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    Predefinito 17 Luglio - Beate Carmelitane di Compiègne, Monache Claustrali

    Dal sito SANTI E BEATI:

    Beate Teresa di Sant'Agostino e compagne Carmelitane di Compiegne Vergini e martiri

    17 luglio

    m. Parigi, 17 luglio 1794

    Sono le sedici Carmelitane Scalze del monastero dell'Incarnazione di Compiègne (Francia). Appena la rivoluzione francese degenerò nel terrore, si offrirono a Dio come vittime di espiazione per impetrare pace alla Chiesa e al loro Paese. Arrestate e incatenate il 24 giugno 1794, ebbero la forza di comunicare anche agli altri la loro gioia e la loro fede. Condannate a morte per la loro fedeltà alla Chiesa e alla vita consacrata e per la loro devozione verso i sacri Cuori di Gesù e Maria, furono ghigliottinate a Parigi il 17 luglio 1794, mentre cantavano inni e dopo aver rinnovato i voti nelle mani della priora, Teresa di Sant'Agostino. Furono beatificate da San Pio X il 13 maggio 1906.

    Emblema: Giglio, Palma

    Martirologio Romano: A Parigi in Francia, beate Teresa di Sant’Agostino (Marta Maddalena Claudina) Lidoine e quindici compagne, vergini del Carmelo di Compiègne e martiri, che durante la rivoluzione francese furono condannate a morte per avere fedelmente osservato la disciplina monastica e, giunte sul patibolo, rinnovarono le promesse di fede battesimale e i voti religiosi.

    La comunità delle Carmelitane Scalze si era stabilita a C. (Oise, Francia) nel 1641, provenendo dal monastero di Amiens. A sette anni dalla fondazione sorgeva il convento con la chiesa dedicata all'Annunciazione. Il monastero prosperò sempre nel fervore, splendendo per regolare osservanza e per fedeltà allo spirito teresiano, godendo dell'affetto e della stima della corte francese. Allo scoppio della Rivoluzione le monache rifiutarono di deporre l'abito monastico e quando i torbidi accennarono ad aumentare, tra il giugno e il settembre 1792, seguendo un'ispirazione avuta dalla priora, Teresa di S. Agostino, tutte si offrirono al Signore in olocausto "per placare la collera di Dio e perché la pace divina, recata sul mondo dal suo caro Figlio, fosse resa alla Chiesa e allo Stato". L'atto di consacrazione, emesso anche da due suore anziane che al primo momento si erano spaventate al pensiero della ghigliottina, divenne l'offerta quotidiana fino al giorno del martirio, giunto due anni dopo.

    Cacciate dal monastero il 14 settembre 1792, le carmelitane scalze continuarono la loro vita di preghiera e penitenza, divise in quattro gruppi in varie parti di Compiegne e unite dall'affetto e dalla corrispondenza, sotto la vigile direzione di Teresa di S. Agostino. Presto scoperte e denunciate dal comitato rivoluzionario, il 24 giugno 1794 furono catturate o rinchiuse insieme a Sainte-Marie, già monastero della Visitazione, trasformato in carcere. Da Compiegne le sedici religiose furono trasferite a Parigi: vi giunsero il 13 luglio e immediatamente furono rinchiuse nel terribile carcere della Conciergerie, pieno già di sacerdoti, religiosi e altre persone destinate alla morte. Esempio a tutti di tranquillità e di serena confidenza in Dio e, insieme, modello di attaccamento totale a Gesù e alla Chiesa, sapevano effondere intorno a sé anche un raggio di gioia, come avvenne il 16 luglio, festa della Madonna del Carmelo, in cui una delle sedici, chiedendo senza paura ad un recluso più libero qualcosa per scrivere, con dei fuscelli carbonizzati scrisse sull'aria della Marseillaise un canto di giubilo e di preghiera nella previsione del martirio. Il giorno dopo, con giudizio sommario, in cui esse ebbero modo di manifestare la loro fortezza, le sedici carmelitane scalze furono condannate a morte dal tribunale rivoluzionario per la loro fedeltà alla vita religiosa, per il "fanatismo" (specialmente in relazione alla meravigliosa devozione ai Sacri Cuori di Gesù e di Maria) e per l'attaccamento all'autorità costituita. Mentre erano portate in carretta per l'esecuzione alla Barrière-du-Tróne, tra il silenzio della folla e degli stessi sanculotti, cantavano ad alta voce il Miserere, la Salve Regina e il Te Deum. Giunte ai piedi della ghigliottina, dopo aver cantato il Veni Creator, una dopo l'altra rinnovarono davanti alla priora la professione religiosa e furono decapitate. Ultima venne uccisa la madre Teresa di S. Agostino, che aveva preparato così bene le figlie al martirio e che aveva realizzato in maniera meravigliosa quanto ella era solita dire: "L'amore sarà sempre vittorioso. Quando si ama, si può tutto". Il martirio, avvenuto il 17 luglio 1794, dimostrava ancora una volta il potere insuperabile dell'amore di Cristo.

