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Discussione: Per Eluana

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    Predefinito Per Eluana

    I neurologi chiedono al giudice di bloccare la sentenza di condanna a morte per Eluana
    "Eluana non è un vegetale né una persona in coma, e non si esclude possa provare sofferenza"

    Ill.mo Dr. Gianfranco Montera Procura Generale della Repubblica presso la Corte d'Appello di MILANO

    e, per conoscenza:

    Al Presidente della Repubblica
    Al Presidente della Corte Costituzionale
    Al Presidente del Senato
    Al Presidente della Camera dei Deputati
    Al Presidente del Consiglio dei Ministri
    Al Ministro della Giustizia
    Al Ministro del Welfare
    Ai Sottosegretari alla Salute

    Ill.mo Signor Procuratore Generale,
    appresa dalla stampa la disponibilità di un collega neurologo a interrompere l’idratazione e la nutrizione assistita con cui è alimentata e mantenuta in vita Eluana Englaro, i sottoscritti neurologi operanti nelle Università e negli Ospedali del Servizio Sanitario Nazionale esprimono una posizione fortemente alternativa alla decisione del collega ed alle sentenze della Corte di Cassazione e della Corte di Appello di Milano che lo autorizzerebbero all’interruzione della alimentazione, con conseguente inevitabile morte della paziente.
    Sentono inoltre il dovere di riaffermare alcune fondamentali evidenze scientifiche ed etiche, senza le quali il vivere civile, l’organizzazione sociale e la nostra professione corrono il rischio di allarmanti derive.
    Il paziente in stato vegetativo non necessita di alcuna macchina per continuare a vivere, non è attaccato ad alcuna spina. Non è un malato in coma, né un malato terminale, ma un grave disabile che richiede solo un’accurata assistenza di base, analogamente a quanto avviene in molte altre situazioni di lesioni gravi di alcune parti del cervello che limitano la capacità di comunicazione e di auto-sostentamento. La nutrizione e l’idratazione del paziente, per quanto assistite, non sono assimilabili a una terapia medica, ma costituiscono da sempre gli elementi fondamentali dell’assistenza, proprio perché indispensabili per ogni persona umana, sana o malata.
    La cannula attraverso cui la nutrizione viene fornita non altera tale elementare verità, essendo al massimo assimilabile ad una protesi o ad un ausilio.
    La stessa Corte di Cassazione, nella sua sentenza, riconosce che l’alimentazione assistita “non costituisce oggettivamente una forma di accanimento terapeutico e che rappresenta, piuttosto, un presidio proporzionato al mantenimento del soffio vitale…”.
    La nutrizione e l’idratazione assistite, infatti, possono essere praticate nelle persone che lo necessitano senza causare sofferenza o violenza alcuna e senza addirittura interferire con l’eventuale attività lavorativa. Queste persone sono decine e decine di migliaia (centinaia di volte di più dei Pazienti in stato simile a quello della Sig.ra Englaro che in Italia si stimano essere circa 1500) e per una parte la loro incapacità a nutrirsi è anche associata ad un deficit cerebrale marcato che non le differenzia molto dallo stato di Eluana.
    Ci chiediamo cosa faremo con tutte loro e su che base sarà possibile scegliere. Dobbiamo –lo Stato, la Comunità, i Medici- eliminarle tutte?
    Dal punto antropologico, inoltre, desideriamo ribadire che il paziente in stato vegetativo non è un vegetale, ma una persona umana.
    Come la stessa Cassazione riconosce, “chi versa in stato vegetativo permanente è, a tutti gli effetti, persona in senso pieno, che deve essere rispettata e tutelata nei suoi diritti fondamentali, a partire dal diritto alla vita e dal diritto alle prestazioni sanitarie, a maggior ragione perché in condizioni di estrema debolezza e non in grado di provvedervi autonomamente”.
    Proprio per questo, afferma la Cassazione, la persona in stato vegetativo ha in campo sanitario gli stessi diritti degli altri cittadini (diritti che per la Englaro sono stati rispettati, facendole trascorrere questi anni curata ed assistita amorevolmente in un centro specializzato) e “la tragicità estrema di tale stato patologico - … che nulla toglie alla sua dignità di essere umano – non giustifica in alcun modo un affievolimento delle cure e del sostegno solidale, … a prescindere da quanto la vita sia precaria e da quanta speranza vi sia di recuperare le funzioni cognitive”.
    Dal punto di vista neurologico, il paziente in stato vegetativo non è in morte cerebrale, perché il suo cervello, in maniera più o meno imperfetta, non ha mai smesso di funzionare, respira spontaneamente, continua a produrre ormoni che regolano molte delle sue funzioni, digerisce, assimila i nutrienti. Non è neanche in coma, perché, ha un ciclo relativamente conservato di veglia e di sonno, riesce a muoversi anche se non a camminare o stare in piedi, ed in una qualche misura (a noi ancora ampiamente sconosciuta, ma che le più recenti metodiche di analisi della funzione cerebrale stanno portando alla luce) ha una sua –per quanto grossolana- modalità di percezione.
    E’ infatti utile ricordare che studi recenti di imaging funzionale e di neurofisiologia clinica dimostrano con chiarezza che in alcuni di tali pazienti è possibile evocare risposte che testimoniano di una residua possibilità, più o meno elementare, di percepire impulsi dall’ambiente con susseguente analisi e discriminazione delle informazioni.
    In ogni caso, allo stato attuale delle conoscenze, le esatte basi anatomiche e fisiologhe della coscienza non sono conosciute, mentre sono sempre maggiori le evidenze che collocano i processi della coscienza anche in sedi del sistema nervoso centrale diverse dalla corteccia cerebrale (principale sede di danno nello stato vegetativo). Non vi è certezza assoluta neanche sul fatto che il paziente in stato vegetativo non possa provare qualche forma di sofferenza e la stessa sentenza dei giudici di Milano si preoccupa che alla Englaro vengano somministrati sedativi durante il processo di morte per disidratazione. Pur essendo le possibilità di recupero sempre minori con il passare del tempo dall’insulto cerebrale, oggi il concetto di stato vegetativo permanente è da considerarsi superato e sono documentati casi, benché molto rari, di recupero parziale di contatto con il mondo esterno anche a lunghissima distanza di tempo. È pertanto assurdo poter parlare di certezza di irreversibilità.

