Clàro que no!
Vediamo, però, come Caselli risponde ad "Ignoromeo":
Separare le carriere?
La separazione delle carriere fra magistrati requirenti (PM) e giudicanti è il fulcro dei problemi.
Recentemente il Presidente del consiglio (con un emendamento al “maxiemendamento” annunziato nel corso di una trasmissione TV) ha esplicitamente detto di volerla formalmente realizzare.
Vi sono vari paesi in cui tale separazione esiste senza gravi ripercussioni sul sistema giustizia.
La questione va pertanto affrontata senza insofferenze, semplificazioni o rifiuti pregiudiziali.
Ma non dobbiamo mai dimenticare in che mondo concretamente viviamo.
Il nostro mondo – L’Italia – non appare il migliore dei mondi possibili, a causa di alcune specificità concrete dalle quali non è consentito prescindere.
Il nostro mondo è quello della mozione approvata il 5 dicembre 2001 dalla maggioranza del Senato.
Una mozione parlamentare che censura un provvedimento giudiziario: mai successo prima nella storia della Repubblica.
Una mozione contro cui centinaia di professori universitari di diritto (non magistrati “militanti”…) hanno sottoscritto un documento che parla di intimidazione, giudizio di merito su provvedimenti giurisdizionali ancora sottoposti agli ordinari mezzi di impugnazione, attentato alla libertà di valutazione dei giudici, conflitto di attribuzione fra poteri dello stato in ordine alle funzioni interpretative che necessariamente ineriscono all’esercizio della giurisdizione.
Il nostro mondo è quello della Commissione parlamentare d’inchiesta sugli anni di “Mani pulite”, destinata a mettere sul banco degli imputati i magistrati che hanno fatto il loro dovere, sol perché sgraditi a certi politici (recentemente l’on. Bondi, autorevole esponente di “Forza Italia”, ha addirittura preannunziato l’istituzione di una Commissione d’inchiesta su quell’associazione a delinquere che sarebbe stata ed è la magistratura).
Il nostro è il mondo in cui capita sempre più spesso che quando un magistrato, ricorrendone i presupposti in fatto e in diritto, deve occuparsi di un politico che (in ipotesi d’accusa) ruba o intrallazza con la mafia, il problema – invece di essere il politico che ruba o collude – diventa il magistrato.
Del quale si dice che fa politica sol perché ha dovuto occuparsi di un politico corrotto o amico dei mafiosi. Quando non si dice che è” matto”, o “mentalmente disturbato” o “antropologicamente diverso dal resto della razza umana” (parole pronunziate dal Presidente Berlusconi nel corso di un’intervista pubblicata il 4.9.03)
Di qui (ed è tipico del nostro mondo) un sistematico rovesciamento della realtà, una serie di “bufale” ossessivamente ripetute, con un trapanamento dei cervelli capace di trasformare le fandonie in…verità.
Un’intensa “black propaganda”, che intreccia in una spirale soffocante falsità, deformazioni e luoghi comuni: come partito dei giudici, toghe rosse, rivoluzione giudiziaria, teoremi investigativi, politicizzazione della magistratura e giacobinismo, fino all’abusatissimo giustizialismo.
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