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    Predefinito Salvatore Borsellino su Contrada

    Pochi minuti fa mi è arrivata la notizia della scarcerazione di Contrada, sotto la forma di arresti domiciliari per motivi di salute.
    Non posso accettarla, il mio animo si rivolta, il constatare che agli assassini di mio fratello non è bastato ucciderlo ma che stanno anche completando l'opera mi ripugna, mi sconvolge.
    Ho voglia di farmi giustizia con le mie mani dato che la Giustizia in questo nostro sciagurato paese non esiste più.
    Paolo considerava Contrada un assassino e lo stesso lo considero io e per gli assassini non ci può essere ne perdono ne pietà.
    Non è una mia idea, Paolo disse più di una volta ai suoi familiari parlando di Contrada "solo a fare il nome di quell'uomo si può morire".
    Contrada era in carcere, il solo finora a pagare per quei pezzi deviati dello Stato che con la criminalità mafiosa hanno trattato e per portare avanti questa trattativa hanno fatto uccidere Paolo Borsellino e con lui tutta la sua scorta, ragazzi mandati a morire senza nessuna difesa ne possibilità di salvezza da chi sapeva che il carico di tritolo, anzi di Semtex, l'esplosivo usato per le stragi di Stato, era già stato depositato in Via D'Amelio.
    Contrada era un simbolo, il simbolo di una Giustizia che qualche volta, solo qualche volta, riesce ad inchiodare i colpevoli.
    Adesso quelli che lui ha servito e che sono rimasti fuori dalla galera, che non sono mai stati finora indagati perchè i pochi giudici che hanno tentato di farlo sono stati subito ridotti al silenzio, come ha detto l'altro giorno il giudice Scarpinato al Palazzo Steri di Palermo, sono riusciti a tirarlo fuori come gli avevano promesso per evitare che potesse parlare e trascinare in galera anche loro.
    Avrei potuto accettare che finisse i suoi miseri giorni a casa sua, se anche gli altri avessero pagato, se fossero partite quelle indagini che non andranno mai avanti sui mandanti occulti della strage, su quelli che non si possono chiamare "mandanti esterni" perchè sono "interni" allo Stato ed alla stessa magistratura.
    Ma, come disse Sciascia, "lo stato non può processare se stesso" e quello che c'era scritto sull'Agenda Rossa di Paolo consente di tenere in piedi una rete di ricatti che consente di mettere tutte le pedine al posto giusto, di manovrare i pezzi necessari, ed arrivare alla fine della partita.
    Se venissero portate avanti le indagini sulle telefonate partite dal centro del Sisde sul Castello Utveggio, Contrada ed tanti altri insieme a lui potrebbero andare in carcere non per concorso esterno in associazione mafiosa ma per concorso in strage e forse sarebbe allora più difficile tirarli fuori dal carcere, sarebbe più difficile concedere anche a loro l'immunità come per le alte cariche dello Stato, se ne potrebbe salvare uno ma non tutti.
    Ho eliminato dal mio vocabolario due parole, la speranza ma anche la disillusione, lo scoraggiamento.
    Ce ne sono rimaste solo due la parola rabbia e la parola lotta e a gridare la mia rabbia e a lottare continuerò finche avrò voce, finchè avrò vita.

