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    Predefinito Una guerra (futura) per silenziare il revisionismo olocaustico?

    Riporto un articolo di Faurisson che mi è stato segnalato, contenente un'acuta analisi dei possibili motivi di tanta ostilità dei potenti nei confronti di Ahmadinejad e dell'Iran: in effetti, data la portata della questione olocaustica, non sarebbe irrealistico pensare che la prossima guerra contro l'Iran venga scatenata principalmente per ... silenziare l'unico governo che megafona lo smascheramento della più grande macchina propagandistica contemporanea, basata su una grossolana manipolazione della storiografia.
    Traduzione tratta dal sito di aargh.

    ---------------------------------------

    Robert FAURISSON 5 giugno 2008



    Ricadute geostrategiche del revisionismo: la lezione iraniana


    La crisi energetica suscita inquietudine. Tuttavia l’Iran, che possiede enormi riserve di petrolio e di gas, aspira a sfruttarle al meglio, col nostro aiuto, e a vendercene il prodotto; il che avrebbe come conseguenza il sensibile calo del prezzo mondiale della benzina, del gasolio, della nafta e del gas. Non poche nazioni occhieggiano questa cuccagna iraniana, e sarebbero disposte a rispondere favorevolmente alle offerte di Teheran. Ma gli Stati Uniti hanno decretato il boicottaggio dell’Iran e, fino ad ora, si è generalmente obbedito al gendarme del mondo. Il Presidente Mahmoud Ahmadinejad ha un bel moltiplicare le offerte di servizi, ma si vede trattato come un criminale. Viene rifiutata la sua richiesta di collaborazione che consentirebbe di equipaggiare a nuovo la sua industria di trivellazione, produzione e trasformazione. Egli giunge perfino a proporre ai paesi che utilizzano la moneta unica europea di pagare in euro e non più in dollari, ma non se ne fa nulla. Gli si voltano le spalle. Lo si minaccia. Anche il Papa rifiuta di riceverlo. In numerosi paesi del mondo le sue ambasciate ed il suo personale diplomatico sono privati di contatti con le autorità locali e le rappresentanze straniere; la loro condizione è diventata quella degli appestati. Ci si può chiedere da dove venga un comportamento così radicale nei confronti degli Iraniani, e perché la comunità internazionale agisca, così apertamente, in modo contrario al proprio interesse economico.


    Si invocano generalmente tre motivi per questa politica di boicottaggio e di aperta ostilità: 1) il Presidente iraniano cercherebbe di dotare il proprio paese dell’arma nucleare; 2) vorrebbe sterminare gli ebrei che sono in Israele; 3) considera un mito lo sterminio degli ebrei in Europa durante la seconda guerra mondiale. I due primi motivi hanno ben poco senso; soltanto il terzo è serio e, in virtù di ciò, anche istruttivo.


    In risposta al primo motivo, è opportuno osservare che, se gli accusatori di Ahmadinejad possedessero la benché minima prova circa il tentativo iraniano di dotarsi dell’arma nucleare, essi l’avrebbero da tempo sbattuta in faccia al mondo intero. Ora, fino a questo momento, non hanno fornito alcuna prova reale e, ad ogni modo, se l’Iran disponesse di una bomba atomica, non potrebbe lanciarla in una zona geografica che è popolata tanto da Palestinesi, come da ebrei. La sua bomba ucciderebbe o mutilerebbe indistintamente entrambe queste popolazioni.


    Il secondo motivo si basa sull’assurda manipolazione di un testo. Ad Ahmadinejad è stata e viene tuttora ascritta una dichiarazione incendiaria, secondo la quale lo Stato ebraico sarebbe da “cancellare dalla carta geografica”, il che significherebbe lo sterminio degli ebrei che sono in Israele. In realtà egli ha semplicemente ripetuto nel 2005 una dichiarazione che era stata fatta nel 1979 dall’Ayatollah Khomeini, secondo il quale “il regime [in persiano: “rezhime”] che occupa Al Qods [Gerusalemme]” verrà un giorno “cancellato dagli annali del tempo”. Ahmadinejad si è preso la briga di chiarire la formula precisando che, se tutti gli abitanti della terra palestinese, musulmani, ebrei o cristiani, avessero un giorno il diritto di votare liberamente e di optare per un regime di loro scelta, il regime sionista scomparirebbe dalla Palestina come, ad esempio, il regime comunista è scomparso dalla Russia. I media del mondo occidentale non hanno, nel loro insieme, riportato né l’esatta formulazione, né la spiegazione.