    Dai documenti esistenti e dalle testimonianze preziose delle tre carmelitane scalze della comunità di Compiegne che sfuggirono al martirio, possiamo fare l'elenco delle sedici martiri con i loro rispettivi nomi di religione, più o meno completi e, tra parentesi, quelli secolari:

    Teresa di S. Agostino (Maria Maddalena Claudina Lidoine), priora, nata a Parigi il 22 settembre 1752;
    Suor S. Luigi (Maria Anna Francesca Brideau), sottoprìora, nata a Belfort il 7 dicembre 1751;
    Suor Anna Maria di Gesù Crocifisso (Maria Anna Piedcourt), nata a Parigi il 9 dicembre 1715;
    Suor Carlotta della Resurrezione (Anna Maria Maddalena Thouret), nata a Mouy (Oise) il 16 settembre 1715;
    Suor Eufrasia dell'Immacolata Concezione (Maria Claudia Cipriana Brard), nata a Bourth (Eure) il 12 maggio 1736;
    Suor Enrichetta di Gesù (Maria Francesca de Croissy), nata a Parigi il 18 giugno 1745;
    Suor Teresa del Cuore di Maria (Maria Anna Hanisset), nata a Reims (Marne) il 18 gennaio 1742;
    Suor Teresa di S. Ignazio (Maria Gabriella Trézel), nata a Compiègne il 4 aprile 1743;
    Suor Giulia Luisa di Gesù (Rosa Cristiana de Neuville), nata a Avreux (Eure) il 30 dicembre 1741;
    Suor Maria Eririchetta della Provvidenza (Maria Annetta Pelras), nata a Cajare (Lot) il 16 giugno 1760;
    Suor Costanza (Maria Genoveffa Meunier), novizia, nata a Saint-Denis (Seine) il 28 maggio 1765;
    Suor Maria dello Spirito Santo (Angelica Roussel), conversa, nata a Fresne-Mazancourt (Somme) il 3 agosto 1742;
    Suor S. Marta (Maria Dufour), conversa, nata a Bannes (Sarthe) il 2 ottobre 1741;
    Suor S. Francesco Saverio (Elisabetta Giulietta Vérolot), conversa, nata a Lignières (Aube) il 13 gennaio 1764;
    Suor Caterina Soiron, suora esterna (tourière), nata a Compiègne il 2 febbraio 1742;
    Suor Teresa Soiron, suora esterna (tourière), nata a Compiègne il 23 gennaio 1748.

    I corpi delle sedici martiri furono gettati in una fossa comune, con altri corpi di condannati, in un posto che divenne poi l'attuale cimitero di Picpus, dove una lapide ricorda illoro martirio. Di esse rimasero alcuni indumenti che le carmelitane scàlze stavano lavando alla Conciergerie quando furono portate in giudizio e che, due o tre giorni dopo, vennero dati alle benedettine inglesi di Cambrai, pure incarcerate, ma poi rimesse in libertà; tali indumenti preziosi sono oggi all'abbazia delle benedettine di Staribrook, in Inghilterra. Reliquie preziose sono ancora gli scritti delle martiri : lettere, poesie, biglietti; essi sono riferiti, insieme all'altra documentazione di grande valore, dal p. Bruno di Gesù Maria nella sua opera fondamentale.