    Sulla base di queste considerazioni, riteniamo che la sentenza sul caso Englaro non rappresenti un intervento per por fine ad un accanimento terapeutico o a pratiche assistenziali improprie, ma il tentativo di far entrare per vie giudiziarie nella nostra legislazione il potere assoluto di autodeterminazione da parte del paziente o -in questo caso- di chi lo rappresenta o crede di rappresentarlo, fino alla scelta della morte, se la vita viene ritenuta indegna di essere vissuta.
    Riteniamo ancor più inaccettabile che la volontà di terzi (fossero anche i genitori) possa sostituirsi, interpretandola, alla volontà del paziente, innescando il rischio, in simili casi, di pratiche discriminatorie basate sulla percezione esterna della qualità della vita altrui.
    Per quanto riguarda la nostra professione, riteniamo che in tale contesto, il rapporto medico-paziente è ridotto a mero contratto ed il medico a prestatore d’opera tecnicamente qualificata, intesa, nel caso specifico, ad affrettare la morte del paziente, contravvenendo i fondamenti della professione medica e le regole basilari della società civile.
    Siamo anche molto preoccupati che le considerazioni della magistratura sulla possibilità di por fine ai pazienti in stato vegetativo come Eluana Englaro possano finire per estendersi ad altre categorie di pazienti neurologici, come i dementi o i cerebropatici gravi che, in fase avanzata di malattia, possono trovarsi in condizioni cliniche non dissimili da quelle dei pazienti in stato vegetativo.
    Infine, riteniamo disumano il modo proposto di mettere a morte la paziente, attraverso il digiuno e la sete, in una lenta agonia che porterà alla morte attraverso la lenta devastazione di tutto l’organismo.
    Per tutti questi motivi, Signor Procuratore Generale, le chiediamo un intervento urgente della che blocchi, prima che sia troppo tardi, l’esecuzione di quella che sempre più appare come una sentenza di condanna a morte. A nome e per conto degli aderenti sottoelencati, confidando nella sua attenzione, le porgo i più distinti saluti e ossequi.

