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    Predefinito 17 luglio - S. Alessio, confessore

    Dal sito SANTI E BEATI:

    Sant' Alessio, Mendicante

    17 luglio

    Roma o Costantinopoli (?) V secolo – Roma, 17 luglio anno ?

    Fattosi povero, da patrizio qual era, Alessio trascorreva le notti sotto una scala sul colle romano dell’Aventino. In quel luogo Papa Onorio III gli dedicò nel 1217 una chiesa, scelta ancora oggi per molti matrimoni che si celebrano nell’Urbe. Ma quella della scala è soltanto una delle due tradizioni esistenti sul santo. Secondo quella siriaca, infatti, il giovane fuggì la sera delle nozze per recarsi a Edessa, dove visse da mendicante e morì. La variante greco-romana introduce il ritorno a Roma (raffigurato nelle pitture della chiesa inferiore della basilica San Clemente). Qui Alessio visse sempre da mendico e non venne riconosciuto dal padre. Fu Papa Innocenzo a scoprirne l’identità e a comunicarla ai genitori, che, straziati, si recarono al capezzale del figlio ormai morente. Una scena spesso raffigurata nell’arte. Della figura di Alessio si è impadronita anche la letteratura. (Avvenire)

    Patronato: Mendicanti

    Etimologia: Alessio = protettore, difensore, dal greco

    Martirologio Romano: A Roma nella chiesa sul colle Aventino, sotto il nome Alessio si venera un uomo di Dio, che, come dice la tradizione, lasciò una casa ricca per diventare povero e mendicare in incognito l’elemosina.

    Martirologio tradizionale (17 luglio): A Roma sant'Alessio Confessore, figlio del Senatore Eufemiano. Egli, nella prima notte delle nozze, partito di casa lasciando intatta la sposa, e, dopo lunga peregrinazione, tornato a Roma, con nuova arte deludendo il mondo, rimase incognito per diciassette anni nella casa paterna, alloggiatovi come povero; ma dopo la morte, riconosciuto per una voce che si udì nelle chiese di Roma e per un suo scritto, al tempo del Papa Innocenzo primo, fu con sommo onore trasferito alla chiesa di san Bonifacio, dove rifulse per molti miracoli.

    Tutto sommato la vita di s. Alessio si può descrivere con poche frasi, ma sono le varie narrazioni del tempo antico, che ne arricchiscono lo svolgimento in buona parte leggendario.
    Vi sono tre versioni della ‘Vita’: la leggenda siriaca, la leggenda greca, la leggenda latina, che hanno trasformato la semplice e umile vita di un uomo di Dio, mendicante e asceta del V secolo, in un fiorito racconto che è stato oggetto di opere teatrali e di poesia, sia in Oriente che in Occidente.
    La leggenda siriaca, la prima composta fra il 450 e il 475, il cui manoscritto più antico risale alla fine del V secolo, narra di un giovane e ricco abitante della nuova Roma cioè Costantinopoli, il quale la sera delle nozze si era allontanato di nascosto imbarcandosi per l’Oriente.
    Giunto ad Edessa, città dell’odierna Siria, che nel IV-V secolo era un centro di cultura cristiana (Scuola di Edessa), finché nel VII secolo passò ai musulmani, qui si mise a chiedere l’elemosina con altri mendicanti sull’uscio della chiesa.
    Quello che raccoglieva di giorno, lo distribuiva di sera ai poveri della città, per il suo ascetismo venne chiamato Mar-Riscia (uomo di Dio); persone incaricate dal padre di ritrovarlo, giunti anche ad Edessa, non riuscirono ad identificarlo in quel mendicante lacero ed emaciato.
    Dopo 17 anni, quando si sentì morire, il giovane mendicante rivelò al sacrestano della chiesa la sua vera identità ed origine, il quale una mattina lo trovò morto sul sagrato.
    Il sacrestano si precipitò dal vescovo Rabula (412-435) e lo supplicò di non far confondere nella fossa comune, il corpo di quel santo uomo, il vescovo allora si recò al cimitero per esumarlo, ma trovò solo le misere vesti, il corpo era scomparso.
    Nel secolo IX comparve documentata la leggenda greca o bizantina, la quale trasformava significativamente quella siriaca. Prima di tutto dava un nome al giovane chiamandolo Aléxios (Alessio) che significa “difensore” o “protettore”, situando la sua nascita a Roma e non più in Oriente e datando la sua morte al 17 luglio, al tempo degli imperatori fratelli Arcadio e Onorio (395-408).
    La leggenda narra che un’icona della Vergine Maria nella chiesa di Edessa (oggi secondo la tradizione, venerata nella chiesa romana di Sant’Alessio sull’Aventino), ordinò al sacrestano di far entrare in chiesa quel mendicante da considerarsi un santo, la voce si diffuse rapidamente fra il popolo dei fedeli, che presero a venerarlo.
    Alessio cui non piacevano gli onori, fuggì imbarcandosi per Tarso, ma i venti prodigiosamente lo fecero approdare sulle coste italiane ad Ostia; questo fatto fu preso da Alessio come un’indicazione divina, pertanto decise di farsi ospitare come uno straniero povero nella casa paterna a Roma.
    Il padre memore del figlio lontano e in difficoltà, senza riconoscerlo lo accolse con benevolenza in casa, dove Alessio rimase per 17 anni, dormendo in un sottoscala fra le umiliazioni e gli scherni dei servi.
    Quando Alessio sentì che la sua fine era vicina, decise di scrivere le avventure e le origini della sua vita su un rotolo, quando morì le campane di Roma si misero a suonare a festa e fu udita una voce divina che diceva: “Cercate l’uomo di Dio affinché egli preghi per Roma”, così fu scoperto il corpo del santo, ancora con il rotolo in mano, che solo gli imperatori Arcadio ed Onorio riuscirono a sfilarglielo e leggere.
    Della leggenda latina non si hanno documentazioni prima del secolo X, comparve prima in Spagna e verso l’ultimo quarto del secolo a Roma.
    Qui il culto fu diffuso dall’arcivescovo metropolita di Damasco Sergio, il quale costretto a fuggire a seguito dell’invasione dei Saraceni, si stabilì presso la chiesa di San Bonifacio sull’Aventino, qui fondò una comunità monastica mista, dove i greci osservavano la Regola di s. Basilio e i latini quella di s. Benedetto.
    Questa comunità rivestì una grande importanza in quel tempo e fra l’altro rielaborò la leggenda greca di s. Alessio in una versione che diventò la tradizione dominante in Occidente, tale da essere inserita nella “Leggenda Aurea” di Jacopo da Varagine.
    Le diversità apportate nella leggenda latina sono: la chiesa dove Alessio si sarebbe dovuto sposare divenne la stessa basilica dove il santo sarebbe stato sepolto; la mancata sposa, che la sera precedente le nozze accettò di vivere in castità, si chiamò chi sa perché Adriatica; il rotolo con scritta la sua vita, fu tolto di mano non dagli imperatori, ma dal papa stesso, presenti gli straziati genitori Eufemiano e Aglae, che finalmente seppero che quel mendicante in abiti da pellegrino, vissuto nella loro casa, era l’amato figlio.
    Questa nuova versione latina ispirò canti popolari e leggende che i contadini si tramandavano da padre in figlio.
    Nel 1217 papa Onorio III dedicò la chiesa di S. Bonifacio anche al leggendario s. Alessio; dell’antica chiesa, dopo i vari rifacimenti non è rimasto quasi nulla, nell’attuale basilica barocca, c’è la Cappella di S. Alessio e in essa è contenuto un frammento lungo circa un metro della scala sotto la quale il santo dormiva, il frammento sovrasta la statua in marmo, raffigurante s. Alessio sul letto di morte, vestito da pellegrino di Santiago, opera dello scultore Antonio Bergondi, seguace del Bernini.
    Testimonianza artistica sulla sua vita è il ciclo di affreschi di fine XI secolo, situato nella chiesa inferiore di San Clemente a Roma; in questo ciclo compaiono già gli attributi che lo identificano, come la scala, il bastone da pellegrino, la lettera nella mano serrata dalla morte, che verranno poi ripresi dai tanti artisti che lo hanno raffigurato nei secoli successivi.
    A conclusione è opportuno notare come il numero 17 compaia più volte nella vita di s. Alessio; 17 sono gli anni passati ad Edessa e 17 quelli trascorsi a Roma in casa de padre; il 17 luglio è la data ritenuta della sua morte, come pure egli viene celebrato in Oriente il 17 marzo e in Occidente il 17 luglio.
    Ancora oggi nella Basilica di S. Alessio sull’Aventino, molte coppie di sposi vogliono qui celebrare il loro matrimonio.