    Le martiri furono beatificate da s. Pio X il 13 maggio 1906, con breve pontificio, mentre già il 10 dicembre precedente era stato pubblicato il decreto de tuto per procedere alla dichiarazione del martirio delle sedici carmelitane scalze. La loro festa è celebrata il 17 luglio dall'Ordine dei Carmelitani Scalzi e dall'arcidiocesi di Parigi.

    Recentemente, il nome delle beate ha avuto risonanza inaspettata grazie a opere letterarie di valore indiscutibile. Nel 1931 Geltrude von Le Fort ricavava dal racconto storico della vita e del martirio delle carmelitane di C. il romanzo Die letzte am Schafott (vers. it. : L'ultima al patibolo, Brescia 1939), dal quale il p. R. Bruckberger ebbe l'ispirazione di realizzare un film, dei cui dialoghi affidava la redazione nel 1937 a Georges Bernanos. Questi, dieci anni dopo, nel 1947-48, redigeva un lavoro che la morte gli impedì di polire. Pubblicato nel 1949 come opera letteraria a sé stante, Les dialogues des Carmélites ebbe un successo enorme in tutta Europa, e subito fu ridotto per il teatro da A. Beguin e, portato sulle scene, ebbe fortuna inaspettata. Nel genn. 1957 Les dialogues des Carmélites, presentato musicato da Francis Poulenc alla Scala di Milano, estendeva l'irradiazione dell'opera del Bernanos. Finalmente, nel 1959, con regia di Philippe Agostini, il p. Bruckberger riusciva ad attuare il suo sogno portando sullo schermo Les dialogues des Carmélites, film in coproduzione italo-francese: l'epopea delle sedici martiri figlie di s. Teresa d'Avila era così resa nota a tutto il mondo.

    Autore: Valentino di S. Maria


  2. #2
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    Martiri per l'Unica Vera Fede Cattolica, uccise da una "rivoluzione satanica"

    Beate Carmelitane di Compiègne raccontate dalla penna di Rino Cammilleri

    Si sono proprio le sedici suore i cui "dialoghi" Bernanos ha immortalato nel celebre dramma (Les Dialogues des Carmélites, Seuil, Paris 1949) e che è stato musicato da Francis Poulenc nell'omonima opera, in 3 atti e 12 quadri, che ha visto la sua prima rappresentazione a Milano, Teatro alla Scala, il 26 gennaio 1957. Nel 1792 la Superiora Madre Teresa di Sant'Agostino aveva offerto la sua vita a Dio in riparazione delle profanazioni e persecuzioni sanculotte. Alla vista degli orrori di giorno in giorno crescenti anche le Consorelle le si unirono, rinnovando il voto per due anni consecutivi. Fino al momento in cui vennero "liberate" per forza (cioè cacciate dal loro Monastero, il quale fu espropriato e venduto, per cercare, vanamente, di calmare l'inesausta fame di denaro da parte di un governo "rivoluzionario", che aveva già condotto il paese alla bancarotta).
    Le sedici Suore, ormai "cittadine", continuarono però la loro Vita Consacrata in una casa presa in affitto, come del resto avevano fatto quasi tutte le altre Religiose di Francia (solo 1,4% del totale, infatti, accettò di rinunciare ai voti).
    Ma giunse il parossismo del Terrore e le perquisizioni procedettero casa per casa. Le Suore vennero scoperte, arrestate e trascinate a Parigi, dove furono ammassate, con gli altri prigionieri, nel famigerato carcere della Conciergerie; qui, in una ributtante promiscuità, moltissimi infelici attendevano la ghigliottina: Preti "Refrattari", nobili, prostitute, delinquenti comuni, "sospetti", girondini "traditori della Rivoluzione". Le Suore stupivano tutti per la loro serenità e abnegazione nei confronti di tutti. Il 16 Luglio, Festa della Madonna del Carmelo, la "loro" festa, tracciarono con un carbone su un muro una preghiera sui versi della "Marsigliese". Processate per "fanatismo", salirono sulla carretta cantando la "Salve Regina" in mezzo ad un impressionante silenzio. Vennero ghigliottinate, una ad una, alla Barrière-du-Trone ed i loro corpi gettati in una fossa comune. L'ultima a salire sul patibolo fu la Priora.

