Un primo “segno” fausto che preannuncia un cambiamento nel destino
Italia è nel 1899 la scoperta nel Foro Romano del “lapis niger”, la legendaria pietra nera quadrangolare che ricopriva un cippo di tufo sul quale e stata scoperta un’ antichissima iscrizione latina della fine del VI secolo:RECEI che può essere riferita al Rex Sacrifìculus e quindi presumibilmente luogo ove si celebravano i sacrifici.
L’idea di riesumare il fascio etrusco come simbolo del risveglio politico
nella coscienza nazionale era ancora un’ idea remota, mentre si intensificano a livello politico e sociale, anche se ancora in forma caotica e confusa,
sotto la spinta di crescenti rivendicazioni irredentistiche, aspirazioni e istanze di vitalità e di orgoglio patriottico.Il secolo XX° quindi si apriva con i favorevoli auspici della potenza romulea, mentre la vecchia Europa feudale e asburgica, dietro l’apparente monolitismo dell’autoritarismo austro-ungarico, mostrava sintomi di stanchezza e di affanno.
Ma il vero attacco all’“ancien regime” non fu portato dal fronte progressista e popolare, interessato più ad un capovolgimento dell’ ordine sociale ed economico ed all’instaurazione di una repubblica marxista che ad un cambiamento della mentalità popolare e ad un ritorno dell’ordine tradizionale, bensì da un’ élite di uomini che si mise al lavoro con la ferma convinzione di restituire l’italia ad un ruolo di potenza e di prestigio imperiale.
Sicché gli anni compresi tra l’inizio della Grande Guerra e 1’ avvento del fascismo, furono anni di grande fervore ideale e di forte slancio giovanile nel corso dei quali agirono gruppi e persone di diversa condizione sociale e cultura politica, tutti però mossi da uno sviscerato amore per la Patria e per l’Italia.
Non è il caso di ricordare i movimenti e i giornali che sono parte ormai della nostra storia nazionale, basti citare per tutti il movimento dannunziano, il “Leonardo”, “Lacerba” e gli intellettuali che solevano riunirsi a Firenze al caffè delle “Giubbe Rosse” o al “Paskowski”: Papini, Amendola, Soffici, Vannicola, Reghini....

Questa passione immensa, profonda che divampò come un incendio per tutto il paese, ebbe una fucina straordinaria dove si adunavano gli emuli di un novello Efesto. Rivendicarono l’intervento nella Grande Guerra, come un diritto-dovere degli italiani, vollero la vittoria e con la vittoria chiesero per Roma un Impero che secoli di ingiustizie, di prevaricazioni e di violenze le avevano tolto.
Nel tempo in cui questa aristocrazia dello spirito cominciò a organizzarsi e a farsi sentire (in coincidenza con l’arrivo di Armentano a Firenze, nel 1905) Mussolini e i suoi amici socialisti credevano solo alla lotta di classe