    Il terzo motivo è quello vero: se il Presidente iraniano a questo punto fa paura, ciò è à causa del suo revisionismo. Egli ha impugnato l’unica arma che inquieta profondamente lo Stato ebraico e il suo alleato, gli Stati Uniti. Egli possiede ciò che io ho chiamato l’arma atomica del povero. Con le scoperte del revisionismo storico egli è in possesso, infatti, di uno “strumento di distruzione di massa” che non ucciderebbe nessuno, ma che potrebbe neutralizzare l’arma politica numero uno dello Stato israeliano: la Grande Menzogna delle pretese camere a gas naziste e del preteso genocidio degli ebrei d’Europa. Allevati nella religione de “l’Olocausto”, i popoli dell’America del Nord e dell’Europa credono generalmente a questa Grande Menzogna e considerano Ahmadinejad un eretico. Essi non osano quindi difendere una politica di riavvicinamento a quest’ultimo, e chiedere un’abolizione del boicottaggio dell’Iran, unica occasione di veder diminuire la propria spesa energetica. Probabilmente, i dirigenti di alcuni di questi popoli auspicano un’intesa con l’Iran, ma indietreggiano di fronte alla prospettiva di venire trattati come complici del nuovo Satana, del “negatore”, del “negazionista” che “uccide un’altra volta gli ebrei negando la loro morte”.


    La notizia della conferenza internazionale di Teheran su “l’Olocausto” (11-12 Dicembre 2006) è rimbombata come un colpo di ammonimento. Per nulla riservata ai revisionisti, questa conferenza era aperta a tutti. Il confronto era permesso ed ha avuto luogo. La sconfita degli antirevisionisti è stata spettacolare. Così il Presidente Ahmadinejad, già ampiamente informato sull’argomento revisionista, ha potuto affermare che “l’Olocausto” era un mito. Bush, Blair, Chirac, che nulla sanno di revisionismo, gli hanno risposto lanciando alte grida. In quanto agli Israeliani, essi conoscono l’impotenza degli autori ebrei nel replicare sul piano scientifico agli argomenti revisionisti; essi non sostengono la loro Grande Menzogna che tramite le false testimonianze alla Elie Wiesel o con le sbruffonate cinematografiche alla Claude Lanzmann, quando non con il romanzo, il teatro o la messa in scena museografica nello stile, a Gerusalemme, dello Yad Vashem, oppure, a Washington, dell’Holocaust Memorial Museum; hanno anche colto al volo l’occasione per preparare alla Knesset una legge che permetta allo Stato d’Israele di esigere la consegna ai propri tribunali di ogni revisionista, ovunque egli si trovi nel mondo! Quando non si hanno prove, si usa il bastone!


    I sionisti ed i loro amici si allarmano sempre di più, per la diffusione mondiale del revisionismo tramite Internet. Essi moltiplicano i tentativi, cinici o mascherati, per rinforzarne la censura ma, almeno fino ad oggi, non sono ancora giunti ai loro scopi. Ovunque nel mondo la repressione del revisionismo si aggrava, ma in pura perdita, almeno per ora. La propaganda olocaustica e lo Shoah business si fanno sempre più assordanti, ma ormai tendono ad irritare, oppure tediano.


    Il revisionismo è stato per lungo tempo un’avventura intellettuale, vissuta da un certo numero di universitari, di ricercatori e di personaggi diversi pronti a sacrificare la loro vita o la loro tranquillità per la difesa della verità storica e della giustizia. Oggi il revisionismo diventa, sul piano internazionale, un evidente pomo della discordia; viene rivendicato dagli uni e violentemente denunciato dagli altri ed è presente perfino in alcuni antagonismi politici od economici. Viene chiamato a giocare un ruolo non trascurabile nella crisi senza fine del Vicino e Medio Oriente, nonché nella crisi energetica attuale. Per i potenti esso costituirà una minaccia, e per gli altri una possibile via d’uscita. Ad ogni buon conto, è decisamente finito il tempo in cui si poteva trattare il revisionismo con disprezzo, o semplicemente ignorarlo.


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  2. #2
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    Predefinito

    Sempre dal sito aargh:

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    Un estratto della conferenza stampa tenuta a Roma dal Presidente Ahmadinejad, il 3 giugno 2008



    Durante il suo recente passaggio a Roma, il 3 giugno scorso, il Presidente Ahmadinejad ha tenuto una conferenza stampa dinnanzi a quattro giornalisti, fra cui Tiziana Ferrario (RAI). Io non sono venuto a conoscenza di questo incontro che parecchi giorni dopo aver redatto il mio articolo del 5 giugno. La registrazione non è stata radiodiffusa e non si può ascoltarla sul sito Internet della RAI; tuttavia se ne troverà una trascrizione (dichiarata integrale ma, di fatto, approssimativa) alla data del 4 giugno 2008, presso:

    http://www.tg1articolo.rai.it/R2_pop...078765,00.html


    Quanto alla registrazione stessa (le domande vengono poste in italiano e le risposte sono date in persiano con una traduzione simultanea in italiano), è possibile scaricarla da: http://www.mediafire.com/?4lzfmynghgv


    Non riporto qui che un breve estratto di questa conferenza stampa. I frammenti che, per un revisionista, mi sembrano i più meritevoli d’attenzione sono in grassetto. Si noterà l’immagine, molto azzeccata, de “la scatola nera dell’Olocausto”, una scatola che è vietato aprire. Per parte mia, aggiungerei che questa scatola racchiude una nera menzogna storica con i suoi deliri, le sue invenzioni macabre, il suo pattume e soprattutto il suo odio, nello stile d’Ilya Ehrenbourg, d’Elie Wiesel o di Simon Wiesenthal, ispirato dai troppo reali orrori di una guerra mondiale piena di strepiti e furore.