    Tratto dal libro "Santi Dimenticati" di Rino Cammilleri, edizioni Piemme (con modifiche).

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    Predefinito Les Dialogues des carmélites di Francis Poulenc (1899-1963)

    libretto proprio, dal dramma omonimo di Georges Bernanos

    Opera in tre atti e dodici quadri

    Prima:

    Milano, Teatro alla Scala, 26 gennaio 1957

    Personaggi:

    il marchese de la Force (Bar); Blanche, sua figlia (S); il cavaliere de la Force (T); Madame de Croissy, priora del convento (A); Constance (S); Madame Lidoine, la nuova priora (S); madre Marie (S); madre Jeanne (A); sorella Mathilde (S); il cappellano (T), il carceriere (Bar); due commissari (Bar, B); Javelinot, medico (Bar); folla

    ----------------------------------------------------------------------
    L’esecuzione di sedici carmelitane, avvenuta il 17 luglio del 1794, suggerì a Gertrud von Le Fort l’argomento per un romanzo che intitolò Die Letze am Schafott (L’ultima al patibolo, 1931). Alcuni anni più tardi, nel 1947, padre Brückberger decise di elaborare quel romanzo in una riduzione cinematografica e chiese a Georges Bernanos di scriverne i dialoghi; lo scrittore vi lavorò per tutto l’inverno 1947-48. Al termine il film non venne girato, e il materiale preparato da Bernanos pubblicato un anno dopo a cura di Albert Béguin, a cui si deve il titolo attuale del dramma e la sua articolazione in cinque quadri. Il successo dei Dialogues è straordinario: rappresentato postumo nel 1952 a Zurigo, viene dato novecento volte nella città svizzera e portato in Francia in due lunghe tournées . La vicenda dell’opera di Poulenc ha inizio nel 1953, quando l’editore Ricordi propone al compositore un balletto per il Teatro alla Scala incentrato sulla figura di Santa Margherita da Cortona. Poulenc mostra però di preferire l’idea di un’opera e Ricordi gli suggerisce i Dialogues di Bernanos, che tanto successo stavano riscuotendo in tutta Europa. Dopo un paio di giorni Poulenc decise di accettare la commissione, stimolato dalla possibilità di tratteggiare complesse figure femminili, in particolare quella della protagonista, Blanche de la Force, per la quale pensò subito al soprano Denise Duval. La composizione dei Dialogues avrebbe richiesto tre anni, dall’agosto del 1953 al giugno del 1956. Il lavoro iniziò rapidamente, e a settembre Poulenc poté scrivere a Pierre Bernac di avere già tratteggiato le prime tre scene e di essere fiducioso di poterle completare in breve. Ma a partire dal marzo 1954, quando il lavoro aveva superato il traguardo della metà del secondo atto, il compositore precipitò in una crisi nervosa, legata a travagliate vicende sentimentali. Riprese a comporre all’inizio del 1955 terminando l’opera in agosto; gli occorreranno ancora dieci mesi per l’orchestrazione. La prima rappresentazione alla Scala ha luogo nella versione italiana di Testi, mentre il 21 giugno del 1957 vi è la ‘prima’ francese all’Opéra di Parigi, con Denise Duval protagonista nei panni di Blanche. L’intreccio dell’opera è un articolarsi di eventi psicologici più che in azioni vere e proprie. In altre parole Bernanos ha cura di sviluppare, in un contesto storico che appare forse secondario ma non pretestuoso, una trama scarna negli accadimenti ma ricca di travagli individuali, che diviene un giustapporsi di corrispondenze affettive e stati d’animo tra i personaggi della vicenda.

