Piero Ostellino è uno scandalo nazionale per la mole di cazzate che dice,qui non è questione di opinioni.
Dunque,c'è la magistratura che indaga su Del Turco.Si parla di miliardi intadcati a scopo personali di fondi per la sanità,di mazzette enormi,di prove schiaccianti che nemmeno del Turco stesso finora ha negato e Ostellino che fa?
Scrive un articolo nel quale attacca la sinistra postcomunista perchè ha sposato la causa giustizialista?
Parla di offensiva giudiziaria contro del Turco,ma ovviamente non spreca neppure una riga sul MERITO dell'inchiesta.
Ecco a me questo fa troppo incazzare : un'inchiesta della magistratura o la si critica NEL MERITO e con argomenti attinenti,o si dovrebbe tacere a mio parere.
E invece Ostellino parla della Terza Internazionale.
E noi buttiamo i soldi per comprare i giornali e leggere questa spazzatura?
e badate bene,non ho postato gli articoli sulle vicende giudiziarie di Berlusconi,così non dite che sono prevenuto.
ecco l'articolo
La solitudine dei socialisti
di Piero Ostellino
Stalin non voleva «nemici a sinistra». Così, aveva cambiato l'invocazione di Karl Marx — «Proletari di tutto il mondo unitevi» — nell'imperativo «Comunisti di tutto il mondo uniti» (sotto la bandiera imperiale dell'Unione Sovietica). Era la dura logica del «socialismo in un solo Paese». Dissoltasi la «grande menzogna», i superstiti del comunismo italiano non sopportano «concorrenti a destra». È la sottile logica del «riformismo in un solo partito». La Terza Internazionale comunista era nata in una prospettiva totalitaria. Chi ne stava fuori era un «rinnegato» (Lenin su Kautsky) o «fascista» (il Cremlino sui socialdemocratici tedeschi). Il Partito democratico invece è nato nella prospettiva pluralista di un'alternanza al potere fra forze democratiche. Chi ne sta fuori non è un eretico della stessa famiglia socialista, anzi; se mai, è solo scomodo perché testimone del fallimento della sola, grande eresia, quella comunista, consumatasi con la scissione di Livorno del 1921. Palmiro Togliatti si era adeguato al principio «nessun nemico a sinistra» — al punto di avallare l'assassinio di Trotzky e firmare la condanna a morte, l'uno e l'altra decretati da Stalin, dei dirigenti del Pc polacco — e all'imperativo «Comunisti di tutto i mondo uniti», tanto da esserne il mefistofelico interprete nel proprio Paese fino all'ultimo giorno di vita, in una clinica sovietica.
Antonio Gramsci, che, invece, ne diffidava, sarebbe morto in una prigione fascista, ignorato dallo stesso Togliatti e dimenticato dal Pci di cui era stato uno dei fondatori. Il Pd — che del partito togliattiano non ha né la lucida visione strategica né la perfida intelligenza politica — incarna la logica del «riformismo in un solo partito » da par suo; non fa nulla per rinsaldare i rapporti con il concorrente socialista, cui ha preferito l'alleanza elettorale con il giustizialista Di Pietro, sperando, piuttosto, che, prima o poi, «con calma e serenità», tiri le cuoia. Da Tangentopoli all'arresto di Ottaviano Del Turco, le vicende che hanno visto intrecciarsi le fortune degli ex comunisti del Pci e le disavventure dei socialisti del Psi sono intessute di questo singolare parallelismo. Da qui il senso di estraneità emerso in questi giorni nei confronti di un rappresentante autorevole del mondo socialista che qualcuno nel Pd abruzzese ha lamentato addirittura sia stato catapultato da Fassino. Da qui la tiepida reazione del Pd all'offensiva giudiziaria nei confronti di Del Turco, testimoniata anche dall'intervista di Luciano Violante pubblicata oggi su questo giornale. Fra la dura monocrazia del Pci di Togliatti e l'ascetico moralismo di Berlinguer, entrambi ostili al «nemico di sinistra», ma in eguale misura antisocialisti, da una parte, e il morbido e ambiguo riformismo dei loro successori nel Pds, nei Ds e, ora, nel Pd, che si sono rassegnati ad avere «nemici a sinistra», ma sono rimasti antisocialisti, dall'altra. Una specie di sorda continuità antisocialista, nella dichiarata discontinuità riformista, che consente al postcomunismo di sottrarsi a una scelta culturale, politica e, perché no, elettorale, nella speranza che siano le vicende giudiziarie «di alcuni socialisti» a risolvere la competizione col socialismo a proprio favore dopo che a sconfiggere il comunismo è stata la storia.
16 luglio 2008
http://www.corriere.it/editoriali/08...4f02aabc.shtml