    Autore: Antonio Borrelli


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    St. Alexius

    CONFESSOR.

    According to the most recent researches he was an Eastern saint whose veneration was transplanted from the Byzantine empire to Rome, whence it spread rapidly throughout western Christendom. Together with the name and veneration of the Saint, his legend was made known to Rome and the West by means of Latin versions and recensions based on the form current in the Byzantine Orient. This process was facilitated by the fact that according to the earlier Syriac legend of the Saint, the "Man of God," of Edessa (identical with St. Alexius) was a native of Rome. The Greek legend, which antedates the ninth century and is the basis of all later versions, makes Alexius the son of a distinguished Roman named Euphemianus. The night of his marriage he secretly left his father's house and journeyed to Edessa in the Syrian Orient where, for seventeen years, he led the life of a pious ascetic. As the fame of his sanctity grew, he left Edessa and returned to Rome, where, for seventeen years, he dwelt as a beggar under the stairs of his father's palace, unknown to his father or wife. After his death, assigned to the year 417, a document was found on his body, in which he revealed his identity. He was forthwith honoured as a saint and his father's house was converted into a church placed under the patronage of Alexius. In this expanded form the legend is first found in a hymn (canon) of the Greek hymnographer Josephus (d. 883). It also occurs in a Syrian biography of Alexius, written not later than the ninth century, and which presupposes the existence of a Greek life of the Saint. The latter is in turn based on an earlier Syriac legend (referred to above), composed at Edessa between 450 and 475. Although in this latter document the name of Alexius is not mentioned, he is manifestly the same as the "Man of God" of whom this earlier Syriac legend relates that he lived in Edessa during the episcopate of Bishop Rabula (412-435) as a poor beggar, and solicited alms at the church door. These he divided among the rest of the poor, after reserving barely enough for the absolute necessities of life. He died in the hospital and was buried in the common grave of the poor. Before his death, however, he revealed to one of the church servants that he was the only son of distinguished Roman parents. After the Saint's death, the servant told this to the Bishop. Thereupon the grave was opened, but only his pauper's rags were now found therein. How far this account is based on historical tradition is hard to determine. Perhaps the only basis for the story is the fact that a certain pious ascetic at Edessa lived the life of a beggar and was later venerated as a saint. In addition to this earlier Syriac legend, the Greek author of the later biography of St. Alexius, which we have mentioned above as having been written before the ninth century, probably had in mind also the events related in the life of St. John Calybata, a young Roman patrician, concerning whom a similar story is told. In the West we find no trace of the name Alexius in any martyrology or other liturgical book previous to the end of the tenth century; he seems to have been completely unknown. He first appears in connection with St. Boniface as titular saint of a church on the Aventine at Rome. On the site now occupied by the church of Sant' Alessio there was at one time a diaconia, i.e. an establishment for the care of the poor of the Roman Church. Connected with this was a church which by the eighth century had been in existence for some time and was dedicated to St. Boniface. In 972 Pope Benedict VII transferred the almost abandoned church to the exiled Greek metropolitan, Sergius of Damascus. The latter erected beside the church a monastery for Greek and Latin monks, soon made famous for the austere life of its inmates. To the name of St. Boniface was now added that of St. Alexius as titular saint of the church and monastery. It is evidently Sergius and his monks who brought to Rome the veneration of St. Alexius. The Oriental Saint, according to his legend a native of Rome, was soon very popular with the folk of that city. Among the frescoes executed towards the end of the eleventh century in the Roman basilica of St. Clement (now the lower church of San Clemente) are very interesting representations of events in the life of St. Alexius. His feast is observed on the 17th of July, in the West; in the East, on the 17th of March. The church of Sts. Alexius and Boniface on the Aventine has been renovated in modern times but several medieval monuments are still preserved there. Among them the visitor is shown the alleged stairs of the house of Euphemianus under which Alexius is said to have lived.

    Bibliography

    Acta SS., July, IV, 238 sqq.; Analecta Bollandiana, XIX, 241 sqq. (1900); DUCHESNE, Les legendes chretiennes de l"Aventin; Notes sur la topographie de Rome au moyen-age, N. VII, in Melanges d'archeol. et d'hist., X, 234 sqq. (1890); AMIAND, La legende Syriaque de S. Alexis, l'Homme de Dieu (Paris, 1899); KONRAD VON WURZBURG, Das Leben des hl. Alexius (Berlin, 1898); MASSMANN, St. Alexius Leben (Quedlinburg and Leipzig, 1843); NERINIUS, De templo et coenobio Sanctorum Bonifatii et Alexii (Rome, 1752); BUTLER, Lives, 17 July.

