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    karadzic-criminale di guerra
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    Predefinito Zagabria saluta l’arresto di Karadžić

    Zagabria saluta l’arresto di Karadžić


    KARADUIC-CARNEFICE DI SREBRENICA

    La notizia dell’arresto di Radovan Karadžić non è stata solo il tema principale di tutti i media croati, ma anche un evento di cui martedì si è discusso nei bar e nei ristoranti, sui trasporti pubblici, nei taxi, per le strade di tutta la Croazia. Sia i politici sia i cittadini hanno accolto con favore questa notizia, in particolare quelli che vivono al confine con la Bosnia Erzegovina, come gli abitanti di Zupanj, Slavonski Brod o Nova Gradiška, che durante la guerra si erano trovati sotto i colpi dell’artiglieria dell’esercito il cui principale responsabile era Radovan Karadžić.

    I media elettronici, compresi i portali internet più importanti, hanno riportato ininterrottamente la notizia dell’arresto di Karadžić, aggiungendo di ora in ora nuovi dettagli, appena venivano trasmessi da Belgrado.

    I media hanno prestato una particolare attenzione al fatto che Karadžić viveva a Belgrado in modo del tutto libero, che compariva in pubblico e che lavorava come medico privato, teneva lezioni di medicina alternativa e collaborava con la rivista belgradese specializzata “Zdrav život” (Vita sana).

    Le sue foto, nelle quali è del tutto irriconoscibile rispetto al volto che aveva quando comparve per l’ultima volta in pubblico 12 anni fa, hanno inondato i portali web.

    La televisione croata ha dedicato quasi interamente il telegiornale di martedì sera a questo fatto, dedicandogli quattro quinti del tempo della trasmissione che dura in tutto 25 minuti. Due reporter speciali da Belgrado, poi corrispondenti dall’Aja, Bruxelles e Washington, hanno riportato tutte le notizie più importanti relative a questo evento. La televisione croata ha dedicato all’arresto di Karadžić una trasmissione speciale in prima serata.

    Il presidente della Repubblica Stjepan Mesić, che ha accolto la notizia dell’arresto di Karadžić mentre era in visita in Turkmenistan, ha definito questo fatto come “un grande passo avanti per l’attuale governo serbo”. Mesić ha ricordato che la Serbia ha solo fatto ciò su cui da tempo si era impegnata: consegnare i ricercati dell’Aja che si trovano sul suo territorio.

    La vice premier, Jadranka Kosor, ha accolto con favore l’arresto di Karadžić e ha elogiato la risolutezza del nuovo governo serbo per la collaborazione con il Tribunale dell’Aja.

    “Un’ottima notizia, finalmente! Sarebbe dovuta arrivare molto tempo fa, ma le cose si muovono. L’arresto dimostra senza dubbio la risolutezza del nuovo governo serbo rispetto alla collaborazione con il Tribunale dell’Aja, ma anche la risolutezza rispetto al cammino verso l’UE e noi come vicini lo accogliamo con favore”, ha detto la vice premier.

    I due principali politici serbi della Croazia, Milorad Pupovac e Vojislav Stanimirović, deputati al parlamento croato, ritengono che l’arresto di Karadžić sia una buona notizia che avrà conseguenze positive sulle relazioni tra Serbia e Croazia.

    In una dichiarazione per l’agenzia statale Hina, Pupovac ha detto che spera che “non si fermino qua” ma che anche gli altri responsabili dei crimini “che hanno recato una pesante vergogna alla Serbia” vengano portati davanti alla giustizia.

    I politici croati si aspettano che la Serbia arresti a breve anche Ratko Mladić, anch’egli ricercato dal Tribunale dell’Aja. L’influente quotidiano “Jutarnji list” a titoli cubitali ha suggerito “Consegnate anche Mladić!”.

    Ma per la Croazia è di particolare interesse, oltre a Mladić, l’altro accusato dal Tribunale dell’Aja ancora in libertà, Goran Hadžić. Hadžić, che è nato in Croazia, a Vinkovci, fu il presidente dell’allora cosiddetta Repubblica serba di Krajina, un para stato formato all’epoca dai serbi ribelli, con l’aiuto di Belgrado e dell’Esercito jugoslavo (JNA), che occupava quasi un terzo della Croazia.

