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  1. #1
    Sardista po s'Indipendentzia
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    Post Trent’anni prima … “CANDU”

    Esattamente trent’anni fa, il Governo italiano “minacciò” di far costruire in Sardegna una centrale nucleare “CANDU”.
    Notevole fu l’impatto che questa prevaricazione suscitò nell’opinione pubblica sarda.
    Grandissima fu soprattutto la mobilitazione e l’opera di sensibilizzazione operata dall’area sardista, nazionalitaria, indipendentista e anticolonialista.
    Attraverso i principali organi di stampa del cosiddetto “neosardismo”, e del PSd’Az in particolare, per mesi e mesi vennero pubblicati articoli contro quello che sarebbe stato un sopruso inaccettabile.

    Il Solco” e “Fortza Paris!”, “Su Populu Sardu”, “Sa Repubblica Sarda”, “Sa Sardigna”, “Nazione Sarda”, furono in prima linea nel combattere con argomentazioni politiche ma anche scientifiche, un evento destabilizzante.

    Ho ritrovato, nel disordine di vecchie scartoffie contenute in scatoloni mal custoditi, alcuni di quei numeri.
    Facile immaginare l’estrema attualità di quelle analisi, validissime ieri e soprattutto oggi, considerata la minaccia reiterata trenta anni dopo.

    L’unica differenza rispetto ad allora, mi sembra la reazione al momento abbastanza tiepida, sul piano ufficiale, del PSd’Az.
    A parte l’opera di informazione meritoria del quotidiano online di Giorgio Melis, www.altravoce.net, e del comunicato di Sardigna Natzione Indipendentzia, pare quasi non si voglia prendere sul serio le avvisaglie di una autentica follia come il nucleare in Sardegna.
    Speriamo sia così, e che se il proposito dovesse diventare più grave, le reazioni siano proporzionali.

    Questa la premessa d’obbligo, prima di riportare alcuni di quegli articoli e qualche immagine, tutti straordinariamente interessanti sotto molti punti di vista.
    Nel rileggerli e nello sfogliare pagine ingiallite dal tempo, non si può non provare un certo rimpianto per quella stagione politica, e per una giovinezza che, chi ha vissuto quel periodo esaltante, non ha più.


    Nell’ordine, faranno seguito alcuni pezzi dai periodici:
    Fortza Paris!
    Su Populu Sardu
    Sa Republica Sarda
    Sa Sardigna




    PS: ovviamente, nella scannerizzazione e successiva “ripulitura” degli articoli, può essermi sfuggito qualche refuso.

  2. #2
    Sardista po s'Indipendentzia
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    Predefinito Fortza Paris! N. 0 – Giugno 1978




    CENTRALE NUCLEARE

    Ecco l’ultima provocazione

    Ancora una volta, con la solita
    arroganza lo stato italiano pretende
    di decidere sulle nostre teste

    "Vogliamo pure che non un solo palmo di terra sarda venga ancora concesso alle forze armate; e tanto meno con procedure che ignorano l'esistenza dei sardi, come se la Sardegna fosse la luna, dove un cosmonauta va, senza bussare e chiedere permesso, e ci mette la sua bandiera con tante stelle".

    Così scriveva il nostro segretario generale Michele Columbu, a conclusione della sua "Lettera ai sardisti".
    Da allora sono trascorsi quattro anni e la drammatica situazione della Sardegna è andata peggiorando sempre più. Oggi, come ieri e più di ieri, la nostra Isola continua a essere considerata come la luna, come una terra di conquista dove si può fare e disfare senza dover render conti a nessuno.
    Per maggior disgrazia, la Sardegna è più vicina della luna e tutti - anche gli Stati meno progrediti - vi possono facilmente e impunemente mettere le proprie bandiere.
    Amaro destino quello di noi sardi: non abbiamo diritto a una patria, a un nostro territorio. Non abbiamo il diritto di decidere sulle nostre sorti. Siamo la colonia dell'Italia e del mondo e tutti sono autorizzati a decidere per noi e contro di noi.
    L'Italia ha bisogno di una base militare? C'è la Sardegna. La NATO ha bisogno di poligoni missilistici, basi aeree e altro? C'è ancora la Sardegna. L'America ha bisogno di una base per sottomarini atomici? C'è la Sardegna, perbacco! E i sardi stanno a guardare, forse frastornati e increduli di quanto avviene attorno a loro.
    Giorno dopo giorno il tempo continua nel suo lento ma inarrestabile cammino e la ormai proverbiale pazienza dei sardi non può certo venir meno per cose di poco conto quali sono la messa in cassa integrazione di migliaia di operai, licenziamenti massicci, emigrazione a livello di vero e proprio esodo, bombe sganciate per "errore" sulle teste di ignari gitanti, auto USA e AFI che uccidono vecchi e bambini.
    A questo punto sembrerebbe che nessun'altra disgrazia possa capitare alla Sardegna. Speranza vana, la disgrazia più grande doveva ancora arrivare: una notizia da fonte ufficiale ci informa che nella nostra Isola verrà costruita una centrale nucleare di tipo CANDU della potenza di 600 megawatt (seicentomila watt).