    […]



    La domanda è: qual è la filosofia che ha portato all’istituzione di questo regime [sionista]? Forse le vicende della seconda guerra mondiale potrebbero rappresentare la filosofia e il motivo della creazione di questo regime così crudele e così rude? 60 milioni di persone hanno perso la vita durante la seconda guerra mondiale in Europa [sic]. Per quale motivo soltanto una parte di questi morti vengono sempre ricordati? Per quale motivo gli Europei devono continuare per 60 anni a pagare dei danni ad un piccolo, esiguo gruppo? Danni politici e danni economici?


    La generazione che vive oggi in Italia o in Germania che ruolo ha avuto nelle vicende della seconda guerra mondiale?


    Oggi sembra che in Europa non si possa parlare più dell'olocausto. Mi auguro che alcuni governi in Europa riescano a liberarsi dei sionisti per permettere a far aprire la scatola nera dell’olocausto*.


    Ci sono molte domande senza risposta. Allora, ammettiamo, prendiamo il caso che sia successo qualcosa: dov’è successo? È successo in Palestina, o in altrove? Chi ha compiuto i crimini? I palestinesi o qualcun altro? Per quale motivo devono essere i Palestinesi a pagare il prezzo?


    È stato detto che gli ebrei erano senza patria e che si doveva dare a loro una patria. Per quale motivo doveva essere la terra di Palestina? Se accettiamo il ragionamento sulle radici storiche di questa [inaudibile], allora dobbiamo sconvolgere tutte le attuali linee di frontiere nel mondo.


    Che cos’è che rende il regime sionista immune dalle questioni come il diritto dell’uomo, la libertà e i diritti civili? Quello che compie questo regime è un motivo di umiliazione per l’intera umanità. Per quale motivo alcuni governi in Europa devono dare un sostegno assoluto al regime sionista? In base a quale missione affidatagli? Queste sono delle domande serie.


    Allora forse è arrivato il tempo che in Europa i pensatori e uomini di cultura e di pensiero riescano, cerchino di dare una risposta. Forse sapete che in Germania, in un parco, hanno istituito un simbolo dell’olocausto; portando ragazzi innocenti, innocenti tedeschi a visitare questo monumento, dicendo a loro: ecco che cosa…, il crimine commesso dai vostri padri e voi dovete sentirvi mortificati e pagare il prezzo del crimine che hanno commesso vostri padri. Ma qual è il paese che si comporta così con i propri figli? Ma i governi non dovrebbero forse parlare alle generazioni nuove degli onori e delle cose belle che hanno conquistato?


    E se poniamo l’ipotesi che l'olocausto ci sia stato: parliamo [là] di una parte dei 60 milioni di persone morte durante la seconda guerra mondiale. E dove sono gli altri morti? Ma nessuno parla forse di loro? E nessuno parla di pagare un prezzo? E nessuna umiliazione agli popoli europei per gli altri uccisi? E nessun governo pensa di pagare qualcosa per il danno? Per quale motivo tutte le verità devono essere sacrificate sull’altare del regime sionista?


    Milioni di persone che [rimangono] senza patria, centinaia di migliaia di uccisi, minaccia per tutti i paesi medio orientali, e [questo regime] non si sente vincolato a nessuna legge. Si può muovere avanti il mondo con questo doppio standard, forse? Io penso di no.


    Allora, pensiamo che la letteratura del dopo seconda guerra mondiale sia arrivata alla fine. E la missione che è stata affidata al regime sionista sia arrivata alla fine. E ci sarà allora un’implosione. E questo lo dico con la cognizione. Perché è una cosa che sanno bene anche loro, ci sarà una implosione. Noi parliamo, poniamo una soluzione umana: svolgere un referendum tra tutti i Palestinesi per decidere il proprio destino. Per quale motivo si è contro [parola mancante]? Questo è una soluzione democratica e non capiamo perché non [venga accettata]. È una soluzione per esseri umani.



    * Qui la traduttrice simultanea, sbagliando, dice: “… scatola nera del sionismo”, mentre la trascrizione della RAI cita correttamente il Presidente: “… scatola nera dell’olocausto” — nota del traduttore.