    Prof. Gian Luigi Gigli

    Sergio Barbieri, Direttore Neurofisiopatologia, Ospedale Maggiore, Milano, Professore Associato di Neurologia, Università di Milano
    Paolo Bergonzi, Professore Ordinario di Neurologia, Università di Udine
    Dario Caldiroli, Direttore Neuro-Anestesia e Rianimazione, Istituto Neurologico Besta, Milano
    Massimo Camerlingo, Direttore Neurologia, Zingonia-Osio Sotto (BG) Antonio Carolei, Professore Ordinario di Neurologia, Università dell’Aquila
    Gerardo Ciardo, Direttore Neurologia e Riabilitazione, Ospedale di Tricase (LE)
    Giancarlo Comi, Professore Ordinario di Neurologia, Università Vita e Salute, Milano
    Domenico Consoli, Direttore Neurologia, Ospedale di Vibo Valentia
    Erminio Costanzo, Direttore Neurologia, Azienda Ospedaliera “Cannizzaro”, Catania
    Giuliano Dolce, Direttore Scientifico, Istituto Sant’Anna, Crotone
    Gian Luigi Gigli, Professore Straordinario di Neurologia, Università di Udine
    Mario Guidotti, Direttore Neurologia, Ospedale Valduce, Como
    Nicola Latronico, Direttore Neuroanestesia e Neurorianimazione, Azienda Ospedaliera Spedali Civili di Brescia, Professore Associato di Anestesia e Rianimazione, Università di Brescia
    Matilde Leonardi, Coordinatore Progetto Nazionale Funzionamento Disabilità e Stato Vegetativo, Istituto Neurologico Besta, Milano
    Maria Grazia Marciani, Professore Ordinario di Neurologia, Università di Roma “Tor Vergata”
    Anna Mazzucchi, Direttore IRCCS Fondazione Don Gnocchi, sede di Parma
    Arrigo Moglia,
Professore Ordinario di Neurologia,
Direttore del Dipartimento di Scienze Neurologiche dell'Università di Pavia
    Alessandro Padovani, Professore Ordinario di Neurologia, Università di Brescia
    Aldo Ragazzoni, Dirigente Neurologo Azienda Sanitaria di Firenze, Professore a contratto, Clinica Neurologica, Università di Firenze
    Paolo Rossini, Professore Ordinario di Neurologia, Università “Campus Bio-Medico”, Roma
    Walter Sannita, Professore Associato di Neurologia, Università di Genova
    Roberto Sterzi, Direttore Neurologia, Ospedale Niguarda, Milano
    Danilo Toni, Direttore Unità Terapia Neurovascolare Università di Roma “La Sapienza”
    Emilio Ubiali, Direttore Neurofisiopatologia, Azienda Ospedaliera Ospedali Riuniti di Bergamo
    Davide Zarcone, Direttore Neurologia, Azienda Ospedaliera di Gallarate

    da www.ilfoglio.it del 17 07 08

    saluti

  2. #2
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    Citazione Originariamente Scritto da mustang Visualizza Messaggio
    I neurologi chiedono al giudice di bloccare la sentenza di condanna a morte per Eluana
    "Eluana non è un vegetale né una persona in coma, e non si esclude possa provare sofferenza"

    Ill.mo Dr. Gianfranco Montera Procura Generale della Repubblica presso la Corte d'Appello di MILANO

    e, per conoscenza:

    Al Presidente della Repubblica
    Al Presidente della Corte Costituzionale
    Al Presidente del Senato
    Al Presidente della Camera dei Deputati
    Al Presidente del Consiglio dei Ministri
    Al Ministro della Giustizia
    Al Ministro del Welfare
    Ai Sottosegretari alla Salute