    ARROGANZA E PROVOCAZIONE

    Ancora una volta, con la solita arroganza, lo stato italiano decide sulle nostre teste senza neppure chiedere un parere consultivo. All'arroganza questa volta si aggiunge l'aggravante della provocazione: la decisione di impiantare in Sardegna la centrale nucleare viene presa a Roma mentre sono in corso in tutti i comuni dell'Isola le celebrazioni per il trentennale dell'Autonomia. Cadono così anche le nostre ultime illusioni: l'Autonomia, quella vera che noi sardi sognavamo, è stata definitivamente disattesa e svuotata di qualsiasi contenuto.
    Ora, tornando alle centrale nucleare, noi non siamo tecnici e quindi non siamo in grado di illustrare i pericoli che una centrale nucleare può comportare. Ci preoccupa molto, per la verità, l'inconsueta celerità con la quale il governo italiano ha deciso di costruire questa maledetta centrale.
    Due domande affiorano immediatamente dalle nostre labbra e le rivolgiamo, con il dovuto rispetto, ai nostri governanti: "L'energia prodotta dalla centrale nucleare da chi verrà utilizzata?". Ma forse questa domanda è, come si suol dire, cretina, perché siamo certi che, per farci ingoiare anche questo rospo, i vari Andreotti e i Donat Cattin sono pronti a giurare e spergiurare che l'energia prodotta servirà esclusivamente per lo sviluppo della Sardegna, servirà a garantire nuovi posti di lavoro e nuovo benessere ai sardi. Siamo anche certi che se ci sarà nuovo benessere questo, ancora una volta, non sarà riservato ai lavoratori sardi.
    La seconda domanda è questa: "Per quale motivo (o quali motivi), lo stato italiano decide per una politica energetica nucleare proprio nel momento in cui scienziati di venti paesi del mondo, con la 'Dichiarazione di Salisburgo', si sono pronunciati per un futuro non nucleare"?

    LA FORZA DI REAGIRE

    I casi sono due: o i politici italiani sono più bravi degli scienziati o per la Sardegna non è previsto un 'futuro", né nucleare né di altro genere. Ma adesso basta! Adesso avete oltrepassato ogni limite, questa volta non siamo disposti a subire le vostre imposizioni. Cari signori che state a Roma, lontani mille miglia dalla nostra isola, avete sbagliato tutto pensando che tutti i sardi potessero essere pecore e traditori. Avete sbagliato pensando che la nostra indignazione e protesta potesse esaurirsi con un telegramma del Presidente della Giunta regionale sarda.
    Noi, oggi, dopo vane speranze, rinneghiamo Soddu e tutti quelli che come lui non hanno saputo difendere la nostra Isola e l'hanno indegnamente svenduta.
    Questa volta il popolo sardo troverà in sé la forza di reagire. Attenti! Dieci anni fa - ricordate - avete perso una grossa battaglia a Pratobello contro pochi sardi. Ora rischiate di perdere in modo definitivo la guerra che vigliaccamente ci avete mosso, perché oggi tutto il popolo sardo è contro di voi.

    LUIGI CONCAS

  3. #3
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    Predefinito Fortza Paris! N. 0 – Giugno 1978


    ASUSU DE SA CHISTIONI DE S'ENERGIA

    Po ki e po fai ita
    S’ Enel imbolliat is catas?