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    2)

    Robert FAURISSON 3 luglio 2008


    Gas chambers or gas stations?

    (Camere a gas o pompe di benzina?)


    Il modo migliore per attenuare la crisi petrolifera sarebbe di intendersi con l’Iran, che possiede enorme riserve, non ancora sfruttate, di petrolio e gas. E il modo più sicuro per aggravare questa crisi sarebbe quello di attaccare militarmente questo paese, che non mancherebbe allora di bloccare lo stretto di Ormuz, impedendo così a ogni petroliera di circolare nella regione.


    Ma l’America e i suoi amici hanno deciso di boicottare l’Iran del presidente Ahmadinejad. Di conseguenza, noi dobbiamo pagare la benzina a caro prezzo, questa benzina che in anglo-americano si chiama “gasoline” oppure “gas”.


    Agli occhi dei dirigenti americani e dei loro amici, il crimine maggiore del presidente iraniano, descritto come un nuovo Hitler, è d’aver detto e ripetuto che “l’Olocausto” degli ebrei è un “mito”.


    Tale crimine, Ahmadinejad l’ha recentemente aggravato durante una conferenza stampa che ha tenuto a Roma il 3 giugno 2008. Alludendo ai cercatori revisionisti, egli ha formulato l’auspicio che gli intellettuali europei possano infine, senza più rischiare il carcere, aprire liberamente quella che, così giustamente, chiama “la scatola nera dell’Olocausto”. Per l’America e i suoi amici, il presidente iraniano, comportandosi in tal modo, si conferma decisamente come un pericoloso revisionista; e a questo titolo, mette più che mai in pericolo la religione, l’industria e il commercio de “l’Olocausto”, questo “Olocausto” che è anche l’arma politica numero 1 dello Stato d’Israele, così caro ai cuori dei dirigenti occidentali.


    Ai cittadini europei rimarrà la scelta fra la pompa di benzina (una cosa concreta) e la camera a gas (delle vuote parole, un’intossicazione). Ahmadinejad è pronto a venderci petrolio e gas; propone anche agli Europei che le transazioni si facciano in euro e non più in dollari. L’America, dal canto suo, insiste affinché l’intossicazione olocaustica continui ad avere corso forzato nel mondo intero. Essa ha estradato in Germania i revisionisti Ernst Zündel e Germar Rudolf, che marciscono attualmente nella “Guantánamo” di Mannheim. Da parte loro, i dirigenti europei, in un solo afflato, chiedono la mobilitazione generale tanto contro l’Iran che contro il revisionismo: “Holocaust first!” (“Olocausto innanzi tutto!”). I nuovi crociati vogliono fare de “l’Olocausto” una nuova religione universale. Il loro emblema non è più una croce con un suppliziato nudo ma un misterioso mattatoio con una folla di suppliziati nudi.


    Anche i cittadini americani dovranno scegliere: “Gas Chambers or Gas stations? Make up your mind!” (“Camere a gas o pompe di benzina? Decidete voi!”).

    Il revisionismo storico è essenzialmente un’avventura intellettuale. Ma capita che, con queste ricadute geostrategiche inattese, stia assumendo delle dimensioni politiche perfino sul piano internazionale.

    Per maggiori dettagli sull’argomento, cfr. R. Faurisson, “Ricadute geostrategiche del revisionismo: la lezione iraniana” (5 giunio 2008, 4 pagine).

    In Le Monde, in data del 3 luglio, Corine Lesnes ha pubblicato una “Lettera dagli Stati-Uniti” dove afferma: “Per due terzi degli Americani, il prezzo dei carburanti è diventato il principale motivo di preoccupazione, ben più dell’Iraq o del sistema sanitario. Gli automobilisti di tutte le classe sono coinvolti. Non si vede più un telegiornale che non abbia un reportage in una stazione di servizio” (p. 30). La giornalista cita alcune sorprendenti modifiche già accadute nella vita americana a causa della crisi dei carburanti. Secondo lei, l’America consumerebbe il quarto del petrolio mondiale.





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    1)
    Robert
    FAURISSON
    5 giugno 2008





