CENTRALE NUCLEARE
Ecco l’ultima provocazione
Ancora una volta, con la solita
arroganza lo stato italiano pretende
di decidere sulle nostre teste
"Vogliamo pure che non un solo palmo di terra sarda venga ancora concesso alle forze armate; e tanto meno con procedure che ignorano l'esistenza dei sardi, come se la Sardegna fosse la luna, dove un cosmonauta va, senza bussare e chiedere permesso, e ci mette la sua bandiera con tante stelle".
Così scriveva il nostro segretario generale Michele Columbu, a conclusione della sua "Lettera ai sardisti".
Da allora sono trascorsi quattro anni e la drammatica situazione della Sardegna è andata peggiorando sempre più. Oggi, come ieri e più di ieri, la nostra Isola continua a essere considerata come la luna, come una terra di conquista dove si può fare e disfare senza dover render conti a nessuno.
Per maggior disgrazia, la Sardegna è più vicina della luna e tutti - anche gli Stati meno progrediti - vi possono facilmente e impunemente mettere le proprie bandiere.
Amaro destino quello di noi sardi: non abbiamo diritto a una patria, a un nostro territorio. Non abbiamo il diritto di decidere sulle nostre sorti. Siamo la colonia dell'Italia e del mondo e tutti sono autorizzati a decidere per noi e contro di noi.
L'Italia ha bisogno di una base militare? C'è la Sardegna. La NATO ha bisogno di poligoni missilistici, basi aeree e altro? C'è ancora la Sardegna. L'America ha bisogno di una base per sottomarini atomici? C'è la Sardegna, perbacco! E i sardi stanno a guardare, forse frastornati e increduli di quanto avviene attorno a loro.
Giorno dopo giorno il tempo continua nel suo lento ma inarrestabile cammino e la ormai proverbiale pazienza dei sardi non può certo venir meno per cose di poco conto quali sono la messa in cassa integrazione di migliaia di operai, licenziamenti massicci, emigrazione a livello di vero e proprio esodo, bombe sganciate per "errore" sulle teste di ignari gitanti, auto USA e AFI che uccidono vecchi e bambini.
A questo punto sembrerebbe che nessun'altra disgrazia possa capitare alla Sardegna. Speranza vana, la disgrazia più grande doveva ancora arrivare: una notizia da fonte ufficiale ci informa che nella nostra Isola verrà costruita una centrale nucleare di tipo CANDU della potenza di 600 megawatt (seicentomila watt).
ARROGANZA E PROVOCAZIONE
Ancora una volta, con la solita arroganza, lo stato italiano decide sulle nostre teste senza neppure chiedere un parere consultivo. All'arroganza questa volta si aggiunge l'aggravante della provocazione: la decisione di impiantare in Sardegna la centrale nucleare viene presa a Roma mentre sono in corso in tutti i comuni dell'Isola le celebrazioni per il trentennale dell'Autonomia. Cadono così anche le nostre ultime illusioni: l'Autonomia, quella vera che noi sardi sognavamo, è stata definitivamente disattesa e svuotata di qualsiasi contenuto.
Ora, tornando alle centrale nucleare, noi non siamo tecnici e quindi non siamo in grado di illustrare i pericoli che una centrale nucleare può comportare. Ci preoccupa molto, per la verità, l'inconsueta celerità con la quale il governo italiano ha deciso di costruire questa maledetta centrale.
Due domande affiorano immediatamente dalle nostre labbra e le rivolgiamo, con il dovuto rispetto, ai nostri governanti: "L'energia prodotta dalla centrale nucleare da chi verrà utilizzata?". Ma forse questa domanda è, come si suol dire, cretina, perché siamo certi che, per farci ingoiare anche questo rospo, i vari Andreotti e i Donat Cattin sono pronti a giurare e spergiurare che l'energia prodotta servirà esclusivamente per lo sviluppo della Sardegna, servirà a garantire nuovi posti di lavoro e nuovo benessere ai sardi. Siamo anche certi che se ci sarà nuovo benessere questo, ancora una volta, non sarà riservato ai lavoratori sardi.
La seconda domanda è questa: "Per quale motivo (o quali motivi), lo stato italiano decide per una politica energetica nucleare proprio nel momento in cui scienziati di venti paesi del mondo, con la 'Dichiarazione di Salisburgo', si sono pronunciati per un futuro non nucleare"?
LA FORZA DI REAGIRE
I casi sono due: o i politici italiani sono più bravi degli scienziati o per la Sardegna non è previsto un 'futuro", né nucleare né di altro genere. Ma adesso basta! Adesso avete oltrepassato ogni limite, questa volta non siamo disposti a subire le vostre imposizioni. Cari signori che state a Roma, lontani mille miglia dalla nostra isola, avete sbagliato tutto pensando che tutti i sardi potessero essere pecore e traditori. Avete sbagliato pensando che la nostra indignazione e protesta potesse esaurirsi con un telegramma del Presidente della Giunta regionale sarda.
Noi, oggi, dopo vane speranze, rinneghiamo Soddu e tutti quelli che come lui non hanno saputo difendere la nostra Isola e l'hanno indegnamente svenduta.
Questa volta il popolo sardo troverà in sé la forza di reagire. Attenti! Dieci anni fa - ricordate - avete perso una grossa battaglia a Pratobello contro pochi sardi. Ora rischiate di perdere in modo definitivo la guerra che vigliaccamente ci avete mosso, perché oggi tutto il popolo sardo è contro di voi.
LUIGI CONCAS