    Ill.mo Signor Procuratore Generale,
    appresa dalla stampa la disponibilità di un collega neurologo a interrompere l’idratazione e la nutrizione assistita con cui è alimentata e mantenuta in vita Eluana Englaro, i sottoscritti neurologi operanti nelle Università e negli Ospedali del Servizio Sanitario Nazionale esprimono una posizione fortemente alternativa alla decisione del collega ed alle sentenze della Corte di Cassazione e della Corte di Appello di Milano che lo autorizzerebbero all’interruzione della alimentazione, con conseguente inevitabile morte della paziente.
    Sentono inoltre il dovere di riaffermare alcune fondamentali evidenze scientifiche ed etiche, senza le quali il vivere civile, l’organizzazione sociale e la nostra professione corrono il rischio di allarmanti derive.
    Il paziente in stato vegetativo non necessita di alcuna macchina per continuare a vivere, non è attaccato ad alcuna spina. Non è un malato in coma, né un malato terminale, ma un grave disabile che richiede solo un’accurata assistenza di base, analogamente a quanto avviene in molte altre situazioni di lesioni gravi di alcune parti del cervello che limitano la capacità di comunicazione e di auto-sostentamento. La nutrizione e l’idratazione del paziente, per quanto assistite, non sono assimilabili a una terapia medica, ma costituiscono da sempre gli elementi fondamentali dell’assistenza, proprio perché indispensabili per ogni persona umana, sana o malata.
    La cannula attraverso cui la nutrizione viene fornita non altera tale elementare verità, essendo al massimo assimilabile ad una protesi o ad un ausilio.
    La stessa Corte di Cassazione, nella sua sentenza, riconosce che l’alimentazione assistita “non costituisce oggettivamente una forma di accanimento terapeutico e che rappresenta, piuttosto, un presidio proporzionato al mantenimento del soffio vitale…”.
    La nutrizione e l’idratazione assistite, infatti, possono essere praticate nelle persone che lo necessitano senza causare sofferenza o violenza alcuna e senza addirittura interferire con l’eventuale attività lavorativa. Queste persone sono decine e decine di migliaia (centinaia di volte di più dei Pazienti in stato simile a quello della Sig.ra Englaro che in Italia si stimano essere circa 1500) e per una parte la loro incapacità a nutrirsi è anche associata ad un deficit cerebrale marcato che non le differenzia molto dallo stato di Eluana.
    Ci chiediamo cosa faremo con tutte loro e su che base sarà possibile scegliere. Dobbiamo –lo Stato, la Comunità, i Medici- eliminarle tutte?
    Dal punto antropologico, inoltre, desideriamo ribadire che il paziente in stato vegetativo non è un vegetale, ma una persona umana.
    Come la stessa Cassazione riconosce, “chi versa in stato vegetativo permanente è, a tutti gli effetti, persona in senso pieno, che deve essere rispettata e tutelata nei suoi diritti fondamentali, a partire dal diritto alla vita e dal diritto alle prestazioni sanitarie, a maggior ragione perché in condizioni di estrema debolezza e non in grado di provvedervi autonomamente”.
    Proprio per questo, afferma la Cassazione, la persona in stato vegetativo ha in campo sanitario gli stessi diritti degli altri cittadini (diritti che per la Englaro sono stati rispettati, facendole trascorrere questi anni curata ed assistita amorevolmente in un centro specializzato) e “la tragicità estrema di tale stato patologico - … che nulla toglie alla sua dignità di essere umano – non giustifica in alcun modo un affievolimento delle cure e del sostegno solidale, … a prescindere da quanto la vita sia precaria e da quanta speranza vi sia di recuperare le funzioni cognitive”.
    Dal punto di vista neurologico, il paziente in stato vegetativo non è in morte cerebrale, perché il suo cervello, in maniera più o meno imperfetta, non ha mai smesso di funzionare, respira spontaneamente, continua a produrre ormoni che regolano molte delle sue funzioni, digerisce, assimila i nutrienti. Non è neanche in coma, perché, ha un ciclo relativamente conservato di veglia e di sonno, riesce a muoversi anche se non a camminare o stare in piedi, ed in una qualche misura (a noi ancora ampiamente sconosciuta, ma che le più recenti metodiche di analisi della funzione cerebrale stanno portando alla luce) ha una sua –per quanto grossolana- modalità di percezione.
    E’ infatti utile ricordare che studi recenti di imaging funzionale e di neurofisiologia clinica dimostrano con chiarezza che in alcuni di tali pazienti è possibile evocare risposte che testimoniano di una residua possibilità, più o meno elementare, di percepire impulsi dall’ambiente con susseguente analisi e discriminazione delle informazioni.
    In ogni caso, allo stato attuale delle conoscenze, le esatte basi anatomiche e fisiologhe della coscienza non sono conosciute, mentre sono sempre maggiori le evidenze che collocano i processi della coscienza anche in sedi del sistema nervoso centrale diverse dalla corteccia cerebrale (principale sede di danno nello stato vegetativo). Non vi è certezza assoluta neanche sul fatto che il paziente in stato vegetativo non possa provare qualche forma di sofferenza e la stessa sentenza dei giudici di Milano si preoccupa che alla Englaro vengano somministrati sedativi durante il processo di morte per disidratazione. Pur essendo le possibilità di recupero sempre minori con il passare del tempo dall’insulto cerebrale, oggi il concetto di stato vegetativo permanente è da considerarsi superato e sono documentati casi, benché molto rari, di recupero parziale di contatto con il mondo esterno anche a lunghissima distanza di tempo. È pertanto assurdo poter parlare di certezza di irreversibilità.