    Fonte: The Catholic Encyclopedia, vol. I, New York, 1910

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    Da dom Prosper Guéranger, L’Année Liturgique - Le Temps après la Pentecoste, Paris-Poitiers, 1901, VI ediz., t. IV, p. 145-149

    LE XVII JUILLET.

    SAINT ALEXIS, CONFESSEUR.


    S'il n'est commandé à personne de suivre les Saints jusqu'aux extrémités où les conduit l'héroïsme de leurs vertus, ils n'en demeurent pas moins, du haut de ces inaccessibles sommets, les guides de ceux qui marchent par les sentiers moins laborieux de la plaine. Comme l'aigle en présence de l'astre du jour, ils ont fixé de leur regard puissant le Soleil de justice; et s'enivrant de ses divines splendeurs, ils ont vers lui dirigé leur vol bien au delà de la région des nuages sous lesquels nos faibles yeux se réjouissent de pouvoir tempérer la lumière. Mais, si différent que puisse être son éclat pour eux et pour nous, celle-ci ne change pas de nature, à la condition d'être pour nous comme pour eux de provenance authentique. Quand la débilité de notre vue nous expose à prendre de fausses lueurs pour la vérité, considérons ces amis de Dieu; si le courage nous fait défaut pour les imiter en tout dans l'usage de la liberté que les préceptes nous laissent, conformons du moins pleinement notre manière de voir à leurs appréciations: leur vue est plus sûre, car elle porte plus loin; et leur sainteté n'est autre chose que la rectitude avec laquelle ils suivent sans vaciller, jusqu'à son foyer même, le céleste rayon dont nous ne pouvons soutenir qu'un reflet amoindri. Que surtout les feux follets de ce monde de ténèbres (1) ne nous égarent pas au point de prétendre contrôler à leur vain éclat les actes des Saints: l'oiseau de nuit préférera-t-il son jugement à celui de l'aigle touchant la lumière?

    Descendant du ciel très pur de la sainte Liturgie jusqu'aux plus humbles conditions de la vie chrétienne, la lumière qui conduit Alexis par les sommets du plus haut détachement se traduit pour tous dans cette conclusion que formule l'Apôtre: «Quiconque prend femme ne pèche pas, ni non plus la vierge qu'il épouse; ceux-là pourtant connaîtront les tribulations de la chair, et je voudrais vous les épargner. Voici donc ce que je dis, mes Frères: le temps est court; en conséquence, que ceux qui ont des épouses soient comme n'en ayant pas, et ceux qui pleurent comme ne pleurant pas, et ceux qui se réjouissent comme ne se réjouissant pas, et ceux qui achètent comme ne possédant pas, et ceux qui usent de ce monde comme n'en usant point; car la figure de ce monde passe» (2).

    Elle ne passe point si vite cependant cette face changeante du monde et de son histoire, que le Seigneur ne se réserve toujours de montrer en sa courte durée que ses paroles à lui ne passent jamais (3). Cinq siècles après la mort glorieuse d'Alexis, le Dieu éternel pour qui les distances ne sont rien dans l'espace et les temps, lui rendait au centuple la postérité à laquelle il avait renoncé pour son amour. Le monastère qui sur l'Aventin garde encore son nom joint à celui du martyr Boniface, était devenu le patrimoine commun de l'Orient et de l'Occident dans la Ville éternelle; les deux grandes familles monastiques de Basile et de Benoît unissaient leurs rameaux sous le toit d'Alexis; et la semence féconde cueillie à son tombeau par l'évêque-moine saint Adalbert engendrait à la foi les nations du Nord.

    Voici la très courte notice consacrée par l'Eglise à notre héros.

    Alexis, noble entre tous les Romains, se distinguait plus encore par son amour pour Jésus-Christ. Sur un particulier avertissement de Dieu, la première nuit de ses noces il laissa vierge son épouse, et entreprit le pèlerinage des églises illustres de l'univers. Il était resté inconnu dix-sept ans dans ces pérégrinations, lorsque un jour, à Edesse de Syrie, son nom fut divulgué par une image de la très sainte vierge Marie.Quittant donc la contrée, le navire sur lequel il était monté vint aborder au port de Rome même. Reçu par son père dans sa propre maison comme un pauvre étranger, il y vécut dix-sept autres années sans que personne le reconnût, jusqu à ce que, sous le pontificat d'Innocent Ier, il passa au ciel, laissant par écrit l'indication de son nom, de sa race et des diverses circonstances de sa vie.

    Homme de Dieu, c'est le nom que vous donna le ciel, ô Alexis, celui sous lequel l'Orient vous distingue, et que Rome même a consacré par le choix de l'Epître accompagnant aujourd'hui l'oblation du grand Sacrifice (4); nous y voyons en effet l'Apôtre appliquer ce beau titre à son disciple Timothée, en lui recommandant les vertus que vous avez si éminemment pratiquées. Titre sublime, qui nous montre la noblesse des cieux à la portée des habitants de la terre! Vous l'avez préféré aux plus beaux que le monde puisse offrir. Il vous les présentait avec le cortège de tous les bonheurs permis par Dieu à ceux qui se contentent de ne pas l'offenser. Mais votre âme, plus grande que le monde, dédaigna ses présents d'un jour. Au milieu de l'éclat des fêtes nuptiales, vous entendîtes ces harmonies qui dégoûtent de la terre, que, deux siècles plus tôt, la noble Cécile écoutait elle aussi dans un autre palais de la cité reine. Celui qui voilant sa divinité quitta les joies de la céleste Jérusalem et n'eut pas même où reposer sa tête (5) se révélait à votre cœur si pur (6); et, en même temps que son amour, entraient en vous les sentiments qu'avait Jésus-Christ (7). Usant de la liberté qui vous restait encore d'opter entre la vie, parfaite et la consommation d'une union de ce monde, vous résolûtes de n'être plus qu'étranger et pèlerin sur la terre (8), pour mériter de posséder dans la patrie l'éternelle Sagesse (9). O voies admirables! ô mystérieuse direction de cette Sagesse du Père pour tous ceux qu'a conquis son amour (10)! On vit la Reine des Anges applaudir à ce spectacle digne d'eux (11), et révéler aux hommes sous le ciel d'Orient le nom illustre que leur cachaient en vous les livrées de la sainte pauvreté. Ramené par une fuite nouvelle après dix-sept ans dans la patrie de votre naissance, vous sûtes y demeurer par la vaillance de votre foi comme dans une terre étrangère (12). Sous cet escalier de la maison paternelle aujourd'hui l'objet d'une vénération attendrie, en butte aux avanies de vos propres esclaves, mendiant inconnu pour le père, la mère, l'épouse qui vous pleuraient toujours, vous attendîtes dix-sept autres années, sans vous trahir jamais, votre passage à la céleste et seule vraie patrie (13). Aussi Dieu s'honora-t-il lui-même d'être appelé votre Dieu (14), lorsque, au moment de votre mort précieuse, une voix puissante retentit dans Rome, ordonnant à tous de chercher l'Homme de Dieu.