    L’Aja lo accusa per crimini commessi a Vukovar, motivo per cui il suo arresto e il suo trasferimento all’Aja sono attesi con un certo interesse in questa città particolarmente colpita durante la guerra. Dopo la caduta di Vukovar, dall’ospedale della città furono trasferite e fucilate oltre 260 persone, e Hadžić è ritenuto responsabile di questo crimine.

    “La notizia dell’arresto di Karadžić di sicuro è echeggiata anche tra gli abitanti di Vukovar perché tutti portano addosso le profonde ferite delle uccisioni di guerra ed è certo che accoglierebbero con grande piacere anche la notizia dell’arresto degli altri accusati dall’Aja, e in particolare Goran Hadžić”, afferma la dottoressa Vesna Bosanac, direttrice dell’ospedale di Vukovar al tempo della guerra.

    “L’arresto di Karadžić ha portato fino alla situazione in cui pian piano verrà a galla tutto quello che è accaduto dal ’91. Per noi, abitanti di Vukovar, sarebbe particolarmente interessante che venisse arrestato Goran Hadžić, perché si farebbe luce su alcune cose legate alla scomparsa di persone che ancora stiamo cercando e che sono sulla lista degli scomparsi, del cui destino direttamente o indirettamente è colpevole Hadžić”, commenta così l’arresto di Radovan Karadžić, Danijel Rehak, responsabile del Centro per le ricerche sui crimini di guerra a Vukovar.

    Anche tra i serbi di Vukovar, l’arresto di Radovan Karadžić è ritenuto un fatto positivo. Il vicegovernatore della contea di Vukovar-Srijem ed ex presidente del Consiglio comunale serbo Jovan Ajduković, dice che è importante che tutti i criminali di guerra si trovino davanti alla giustizia per far sì che si tolga la colpa collettiva sull’intero popolo.

    È importante che vengano puniti tutti i criminali, e coi nostri pensieri dobbiamo rivolgerci al futuro, verso la comunità, perché solo così potremo andare avanti”, dice Ajduković.


    www.osservatoriobalcani.org

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    Predefinito L'Unita' - Karadzic e' criminale della guerra

    L'Unita' - Karadzic e' criminale della guerra

    IL CARNEFICE DI SREBRENICA
    Con grande tempismo, una Serbia impegnata nel tentativo di aderire all'Unione europea presenta una carta importante: l'arresto di Radovan Karadzic, uno dei principali ricercati per crimini di guerra dei conflitti balcanici. L’ex presidente serbo bosniaco accusato di crimini contro l'umanità e catturato dalle autorità di Belgrado, lavorava sotto falso nome e come medico vicino la capitale serba. Si era fatto crescere la barba, e si era dato il nome di Dragan Dabic. Lavorava in un uno studio di medicina alternativa. Karadzic, secondo una prima ricostruzione della stampa serba e del suo avvocato, sarebbe stato catturato su un autobus che viaggiava da Belgrado a Batajnica, una località a nord della capitale. Una prima fotografia dopo l'arresto lo mostra irriconoscibile, visibilmente dimagrito.

    Radovan Karadzic sarà trasferito al Tribunale internazionale per i crimini nella ex Jugoslavia, che ha sede all'Aja. Vladimir Vukcevic, che coordina la squadra serba del Tribunale per la cattura dei criminali di guerra, ha assicurato le autorità serbe hanno catturato Karadzic «nel pomeriggio di lunedì» e «da sole, senza un aiuto dall'esterno», in riferimento alle indiscrezioni di un intervento di agenti statunitensi. L'ex presidente serbo bosniaco è stato catturato in un momento in cui era basso il rischio per la gente che casualmente era intorno a lui. «L’operazione è stata messa in atto dopo aver pedinato», ha spiegato il magistrato, «un gruppo di persone sospettate di aver costituito una rete di protezione della sua latitanza». Karadzic è stato poi interrogato: «La sua identità è stata accertata e gli è stato consegnato l'atto di accusa del Tribunale». A un primo esame, ha aggiunto Vukcevic, «sono state riscontrate le condizioni per un suo trasferimento all'Aja». Il leader serbo-bosniaco si è rifiutato di rispondere ai giudici e si è limitato a dire che l'interrogatorio è «tutto una farsa». Secondo il suo avvocato, Svetozar Vujacic, Karadzic avrebbe dovuto essere portato dal giudice immediatamente. Invece, ha detto, «chi ha ordinato la cattura lo ha tenuto per tre giorni in carcere». L'arresto, ha concluso, “è assolutamente contro la legge”.