    Sulla base di queste considerazioni, riteniamo che la sentenza sul caso Englaro non rappresenti un intervento per por fine ad un accanimento terapeutico o a pratiche assistenziali improprie, ma il tentativo di far entrare per vie giudiziarie nella nostra legislazione il potere assoluto di autodeterminazione da parte del paziente o -in questo caso- di chi lo rappresenta o crede di rappresentarlo, fino alla scelta della morte, se la vita viene ritenuta indegna di essere vissuta.
    Riteniamo ancor più inaccettabile che la volontà di terzi (fossero anche i genitori) possa sostituirsi, interpretandola, alla volontà del paziente, innescando il rischio, in simili casi, di pratiche discriminatorie basate sulla percezione esterna della qualità della vita altrui.
    Per quanto riguarda la nostra professione, riteniamo che in tale contesto, il rapporto medico-paziente è ridotto a mero contratto ed il medico a prestatore d’opera tecnicamente qualificata, intesa, nel caso specifico, ad affrettare la morte del paziente, contravvenendo i fondamenti della professione medica e le regole basilari della società civile.
    Siamo anche molto preoccupati che le considerazioni della magistratura sulla possibilità di por fine ai pazienti in stato vegetativo come Eluana Englaro possano finire per estendersi ad altre categorie di pazienti neurologici, come i dementi o i cerebropatici gravi che, in fase avanzata di malattia, possono trovarsi in condizioni cliniche non dissimili da quelle dei pazienti in stato vegetativo.
    Infine, riteniamo disumano il modo proposto di mettere a morte la paziente, attraverso il digiuno e la sete, in una lenta agonia che porterà alla morte attraverso la lenta devastazione di tutto l’organismo.
    Per tutti questi motivi, Signor Procuratore Generale, le chiediamo un intervento urgente della che blocchi, prima che sia troppo tardi, l’esecuzione di quella che sempre più appare come una sentenza di condanna a morte. A nome e per conto degli aderenti sottoelencati, confidando nella sua attenzione, le porgo i più distinti saluti e ossequi.