    Naraus illuegus ca arrafudaus unu mundu innui sa genti
    srebit a consumai su ki is industrias ant detzidiu de produsi.
    No ndi olleus de industrias ki faint disocupaus

    Unu de is acapius a nou sucurrenti de custa sotziedadi est de seguru sa kistioni de se’nergia, ki dogna di ki passat si stringit sempri de prus. Asusu 'e custu contu s'ant sempri imbutiu de unu sacu 'e imboddius, ki mi parit ki siat ora de cumintzai a bii craru, po cantu triballosu podit essii. S'ENEL at sempri ciccau de imbrolliai is catas, propiu po fai manera de arrennexi a no cumprendi nudda de custu contu, e po finii duncas iaus a depi ingurti totu su issu si contant. Ite narant? Narant ca seus allupendi po mancantzia de energia e ki olleus sighii a bivi dda depeus arraddopiai dogna dexi annus. Ma ki est ki at detzidiu custu makiori sentza 'e fondu, ki acantzat sceti a sa logica de su profitu e de sa rapina?

    Po primu cosa olleus scii de custa genti ita tipu de sotziedadi, ita tipu de vida, ita tipu de mundu, si depeus aspettai.
    Nosu naraus illuegus ca arrafudaus unu mundu innui sa genti srebit a consumai su ki is industrias ant detzidiu de produsi. No ndi olleus intendi de industrias ki faint disocupaus, ki spedrint is materias primas ki ingrassant is meris, lassendi is pimpiridas a sa genti ki triballat. No olleus industrias ki si ndi liant sa salludi, ki ingrutzant sa vida a s'omini.
    Sa kistioni de senergia est acapiada a istrintu a su tipu de vida ki s'aspetat; e sigomenti sa vida dda poneus nosu, no s'ant squartarai custa genti, ki naraus ca a detzidi depeus essi nosu. E nosu naraus ca su ki si oint scioberai, no ci dd'eus a cabai mai, poita est giustu su contrariu de su ki olleus.
    Est unu modellu de isvilupu ki no s'at a satzai mai de energia, ki oit sceti ingurti su ki sa natura at giau a totus e issus funt spredrendi e una ota spacciau no si podit torrai a fai.
    Custus crobus scint meda beni ca sa cuccagna de sa rapina no podit durai a longu e insaras narant: "Tantu ballit a nd'aprofitai". Est comenti 'e su contu de su drogau: prus s'imbutit de cussa merda e prus ndi ddi srebit.
    E provaus a kistionai de s'urtima prepotentzia ki in fatu de energia ant detzidiu de si fai: sa centrali nucleari. De totus is carognadas ki s'ant fatu in dogna tempus, custa de seguru est sa peus. Is iscusas ki bogant po si ci dda fai cabai funt prus o mancu custa: narant ca senergia nucleari srebit po disponni de una cantidadi de energia ki at a fai sa vida prus bella e praxibili, ca srebit po essi indipendentis de is atras natzionis, ca cust'energia est prus barata, ca est segura e abbundanti, ca eus a intrai in poderi de una tecnologia, ki eus a podi bendi in totu su mundu.
    No est beru ca esistit unu raportu costanti tra arrikesa e livellu de vida de una pati e consumu de energia de s'atra pati. Scideus tanti po nai, ca svedesus e svitzerus bivint meda mellus de is americanus, consumendi unu tetzu de energia. Scideus ca is russus spacciant meda prus energia de is frantzesus totu bivendi meda peus. Mi parit ca podeus nai ca est prus importanti sa manera de dda utilitzai ke sa cantidadi ki si depit fai.