    Ricadute geostrategiche del revisionismo: la lezione iraniana




    La crisi energetica suscita inquietudine. Tuttavia l’Iran, che
    possiede enormi riserve di petrolio e di gas, aspira a sfruttarle al
    meglio, col nostro aiuto, e a vendercene il prodotto; il che avrebbe
    come conseguenza il sensibile calo del prezzo mondiale della benzina,
    del gasolio, della nafta e del gas. Non poche nazioni occhieggiano
    questa cuccagna iraniana, e sarebbero disposte a rispondere
    favorevolmente alle offerte di Teheran. Ma gli Stati Uniti hanno
    decretato il boicottaggio dell’Iran e, fino ad ora, si è
    generalmente obbedito al gendarme del mondo. Il Presidente Mahmoud
    Ahmadinejad ha un bel moltiplicare le offerte di servizi, ma si vede
    trattato come un criminale. Viene rifiutata la sua richiesta di
    collaborazione che consentirebbe di equipaggiare a nuovo la sua
    industria di trivellazione, produzione e trasformazione. Egli giunge
    perfino a proporre ai paesi che utilizzano la moneta unica europea di
    pagare in euro e non più in dollari, ma non se ne fa nulla. Gli si
    voltano le spalle. Lo si minaccia. Anche il Papa rifiuta di
    riceverlo. In numerosi paesi del mondo le sue ambasciate ed il suo
    personale diplomatico sono privati di contatti con le autorità locali
    e le rappresentanze straniere; la loro condizione è diventata quella
    degli appestati. Ci si può chiedere da dove venga un comportamento
    così radicale nei confronti degli Iraniani, e perché la comunità
    internazionale agisca, così apertamente, in modo contrario al proprio
    interesse economico.



    Si invocano generalmente tre motivi per questa politica di
    boicottaggio e di aperta ostilità: 1) il Presidente iraniano
    cercherebbe di dotare il proprio paese dell’arma nucleare; 2)
    vorrebbe sterminare gli ebrei che sono in Israele; 3) considera un
    mito lo sterminio degli ebrei in Europa durante la seconda guerra
    mondiale. I due primi motivi hanno ben poco senso; soltanto il terzo
    è serio e, in virtù di ciò, anche istruttivo.



    In risposta al primo motivo, è opportuno osservare che, se gli
    accusatori di Ahmadinejad possedessero la benché minima prova circa
    il tentativo iraniano di dotarsi dell’arma nucleare, essi
    l’avrebbero da tempo sbattuta in faccia al mondo intero. Ora, fino a
    questo momento, non hanno fornito alcuna prova reale e, ad ogni modo,
    se l’Iran disponesse di una bomba atomica, non potrebbe lanciarla in
    una zona geografica che è popolata tanto da Palestinesi, come da
    ebrei. La sua bomba ucciderebbe o mutilerebbe indistintamente
    entrambe queste popolazioni.



    Il secondo motivo si basa sull’assurda manipolazione di un testo. Ad
    Ahmadinejad è stata e viene tuttora ascritta una dichiarazione
    incendiaria, secondo la quale lo Stato ebraico sarebbe da
    “cancellare dalla carta geografica”, il che significherebbe lo
    sterminio degli ebrei che sono in Israele. In realtà egli ha
    semplicemente ripetuto nel 2005 una dichiarazione che era stata fatta
    nel 1979 dall’Ayatollah Khomeini, secondo il quale “il regime [in
    persiano: “rezhime”] che occupa Al Qods [Gerusalemme]” verrà un
    giorno “cancellato dagli annali del tempo”. Ahmadinejad si è
    preso la briga di chiarire la formula precisando che, se tutti gli
    abitanti della terra palestinese, musulmani, ebrei o cristiani,
    avessero un giorno il diritto di votare liberamente e di optare per
    un regime di loro scelta, il regime sionista scomparirebbe dalla
    Palestina come, ad esempio, il regime comunista è scomparso dalla
    Russia. I media del mondo occidentale non hanno, nel loro insieme,
    riportato né l’esatta formulazione, né la spiegazione.



    Il terzo motivo è quello vero: se il Presidente iraniano a questo
    punto fa paura, ciò è à causa del suo revisionismo. Egli ha
    impugnato l’unica arma che inquieta profondamente lo Stato ebraico e
    il suo alleato, gli Stati Uniti. Egli possiede ciò che io ho chiamato
    l’arma atomica del povero. Con le scoperte del revisionismo storico
    egli è in possesso, infatti, di uno “strumento di distruzione di
    massa” che non ucciderebbe nessuno, ma che potrebbe neutralizzare
    l’arma politica numero uno dello Stato israeliano: la Grande
    Menzogna delle pretese camere a gas naziste e del preteso genocidio
    degli ebrei d’Europa. Allevati nella religione de
    “l’Olocausto”, i popoli dell’America del Nord e dell’Europa
    credono generalmente a questa Grande Menzogna e considerano
    Ahmadinejad un eretico. Essi non osano quindi difendere una politica
    di riavvicinamento a quest’ultimo, e chiedere un’abolizione del
    boicottaggio dell’Iran, unica occasione di veder diminuire la
    propria spesa energetica. Probabilmente, i dirigenti di alcuni di
    questi popoli auspicano un’intesa con l’Iran, ma indietreggiano di
    fronte alla prospettiva di venire trattati come complici del nuovo
    Satana, del “negatore”, del “negazionista” che “uccide
    un’altra volta gli ebrei negando la loro morte”.