    Atto primo. Aprile 1789, un mese prima della riunione degli Stati Generali a Versailles. Nella biblioteca del marchese de la Force. Il cavaliere de la Force, figlio del marchese, irrompe nella biblioteca preoccupato per la sorella Blanche, che sarebbe stata vista nella sua carrozza circondata da una moltitudine inferocita. Il marchese cerca di tranquillizzare il figlio, ma non può fare a meno di ricordare ciò che accadde anni prima quando egli stesso e la madre di Blanche vennero inseguiti dalla folla prima di essere portati in salvo dall’intervento provvidenziale dei soldati. La marchesa rimase scossa a tal punto da dare alla luce Blanche prematuramente, soccombendo al parto. Il dialogo tra il cavaliere e il marchese sottolinea il carattere timoroso e insicuro di Blanche, che al suo arrivo è incolume ma assai agitata. La giovane scompare per qualche minuto nella sua stanza ma riappare gridando, terrorizzata dall’ombra di una candela. Si decide così ad annunciare al padre la sua decisione di abbandonare un mondo in cui si sente disorientata e gravata di troppe responsabilità per entrare in un convento di carmelitane a Compiègne. Alcune settimane dopo, nel parlatoio del convento di Compiègne, l’anziana e malata priora, Madame de Croissy, interroga Blanche a proposito della sua vocazione, precisando come un convento non possa essere considerato un rifugio dal mondo, un luogo dove si possa fuggire le responsabilità della vita (“N’allez pas croire...”). Il primo scopo dell’ordine, che ha regole severe, è infatti la preghiera. Blanche sembra accettare con consapevolezza il monito della priora e propone per sé il nome di suor Blanche dell’agonia di Cristo. Presta il suo servizio nella dispensa del convento assieme a un’altra giovane consorella, Constance de Saint-Denis, il cui buon umore la irrita perché le pare una mancanza di rispetto nei confronti della priora, che versa in gravi condizioni fra tante sofferenze. Constance ha una sorta di visione profetica: lei e Blanche moriranno presto e insieme. Qualche tempo dopo, nell’infermieria del convento la priora sta agonizzando assistita da madre Marie dell’incarnazione. La priora avverte la morte che si approssima ma è colta da una paura che le fa dire di non sentirsi pronta ad abbandonare la vita, persa in una solitudine nella quale avverte l’assenza di Dio: “Dieu s’est fait lui-meme une ombre...”. Può così avvertire una particolare corrispondenza con la fragilità che aveva scorto negli occhi e nelle parole di Blanche, e raccomanda perciò la giovane novizia alle cure di Marie. La scena si chiude con Blanche al capezzale della priora morente che, in preda ad un lucido delirio, profettizza la profanazione della cappella del convento e lascia alla giovane novizia il proprio dolore in testimonianza.

    Atto secondo. La cappella del convento di Compiègne. Constance lascia Blanche sola per cercare le consorelle che dovranno sostituirle nella preghiera. Mentre Blanche, terrorizzata dalla solitudine, si dirige verso la porta, Madre Marie entra nella cappella e la rimprovera per essersi alzata, anche se ne comprende lo stato d’animo e l’accompagna subito alla sua cella, abbracciandola. Il giorno successivo, nel giardino del convento, Blanche e Constance raccolgono fiori per la tomba della priora. Constance spera che Madre Marie venga nominata a dirigere il convento e rivela a Blanche che probabilmente Madame de Croissy è morta tra atroci sofferenze per permettere ad altri di godere di una morte più facile. La scena successiva vede l’intera comunità riunita in assemblea per giurare obbedienza alla nuova priora Madame Lidoine, che nel discorso inaugurale si mostra pessimista sul futuro della comunità e raccomanda a tutte le carmelitane di non venir in alcun modo meno al loro primo dovere, la preghiera. Mentre la situazione politica precipita, il cavalier de la Force, prima di fuggire fuori dalla Francia, raggiunge Compiègne e cerca di convincere Blanche a fuggire con lui rimproverandola di rimanere nel convento per paura (“Pourquoi vous tenez-vous...”). L’atto si conclude in un clima di sgomento: le autorità impediscono alla comunità di pregare e Madre Marie invoca il martirio. Sarà la volontà di Dio, ribatte Madame Lidoine, a decidere la sorte di tutte quante. Intanto due commissari del popolo irrompono nel convento con l’ordine dell’assemblea legislativa di chiudere l’edificio. Blanche è terrorizzata, Marie invoca ancora il martirio e la priora fa annunciare a madre Jeanne la sua partenza per Parigi.

