e della politica. Tra i primi in fila, lo scrittore siciliano Andrea Camilleri, con l'immancabile sigaro in bocca: «Non avrei mai pensato di essere felice di lasciare le mie impronte digitali, ma ho sentito il bisogno di farlo perché ritengo ignobile schedare un'etnia - commenta amaro - I rom oggi sono la reincarnazione politica degli untori manzoniani: allora bisognava trovare i colpevoli della peste a Milano, oggi il governo li sta usando per trovare il "mostro" che genera insicurezza. Ebbene, posso affermare che qui, oggi, siamo tutti rom e tutti clandestini». Mentre lo dice mostra con orgoglio una maglia che recita "Siamo Tutti Clandestini" (made by Carta ). E a chi gli chiede un messaggio da mandare al ministro Maroni, il padre del più famoso commissario d'Italia si avvale della facoltà di non rispondere, «altrimenti sarei accusato di ingiurie e vilipendio della Repubblica». Hai capito Montalbano... Ascanio Celestini, mentre si fa inchiostrare i polpastrelli, la prende di petto «oggi i rom, domani potrebbe essere il momento dei grassi, dei nani... anzi, dei nani non credo (e nemmeno dei pelati)... degli anziani, di chi beve, di chi fuma... Lo Stato si arroga un diritto paternalista che non ha: dietro la formula del "se non hai niente da nascondere, non temere" si comporta come un padre che entra nella stanza del figlio senza permesso in quanto si ritiene "superiore e portatore di un interesse superiore". Dice di farlo per la famiglia, per la Patria. All'appello manca solo Dio...». Altro schedato illustre, Moni Ovadia che attacca «la falsa verginità di Maroni»: «Il suo provvedimento non è per la legge, per la gente, per la sicurezza ma contro la legge, contro la gente e genera insicurezza perché oggi, in Italia, si stanno perseguitando persone e bambini non per quello che fanno ma per quello che sono. Per questo ho reagito prima vomitando a casa quando ho saputo la notizia poi lasciando le mie impronte». Importante (e non attesa) anche la partecipazione dei politici di quel che fu il centrosinistra al governo: Paolo Ferrero, Rosi Bindi, Livia Turco, Fabio Mussi, Patrizia Sentinelli con Franco Giordano, Furio Colombo, Giovanni Russo Spena, Dario Franceschini... Ci sarà una chance d'opposizione almeno su questo? Il tutto, sotto le telecamere dell'emittente tedesca 3 Sat Tv che mentre intervista il mediatore culturale rom e sinti, Nazareno Guarnieri, non crede ai suoi microfoni: «Una reazione popolare a una governo "fuori di testa"», commenta il giornalista, «in Germania, oggi, una politica simile porterebbe a una rivoluzione». «Ma noi non possiamo fare la rivoluzione - si inserisce Tony Blazevic Antun della comunità rom della capitale - perché non siamo a casa nostra. Perché una casa non ce l'abbiamo». «Tutta questa gente è qui per questo! Per voi!» urla la signora Bianca, 83 anni, che allarga il dibattito tv. «Io sono coetanea di Camilleri e della leggenda dei rom cattiva gente e italiani brava gente ne sento parlare da quando ho cinque anni. Da quando c'era "lui". Questa di oggi è una piccola rivoluzione».
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