    La notizia della conferenza internazionale di Teheran su
    “l’Olocausto” (11-12 Dicembre 2006) è rimbombata come un colpo
    di ammonimento. Per nulla riservata ai revisionisti, questa
    conferenza era aperta a tutti. Il confronto era permesso ed ha avuto
    luogo. La sconfita degli antirevisionisti è stata spettacolare. Così
    il Presidente Ahmadinejad, già ampiamente informato sull’argomento
    revisionista, ha potuto affermare che “l’Olocausto” era un mito.
    Bush, Blair, Chirac, che nulla sanno di revisionismo, gli hanno
    risposto lanciando alte grida. In quanto agli Israeliani, essi
    conoscono l’impotenza degli autori ebrei nel replicare sul piano
    scientifico agli argomenti revisionisti; essi non sostengono la loro
    Grande Menzogna che tramite le false testimonianze alla Elie Wiesel o
    con le sbruffonate cinematografiche alla Claude Lanzmann, quando non
    con il romanzo, il teatro o la messa in scena museografica nello
    stile, a Gerusalemme, dello Yad Vashem, oppure, a Washington,
    dell’Holocaust Memorial Museum; hanno anche colto al volo
    l’occasione per preparare alla Knesset una legge che permetta allo
    Stato d’Israele di esigere la consegna ai propri tribunali di ogni
    revisionista, ovunque egli si trovi nel mondo! Quando non si hanno
    prove, si usa il bastone!



    I sionisti ed i loro amici si allarmano sempre di più, per la
    diffusione mondiale del revisionismo tramite Internet. Essi
    moltiplicano i tentativi, cinici o mascherati, per rinforzarne la
    censura ma, almeno fino ad oggi, non sono ancora giunti ai loro
    scopi. Ovunque nel mondo la repressione del revisionismo si aggrava,
    ma in pura perdita, almeno per ora. La propaganda olocaustica e lo
    Shoah business si fanno sempre più assordanti, ma ormai tendono ad
    irritare, oppure tediano.



    Il revisionismo è stato per lungo tempo un’avventura intellettuale,vissuta da un certo numero di universitari, di ricercatori e di personaggi diversi pronti a sacrificare la loro vita o la loro tranquillità per la difesa della verità storica e della giustizia.
    Oggi il revisionismo diventa, sul piano internazionale, un evidente pomo della discordia; viene rivendicato dagli uni e violentemente
    denunciato dagli altri ed è presente perfino in alcuni antagonismi politici od economici. Viene chiamato a giocare un ruolo non
    trascurabile nella crisi senza fine del Vicino e Medio Oriente, nonché nella crisi energetica attuale. Per i potenti esso costituirà
    una minaccia, e per gli altri una possibile via d’uscita. Ad ogni buon conto, è decisamente finito il tempo in cui si poteva trattare
    il revisionismo con disprezzo, o semplicemente ignorarlo.



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    Un estratto della conferenza stampa tenuta a Roma dal Presidente
    Ahmadinejad, il 3 giugno 2008






    Durante il suo recente passaggio a Roma, il 3 giugno scorso, il Presidente Ahmadinejad ha tenuto una conferenza stampa dinnanzi a
    quattro giornalisti, fra cui Tiziana Ferrario (RAI). Io non sono venuto a conoscenza di questo incontro che parecchi giorni dopo aver
    redatto il mio articolo del 5 giugno. La registrazione non è stata radiodiffusa e non si può ascoltarla sul sito Internet della RAI;
    tuttavia se ne troverà una trascrizione (dichiarata integrale ma, di fatto, approssimativa) alla data del 4 giugno 2008, presso:

    http://www.tg1articolo.rai.it/R2_pop...ia/0,,1067150% 5E1078765,00.html



    Quanto alla registrazione stessa (le domande vengono poste in italiano e le risposte sono date in persiano con una traduzione
    simultanea in italiano), è possibile scaricarla da: http:// www.mediafire.com/?4lzfmynghgv


    Non riporto qui che un breve estratto di questa conferenza stampa. I frammenti che, per un revisionista, mi sembrano i più meritevoli
    d’attenzione sono in grassetto. Si noterà l’immagine, molto azzeccata, de “la scatola nera dell’Olocausto”, una scatola che
    è vietato aprire. Per parte mia, aggiungerei che questa scatola racchiude una nera menzogna storica con i suoi deliri, le sue
    invenzioni macabre, il suo pattume e soprattutto il suo odio, nello stile d’Ilya Ehrenbourg, d’Elie Wiesel o di Simon Wiesenthal,
    ispirato dai troppo reali orrori di una guerra mondiale piena di strepiti e furore.



    […]




    La domanda è: qual è la filosofia che ha portato all’istituzione
    di questo regime [sionista]? Forse le vicende della seconda guerra
    mondiale potrebbero rappresentare la filosofia e il motivo della
    creazione di questo regime così crudele e così rude? 60 milioni di
    persone hanno perso la vita durante la seconda guerra mondiale in
    Europa [sic]. Per quale motivo soltanto una parte di questi morti
    vengono sempre ricordati? Per quale motivo gli Europei devono
    continuare per 60 anni a pagare dei danni ad un piccolo, esiguo
    gruppo? Danni politici e danni economici?