    Su contu poi de s'indipendentzia de senergia nucleari est totu de bii. Indipendentzia po ki? Po ki tenit suraniu e is brevetus de custa tecnica e nosu ca no teneus nudda de totu custu eus a essi acapiaus manus e peis. Asuba e sa siguresa de is impiantus nuclearis is iscientziaus funt prus pagu segurus de is politicus. Su ki podit sutzedi me in custus impiantus est comenti nant in logu nostu "a s'abetu 'e deus".
    Dogna reatori nucleari est una bomba ki un incidenti fatzili a sutzedi podit fai scopiai. E una disgratzia simili, iat a ponni una regioni asuta de unu controllu militari peus de is lager tedescus. Custa energia a ca adessi barata. Una centrali nucleari, po andai beni durat 25 annus; is pretzius de s'energia nucleari ant a curri impari cun totus is atrus.
    E poi poneus in contu su pretziu po ndi scisciai custas barracas, po castiai s'aiga radioativa, po is trasportus de su materiali e provaus a fai is contus.
    E totu custu po ita? Sa disocupatzioni est sempri andada ananti cun s'aumentu de senergia. Pagus lacaras in Italia funt stetias accaddotzadas de industrias comenti e sa Sardigna e nisciuna regioni tenit disocupatzioni coment'e nosu e un'emigratzioni aici forti. S'energia produsia in Sardigna me in is urtimus 15 annus est stetia triplicada e su resultau est una deportatzioni de massa de su popolu sardu comenti mai fuit sutzediu in sa storia nosta.
    Seus a is primus postus in Italia po energia e a surtimu po ocupatzioni, ma sighint a si nai ca depeus incrementai sa produtzioni energetica po fai bivi is industrias. Ma su contu est ca po fai bivi custa industria depeus morri nosu. Si senergia oit nai triballu po somini, at a bolli nai pura a ddu fai campai; si senergia oit nai a fai triballai is makinas, custa oit nai sceti profitu po is meris de is makinas.
    Energia, energia sempri de prus; parit chi potint su bremi solitariu, ki tocat a ddu satzai totu di e ki no si incatzat e pigai a farrogu 'e matza.
    Ma cali est senergia ki si srebit in terr'e Sardigna e a ki depit andai? Me in urtimus 10 annus sotanta po centu si ci dd'at ingurtia sa industria e pagu mancu de su 20 po centu est srebia a nosu sadrus. No est ki siat andada a is attis ki si faint bivi, a sa campagna, a is pastoris a s'economia ki su mundu nostu at sempri connotu e ki tenit arrexoni de bivi. Si seis pregontaus cai funt custas industrias ki ingurtint totu custa energia? Pentzai ca un operaiu sadru in sa kimica ispacciat su doppiu in kworas de s'energia de un'operaiu italianu in su propiu setori. Ma a ponni in menti a is fabas de s'Enel, ki no fadeus illuegus is centralis ki nant, torraus drebessi a su losingiu e candeba.
    Ma sa beridadi est ca in Italia custa industria ki lassat sceti merda e inquinamentu no dd'oint prus in logu. insoru, ma su profitu ddu depint realitzai amarolla e in Sardigna andat beni ca seus una maniga 'e minkionis.
    Sa beridadi est ca custu pianu energeticu est una truta de 30 mila miliardus ki si oint pretzii e ki is sardus totus ant a pagai cun sa vida cust'afariu, no ddis fait ne frius ne callenti, poita a sa serrada 'e is contus est custu su ki oint: si oint bii spedrius coment'e arratza e coment'e populu.