    Souvenez-vous, Alexis, que la voix ajouta au sujet de cet Homme de Dieu qui était vous-même: «Il priera pour Rome, et sera exaucé». Priez donc pour l'illustre cité qui vous donna le jour, qui vous dut son salut sous le choc des barbares, et vous entoure maintenant de plus d'honneurs a coup sûr qu'elle n'eût fait, si vous vous étiez borné à continuer dans ses murs les traditions de vos nobles aïeux; l'enfer se vante de l'avoir arrachée pour jamais à la puissance des successeurs de Pierre et d'Innocent: priez, et que le ciel vous exauce à nouveau contre les modernes successeurs d'Alaric. Puisse le peuple chrétien, à la lumière de vos actes sublimes, s'élever toujours plus au-dessus de la terre; conduisez-nous sûrement par l'étroit sentier (15) à la maison du Père qui est aux cieux.
    -----------------------------------------------------------------------
    NOTE

    1. Eph VI, 12.

    2. I Cor. VII, 28-31.

    3. Matth. XXIV, 33.

    4. 1 Tim, VI, 11.

    5. Matth. VIII, 20.

    6. Ibid. V, 8.

    7. Philip. II, 5.

    8. Heb. XI, 13.

    9. Prov. IV, 7.

    10. Rom. XI, 33.

    11. I Cor. IV, 9.

    12. Heb. XI, 9.

    13. Ibid. 16.

    14. Ibid.

    15. Matth. VII, 14.

  4. #4
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    Andrea Bergondi, S. Alessio, XVIII sec., Basilica dei SS. Bonifacio ed Alessio all'Aventino, Roma

    Basilica dei SS. Bonifacio ed Alessio all'Aventino, Roma. La Chiesa sorge su quella che era la casa di Eufemiano, padre di S. Alessio, ed in cui visse in incognito il santo e dove morì.

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    Predefinito Dal trattato «Sui misteri» di sant'Ambrogio, vescovo

    Nn, 29-30. 34-35. 37. 42; SC 25 bis, 172-178

    Uscito dal fonte battesimale tu sei salito dal sacerdote. Pensa a ciò che è avvenuto dopo. Non forse ciò che dice Davide: «E' come olio profumato sul capo, che scende sulla barba di Aronne»? (Sal 132, 2). E' l'unguento del quale Salomone dice così: «Profumo olezzante è il tuo nome, per questo le giovinette ti amano» (Ct 1, 3) e ti hanno attratto a sé. Quante anime rinnovate oggi ti hanno amato, o Signore Gesù, e hanno detto: Attiraci dietro a te, noi correremo dietro la fragranza delle tue vesti (cfr. Ct 1, 4). Esse volevano sentire la fragranza della risurrezione del Signore. Cerca di capire come questo avvenga «Poiché il saggio ha gli occhi in fronte» (Qo 2, 14). Per questo scende sulla barba di Aronne, perché tu diventi «stirpe eletta», sacerdotale, preziosa (1 Pt 2, 9). Noi tutti, infatti, siamo unti con la grazia spirituale per formare il regno di Dio e il suo sacerdozio.
    In seguito hai ricevuto le vesti bianche come segno che ti sei spogliato dell'involucro dei peccati e ti sei rivestito delle caste vesti dell'innocenza delle quali il Profeta dice: «Purificami con issopo e sarò mondo; lavami e sarò più bianco della neve» (Sal 50, 9). Infatti chi è battezzato, appare purificato, sia secondo la legge, sia secondo il vangelo. Secondo la legge, perché Mosè aspergeva il sangue dell'agnello con un mazzetto di issopo. Secondo il vangelo, perché proprio il vangelo dice che, mentre Cristo mostrava la gloria della sua risurrezione, le sue vesti erano candide come neve. Colui al quale viene rimessa la colpa diventa bianco «più della neve». Così il Signore dice per mezzo di Isaia: «Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come neve» (Is 1, 18).
    La Chiesa, con queste vesti che ha indossato «mediante un lavacro di rigenerazione» (Tt 3, 5) dice con le parole del Cantico: Nera sono, ma bella, o figlie di Gerusalemme (cfr. Ct 1, 5). Nera a cagione della fragilità dell'umana condizione, bella per la grazia. Nera perché formata da peccatori, bella per il sacramento della fede. Scorgendo queste vesti, le figlie di Gerusalemme esclameranno stupefatte: Chi è costei che sale tutta vestita di bianco? Era nera, come mai d'un tratto è divenuta bianca?
    Cristo, vedendo in vesti candide la sua Chiesa — per la quale egli, come leggi nel libro del profeta Zaccaria, aveva indossato le sue vesti immonde (cfr. Zc 3, 3) — ossia vedendo l'anima monda e lavata nel lavacro della rigenerazione, dice: «Come sei bella, amica mia, come sei bella! Gli occhi tuoi sono colombe» (Ct 4, 1). E nella figura della colomba lo Spirito Santo è disceso dal cielo.
    Ricordati così che hai ricevuto il sigillo spirituale «spirito di sapienza e di intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di pietà, spirito di timore del Signore» (Is 11, 2), e conserva quello che hai ricevuto. Dio Padre ti ha marcato di un segno, Cristo Signore ti ha confermato e, come hai appreso dalla lettura dell'Apostolo, «ha impresso nel tuo cuore, come sigillo» lo Spirito (cfr. 2 Cor 1, 22).

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    Georges de La Tour, La scoperta del corpo di S. Alessio, XVII sec., copia di originale perduto, musée historique lorrain, Nancy

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    SAN ALEJO, MENDIGO


    En Roma, en la basílica situada en el monte Aventino, se celebra con el nombre de Alejo a un hombre de Dios que, como cuenta la tradición, dejó su opulenta casa para vivir como un pobre mendigo pidiendo limosna (s. IV).
    +++

    Pero llegando a los veinte años se dio cuenta de que la vida en una familia muy rica y en una sociedad muy mundana le traía muchos peligros para su alma, y huyó de la casa, vestido como un mendigo y se fue a Siria.

    En Siria estuvo durante 17 años dedicado a la adoración y a la penitencia, y mendigaba para él y para los otros muy necesitados.
    Era tan santo que la gente lo llamaba "el hombre de Dios".
    Lo que deseaba era predicar la virtud de la pobreza y la virtud de la humildad.
    Pero de pronto una persona muy espiritual contó a las gentes que este mendigo tan pobre, era hijo de una riquísima familia, y él por temor a que le rindieran honores, huyó de Siria y volvió a Roma.