    La generazione che vive oggi in Italia o in Germania che ruolo ha
    avuto nelle vicende della seconda guerra mondiale?



    Oggi sembra che in Europa non si possa parlare più dell'olocausto. Mi
    auguro che alcuni governi in Europa riescano a liberarsi dei sionisti
    per permettere a far aprire la scatola nera dell’olocausto*.



    Ci sono molte domande senza risposta. Allora, ammettiamo, prendiamo
    il caso che sia successo qualcosa: dov’è successo? È successo in
    Palestina, o in altrove? Chi ha compiuto i crimini? I palestinesi o
    qualcun altro? Per quale motivo devono essere i Palestinesi a pagare
    il prezzo?



    È stato detto che gli ebrei erano senza patria e che si doveva dare a
    loro una patria. Per quale motivo doveva essere la terra di
    Palestina? Se accettiamo il ragionamento sulle radici storiche di
    questa [inaudibile], allora dobbiamo sconvolgere tutte le attuali
    linee di frontiere nel mondo.



    Che cos’è che rende il regime sionista immune dalle questioni come
    il diritto dell’uomo, la libertà e i diritti civili? Quello che
    compie questo regime è un motivo di umiliazione per l’intera
    umanità. Per quale motivo alcuni governi in Europa devono dare un
    sostegno assoluto al regime sionista? In base a quale missione
    affidatagli? Queste sono delle domande serie.



    Allora forse è arrivato il tempo che in Europa i pensatori e uomini
    di cultura e di pensiero riescano, cerchino di dare una risposta.
    Forse sapete che in Germania, in un parco, hanno istituito un simbolo
    dell’olocausto; portando ragazzi innocenti, innocenti tedeschi a
    visitare questo monumento, dicendo a loro: ecco che cosa…, il
    crimine commesso dai vostri padri e voi dovete sentirvi mortificati e
    pagare il prezzo del crimine che hanno commesso vostri padri. Ma qual
    è il paese che si comporta così con i propri figli? Ma i governi non
    dovrebbero forse parlare alle generazioni nuove degli onori e delle
    cose belle che hanno conquistato?



    E se poniamo l’ipotesi che l'olocausto ci sia stato: parliamo [là]
    di una parte dei 60 milioni di persone morte durante la seconda
    guerra mondiale. E dove sono gli altri morti? Ma nessuno parla forse
    di loro? E nessuno parla di pagare un prezzo? E nessuna umiliazione
    agli popoli europei per gli altri uccisi? E nessun governo pensa di
    pagare qualcosa per il danno? Per quale motivo tutte le verità devono
    essere sacrificate sull’altare del regime sionista?



    Milioni di persone che [rimangono] senza patria, centinaia di
    migliaia di uccisi, minaccia per tutti i paesi medio orientali, e
    [questo regime] non si sente vincolato a nessuna legge. Si può
    muovere avanti il mondo con questo doppio standard, forse? Io penso
    di no.



    Allora, pensiamo che la letteratura del dopo seconda guerra mondiale
    sia arrivata alla fine. E la missione che è stata affidata al regime
    sionista sia arrivata alla fine. E ci sarà allora un’implosione. E
    questo lo dico con la cognizione. Perché è una cosa che sanno bene
    anche loro, ci sarà una implosione. Noi parliamo, poniamo una
    soluzione umana: svolgere un referendum tra tutti i Palestinesi per
    decidere il proprio destino. Per quale motivo si è contro [parola
    mancante]? Questo è una soluzione democratica e non capiamo perché
    non [venga accettata]. È una soluzione per esseri umani.


    * Qui la traduttrice simultanea, sbagliando, dice: “… scatola nera
    del sionismo”, mentre la trascrizione della RAI cita correttamente
    il Presidente: “… scatola nera dell’olocausto” — nota del
    traduttore.






    ------------------------------------------------------------------------
    --------------------------------------------------------

    2)

    Robert
    FAURISSON
    3 luglio 2008



    Gas chambers or gas stations?

    (Camere a gas o pompe di benzina?)


    Il modo migliore per attenuare la crisi petrolifera sarebbe di
    intendersi con l’Iran, che possiede enorme riserve, non ancora
    sfruttate, di petrolio e gas. E il modo più sicuro per aggravare
    questa crisi sarebbe quello di attaccare militarmente questo paese,
    che non mancherebbe allora di bloccare lo stretto di Ormuz, impedendo
    così a ogni petroliera di circolare nella regione.