    http://www.antimafiaduemila.com/content/view/8148/48/

  2. #2
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    Citazione Originariamente Scritto da Maverik Visualizza Messaggio
    Pochi minuti fa mi è arrivata la notizia della scarcerazione di Contrada, sotto la forma di arresti domiciliari per motivi di salute.
    Non posso accettarla, il mio animo si rivolta, il constatare che agli assassini di mio fratello non è bastato ucciderlo ma che stanno anche completando l'opera mi ripugna, mi sconvolge.
    Ho voglia di farmi giustizia con le mie mani dato che la Giustizia in questo nostro sciagurato paese non esiste più.
    Paolo considerava Contrada un assassino e lo stesso lo considero io e per gli assassini non ci può essere ne perdono ne pietà.
    Non è una mia idea, Paolo disse più di una volta ai suoi familiari parlando di Contrada "solo a fare il nome di quell'uomo si può morire".
    Contrada era in carcere, il solo finora a pagare per quei pezzi deviati dello Stato che con la criminalità mafiosa hanno trattato e per portare avanti questa trattativa hanno fatto uccidere Paolo Borsellino e con lui tutta la sua scorta, ragazzi mandati a morire senza nessuna difesa ne possibilità di salvezza da chi sapeva che il carico di tritolo, anzi di Semtex, l'esplosivo usato per le stragi di Stato, era già stato depositato in Via D'Amelio.
    Contrada era un simbolo, il simbolo di una Giustizia che qualche volta, solo qualche volta, riesce ad inchiodare i colpevoli.
    Adesso quelli che lui ha servito e che sono rimasti fuori dalla galera, che non sono mai stati finora indagati perchè i pochi giudici che hanno tentato di farlo sono stati subito ridotti al silenzio, come ha detto l'altro giorno il giudice Scarpinato al Palazzo Steri di Palermo, sono riusciti a tirarlo fuori come gli avevano promesso per evitare che potesse parlare e trascinare in galera anche loro.
    Avrei potuto accettare che finisse i suoi miseri giorni a casa sua, se anche gli altri avessero pagato, se fossero partite quelle indagini che non andranno mai avanti sui mandanti occulti della strage, su quelli che non si possono chiamare "mandanti esterni" perchè sono "interni" allo Stato ed alla stessa magistratura.
    Ma, come disse Sciascia, "lo stato non può processare se stesso" e quello che c'era scritto sull'Agenda Rossa di Paolo consente di tenere in piedi una rete di ricatti che consente di mettere tutte le pedine al posto giusto, di manovrare i pezzi necessari, ed arrivare alla fine della partita.
    Se venissero portate avanti le indagini sulle telefonate partite dal centro del Sisde sul Castello Utveggio, Contrada ed tanti altri insieme a lui potrebbero andare in carcere non per concorso esterno in associazione mafiosa ma per concorso in strage e forse sarebbe allora più difficile tirarli fuori dal carcere, sarebbe più difficile concedere anche a loro l'immunità come per le alte cariche dello Stato, se ne potrebbe salvare uno ma non tutti.
    Ho eliminato dal mio vocabolario due parole, la speranza ma anche la disillusione, lo scoraggiamento.
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    Forza e coraggio.