    GIANNI ATZORI

  4. #4
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    Predefinito Fortza Paris N° 2 – Martzu De Su 1978


    In questo numero della Federazione di Cagliari, veniva riportato lo stesso articolo di Gigi Concas, postato precedentemente.

  5. #5
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  6. #6
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    Predefinito Su Populu Sardu – aprile 1978




  7. #7
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    Predefinito Su Populu Sardu – aprile 1978


    La Sardegna è sempre stata considerata dai colonialisti una terra ideale per scaricarvi produzioni inquinanti e per effettuare sperimentazioni pericolose. Questo perché i nostroppressori sembrano non considerare la Sardegna abitata, ignorano l'esistenza dei popolo e della nazione sarda. Al massimo possiamo essere tollerati, ed in tutti i casi destinati all'assimilazione forzata e al genocidio.
    Questo luogo può essere ritenuto dallo Stato italiano più adatto della Sardegna per impiantarvi petrolchimiche. produzione d'alluminio, basi e poligoni militari, centrali atomiche per sommergibili nucleari e per la produzione di energia elettrica? Proprio nessuno.
    La Sardegna è lontana, oltremare, selvaggia e disabitata.
    La costruzione della centrale nucleare Candu, se avvenisse costituirebbe l'ultima e più pericolosa servitù della Sardegna. L'apparato di protezione civile e militare di una centrale investe il territorio per un raggio minimo di ottanta chilometri. E un raggio di 80 chilometri significa praticamente tutta la Sardegna.
    In caso di incidenti anche lievi si può arrivare al blocco dei prodotti agricoli per qualche settimana nel raggio di 80 chilometri e per qualche mese nel raggio di 10 chilometri. Si può arrivare all'isolamento o all'evacuazione forzata dei paesi e di città.
    Ancora una volta è l'agricoltura della Sardegna che verrebbe colpita. Le perdite radioattive si accumulano nel tempo nei prodotti dei l'agricoltura: chi comprerà più prodotti sardi?
    La Sardegna è granitica, con grossi giacimenti argillosi, stabile ai terremoti: senz'altro verranno sotterrati da noi i residui pericolosi delle centrali, aumentando la servitù nucleare.
    In Sardegna ci sono già dei poligoni militari attrezzati: sempre qui verranno sperimentate le armi nucleari «made in Italy» prodotte coi plutonio arricchito delle centrali.
    Da queste poche righe, che svilupperemo in seguito, si capisce, con buona pace dei partiti autonomistici, che la servitù nucleare è probabilmente l'ultimo atto della «soluzione finale» per il popolo sardo.
    Ma a mali estremi estremi rimedi.

  8. #8
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    Predefinito Su Populu Sardu – aprile 1978


    Perché
    una centrale Candu
    in Sardegna?


    I tipi di reattore nucleare. per la produzione di energia elettrica, sono diversi. I più diffusi sono i reattori ad acqua bollente (Boiling water reactor - BWR) ed i reattori ad acqua pressurizzata (Pressurized water reactor - BWR). Nel primo viene utilizzata acqua naturale come moderatore e colpe refrigerante. L'acqua viene portata ad ebollizione nel contenitore a pressione del reattore e in seguito il vapore prodotto viene utilizzato dalla turbina che permetterà di ottenere energia elettrica.
    Il combustibile è costituito da uranio leggermente arricchito nell'isotopo 235. Nel secondo tipo PWR viene adoperata acqua naturale copie moderatore e copie refrigerante. Esistono però due circuiti. Nel primario e compreso il contenitore a pressione del reattore dove l'acqua è compressa a 1.50 kg/Cm quadrato, l'acqua non vaporizza nel circuito primario, data l'alta pressione, ma eleva la sua temperatura a 290 gradi, cedendo questo calore in uno scambiatore, all'acqua di un circuito secondario che vaporizza e viene inviata una turbina. Anche nel PWR il combustibile è uranio arricchito. Questi due tipi di centrale sono di tecnologia prevalentemente statunitense, in quanto gli USa possiedono i brevetti e le capacità di arricchimento dell'uranio.
    La centrale che si vuole imporre alla Sardegna (e alla Sicilia) è invece del tipo Candu (Canadian Deuterium Uranium). Viene adoperata acqua, pesante
    che al posto di idrogeno (H20) contiene deuterio) che circola nel nocciolo del reattore asportando calore, il quale in seguito cede all'acqua di un circuito secondario simile al PW R. Il combustile è costituito da uranio naturale (non arricchito).
    Il Candu è stato scelto dal governo colonialista italiano in quanto la tecnologia canadese (che ha avuto scarso successo sul mercato) fornisce assieme al reattore l'uranio del quale il Canada è ricco. Questo perché alla Sardegna si vuole affidare un reattore pericoloso, arretrato, «sperimentale» come dice il governo, che potrà produrre i sottoprodotti radioattivi necessari per alimentare la seconda generazione di reattori, i cosiddetti autofertilizzanti che utilizzano il plutonio (sottoprodotto della reazione di fissione dell'Uranio.
    Una centrale tipo Candu di 600 megawats può produrre in un anno circa 130 tonnellate di plutonio sufficiente per 12 bombe atomiche della potenza di quella di Hiroshima. L'atomo per la pace cede il posto al militarismo italiano.
    Ecco perché la Candu proprio in Sardegna!

  9. #9
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    Predefinito Su Populu Sardu – aprile 1978


    Proite?