    È così finita la latitanza di Karadzic, considerato, insieme a Ratko Mladic e Slobodan Milosevic, la figura simbolo delle brutalità commesse durante le guerre balcaniche. Fu infatti lui ad ordinare di sparare sui civili durante l'assedio di Sarajevo e ad aver dato il via libera al massacro di 8.000 persone nell'enclave di Srebrenica, nel luglio di tredici anni fa. Incriminato per genocidio e crimini di guerra, aveva sulla propria testa una taglia di 5 milioni di dollari messa dal governo degli Stati Uniti. Nato in Montenegro nel 1945, laureato in psichiatria e amante della poesia, nell'89 si è dedicato alla politica arrivando rapidamente a coprire ruoli di primissimo piano.

    Le reazioni
    L'arresto di Karadzic segna per la Serbia un’importante tappa d’avvicinamento all'Unione Europea, che da tempo chiede a Belgrado la consegna dei criminali di guerra, tra i quali anche Mladic. La notizia è stata accolta con soddisfazione all'Aia, dove ha sede il Tribunale penale internazionale. «Sono stato informato dai nostri colleghi a Belgrado del brillante arresto di Radovan Kradzic», ha annunciato il procuratore capo del Tpi Serge Brammertz. Se Karadzic verrà estradato all'Aia, sarà il 44esimo accusato serbo che finisce nelle mani della corte internazionale. Tra questi anche l'ex presidente serbo Slobodan Milosevic, che è morto nel 2006 durante il processo per crimini di guerra «È un giorno molto importante - ha continuato Brammertz - per le vittime che hanno atteso quest'arresto per oltre un decennio. È un giorno molto importante anche per la giustizia internazionale, perché questo dimostra chiaramente che nessuno è al di sopra del potere della legge e che prima o dopo tutti i latitanti saranno portati di fronte alla giustizia».

    Per il segretario generale delle nazioni Unite, Ban Ki-moon, l'arresto di Karadzic rappresenta «un momento storico per le sue vittime, che hanno aspettato tredici anni che Mr Karadzic sia portato di fronte alla giustizia». È soddisfatto della cattura di Karadzic anche il primo ministro del Kosovo, Hashmin Thaci: «È una notizia positiva, importante per la Serbia, per il Kosovo e per il raggiungimento della pace. Ma la Serbia deve fare di più: deve per esempio catturare Ratko Mladic - l'ex generale serbo-bosniaco accusato dal Tribunale penale internazionale degli stessi crimini attribuiti a Karadzic - se vuole davvero guardare al futuro» ha affermato Thaci.

    Secondo il cancelliere tedesco, Angela Merkel, con questo passo il presidente Boris Tadic ha «sottolineato la vocazione europea della Serbia». Per il ministro degli Esteri francese, Bernard Kouchner, il governo serbo ha dato prova di avere un'identità «non nazionalista ma pro-europea». David Miliband, ministro degli Esteri britannico, prima di partecipare ai lavori del Consiglio Esteri dell'Unione Europea a Bruxelles, ha detto: «L'arresto è un passo molto significativo per tutti i Balcani occidentali e per le relazioni della Serbia con la comunità internazionale». Il capo della Farnesina, Franco Frattini, ha sottolineato il «grande risultato che dimostra come il processo di avvicinamento della Serbia all'Unione europea deve continuare a grandi passi».

 

 
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