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    Citazione Originariamente Scritto da Maverik Visualizza Messaggio
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    Ho voglia di farmi giustizia con le mie mani dato che la Giustizia in questo nostro sciagurato paese non esiste più.
    Paolo considerava Contrada un assassino e lo stesso lo considero io e per gli assassini non ci può essere ne perdono ne pietà.
    Non è una mia idea, Paolo disse più di una volta ai suoi familiari parlando di Contrada "solo a fare il nome di quell'uomo si può morire".
    Contrada era in carcere, il solo finora a pagare per quei pezzi deviati dello Stato che con la criminalità mafiosa hanno trattato e per portare avanti questa trattativa hanno fatto uccidere Paolo Borsellino e con lui tutta la sua scorta, ragazzi mandati a morire senza nessuna difesa ne possibilità di salvezza da chi sapeva che il carico di tritolo, anzi di Semtex, l'esplosivo usato per le stragi di Stato, era già stato depositato in Via D'Amelio.
    Contrada era un simbolo, il simbolo di una Giustizia che qualche volta, solo qualche volta, riesce ad inchiodare i colpevoli.
    Adesso quelli che lui ha servito e che sono rimasti fuori dalla galera, che non sono mai stati finora indagati perchè i pochi giudici che hanno tentato di farlo sono stati subito ridotti al silenzio, come ha detto l'altro giorno il giudice Scarpinato al Palazzo Steri di Palermo, sono riusciti a tirarlo fuori come gli avevano promesso per evitare che potesse parlare e trascinare in galera anche loro.
    Avrei potuto accettare che finisse i suoi miseri giorni a casa sua, se anche gli altri avessero pagato, se fossero partite quelle indagini che non andranno mai avanti sui mandanti occulti della strage, su quelli che non si possono chiamare "mandanti esterni" perchè sono "interni" allo Stato ed alla stessa magistratura.
    Ma, come disse Sciascia, "lo stato non può processare se stesso" e quello che c'era scritto sull'Agenda Rossa di Paolo consente di tenere in piedi una rete di ricatti che consente di mettere tutte le pedine al posto giusto, di manovrare i pezzi necessari, ed arrivare alla fine della partita.
    Se venissero portate avanti le indagini sulle telefonate partite dal centro del Sisde sul Castello Utveggio, Contrada ed tanti altri insieme a lui potrebbero andare in carcere non per concorso esterno in associazione mafiosa ma per concorso in strage e forse sarebbe allora più difficile tirarli fuori dal carcere, sarebbe più difficile concedere anche a loro l'immunità come per le alte cariche dello Stato, se ne potrebbe salvare uno ma non tutti.
    Ho eliminato dal mio vocabolario due parole, la speranza ma anche la disillusione, lo scoraggiamento.
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    http://www.antimafiaduemila.com/content/view/8148/48/
    Bruno Contrada esce dal carcere per non morirci, la giustizia ha deciso che l’ultimo atto si svolga a casa. La tragedia della sua vita non esaurisce quella collettiva, la nostra storia falsata da una sentenza che inquina la memoria. Il corpo del detenuto esce dalla cella, ma la nostra anima resta prigioniera di una maledizione: l’ombra della guerra interna ai servizi di sicurezza che s’allunga fino a stroncare un poliziotto che s’era distinto nella guerra alla mafia. Non è l’unico, perché anche altri servitori dello Stato, impegnati su quello stesso fronte, hanno trovato la morte più per mano di pezzi dello Stato che non per quella del nemico.
    Quando quel corpo, divenuto pietra, cesserà di respirare, qualcuno si ricorderà di dire che, forse, la sua vita non può essere né raccontata né capita solo usando le parole storte del processo e della condanna. Alcuni degli uomini che hanno avuto il coraggio di parlare, a cominciare dal suo capo della Polizia, non ci sono più, ma altri troveranno le parole per descrivere il proprio disagio, la propria impossibilità a comprendere come sia potuto accadere. Non sarà solo tardi, sarà anche inutile. Contrada, accettando di vivere fino in fondo il dolore di una condanna, che sente come un tradimento, avrà vinto la sua partita, uscirà di scena a testa alta. Noi tutti, se solo si avrà il coraggio di ragionare, procederemo a testa bassa verso l’ennesima sconfitta del diritto e dei giusti.
    Contrada, quand’era la memoria vivente dell’antimafia palermitana, non amava Giovanni Falcone. Capita, fra caratteri puntuti. Credo, però, che ne invidi la fine. Anche Falcone fu portato sul banco degli accusati, anche alla sua onorabilità si fecero attentati, anche contro di lui si mosse l’antimafia della chiacchiera, ma a chiudere la partita fu il tritolo, che dilaniò chi già era isolato, trasformandolo in immagine, per tanti del tutto bugiarda, della giustizia. A Contrada è toccata una sorte peggiore, dovendo seguire da vivo la propria morte, vedendo attrezzarsi l’attentato e divenendo simbolo di quel che aveva detestato.
    Un tribunale lo ritenne innocente. Quella sentenza non fu, da altri colleghi, ritenuta utile neanche a far nascere un ragionevole dubbio. Sono i giudici stessi, dunque, a ritenere certe cose scritte a caso, o per altre cause.