    Su guvernu italianu at detzisu de facher in Sardinna una tzentrale nucleare.
    Totu custa l'aiat detzisu Andreotti e sos meres suos, sos americanes, in s'urtimu biazu chi custu at fatu in su Canada. Su guvernu Italianu acollit custa detzisione de s'imperialisimu e de sas multinassionales, ghetandenhoche una de custas tzentrales destruidoras.
    Che a semper, sa rezone sarda at protestadu, ma petzi ca no los aian avertidos innantis. Ma como no est su de los averter o nono; dae su mese de nadale sos partidos de s'Intesa ischian zai totu, e su Cipe ischit chi sos guvernantes rezonales depen ponner in mente; in Casteddu bi sun po custu. Bisonzat de facher a manera chi custa tzentrale non si facat. e custu lu podet facher petzi su populu sardu cun s'organizatzione e sa herra.
    Custa tzentrale no la cherimus, siat pro sos dannos ecolozicos, ma su prus est ca s'Istadu italianu e sos amicos suos cheren distruer sas risorsas enerzetica de s'isula nostra. Sas minas de carvone las, tancan e las destruen, cando imbetzes si podiat ponner su carvone pro facher s'eletricu, pro facher medas cosas chi como si fachen dae su petroliu. Est chi s'instadu colunialista non cheret, a nos isvilupare cun sas risorsa enerzeticas chi nois tenimus (carvone, sole e bentos) pro travallare sos produtos nostros, chi las sighin a tzapare e bogare a fora.
    Innantis cun s'emigrassione, apustis con sas bases militares, infatu cun sas petrolchimicas e presones ispetziales, a su populu sardu l’an semper impostu sas detzisiones de s'Istadu colunialista chi at prozetadu sa fura de sas risorsas nostras, de sa terra, sa disoccupassione e s'emigrassione.
    Como cheren facher una tzentrale nucleare, chi at a dare a sos sardos s'incuinamentu radiativu e a sos meres s'eletricu. Cun sa tzentrale cheren destruer su deritu a s'esistentzia de su populu sardu.
    Ma su populu sardu s'est semper bortadu contra a chie lu cheriat oprimire.
    In Sardinna e in s'emigrassione sos travalladores nostros non s'acuntentan prus de puntas de billete e de telegramas, bonos pro cada cosa, e no nsi fachen cumbincher dae cussos partidos chi fachen sa finta de esser contra a s'opressione coluniale, cando sas cosas essin a campu craras craras, s'opressione coluniale mandande telegramas de protesta, ma chi peò sun amaiados a atzetare sas cosas chi in artu an detzisu: bastat a abadiare Sa Madalena. Su Moimentu de su Populu Sardu mutit totus a gherrare, in sas tzitades e in sas biddas, in sas iscolas e in sas frabicas e nat craru a su colunialismu: no amus a responder petzi a paraulas. Custa tzentrale non s’at a facher.

    NO AMUS A RESPONDER PETZI A PARAULAS. CUSTA TZENTRALE NON S'AT A FACHER.

  10. #10
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    Predefinito Su Populu Sardu – aprile 1978

    Custas sun pacas paraulas chi at nadu Juanne Atzori de Aristanis in sa reunione de su Comitadu pro sa Limba Sarda chi s'est tenta in Bauladu su 5 de martu. Comente podies bider cando discutimus de limba est ca cherimos una limba pro faeddare de totu.