    Prof. Gian Luigi Gigli

    Sergio Barbieri, Direttore Neurofisiopatologia, Ospedale Maggiore, Milano, Professore Associato di Neurologia, Università di Milano
    Paolo Bergonzi, Professore Ordinario di Neurologia, Università di Udine
    Dario Caldiroli, Direttore Neuro-Anestesia e Rianimazione, Istituto Neurologico Besta, Milano
    Massimo Camerlingo, Direttore Neurologia, Zingonia-Osio Sotto (BG) Antonio Carolei, Professore Ordinario di Neurologia, Università dell’Aquila
    Gerardo Ciardo, Direttore Neurologia e Riabilitazione, Ospedale di Tricase (LE)
    Giancarlo Comi, Professore Ordinario di Neurologia, Università Vita e Salute, Milano
    Domenico Consoli, Direttore Neurologia, Ospedale di Vibo Valentia
    Erminio Costanzo, Direttore Neurologia, Azienda Ospedaliera “Cannizzaro”, Catania
    Giuliano Dolce, Direttore Scientifico, Istituto Sant’Anna, Crotone
    Gian Luigi Gigli, Professore Straordinario di Neurologia, Università di Udine
    Mario Guidotti, Direttore Neurologia, Ospedale Valduce, Como
    Nicola Latronico, Direttore Neuroanestesia e Neurorianimazione, Azienda Ospedaliera Spedali Civili di Brescia, Professore Associato di Anestesia e Rianimazione, Università di Brescia
    Matilde Leonardi, Coordinatore Progetto Nazionale Funzionamento Disabilità e Stato Vegetativo, Istituto Neurologico Besta, Milano
    Maria Grazia Marciani, Professore Ordinario di Neurologia, Università di Roma “Tor Vergata”
    Anna Mazzucchi, Direttore IRCCS Fondazione Don Gnocchi, sede di Parma
    Arrigo Moglia,
Professore Ordinario di Neurologia,
Direttore del Dipartimento di Scienze Neurologiche dell'Università di Pavia
    Alessandro Padovani, Professore Ordinario di Neurologia, Università di Brescia
    Aldo Ragazzoni, Dirigente Neurologo Azienda Sanitaria di Firenze, Professore a contratto, Clinica Neurologica, Università di Firenze
    Paolo Rossini, Professore Ordinario di Neurologia, Università “Campus Bio-Medico”, Roma
    Walter Sannita, Professore Associato di Neurologia, Università di Genova
    Roberto Sterzi, Direttore Neurologia, Ospedale Niguarda, Milano
    Danilo Toni, Direttore Unità Terapia Neurovascolare Università di Roma “La Sapienza”
    Emilio Ubiali, Direttore Neurofisiopatologia, Azienda Ospedaliera Ospedali Riuniti di Bergamo
    Davide Zarcone, Direttore Neurologia, Azienda Ospedaliera di Gallarate

    da www.ilfoglio.it del 17 07 08

    saluti
    Grazie carissimo mustang per aver riportato questo splendido appello: leggendolo si ritrova la speranza, non solo per la vita ddi Eluana, ma anche speranza e certezza che esistono ancora medici fedeli al giuramento di Ippocrate e non semplici ministri di morte. E inoltre, che esistono giudici che non vogliono fare "giusitizia" (chissà quale, poi...), ma che applicano il diritto, che ibi societas, ibi ius, e che il diritto è al servizio dell'uomo e non l'uomo servo del feticcio "legge" come vorrebberop certi impostori e lacchè delle loro ideologie -siano queste tinte di rosso, di nero, o di rosa...

  3. #3
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    questa lista di nomi potrebbe essere più chiara se ai nomi, che di per se dicono poco, se aggiungiamo il referente...