    Davide Giacalone
    www.davidegiacalone.it

    vergognatevi, avvoltoi

  4. #4
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    Citazione Originariamente Scritto da svicolone Visualizza Messaggio
    Bruno Contrada esce dal carcere per non morirci, la giustizia ha deciso che l’ultimo atto si svolga a casa. La tragedia della sua vita non esaurisce quella collettiva, la nostra storia falsata da una sentenza che inquina la memoria. Il corpo del detenuto esce dalla cella, ma la nostra anima resta prigioniera di una maledizione: l’ombra della guerra interna ai servizi di sicurezza che s’allunga fino a stroncare un poliziotto che s’era distinto nella guerra alla mafia. Non è l’unico, perché anche altri servitori dello Stato, impegnati su quello stesso fronte, hanno trovato la morte più per mano di pezzi dello Stato che non per quella del nemico.
    Quando quel corpo, divenuto pietra, cesserà di respirare, qualcuno si ricorderà di dire che, forse, la sua vita non può essere né raccontata né capita solo usando le parole storte del processo e della condanna. Alcuni degli uomini che hanno avuto il coraggio di parlare, a cominciare dal suo capo della Polizia, non ci sono più, ma altri troveranno le parole per descrivere il proprio disagio, la propria impossibilità a comprendere come sia potuto accadere. Non sarà solo tardi, sarà anche inutile. Contrada, accettando di vivere fino in fondo il dolore di una condanna, che sente come un tradimento, avrà vinto la sua partita, uscirà di scena a testa alta. Noi tutti, se solo si avrà il coraggio di ragionare, procederemo a testa bassa verso l’ennesima sconfitta del diritto e dei giusti.
    Contrada, quand’era la memoria vivente dell’antimafia palermitana, non amava Giovanni Falcone. Capita, fra caratteri puntuti. Credo, però, che ne invidi la fine. Anche Falcone fu portato sul banco degli accusati, anche alla sua onorabilità si fecero attentati, anche contro di lui si mosse l’antimafia della chiacchiera, ma a chiudere la partita fu il tritolo, che dilaniò chi già era isolato, trasformandolo in immagine, per tanti del tutto bugiarda, della giustizia. A Contrada è toccata una sorte peggiore, dovendo seguire da vivo la propria morte, vedendo attrezzarsi l’attentato e divenendo simbolo di quel che aveva detestato.
    Un tribunale lo ritenne innocente. Quella sentenza non fu, da altri colleghi, ritenuta utile neanche a far nascere un ragionevole dubbio. Sono i giudici stessi, dunque, a ritenere certe cose scritte a caso, o per altre cause.

    Davide Giacalone
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    vergognatevi, avvoltoi
    Forza e coraggio: ma che si vada in fondo all'inchiesta però!

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    Citazione Originariamente Scritto da svicolone Visualizza Messaggio
    Bruno Contrada esce dal carcere per non morirci, la giustizia ha deciso che l’ultimo atto si svolga a casa. La tragedia della sua vita non esaurisce quella collettiva, la nostra storia falsata da una sentenza che inquina la memoria. Il corpo del detenuto esce dalla cella, ma la nostra anima resta prigioniera di una maledizione: l’ombra della guerra interna ai servizi di sicurezza che s’allunga fino a stroncare un poliziotto che s’era distinto nella guerra alla mafia. Non è l’unico, perché anche altri servitori dello Stato, impegnati su quello stesso fronte, hanno trovato la morte più per mano di pezzi dello Stato che non per quella del nemico.
    Quando quel corpo, divenuto pietra, cesserà di respirare, qualcuno si ricorderà di dire che, forse, la sua vita non può essere né raccontata né capita solo usando le parole storte del processo e della condanna. Alcuni degli uomini che hanno avuto il coraggio di parlare, a cominciare dal suo capo della Polizia, non ci sono più, ma altri troveranno le parole per descrivere il proprio disagio, la propria impossibilità a comprendere come sia potuto accadere. Non sarà solo tardi, sarà anche inutile. Contrada, accettando di vivere fino in fondo il dolore di una condanna, che sente come un tradimento, avrà vinto la sua partita, uscirà di scena a testa alta. Noi tutti, se solo si avrà il coraggio di ragionare, procederemo a testa bassa verso l’ennesima sconfitta del diritto e dei giusti.
    Contrada, quand’era la memoria vivente dell’antimafia palermitana, non amava Giovanni Falcone. Capita, fra caratteri puntuti. Credo, però, che ne invidi la fine. Anche Falcone fu portato sul banco degli accusati, anche alla
    sua onorabilità si fecero attentati, anche contro di lui si mosse l’antimafia della chiacchiera, ma a chiudere la partita fu il tritolo, che dilaniò chi già era isolato, trasformandolo in immagine, per tanti del tutto bugiarda, della giustizia. A Contrada è toccata una sorte peggiore, dovendo seguire da vivo la propria morte, vedendo attrezzarsi l’attentato e divenendo simbolo di quel che aveva detestato.
    Un tribunale lo ritenne innocente. Quella sentenza non fu, da altri colleghi, ritenuta utile neanche a far nascere un ragionevole dubbio. Sono i giudici stessi, dunque, a ritenere certe cose scritte a caso, o per altre cause.