    Atto terzo. Nella cappella sconsacrata del convento di Compiègne. Madre Marie, che in assenza della priora ha preso la guida della comunità, recita la preghiera dei martiri. Tutte sono d’accordo nel fare voto di martirio ma, nella confusione del giuramento, Blanche fugge per tornare nella casa del padre, che è stato ghigliottinato. Lì vi svolge mansioni di servitrice per i nuovi padroni ed è raggiunta da Marie, che cerca di convincerla a seguirla di nuovo a Compiègne; ma Blanche è terrorizzata e si rifiuta di seguirla. Dopo la partenza di Marie, Blanche apprende da una conversazione ascoltata per strada dell’arresto delle consorelle, che vengono portate a Parigi, imprigionate alla Concièrgerie e condannate a morte: è il 17 luglio 1794. Il patibolo è allestito in Place de la Révolution: la priora è la prima a salirvi, mentre tutte le suore intonano il Salve Regina e a una a una la seguono. L’ultima è Constance che, non appena vede Blanche farsi largo tra la folla per riunirsi alle altre carmelitane, avverte che la profezia di qualche tempo prima si andava realizzando (“Mes filles, voilà que s’acheve”).

    Nel trattare il dramma Poulenc mostra di aver inteso sollevare i personaggi femminili dalla stretta partecipazione all’intreccio che, a differenza di quanto fosse nelle intenzioni di Bernanos, diviene quasi un pretesto: il senso della morte, del dolore, la paura, si sedimentano e si sottraggono alla vicenda, pur permeando il dramma nel suo insieme. In altri termini, il linguaggio musicale sembra ignorare volutamente la dimensione temporale, per sottolineare l’immobile mondo interiore dei personaggi femminili, tutti proiettati fuori dei fatti concreti in una sofferta esperienza spirituale. Il compositore ha potuto così affidare l’esercizio della sua propensione al mistero a un testo che preferisce l’indugio generato dall’attesa mistica della rivelazione, piuttosto che quello della verità razionale differita. Non si è limitato ad articolare dei riferimenti a Debussy, Musorgskij, Monteverdi o Verdi, come potrebbe far pensare la dedica dell’opera; né a muovere semplicemente da certi prestiti stilistici o di colore. Nei Dialogues si avverte il senso di un teatro come luogo di manifestazione di interiorità, in particolare di interiorità femminili, e la musica si sedimenta attraverso la riflessione sul singolo evento spirutuale – che può essere una sola parola – più che sulla vicenda. Ogni prestito linguistico è il tentativo di evocazione di uno stato d’animo o di un pensiero, ed esiste perché crea corrispondenze e assume in modo inequivocabile l’aspetto che Poulenc ha saputo conferire a tutta la sua produzione teatrale: non un’escursione tra i sentieri della storia della musica, ma una personalissima indagine sulla possibilità di evocare ciò che, più che dalla vicenda, è suggerito dall’intensità espressiva di una parola o di una frase.

    FONTE

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    The Sixteen Blessed Teresian Martyrs of Compiègne