    Ma l’America e i suoi amici hanno deciso di boicottare l’Iran del
    presidente Ahmadinejad. Di conseguenza, noi dobbiamo pagare la
    benzina a caro prezzo, questa benzina che in anglo-americano si
    chiama “gasoline” oppure “gas”.



    Agli occhi dei dirigenti americani e dei loro amici, il crimine
    maggiore del presidente iraniano, descritto come un nuovo Hitler, è
    d’aver detto e ripetuto che “l’Olocausto” degli ebrei è un
    “mito”.



    Tale crimine, Ahmadinejad l’ha recentemente aggravato durante una
    conferenza stampa che ha tenuto a Roma il 3 giugno 2008. Alludendo ai
    cercatori revisionisti, egli ha formulato l’auspicio che gli
    intellettuali europei possano infine, senza più rischiare il carcere,
    aprire liberamente quella che, così giustamente, chiama “la scatola
    nera dell’Olocausto”. Per l’America e i suoi amici, il
    presidente iraniano, comportandosi in tal modo, si conferma
    decisamente come un pericoloso revisionista; e a questo titolo, mette
    più che mai in pericolo la religione, l’industria e il commercio
    de “l’Olocausto”, questo “Olocausto” che è anche l’arma
    politica numero 1 dello Stato d’Israele, così caro ai cuori dei
    dirigenti occidentali.



    Ai cittadini europei rimarrà la scelta fra la pompa di benzina (una
    cosa concreta) e la camera a gas (delle vuote parole,
    un’intossicazione). Ahmadinejad è pronto a venderci petrolio e gas;
    propone anche agli Europei che le transazioni si facciano in euro e
    non più in dollari. L’America, dal canto suo, insiste affinché
    l’intossicazione olocaustica continui ad avere corso forzato nel
    mondo intero. Essa ha estradato in Germania i revisionisti Ernst
    Zündel e Germar Rudolf, che marciscono attualmente nella
    “Guantánamo” di Mannheim. Da parte loro, i dirigenti europei, in
    un solo afflato, chiedono la mobilitazione generale tanto contro
    l’Iran che contro il revisionismo: “Holocaust
    first!” (“Olocausto innanzi tutto!”). I nuovi crociati vogliono
    fare de “l’Olocausto” una nuova religione universale. Il loro
    emblema non è più una croce con un suppliziato nudo ma un misterioso
    mattatoio con una folla di suppliziati nudi.



    Anche i cittadini americani dovranno scegliere: “Gas Chambers or Gas
    stations? Make up your mind!” (“Camere a gas o pompe di benzina?
    Decidete voi!”).

    Il revisionismo storico è essenzialmente un’avventura
    intellettuale. Ma capita che, con queste ricadute geostrategiche
    inattese, stia assumendo delle dimensioni politiche perfino sul piano
    internazionale.

    Per maggiori dettagli sull’argomento, cfr. R. Faurisson, “Ricadute
    geostrategiche del revisionismo: la lezione iraniana” (5 giunio
    2008, 4 pagine).

    In Le Monde, in data del 3 luglio, Corine Lesnes ha pubblicato una
    “Lettera dagli Stati-Uniti” dove afferma: “Per due terzi degli
    Americani, il prezzo dei carburanti è diventato il principale motivo
    di preoccupazione, ben più dell’Iraq o del sistema sanitario. Gli
    automobilisti di tutte le classe sono coinvolti. Non si vede più un
    telegiornale che non abbia un reportage in una stazione di
    servizio” (p. 30). La giornalista cita alcune sorprendenti modifiche
    già accadute nella vita americana a causa della crisi dei carburanti.
    Secondo lei, l’America consumerebbe il quarto del petrolio mondiale.

  3. #3
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    Citazione Originariamente Scritto da Ormriauga
    in effetti, data la portata della questione olocaustica, non sarebbe irrealistico pensare che la prossima guerra contro l'Iran venga scatenata principalmente per ... silenziare l'unico governo che megafona lo smascheramento della più grande macchina propagandistica contemporanea, basata su una grossolana manipolazione della storiografia.
    non improbabile!

  4. #4
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    Citazione Originariamente Scritto da codino Visualizza Messaggio
    non improbabile!

    Già, considerando che "L'Olocausto" non è un dato culturale/storiografico qualsiasi, ma è diventato testata d'angolo dell'intero edificio occidentale (politico, culturale, "religioso", ...), in sostituzione della testata d'angolo precedente: la Rivoluzione Francese.
    Va da sè che è per difendere interi paradigmi culturali e politici che i potentati occidentali si muovono contro eventuali governi "negatori" ed "eretici". Le nuove future crociate infatti non sono contro gli islamisti e menchemeno contro gli islamici, bensì contro gli infedeli negatori del nuovo Verbo,e turbatori dell'ordine. Così come le guerre civili/purghe/repressioni interne all'Occidente saranno dirette contro la nuova grande eresia: il "negazionismo".

 

 

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