    Llegó a casa de sus padres en Roma a pedir algún oficio, y ellos no se dieron cuenta de que este mendigo era su propio hijo.
    Lo dedicaron a los trabajos más humillantes, y así estuvo durante otros 17 años durmiendo debajo de una escalera, y aguantando y trabajando hacía penitencia, y ofrecía sus humillaciones por los pecadores.

    Y sucedió que al fin se enfermó, y ya muribundo mandó llamar a su humilde covacha, debajo de la escalera, a sus padres, y les contó que él era su hijo, que por penitencia había escogido aquél tremendo modo de vivir.
    Los dos ancianos lo abrazaron llorando y lo ayudaron a bien morir.

    Después de muerto empezó a conseguir muchos milagros en favor de los que se encomendaban a él.
    En Roma le edificaron un templo y en la Iglesia de Oriente, especialmente en Siria, le tuvieron mucha devoción.

    La enseñanza de la vida de San Alejo es que para obtener la humildad se necesitan las humillaciones.
    La soberbia es un pecado muy propio de las almas espirituales, y se le aleja aceptando que nos humillen.
    Aún las gentes que más se dedican a buenas obras tienen que luchar contra la soberbia porque si la dejan crecer les arruinará su santidad.
    La soberbia se esconde aún entre las mejores acciones que hacemos, y si no estamos alerta esteriliza nuestro apostolado.
    Un gran santo reprochaba una vez a un discípulo por ser muy orgulloso, y este le dijo: "Padre, yo no soy orgulloso".
    El santo le respondió: "Ese es tu peor peligro, que eres orgulloso, y no te das cuenta de que eres orgulloso".

    La vida de San Alejo sea para nosotros una invitación a tratar de pasar por esta tierra sin buscar honores ni alabanzas vanas, y entonces se cumplirá en cada uno aquello que Cristo prometió: "El que se humilla, será enaltecido".[1]

    +++

    ALEJO, MENDIGO[2]

    Bella y larga es la historia de este hombre de Dios que, desde la Edad Media, alimenta la fantasía, piedad, sentimientos religiosos y deseos de entrega a Dios por parte de los cristianos.
    Su figura, que debió ser formidablemente llamativa y ejemplar, viene narrada en el género novelesco, llena de encanto, pródiga en situaciones que mantienen el suspense, con abundancia de escenas que alucinan y toda ella plena de actitud ejemplarizante y moralizadora.
    En fin, la historia de san Alejo es tan pletórica de imaginación, viveza y adornos que su autor suscita la envidia de los que escriben.

    En este estupendo relato, Alejo viene descrito como el hijo único del importante, opulento y caritativo senador de Roma llamado Eufemiano.
    Huyó de su casa el mismo día de su boda -como otro Abrahán, solitario y eremita - llamado súbitamente a realizar la más alta de las aspiraciones y la renuncia más excelsa por el amor al Reino de Dios.
    Presentado Alejo por el autor de su biografía novelada como un joven que es el compendio de todas las virtudes y gracias que puede tener un ser humano, deja inconcebiblemente la casa paterna y a su dulce esposa.
    Quizá sucediera que recordó la exigencia evangélica de posponer todo al Reino de los Cielos y se dispuso a ponerla por obra.

    Dice su leyenda o novela que comienza entonces un largo peregrinaje hacia extrañísimas tierras llegando hasta Edesa, pasado el Eufrates.
    Esta es la ciudad que la incansable viajera y también peregrina Eteria describe como la metrópoli imposible de evitar a todo peregrino que desde occidente llega a visitar, movido por la fe, los lugares santos donde nació, vivió, murió y resucitó el Señor para nuestra salvación.
    El bullicio, la piedad, el humo y aroma del incienso en la basílica del Apóstol Tomás -el que metió su puño en el costado abierto de Jesús- cuyos restos cercanos son día y noche venerados, la oración privada pública, las continuas idas y venidas de las gentes que besan las estatuas de los santos rebajando las piedras con los labios y las manos, el visiteo a la estatua del rey Abgar a quien Cristo escribió una carta, son el ambiente normal de Edesa a donde ha arribado Alejo.
    Llegó rico, pero ahora es un mendigo más de los que abundan entre los pórticos y en los ambientes más frecuentados por el hormigueo de la gente.
    Entre rezo y rezo, contento y alegre, pide limosna y la reparte entre los más pobres. Vive gozoso y sin ataduras, pensando que así lo quiere Jesús.
    Disfruta con el gozo de sentirse cercano a los restos mortales -reliquias- del discípulo del Señor, entre aquellas piedras que huelen a fe y a santo, participa hondamente en misterios sagrados, entre el bullicio está sumido en contemplación y hace todo el bien que puede a los desafortunados.

    Se preocuparon tanto en la casa paterna por la pérdida del hijo y su actitud tan extraña, infrecuente e inesperada que el padre ha enviado a más de cien esclavos para que recorran la tierra, prometiendo llenar de honor y de riqueza a quien lo encuentre.
    Emisarios por el mundo buscan infatigablemente al hijo del potentado buen padre.

    Alejo se ve obligado a abandonar Edesa porque algunos prodigios sucedidos le sacan del anonimato.
    Llena de accidentes, sorpresas y naufragios está descrita la historia de su nuevo peregrinaje por el mundo huyendo de la notoriedad, hasta que de modo imprevisto se ve de nuevo en Roma donde termina viviendo en la casa de su padre que, aunque continua buscándolo afanosamente en la lejanía, no lo reconoce próximo y cercano; hasta llega a darle albergue, como a un mendigo más, en el hueco de la escalera del patio principal de su casa, por caridad.

    Por el espacio de diecisiete años -según dice una antigua tradición romana explicando la historia de la iglesia de san Alessio, situada en el Aventino- vivió allí Alejo, siendo un ejemplo de paciencia, humildad y pobreza; allí supo ayunar y rezar; allí soportó las burlas de la servidumbre; allí quiso permanecer ignorado de sus padres y de su esposa que sólo le saludaban de vez en cuando como a un mendigo desaliñado y pestilente; allí también lo encontraron muerto un día y ¿sabes lo que pasó?
    En su mano encontraron ese día una carta dirigida a sus padres y a su esposa en la que declaraba quién era y todo su amor.

    Alejo quiso ser un mendigo por Dios.
    No es el único en la historia de los santos; también en Roma Benito José Labre quiso vivir como mendigo por Dios.
    Pero Alejo lo fue en casa propia e irreconocible para los suyos.