    Davide Giacalone
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    vergognatevi, avvoltoi
    cosa vuoi che sia uno scribacchino come davide giacalone, il cui nome e' per se' una barzelletta, rispetto a un fratello che ha patito l'omicidio del suo caro per mano mafiosa.

    Piu' rispetto per le vittime della mafia e per i loro familiari.

  6. #6
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    Citazione Originariamente Scritto da svicolone Visualizza Messaggio
    Bruno Contrada esce dal carcere per non morirci, la giustizia ha deciso che l’ultimo atto si svolga a casa. La tragedia della sua vita non esaurisce quella collettiva, la nostra storia falsata da una sentenza che inquina la memoria. Il corpo del detenuto esce dalla cella, ma la nostra anima resta prigioniera di una maledizione: l’ombra della guerra interna ai servizi di sicurezza che s’allunga fino a stroncare un poliziotto che s’era distinto nella guerra alla mafia. Non è l’unico, perché anche altri servitori dello Stato, impegnati su quello stesso fronte, hanno trovato la morte più per mano di pezzi dello Stato che non per quella del nemico.
    Quando quel corpo, divenuto pietra, cesserà di respirare, qualcuno si ricorderà di dire che, forse, la sua vita non può essere né raccontata né capita solo usando le parole storte del processo e della condanna. Alcuni degli uomini che hanno avuto il coraggio di parlare, a cominciare dal suo capo della Polizia, non ci sono più, ma altri troveranno le parole per descrivere il proprio disagio, la propria impossibilità a comprendere come sia potuto accadere. Non sarà solo tardi, sarà anche inutile. Contrada, accettando di vivere fino in fondo il dolore di una condanna, che sente come un tradimento, avrà vinto la sua partita, uscirà di scena a testa alta. Noi tutti, se solo si avrà il coraggio di ragionare, procederemo a testa bassa verso l’ennesima sconfitta del diritto e dei giusti.
    Contrada, quand’era la memoria vivente dell’antimafia palermitana, non amava Giovanni Falcone. Capita, fra caratteri puntuti. Credo, però, che ne invidi la fine. Anche Falcone fu portato sul banco degli accusati, anche alla sua onorabilità si fecero attentati, anche contro di lui si mosse l’antimafia della chiacchiera, ma a chiudere la partita fu il tritolo, che dilaniò chi già era isolato, trasformandolo in immagine, per tanti del tutto bugiarda, della giustizia. A Contrada è toccata una sorte peggiore, dovendo seguire da vivo la propria morte, vedendo attrezzarsi l’attentato e divenendo simbolo di quel che aveva detestato.
    Un tribunale lo ritenne innocente. Quella sentenza non fu, da altri colleghi, ritenuta utile neanche a far nascere un ragionevole dubbio. Sono i giudici stessi, dunque, a ritenere certe cose scritte a caso, o per altre cause.