    Guillotined at the Place du Trône Renversé (now called Place de la Nation), Paris, 17 July, 1794. They are the first sufferers under the French Revolution on whom the Holy See has passed judgment, and were solemnly beatified 27 May, 1906. Before their execution they knelt and chanted the "Veni Creator", as at a profession, after which they all renewed aloud their baptismal and religious vows. The novice was executed first and the prioress last. Absolute silence prevailed the whole time that the executions were proceeding. The heads and bodies of the martyrs were interred in a deep sand-pit about thirty feet square in a cemetery at Picpus. As this sand-pit was the receptacle of the bodies of 1298 victims of the Revolution, there seems to be no hope of their relics being recovered. Their names are as follows:
    • Madeleine-Claudine Ledoine (Mother Teresa of St. Augustine), prioress, b. in Paris, 22 Sept., 1752, professed 16 or 17 May, 1775;
    • Marie-Anne (or Antoinette) Brideau (Mother St. Louis), sub-prioress, b. at Belfort, 7 Dec., 1752, professed 3 Sept, 1771;
    • Marie-Anne Piedcourt (Sister of Jesus Crucified), choir-nun, b. 1715, professed 1737; on mounting the scaffold she said "I forgive you as heartily as I wish God to forgive me";
    • Anne-Marie-Madeleine Thouret (Sister Charlotte of the Resurrection), sacristan, b. at Mouy, 16 Sept., 1715, professed 19 Aug., 1740, twice sub-prioress in 1764 and 1778. Her portrait is reproduced opposite p. 2 of Miss Willson's work cited below;
    • Marie-Antoniette or Anne Hanisset (Sister Teresa of the Holy Heart of Mary), b. at Rheims in 1740 or 1742, professed in 1764;
    • Marie-Françoise Gabrielle de Croissy (Mother Henriette of Jesus), b. in Paris, 18 June, 1745, professed 22 Feb., 1764, prioress from 1779 to 1785;
    • Marie-Gabrielle Trézel (Sister Teresa of St. Ignatius), choir-nun, b. at Compiègne, 4 April, 1743, professed 12 Dec., 1771;
    • Rose-Chrétien de la Neuville, widow, choir-nun (Sister Julia Louisa of Jesus), b. at Loreau (or Evreux), in 1741, professed probably in 1777;
    • Anne Petras (Sister Mary Henrietta of xxyyyk.htm">Providence), choir-nun, b. at Cajarc (Lot), 17 June, 1760, professed 22 Oct., 1786.
    • Concerning Sister Euphrasia of the Immaculate Conception accounts vary. Miss Willson says that her name was Marie Claude Cyprienne Brard, and that she was born 12 May, 1736; Pierre, that her name was Catherine Charlotte Brard, and that she was born 7 Sept., 1736. She was born at Bourth, and professed in 1757;
    • Marie-Geneviève Meunier (Sister Constance), novice, b. 28 May, 1765, or 1766, at St. Denis, received the habit 16 Dec., 1788. She mounted the scaffold singing "Laudate Dominum".
    • In addition to the above, three lay sisters suffered and two tourières. The lay sisters are:
    • Angélique Roussel (Sister Mary of the Holy Ghost), lay sister, b. at Fresnes, 4 August, 1742, professed 14 May, 1769;
    • Marie Dufour (Sister St. Martha), lay sister, b. at Beaune, 1 or 2 Oct., 1742, entered the community in 1772;
    • Julie or Juliette Vérolot (Sister St. Francis Xavier), lay sister, b. at Laignes or Lignières, 11 Jan., 1764, professed 12 Jan., 1789.

    The two tourières, who were not Carmelites at all, but merely servants of the nunnery were: Catherine and Teresa Soiron, b. respectively on 2 Feb., 1742 and 23 Jan., 1748 at Compiègne, both of whom had been in the service of the community since 1772.

    The miracles proved during the process of beatification were
    • The cure of Sister Clare of St. Joseph, a Carmelite lay sister of New Orleans, when on the point of death from cancer, in June, 1897;
    • The cure of the Abbé Roussarie, of the seminary at Brive, when at the point of death, 7 March, 1897;
    • The cure of Sister St. Martha of St. Joseph, a Carmelite lay Sister of Vans, of tuberculosis and an abcess in the right leg, 1 Dec., 1897;
    • The cure of Sister St. Michael, a Franciscan of Montmorillon, 9 April, 1898.

    Five secondary relics are in the possession of the Benedictines of Stanbrook, Worcestershire.

    Bibliography

    PIERRE, Les Seize Carmélites de Compiègne (Paris, 1906); WILLSON, The Martyrs of Compiègne (Westminster, 1907).

    Fonte: The Catholic Encyclopedia, vol. XIV, New York, 1912

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