    [1] Fuente: Santoral de EWTNews

    [2] Fuente: mercaba.org

  8. #8
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    Lightbulb Re: 17 luglio - S. Alessio, confessore

    17 LUGLIO 2018: SANT'ALESSIO, Confessore; diciassettesimo giorno del MESE dedicato alla devozione al PREZIOSISSIMO SANGUE DI NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO…




    Tradidi quod et accepi
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    «Sancti et Sanctae Dei, orate pro nobis.»
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    “SANT'ALESSIO
    Confessore.
    Semidoppio.
    Doppio (a Roma e nel suo Distretto).
    Paramenti bianchi.
    Nascita: Roma, IV secolo.
    Morte: Roma, 412.
    Santuario principale: Monastero di Santa Laura del Peloponneso.
    Attributi: bastone, stuoia, scala, croce, foglietto o lettera.
    Patrono di: moribondi, mendicanti, campanari e portieri.
    SANTA MESSA

    Dal Martirologio Romano: "A Roma sant'Alessio Confessore, figlio del Senatore Eufemiano. Egli, nella prima notte delle nozze, partito di casa lasciando intatta la sposa, e, dopo lunga peregrinazione, tornato a Roma, con nuova arte deludendo il mondo, rimase incognito per diciassette anni nella casa paterna, alloggiatovi come povero; ma dopo la morte, riconosciuto per una voce che si udì nelle chiese di Roma e per un suo scritto, al tempo del Papa Innocenzo primo, fu con sommo onore trasferito alla chiesa di san Bonifacio, dove rifulse per molti miracoli".
    Questo Santo, il cui culto divenne popolarissimo a Roma e in Occidente durante il Medioevo, è un asceta orientale.
    * Alessio, nobilissimo Romano, lasciata per un vivo amore a Gesù Cristo e dietro particolare avviso di Dio la prima notte delle nozze la sua sposa vergine, intraprese il pellegrinaggio dei più celebri santuari del mondo. Durante questi viaggi rimase sconosciuto per diciassette anni, finché un giorno avendo un'immagine della santissima Vergine Maria divulgato il suo nome in Edessa, città della Siria, partì subito su di una nave. Approdato al porto di Roma, fu ricevuto da suo padre come un povero straniero; e dopo esser rimasto sotto il tetto paterno diciassette anni a tutti sconosciuto, se ne volò al cielo sotto il pontificato d'Innocenzo I, lasciando uno scritto col suo nome, cognome e il rimanente dell'intera sua vita.
    * Dal libro dei Morali di san Gregorio Papa.
    Libro 10, Capitolo 16. sul capitolo 12 di Giobbe.
    «La semplicità del giusto sarà derisa» (Job 12, 4). La sapienza di questo mondo consiste: nel nascondere il cuore con ogni astuzia, nell'occultare colle parole il pensiero; nel far vedere vero ciò ch'è falso e nel mostrare falso ciò ch'è vero. Questa sapienza certo i giovani la acquistano coll'uso, i fanciulli l'apprendono col danaro; quelli che la posseggono, insuperbiscono e disprezzano gli altri; quelli che non la conoscono, sottomessi e timidi l'ammirano negli altri; perché essi amano quella stessa iniqua doppiezza, mascherata di altro nome, venendo qualificata urbanità siffatta perversità di spirito. Questa sapienza mondana insegna ai suoi discepoli a ricercare il colmo degli onori, a gioire vanamente dell'acquisto di una gloria temporale, a rendere abbondantemente agli altri il male ricevutone; a non cedere mai, finché le forze assistono, a chi fa opposizione; e, quando manca il coraggio, a dissimulare sotto apparenza di bontà e dolcezza, l'impotenza della loro malizia.
    La sapienza dei giusti al contrario consiste: nel non agire mai per ostentazione, nel dire ciò che si pensa, nell'amare il vero com'è, nell'evitare il falso, nel far il bene gratuitamente, nel soffrire il male molto volentieri piuttosto che farlo, nel non cercare vendetta dell'ingiuria, nello stimare un guadagno l'oltraggio che si sostiene per la verità. Ma questa semplicità dei giusti viene derisa; poiché i sapienti di questo mondo credono una sciocchezza la virtù della sincerità. Tutto ciò infatti che si fa innocentemente, senza dubbio essi lo stimano stoltezza e tutto ciò che ha l'impronta delle verità nelle nostre opere, suona stoltezza alla sapienza carnale. Infatti che di più stupido agli occhi del mondo che manifestare il proprio pensiero quando si parla, non simulare niente con abili espedienti, non ripagare gli affronti con ingiurie, pregare per quelli che ci maledicono, cercare la povertà, abbandonare i propri beni, non resistere a chi ci deruba, offrire l'altra guancia a chi ci percuote?
    - Al Vangelo.
    ** Omelia di s Girolamo presbitero.
    Libro III su Matteo capitolo 19.
    Grande fiducia! Pietro era pescatore, non era mai stato ricco, si guadagnava il cibo col lavoro delle mani; e tuttavia dice con gran sicurezza: «Abbiamo abbandonato tutto». E siccome non basta solo abbandonare, aggiunge ciò che è perfetto: «E ti abbiamo seguito». Abbiamo fatto quello che hai comandato: che cosa ci darai dunque per ricompensa? E Gesù disse loro: «In verità vi dico: voi che mi avete seguito, quando nella rigenerazione il Figlio dell'uomo siederà sul trono della sua maestà, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d'Israele». Non disse: Voi che avete lasciato ogni cosa, poiché questo lo fece anche il filosofo Crates, e molti altri disprezzarono le ricchezze, ma disse: «Voi che mi avete seguito», il che è proprio degli apostoli e dei credenti.
    «Nella rigenerazione, quando il Figlio dell'uomo si sarà assiso sul trono della sua maestà - quando anche i morti risorgeranno incorrotti dalla corruzione - siederete anche voi sui seggi dei giudici a condannare le dodici tribù Israele», perché, mentre voi credeste, esse non vollero credere. «E chi avrà lasciato la casa, o i fratelli, o le sorelle, o il padre, o la madre, o la moglie, o i figli, o i campi per amor del mio nome, riceverà il centuplo e possederà la vita eterna». Questo passo è in armonia con l'altra affermazione del Salvatore che dice: «Non sono venuto a portare la pace, ma la spada. Perché sono venuto a dividere il figlio dal padre suo, e la figlia dalla madre, e la nuora dalla suocera; e l'uomo avrà per nemici quelli di casa». Coloro dunque che, per la fede in Cristo e per la predicazione del Vangelo avranno disprezzato tutti gli affetti e le ricchezze e i piaceri del mondo, costoro riceveranno il centuplo e possederanno la vita eterna.
    Da questa affermazione alcuni prendono occasione per sostenere che dopo la risurrezione ci sarà un periodo di mille anni nel quale, dicono, riceveremo il centuplo di tutto ciò che abbiamo lasciato e poi la vita eterna; non comprendendo che, se per tutte le altre cose la ricompensa è conveniente, per quanto riguarda la moglie, sarebbe una vergogna che colui che ne ha lasciata una per il Signore in futuro ne ricevesse cento. Questo dunque è il significato: chi avrà abbandonato per il Salvatore i beni carnali, ne riacquisterà di spirituali; e paragonare il valore di questi a quello dei primi, sarà come paragonare il numero cento ad un piccolo numero.
    Sardinia Tridentina: Sant'Alessio Confessore
    PRORIUM MISSAE
    Ex Proprio Missarum pro Clero Almae Urbis ejusque Districtus
    (Proprio delle Messe per il Clero dell'Alma Urbe e il suo Distretto).”
    https://tradidiaccepi.blogspot.com/2...ssore.html?m=1
    https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net...d7&oe=5BE77F3D






