Il Congresso sulla stampa, anche quella di sinistra
Di «oscuramento generalizzato dei mezzi di comunicazione di massa» parlava ieri Diliberto nella sua relazione
E non si tratta di una profezia che si autoavvera. La stampa è dei padroni, e dei comunisti non ne parla se può. Ed oggi, che sono fuori dal Parlamento, dalle istituzioni democratiche del Paese, decide di non farlo. Di fare finta che non esistono, che non contino.
Ma non è da meno neanche la stampa «fraterna». Non è solo il Pd a dividere tra «buoni e cattivi, compatibili ed incompatibili, di governo e di opposizione», seguendo una strategia che mira a rendere quel che resta della sinistra un cuscinetto «inerte ed accondiscendente».
È la storia della sinistra italiana. Di una tradizione comunista, non solo quella del Pci, che non si riconosce e legittima. Ma è proprio sulla mancanza di unità, sull’incapacità di superare le divisioni interne che vince il capitale, la destra, quella sinistra moderna anticomunista.
Unità nelle piazze, unità nelle istituzioni. Tra i comunisti. Sono parole che fanno paura. Ma è da qui che si deve ripartire, per continuare la lotta di classe a fianco di milioni di lavoratori.
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