Scuola, la destra fa tornare l'obbligo a soli 14 anni
Enrico Panini, segretario Flc Cgil
L'ultima della destra. Una delle (poche) riforme del governo Prodi fu quella dell'innalzamento dell'obbligo scolastico a 16 anni. Ora, denuncia Enrico Panini segretario della Flc Cgil, la destra vuole tornare ai 14 anni. Per risparmiare soldi e per togliere cultura agli adolescenti.
Un emendamento al decreto 112 relativo alla manovra economica del Governo, in discussione in queste ore alla Camera, cancella l'innalzamento dell'obbligo scolastico a 16 anni di età, attualmente in vigore.
«L'obbligo di istruzione si assolve anche nei percorsi di istruzione e formazione professionale ... e anche nei percorsi sperimentali di istruzione e formazione professionale...». Questo il testo dell'emendamento al decreto legge sulla manovra approvata dalle commissioni Bilancio e Finanze della Camera e che è stata assorbita dal maxi-emendamento del governo.approvata dalle commissioni Bilancio e Finanze della Camera e che è stata assorbita dal maxi-emendamento del governo. Si tratta di una modifica alla legge finanziaria del 2006 e che ritocca l'articolo 64 del decreto relativo all'organizzazione scolastica.
Per Panini in questo modo «si riporta l'orologio della storia agli anni '50». «L'emendamento infatti - spiega - prevede che si possa assolvere l'obbligo scolastico anche nel sistema regionale della formazione professionale e nei percorsi triennali istituiti dal ministro Moratti, che escono così dalla sperimentalità per diventare definitivi e che già prevedono a loro volta un massiccio ricorso alla formazione professionale. Ben diversa - osserva - la situazione attuale che prevede, in coerenza con il dettato costituzionale, l'assolvimento dell'obbligo scolastico nel solo sistema di istruzione che comprende le scuole statali e paritarie». Secondo il sindacalista si tratta di «un ennesimo colpo di mano per via legislativa contro la scuola pubblica e una sconfessione degli impegni assunti dal ministro Gelmini».
Così - afferma il leader della Flc - «si torna a separare sulla base del reddito, per chi ha mezzi e opportunità sociali la scuola vera, per chi parte da qualche svantaggio sociale, il canale di serie C. Si spacca l'unitarietà del sistema creando per i meno fortunati un canale parallelo discriminatorio, si regionalizza e si privatizza un pezzo di formazione».
Tagli indiscriminati, revisione totale di ordinamenti, organizzazione e didattica, continui 'stop and gò ai processi di riforma, «testimoniano l'alta considerazione che questo governo ha per i delicati meccanismi di funzionamento della scuola e svela, se ce ne fosse ancora bisogno, come tutto il discredito gettato sul sistema e i docenti fosse finalizzato a far passare nella società l'opera di smantellamento della scuola pubblica».
Sulla questione interviene preoccupato anche il segretario del Pd afferma che a essere colpiti «saranno i figli delle famiglie povere a cui si dirà: 'tu se vuoi dopo i 14 anni puoi fare la formazione professionalè. È un'idea contro cui si batteva Don Milani». Dopo aver affermato che se fosse per lui estenderebbe l'obbligo oltre i 16 anni, Veltroni ha aggiunto che è «paradossale che si operino tagli sulla scuola senza un nuovo modello». «Spero che il ministro per l'Istruzione - ha continuato - abbia l'autonomia intellettuale per opporsi». Il segretario del Pd ha concluso affermando che con i tagli all'istruzione «noi facciamo un passo indietro sulla scommessa educativa».
L'emendamento proposto dal governo «non incide minimamente sull'obbligo di istruzione, che rimane a 16 anni». Lo precisa il ministro dell'Istruzione, dell'università e della ricerca, Mariastella Gelmini. «Evidentemente - aggiunge - Walter Veltroni è stato male informato dai suoi collaboratori. L'obbligo rimane e può essere assolto nei percorsi di formazione professionale che aveva introdotto, in via sperimentale, il governo di centrosinistra».
La senatrice Mariapia Garavaglia, ministro ombra dell'Istruzione Università e Ricerca ricorda: «Ogni tanto il Governo si dimentica delle sue stesse affermazioni e allora è bene ricordargliele: il criterio da valorizzare nella scuola è il merito, non il censo». Lo afferma a proposito del maxi emendamento presentato dal Governo al decreto 112 che rischia di ridurre l'obbligo d'istruzione per alcuni studenti da 16 a 14 anni.
L'esponente del Pd propone una modifica al testo che, dopo l'approvazione alla Camera mediante fiducia, dovrà essere sottoposto all'esame del Senato. «Negli istituti di formazione professionale - spiega Garavaglia - nei primi due anni si deve poter apprendere le materie fondamentali che vengono insegnate nel primo biennio delle scuole superiori. Ogni tentativo di stravolgere questo principio, come sembra al momento prevedere il maxi emendamento, costituisce uno stravolgimento del principio costituzionale di uguaglianza».
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