    “Sant'Alessio nel sottoscala, in Basilica dei Santi Bonifacio e Alessio, cappella di Sant'Alessio (Roma - Aventino). Opera in legno e stucco, di Andrea Bergondi.”
    https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net...af&oe=5BD3379B








    17 luglio - S. Alessio, confessore
    http://upload.wikimedia.org/wikipedi...to_1050363.JPG
    http://www.devocionario.com/imagenes/s_alejo.jpg





    Sant'Alessio - Sodalitium
    http://www.sodalitium.biz/santalessio/
    «17 luglio, Sant’Alessio, Confessore (Roma, IV secolo – Roma, 412).

    “A Roma Sant’Alessio Confessore, figlio del Senatore Eufemiano. Egli, nella prima notte delle nozze, partito di casa lasciando intatta la sposa, e, dopo lunga peregrinazione, tornato a Roma, con nuova arte deludendo il mondo, rimase incognito per diciassette anni nella casa paterna, alloggiatovi come povero; ma dopo la morte, riconosciuto per una voce che si udì nelle chiese di Roma e per un suo scritto, al tempo del Papa Innocenzo primo, fu con sommo onore trasferito alla chiesa di san Bonifacio, dove rifulse per molti miracoli”.»
    http://www.sodalitium.biz/wp-content...io-200x300.png






    http://www.sodalitium.biz/sante-messe/

    http://www.sodalitium.biz/s-messa-provincia-verona/

    “Sodalitium - IMBC.”
    https://www.youtube.com/user/sodalitium

    “Omelie dell'I•M•B•C a Ferrara.”
    https://www.facebook.com/OmelieIMBCFerrara/

    http://www.oratoriosantambrogiombc.it/




    «Don Floriano Abrahamowicz - Domus Marcel Lefebvre.
    https://www.youtube.com/user/florianoabrahamowicz/
    http://www.domusmarcellefebvre.it/
    Ogni giovedì alle ore 20.30 ha luogo la lettura in diretta di una o due questioni del Catechismo di San Pio X.
    http://www.domusmarcellefebvre.it/santa-messa-1.php
    La Santa Messa tutte le domeniche alle ore 10.30 a Paese, Treviso.»




    http://www.cmri.org/ital-index.html

    http://www.centrostudifederici.org/

    http://www.centrosangiorgio.com/

    http://www.crisinellachiesa.it/

    https://www.agerecontra.it/
    https://www.agerecontra.it/category/arai-daniele/
    https://www.facebook.com/Traditio.Verona.it/

    https://www.facebook.com/pietroferrari1973/
    "①Materia ②forma ③intenzione. I nuovi sacramenti sono validi? - don Floriano
    https://www.youtube.com/watch?v=RVzjgxzIhCI
    286 Catechismo San Pio X
    https://www.youtube.com/watch?v=7vkPNdoVW1o
    ITA - Don Cekada parla della Settimana Santa con Pio XII (SGGResources.org)
    https://www.youtube.com/watch?v=Q3QCIega8M0 "

    “Non Una Cum - Roman catholics sedevacantists.”
    https://www.facebook.com/romancatholicsnonunacum/

    https://www.facebook.com/fidecatholica/

    http://www.traditionalmass.org/

    https://novusordowatch.org/

    http://www.fathercekada.com/

    https://www.truerestoration.org/





    www.sursumcorda.cloud
    https://www.facebook.com/CdpSursumCorda/?fref=nf

    “Carlo Di Pietro - Sursum Corda
    Preghiera al Santo del giorno.
    In nómine Patris
    et Fílii
    et Spíritus Sancti.
    Amen.

    Eterno Padre, intendo onorare santa Marcellina Vergine, sorella del beato Ambrogio Vescovo, la quale a Roma, nella Basilica di S. Piétro, ricevette il velo della consacrazione dal Papa Libério. Vi rendo grazie per tutte le grazie che Voi le avete elargito. Vi prego di accrescere la grazia nella mia anima per i meriti di questa santa Vergine, ed a lei affido la fine della mia vita tramite questa speciale preghiera, così che per virtù della Vostra bontà e promessa, santa Marcellina possa essere mia avvocata e provvedere tutto ciò che è necessario in quell'ora. Così sia.”

    “Le sedici beate Martiri del Carmelo di Compiègne. Assassinate - poiché monache cattoliche, suore ed una novizia - dalla furia dei "democratici" in Francia dopo la Rivoluzione. Parigi, 17 luglio 1794. Ovviamente il "governo" - quelli di "libertà, uguaglianza e fratellanza" - fece saccheggiare il loro convento.”

    "Mio Dio, io mi protesto che ogni volta che respiro, intendi di fare, se possibile fosse infiniti atti di fede, speranza, amore, contrizione, ringraziamento e d’offerta del Preziosissimo Sangue di Gesù Cristo. Intendo altresì ascoltar tutte le Messe che si celebrano in tutto l’Orbe Cattolico, e guadagnar tutte le indulgenze che posso, offerendole tutte applicabili alle anime sante del Purgatorio. E intendo farle a nome di Gesù Cristo tanto per me, come pel mio prossimo per impetrare la conversione degli stessi peccatori, l’aiuto degli agonizzanti, per i bisogni della Santa Chiesa, e in sollievo e liberazione delle anime del Purgatorio."
    https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net...ef&oe=5BE85DF8





    https://www.sursumcorda.cloud/comuni...i-quattro.html






    Ligue Saint Amédée
    http://www.SaintAmedee.ch
    https://www.facebook.com/SaintAmedee/?fref=nf

