Dal sito del professor Giorgio Israel:
"Nelle tracce della maturità c’erano errori peggiori di quelli noti. E non erano sviste"
Si è sollevato un gran baccano attorno agli errori contenuti nelle formulazioni dei “temi” e delle “tracce” degli esami di maturità ma nessuno si è interessato a esaminarne i contenuti. Certo, è un’impresa leggere una pappardella di quasi 40.000 battute: tale è la lunghezza complessiva dei testi proposti e già questo – anche se è un dato soltanto quantitativo – è un segnale degli approdi grotteschi cui siamo giunti.
Diamo piuttosto un’occhiata ai documenti proposti con il tema di ambito tecnico-scientifico: «Quale idea di scienza nello sviluppo tecnologico della società umana». Il primo documento è un brano tratto dal “De Rerum Natura” di Lucrezio. Leggiamolo:
«Quando la nostra vita umana giaceva per terra/turpemente schiacciata da una pesante religione/che mostrava dal cielo l’orribile faccia/sopra i mortali, per la prima volta un uomo mortale,/un Greco, osò contro di quella alzare lo sguardo/e per primo resisterle contro; né la fama dei Numi/né il fulmine lo distrusse né la minaccia del cielo/strepitoso lo spaventò; ché anzi il desiderio/gli crebbe più forte e più acre lo strinse,/di rompere egli per primo/le porte serrate della natura. E vinse/la forza dell’animo; e andò lontano, solo,/di là dalle fiammanti barriere dell’universo/e tutto l’immenso attraversò con la mente/illesa, e a noi vittorioso ritorna e ci svela/il segreto dei corpi che nascono e come alle cose/è fisso un termine e limitato il potere./Così la religione fu calpestata/sotto i piedi mortali/e quella vittoria ci solleva alle stelle».
È ovvio che questo brano va contestualizzato. Col mito di Prometeo, esso allude alla contrapposizione tra conoscenza e la religione del mondo pagano. Qui la “tecnologia” è un anacronismo e l’uso di una simile “traccia” suggerisce tendenziosamente di dire che scienza/tecnologia e religione sono incompatibili. Esagero? Leggete allora il “documento” seguente. È di Jeremy Rifkin, il guru ambientalista le cui “competenze” come storico della scienza sono nulle:
«Nel corso della storia è sempre accaduto che l’uomo si sia trovato in una situazione di incertezza di fronte a due modi profondamente diversi di interpretare la realtà. Fu senza dubbio questo il caso che si verificò alla fine del Seicento, quando gli scienziati e i filosofi razionalisti – Isaac Newton, John Locke, René Descartes e altri – misero in discussione alcuni dogmi della Chiesa, fra i quali anche una dottrina fondamentale: quella che considerava la terra come una creazione di Dio e, quindi, dotata di valore intrinseco. I nuovi pensatori propendevano per una visione più materialistica dell’esistenza, fondata sulla matematica e sulla “ragione”».
La congiunzione del brano di Lucrezio con il ridicolo asserto di Rifkin – che Newton o Descartes fossero materialisti e non credessero al mondo come creazione divina – denota che chi ha proposto il tema aveva un intento: indurre lo studente a comporre una requisitoria antireligiosa in nome della ragione scientifica. Lo scandalo è che, anziché limitarsi a proporre il tema, lo studente sia stato indirizzato – accoppiando un brano che viene da un mondo lontanissimo dal nostro con un altro che propina una castroneria – a comporre un elaborato in stile sovietico.
Va altresì detto che questa prova gestita in modo ignorante e fazioso non si guarisce con la soluzione proposta da certi sprovveduti: sostituire il tema con un test a risposte multiple “somministrato” da docimologi. Del tipo: «Chi era Isaac Newton? A) Un fotografo, B) uno scienziato inglese, C) un centravanti del Manchester. Segnare con una croce la risposta esatta». Ovvero: come sostituire l’ateismo di stato con l’ebefrenia da valutazione.
(Tempi, 3 luglio 2008)
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