di Federica Pezzoli
Uguaglianza mascherata
La Piazza (dell'Esquilino) ha scosso "Palazzo Chigi" che, dopo il "rimbrotto" del Parlamento europeo, per evitare la "gogna" di un giudizio politico, anche estero, negativo sull'"attività" di governo del paese - a modo suo - questa notte, ha "riformulato", in peius, il progetto di "schedatura" dei "diversi" (Rom, bambini Rom e Sinti) - saranno "censiti" anche i cittadini italiani, ma - che fortuna! -, con decorrenza 2010.
Sotto le false vesti della "libertà", dell'"uguaglianza" e delle "pari opportunità", dal primo gennaio 2010 saremo sottoposti, anche noi, ad una "schedatura speciale" - infatti, ob torto collo, tutti i cittadini italiani dovranno registrare le proprie impronte digitali sulla carta d'identità. Una "schedatura" che non prevede eccezioni di sorta, neanche per chi, invalido a "causa di un infortunio sul lavoro", si è visto amputare entrambe le mani ed attende una sentenza che faccia "giustizia", magari riconoscendo la penale responsabilità del suo datore di lavoro - affamato di ricchezza, ad ogni costo -, poco "attento" alle norme in tema di sicurezza, che scommette, nelle more del processo, nella prescrizione del reato. Così vanno le cose in Italia.
L'idea della "schedatura" della cittadinanza italiana, come quella Rom o Sinti, fa accapponare la pelle e nel contempo offre l'immagine di un esecutivo che di fatto cerca in ogni modo di contrallarne il movimento, la - costituzionale - libertà, e la "perseguita", in qualche modo, sottoponendola, appunto, ad una "schedatura". Ci vuole coraggio nel richiedere le impronte digitali a chi non ha commesso alcun reato - mentre, con questo provvedimento, la cittadinanza si vede trattata come un "pluripregiudicato". Cittadini onesti ai quali, chissà, vista l'aria che tira, non possiamo escluderlo a priori, domani, per "ragioni di sicurezza", verrà richiesto il DNA, e dopodomani - perché no! - l'inserimento sottocutaneo di un microchip, come quello in uso nell'anagrafe canina.
Infatti, questo provvedimento ci renderà un po' più simili ai nostri amati "animali da cortile".
Noi, un po' meno liberi - che paurosa tristezza.
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