    Comunione e Liberazione, Direttore Neurofisiopatologia, Ospedale Maggiore, Milano, Professore Associato di Neurologia, Università di Milano
    Lega Nord, Professore Ordinario di Neurologia, Università di Udine
    Comunione e Liberazione, Direttore Neuro-Anestesia e Rianimazione, Istituto Neurologico Besta, Milano
    Lega Nord, Direttore Neurologia, Zingonia-Osio Sotto (BG)
    AN, Professore Ordinario di Neurologia, Università dell’Aquila
    AN, Direttore Neurologia e Riabilitazione, Ospedale di Tricase (LE)
    Comunione e Liberazione, Professore Ordinario di Neurologia, Università Vita e Salute, Milano
    Forza Italia, Direttore Neurologia, Ospedale di Vibo Valentia
    AN, Direttore Neurologia, Azienda Ospedaliera “Cannizzaro”, Catania
    UDC, Direttore Scientifico, Istituto Sant’Anna, Crotone
    ??, Professore Straordinario di Neurologia, Università di Udine
    Lega Nord, Direttore Neurologia, Ospedale Valduce, Como
    Comunione e Liberazione, Direttore Neuroanestesia e Neurorianimazione, Azienda Ospedaliera Spedali Civili di Brescia, Professore Associato di Anestesia e Rianimazione, Università di Brescia
    Comunione e Liberazione, Coordinatore Progetto Nazionale Funzionamento Disabilità e Stato Vegetativo, Istituto Neurologico Besta, Milano
    Forza Italia, Professore Ordinario di Neurologia, Università di Roma “Tor Vergata”
    Forza Italia, Direttore IRCCS Fondazione Don Gnocchi, sede di Parma
    Forza Italia,
Professore Ordinario di Neurologia,
Direttore del Dipartimento di Scienze Neurologiche dell'Università di Pavia
    Forza Italia, Professore Ordinario di Neurologia, Università di Brescia
    UDC, Dirigente Neurologo Azienda Sanitaria di Firenze, Professore a contratto, Clinica Neurologica, Università di Firenze
    ???, Professore Ordinario di Neurologia, Università “Campus Bio-Medico”, Roma
    PD, Professore Associato di Neurologia, Università di Genova
    Comunione e Liberazione, Direttore Neurologia, Ospedale Niguarda, Milano
    ???, Direttore Unità Terapia Neurovascolare Università di Roma “La Sapienza”
    Comunione e Liberazione, Direttore Neurofisiopatologia, Azienda Ospedaliera Ospedali Riuniti di Bergamo
    Lega Nord, Direttore Neurologia, Azienda Ospedaliera di Gallarate


  4. #4
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    Citazione Originariamente Scritto da Aeroplanino Visualizza Messaggio
    questa lista di nomi potrebbe essere più chiara se ai nomi, che di per se dicono poco, se aggiungiamo il referente...

    Ora che hai fatto il tuo lavoro di lacchè per la sezione, hai fatto solo un servizio alla verità: perchè abbiamo l'ulteriore riprova che la differenza c'è, ed è enorme, tra quei medici e accademici che hanno firmato l'appello, e quelli che invece vorrebbero che Eluana fosse ammazzata.

    E' la differenza tra una cultura della vita e una cultura di morte

  5. #5
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    A me piace la chiarezza... visto che quei signori (indipendentemente dalla loro capacità) stanno dove stanno perchè sono politici, si firmino per quello che sono. Chi ha avuto nomine politiche però, e quindi si merita un totale disprezzo, dovrebbe avere almeno il buon gusto di godersi il maltolto senza pontificare.

    Non entro nella discussione in merito proprio perchè è una discussione troppo complicata e difficile per scriverci sopra una cosa e poi andare al tennis club, come hanno fatto i signori sopra. C'è una famiglia che vive questo dramma da anni, ed alla quale va tutto il mio rispetto. Che andrebbe anche se le sue scelte fossero diverse. Scelte che devono essere libere. Chi scrive cose come quelle sopra, dovrebbe come prima cosa dire: mi impegno, da domani mattina, a dedicare la mia vita alla ragazza, ospitandola nel soggiorno della mia villa. Oppure tacere, con rispetto. Come faccio io e spererei faceste voi. Ma da uno che ha fottuto un posto da primario comprando un tesserino, cosa possiamo pretendere?

  6. #6
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    Citazione Originariamente Scritto da Aeroplanino Visualizza Messaggio
    A me piace la chiarezza... visto che quei signori (indipendentemente dalla loro capacità) stanno dove stanno perchè sono politici, si firmino per quello che sono. Chi ha avuto nomine politiche però, e quindi si merita un totale disprezzo, dovrebbe avere almeno il buon gusto di godersi il maltolto senza pontificare.