    «Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum]. Pas de "motu proprio" chez nous : nous célebrons la sainte messe selon le missel de Saint Pie V, avant les changements liturgiques entamés dans les années 50.»
    17 juillet : Saint Alexis, Confesseur, Pèlerin et Mendiant (? 404) :: Ligue Saint Amédée
    “17 Juillet : Saint Alexis, Confesseur, Pèlerin et Mendiant († 404).”
    http://liguesaintamedee.ch/applicati...int_alexis.jpg









    17° giorno: Il Sangue che nutre
    http://www.stellamatutina.eu/17-giug...gue-che-nutre/
    “IL SANGUE CHE NUTRE
    17° GIORNO
    MEDITAZIONE

    «Non bastò a Gesù dare all'umanità una prova del suo immenso amore con lo spargere il Sangue una volta, ma volle, istituendo il sacramento dell'Eucarestia, spargerlo continuamente, quasi volesse morire giornalmente per noi». (S. Bernardino). L'amore infatti non si accontenta di sacrificarsi per chi si ama, ma vuol essere sempre vicino e donarsi completamente alla persona amata. Perciò Gesù, con la stessa onnipotenza che aveva adoperata per nascondere la sua divinità sotto l'ombra della carne umana, la nasconde ora sotto le specie del pane e del vino, e proprio in quella notte in cui gli uomini gli preparano la morte, pronuncia le grandi parole «Prendete e mangiate, questo è il mio Corpo». «Prendete e bevete, questo è il mio Sangue». Per eternare poi nei secoli, attraverso il servizio sacerdotale, il suo gran dono, aggiunge: «Fate questo in memoria di me». L'Eucarestia è dunque il memoriale della Passione di Cristo, è il vero cibo e la vera bevanda delle nostre anime. Quando il fedele si accosta alla S. Comunione, pur ricevendo soltanto l'Ostia, è di fede, che riceve non solo il Corpo, ma anche il Sangue del Signore. Riflettiamo che la S. Comunione è indispensabile per la vita della nostra anima: «Se non mangerete la mia Carne e non berrete il mio Sangue, non avrete la vita in voi». Ecco perché la Chiesa pone questa fontana zampillante al centro della sua vita quotidiana, perché, come il peccato consuma quotidianamente la vita dell'anima, così il Corpo e il Sangue di Cristo la nutriscono e la dissetano. L'anima ha bisogno di quel Sangue, perché frena il vizio e spegne il fuoco delle passioni; ne ha bisogno per essere rinfrancata e sostenuta nella lotta contro il male; ne ha bisogno quando è sopraffatta dalla tristezza e dall'aridità; ne ha bisogno proprio come il corpo necessita del pane quotidiano. Corriamo perciò al Sangue di Gesù per purificarci e dissetarci; corriamo a questo fiume di grazie che trabocca dai calici per inondare il mondo; corriamo al Tabernacolo, dove Gesù ci aspetta prigioniero d'amore; confidiamo a Lui solo le nostre gioie, le nostre speranze, i nostri dolori; giuriamogli il nostro amore e ripariamo con la S. Comunione alle offese che riceve da tante anime ingrate.
    ESEMPIO
    Imperversa la persecuzione di Diocleziano e i campioni di Cristo erano rinchiusi a migliaia nelle carceri di Roma, in attesa d'essere gettati in pasto alle belve. Una cosa sola essi attendevano dai fratelli rimasti ancora liberi: il Pane dei forti, Gesù Eucaristico. Egli solo avrebbe potuto sostenerli nella dura lotta. Ma chi oserà penetrare in quelle prigioni così accuratamente vigilate? «Padre Santo, dice Tarcisio, andrò io!» «Ma tu sei piccolo, come potrai difender l'Eucarestia dalla profanazione, se ti scoprono?» «Appunto perché sono piccolo nessuno sospetterà di me. Se mi scopriranno, darò il mio sangue, ma l'Eucarestia non sarà profanata». Eccolo che corre già verso le carceri, stringendo il Pane consacrato al petto, quando alcuni monelli lo fermano, vogliono che giochi con loro, vogliono vedere cosa porta e comprendono. «E’ un cristiano, porta i Misteri, ammazziamolo!» Una fitta gragnuola di sassi lo abbatte, ma nessuna forza riesce a strappargli Gesù dalle mani. Il centurione Quadrato lo raccoglie, lo porta alle catacombe. L'Eucarestia è bagnata di quel sangue innocente. Quanto coraggio in un bambino e quanta ammirazione suscita in noi, che invece abbiamo tanta paura del giudizio umano e ci vergogniamo di scoprirci il capo, quando passa Gesù per le strade; ci vergogniamo di inginocchiarci all'elevazione nella S. Messa e cerchiamo di andar di nascosto a fare il precetto pasquale, come se ci recassimo a compiere una cattiva azione.
    Fioretto. - Mi preparerò con tutto il raccoglimento alla S. Comunione e cercherò di visitare con frequenza Gesù Sacramentato.
    Giaculatoria. - Lodato e benedetto sia il S. Cuore ed il Prezioso Sangue di Gesù nel Santissimo Sacramento dell'altare.”

    "17° giorno: Il Sangue che nutre."
    17° giorno: Il Sangue che nutre
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    “17 luglio 2018.
    Alessio, santo, confessore, le sue spoglie sono, con quelle di san Bonifacio, nella chiesa dei Ss. Bonifacio ed Alessio all’Aventino (Roma)
    , nell’urna marmorea posta sotto l’altare maggiore, qui deposte da Onorio III il martedì delle Palme del 1217, dopo il loro ritrovamento nella stessa chiesa. La testa di Alessio è venerata in una teca d’argento a mezzo busto. Sue reliquie furono usate nel 1500 per la consacrazione dell’altare del tempietto di Bramante a S. Pietro in Montorio. Alessio, figlio di Aglae ed Eufemiano, morto sotto papa Innocenzo (401-17), si vuole sepolto nella chiesa già dall’inizio del V secolo.
    [ Tratto dall'opera «Reliquie Insigni e "Corpi Santi" a Roma» di Giovanni Sicari ].”
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    “Il 17 luglio 1048 viene esaltato al Sommo Pontificato Papa Damaso II von Bayer.”
    https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net...a3&oe=5BE0BAE9





    https://www.radiospada.org/?s=sindone






    AVE MARIA!!!
    PREZIOSISSIMO SANGUE DI NOSTRO SIGNOR GESÙ CRISTO, MISERERE NOBIS!!!
    Luca, Sursum Corda - Habemus Ad Dominum!!!
    ADDIO GIUSEPPE, amico mio, sono LUCA e nel mio CUORE sarai sempre PRESENTE!
    «Réquiem aetérnam dona ei, Dómine, et lux perpétua lúceat ei. Requiéscat in pace. Amen.»

    SURSUM CORDA - HABEMUS AD DOMINUM!!! A.M.D.G.!!!

 

 

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