Caso Englaro, la Cassazione ha inventato
un istituto per decidere della vita e della morteIL CONSENSO PRESUNTO
E` UN`ARMA IMPROPRIATra le motivazioni alla base della sentenza milanese con la quale si dà facoltà ai tutori di interrompere la nutrizione di Eluana Englaro, c’è il fatto che la ragazza, all’epoca dell’incidente quasi ventenne, era una persona allegra, dinamica e piena di vita, e che quindi mai avrebbe accettato la vita immobile e misteriosa – misteriosa, perché nemmeno gli studiosi sanno davvero che cosa quella vita comporti dal punto di vista delle sensazioni e dell’attività mentale – la vita, insomma, che sta vivendo da sedici anni. Avete capito bene: Eluana dava prove di grande attaccamento alla vita, e allora è meglio che ora non viva (ma se invece fosse stata apatica e demotivata?). Inutile cercare una logica razionale: la Cassazione, nello scorso ottobre, ha inventato l’istituto del consenso presunto, "quando sia univocamente accertato, sulla base di elementi tratti dal vissuto del paziente, dalla sua personalità e dai convincimenti etici, religiosi, culturali e filosofici che ne orientavano i comportamenti e le decisioni, che questi, se cosciente, non avrebbe prestato il suo consenso alla continuazione del trattamento”. Il consenso presunto non funzionerebbe mai in tema di diritti patrimoniali. Ve l’immaginate qualcuno che va dal notaio a giurare che il signor Tal dei Tali voleva proprio lasciare il suo box auto a lui? Eppure ora funziona per decidere della vita e della morte di Eluana Englaro.
Nicoletta Tiliacos
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