    Non entro nella discussione in merito proprio perchè è una discussione troppo complicata e difficile per scriverci sopra una cosa e poi andare al tennis club, come hanno fatto i signori sopra. C'è una famiglia che vive questo dramma da anni, ed alla quale va tutto il mio rispetto. Che andrebbe anche se le sue scelte fossero diverse. Scelte che devono essere libere. Chi scrive cose come quelle sopra, dovrebbe come prima cosa dire: mi impegno, da domani mattina, a dedicare la mia vita alla ragazza, ospitandola nel soggiorno della mia villa. Oppure tacere, con rispetto. Come faccio io e spererei faceste voi. Ma da uno che ha fottuto un posto da primario comprando un tesserino, cosa possiamo pretendere?
    Ma piantala di sparare baggianate. Le suore che per 12 si sono occupate amorevolmente di Eluana hanno fatto più volte un appello al papà: la lasci a noi. Anche loro per te sono da disprezzare vero, forse perchè " ingeriscono " nella vita dello Stato italiano???

    Fate abbastanza vomitare voialtri quando si parla di questi discorsi. Fosse per voi dovrebbe tornare in vigore la legge nazista che consentiva ai medici di sopprimere i malati terminali e gli handicappati psichici.

    PS riguardo ai tuoi amici medici, pèrimari, aiutopèrimari, capisala etc. etc. nelle Regioni rosse quali Emilia, Toscana, Umbria, Marche, sappi che sono TUTTI lì per nomina politica. Quindi aggiungi anche a loro alla lista di quelli che godfono del tuo ridicolo disprezzo. Per quanto mi riguarda meritano disprezzo, sì: perchè oltre ad avere nomina politica (da 60 anni), si guardano bene dal parlare a favore della vita. Coraggio dunque, su: aggiorna la tua lista di cialtroni

  7. #7
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    A me piace la chiarezza ...
    Non entro nella discussione in merito proprio perchè è una discussione troppo complicata e difficile per scriverci sopra una cosa e poi andare al tennis club, come hanno fatto i signori sopra. C'è una famiglia che vive questo dramma da anni, ed alla quale va tutto il mio rispetto. ...
    Anche a me piace la chiarezza ... e la discussione non è complicata: dare da mangiare e/o da bere ad una persona è accanimento terapeutico?
    Imboccare un paraplegico totale è accanimento terapeutico?
    Secondo me no!
    Quindi, secondo me, Eluana deve continuare a vivere ... e non credo a suo padre che dice che il morire era la scelta di Eluana: a sedici anni, e sedici anni orsono, una ragazza non si era certamente posto il problema.

  8. #8
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    A me piace la chiarezza... visto che quei signori (indipendentemente dalla loro capacità) stanno dove stanno perchè sono politici, si firmino per quello che sono. Chi ha avuto nomine politiche però, e quindi si merita un totale disprezzo, dovrebbe avere almeno il buon gusto di godersi il maltolto senza pontificare.

    Non entro nella discussione in merito proprio perchè è una discussione troppo complicata e difficile per scriverci sopra una cosa e poi andare al tennis club, come hanno fatto i signori sopra. C'è una famiglia che vive questo dramma da anni, ed alla quale va tutto il mio rispetto. Che andrebbe anche se le sue scelte fossero diverse. Scelte che devono essere libere. Chi scrive cose come quelle sopra, dovrebbe come prima cosa dire: mi impegno, da domani mattina, a dedicare la mia vita alla ragazza, ospitandola nel soggiorno della mia villa. Oppure tacere, con rispetto. Come faccio io e spererei faceste voi. Ma da uno che ha fottuto un posto da primario comprando un tesserino, cosa possiamo pretendere?
    ------------------------------------

    Ogni mattina, da quando molti anni fa mi sono sposato, mi alzo pensando che incomincia un altro giorno da dedicare al benessere dei miei figli e di mia moglie.
    Credimi: non ho tempo da dedicare alle famiglie che hanno altri e più gravi problemi dei miei.
    Ma non me ne vergogno.
    Assolutamente.

    Vedi: tu molleresti tutto! Ma non per amore della figlia disabile o altro ma perchè, e probabilmente con buonissime ragioni personali, ti sei rotto i coglioni.

  9. #9
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    Comunione e Liberazione è così radicata che pensa di passare inosservata, invece tutti sanno... Quindi è inutile nascondersi dietro la qualifica...

    Inoltre come si dice che i magistrati devono solo applicare la legge, così i medici..

  10. #10
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