    Davide Giacalone
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    vergognatevi, avvoltoi

    avvoltoi?? che pieta' vuoi garantire a chi 80 secondi dopo lo scoppio dell'autobomba in Via D'Amelio gia' sapeva e faceva chiamate a destra e a manca

    Per un venduto alla MAFIA io non provo pieta'

    Solo perche' Contrada e' custode di segreti indicibili viene protetto

    Ogni anno migliaia di carcerati diabetici muiono.
    Chi si deve vergognare e' chi esprime pieta' solo in base al potere di un personaggio [ e dunque alla paura che le sue rivelazioni potrebbero incutere]


    A questo punto scarcieriamo anche il vecchietto prostatico Provenzano, oramai e' un povero vecchio indifeso.. l'hanno tenuto libero 40 anni, perche' accanirsi adesso??
    E Priebke?? Questi uomini valorosi meritano rispetto nella loro vecchiaia, hanno fatto cosi' tanto per l'umanita'...

  7. #7
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    Citazione Originariamente Scritto da Razionalista Visualizza Messaggio
    avvoltoi?? che pieta' vuoi garantire a chi 80 secondi dopo lo scoppio dell'autobomba in Via D'Amelio gia' sapeva e faceva chiamate a destra e a manca

    Per un venduto alla MAFIA io non provo pieta'

    Solo perche' Contrada e' custode di segreti indicibili viene protetto

    Ogni anno migliaia di carcerati diabetici muiono.
    Chi si deve vergognare e' chi esprime pieta' solo in base al potere di un personaggio [ e dunque alla paura che le sue rivelazioni potrebberio incutere]


    A questo punto scarcieriamo anche il vecchietto prostatico Provenzano, oramai e' un povero vecchio indifeso.. l'hanno tenuto libero 40 anni, perche' accanirsi quando e' un povero vecchio??

    E Priebke?? Questi uomiini valorosi meritano rispetto nella loro vecchiaia, hanno fatto cosi' tanto per l'umanita'...
    tu del caso contrada, leggendo il tuo post, dimostri di non conoscere nulla.
    inutile discutere .
    continua a svolazzare ed aspettare che la gente muoia.
    così sarai felice e contento.

  8. #8
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    Citazione Originariamente Scritto da svicolone Visualizza Messaggio
    tu del caso contrada, leggendo il tuo post, dimostri di non conoscere nulla.
    inutile discutere .
    continua a svolazzare ed aspettare che la gente muoia.
    così sarai felice e contento.
    Infatti tornando a Palermo guarira' per magia..

    Che dire dei poveri cristi che a migliaia popolano le carceri italiche eche muoiono di diabete in silenzio e solitudine..

    Io non conosco nulla del caso Contrada??? Dimmi tu dove ho detto cose sbagliate

  9. #9
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    Citazione Originariamente Scritto da svicolone Visualizza Messaggio
    tu del caso contrada, leggendo il tuo post, dimostri di non conoscere nulla.
    inutile discutere .
    continua a svolazzare ed aspettare che la gente muoia.
    così sarai felice e contento.
    del caso Contrada si sa quel che c'e' da sapere:
    indagato e processato e' stato condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa.
    Ora gli son stati concessi i domiciliari ma lui vuole di piu'.
    Non vedo perche' assecondarlo, e' forse figlio della gallina bianca questo traditore dello Stato che ha aiutato gli assassini di Falcone? ( a proposito del " tu vuoi che la gente muoia").
    Stop.

  10. #10
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    il complice dei mafiosi ha avuto pure la faccia di querelare Salvatore Borsellino..
    giusto per togliere ogni dubbio.
    PALERMO - Bruno Contrada querelerà per diffamazione continuata e aggravata a mezzo stampa Salvatore Borsellino, il fratello del giudice ucciso 15 anni fa a Palermo. Il congiunto del magistrato aveva dichiarato che il fratello considerava con preoccupazione Contrada, il quale "era al servizio dello Stato deviato". Il "superpoliziotto", condannato a 10 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa, sta trascorrendo il suo terzo giorno agli arresti domiciliari, presso la casa della sorella a Varcaturo, in provincia di Napoli.

 

 
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