    E insars, sa notizia est frisca: su chi totus timiaus alloddu ch’est sutzediu! S'arregallu chi Andreotti siat promitiu in s’urtimu biagiu in Canada, una centrali nucleari, " dda ponint in terra de Sardigna. Arribaus ai custu puntu custa centrali si ci imbruxat a totus inui si siat chi dda pongiant.
    Custus impiantus nant ca serbint po su rifornimntu de s'energia a is duas isulas: Custa est sa scusa chi bolint giai. Faulas, prus mannas che una domu! A nosu si risultat ca sa Sardigna est de is primas regionis italianas chi produsit energia. A unu aumentu de energia no est mai sighiu un’aumentu de ocupatzioni, Sa prova: in Sardigna cun totu s’aumentu de s’energia seus a s’urtimu postu po s’ocupatzioni. Su raportu energia-sienda a totus is livellus s’agatat me in cussas natzionis non chi produsint energia ma in cussas chi dda sfrutant mellus. No si bengiant a nai catzadas ca seus
    Cumentzendi a ddu comprendi nosus puru custu contu.
    Sa beridadi est ca custu famosu pianu energeticu est sa truta prus manna chi si bolint pratzii, calincuna cosa cumenti 25 mila miliardus chi bolint sdorrobai de is buciacas nostas. Sa beridadi est ca custu si dd’at impostu s’America cun is multinatzionalis ki tenint totu is brevetus e si ddus bolint bendi amarolla. Ant detzidiu de sighiri su ricatu, su sfrutamentu orighendusiii a imperai cussa energia e no atra , po rastrellai su frutu de su sudori nostu, po si ponni su pèi in su tzugu crasi e sempri comenti iscraus. Eis a biri ca s’ant a nai ca ant scioberau sa Sardigna poita ca est una terra antiga e beni frima me is arrexinis suas duncas in logu nostu non ci funt perigulus chi sa terra si tremat.E insaras cumenti dda poneus in Sicilia, una de is terras prus bellerinas de totu Italia!
    20% chi produseus serbit a is sardus e su fatu est ca is italianus bolint ponni in mesu fintzas su mari po essi sigurus de no tenni arrungias in logu insoro.
    In ca teneus abisongiu de energia po bivi e produsi. Ma diat abisongiai de ischiri cantu est s’energia chi si serbit e po fai ita. E cuscus contus chi ddus at fatus?
    Si castiaus a is urtimus 10 annus bideus ca su consumu de energia in Sardigna ci ddat ingurtia custa merda de industria in sa misura de s’80%. No est andada certu a sa campagna, a is barracas de is pastoris, me in is montis po trasformai is pasculus, a is maistus de artia is piticas atividadis chi si faint bivi. Est andada a is rafinerias, a Otana , a P. Torres, a Sarrok e … a presoni chi ci ddus portint! Totus arreconnoscint ca mai unu sballiu prus mannu est stetiu fatu candu iant detzidiu de ponni in pei custu tipu de industria e òi diant a bolli sighiri in custa strada chi at a furriai sa Sardigna in su muntronaxiu de Italia.
    Si bolint allupai de industrias brutas, chi nisciunus bolit: ma nosu boleus s’energia chi si serbit po bivi, po sa campagna, po su lori, po su bestiamini, poi s ortis. No ndi boleus de energia chi fait disocupaus chi si ndi liat sa saludi, chi si prenit s’aria de donnia puntori a fillus nostus. E dèu mi seu fatu fintzas un’idea de inui ant detzidiu de dda ponni custa centrali: mi parit chi no si sarvaus propiu de sa zona de Aristanis. Ant fatu unu portu chi no eus cumprendiu a ita serbit: me in sa punta de Santuanni depint ponni custas diis un’antenna chi si ndi depit pesai a 100 metrus, atrus tralicius ndi funt pesendi acantu de su canali chi funt fendi in su stainu de Crabas , Su cumandu militari tenit giai prontus is espropius po 200 ètarus de terra in su pranu de Sinis. E s’aliga radiativi giai si podit ponni me is minieras abendonadas de sa zona de Guspini.
    Ponei impari totu custus introddius e tirai is contus. Si ndi bolint pigai is conditzionis po bivi e custu, cumpangius e amigus , no ddu podeus permiti, E lassaimi nai dus fueddus poi s canis de istrexu chi si presentat comenti “la classe politica dirigente sarda”. S’ant postu ananti su perigalu prus mannu chi unu populu poit curri, s’inquinamentu radiativu, e no nd’eus intendiu unu pesau a nai a dentis siddias su deretu e is arrexonis nostas. S’ant cuau fintzas a imoi totus cuscus imboddius poita no funt nisciunus, poita no contan nudda, poita no ant mai serbiu is interessus de su populu sardu, poita is meris chi tenist in Italia ddis ant giau su rolu de canis de istrexu e de sciacuapratus.
    Si depeus preparai a cust’atru atacu, su peus chi is colonialistas bolint tentai a dannu nostru. At a essi una guerra difficili e tostada chi amarolla depeus binci, poita, daghi no, po nosu e fillus nostus pagu sperantzia abarrat.


    Sempre nello stesso numero, ci sono altri articoli: una SCHEDA sull'energia nucleare ed uno intitolatoLotta antinucleare, lotta anticolonialista

 

 
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