Originariamente Scritto da
brunik
Eh beh certo, siete i tipi quando trovate una mela marcia fate subito pulizia.
http://ricerca.repubblica.it/repubbl...siciliani.html
FALCONE BOCCIATO DA 4 SICILIANI
Repubblica — 06 agosto 1988 pagina 5 sezione: IL FRONTE ANTIMAFIA
ROMA Di molte parole Domenico Sica non è stato mai. Il supergiudice di tante inchieste di terrorismo e criminalità nello scorso ventennio di trame, piombo e tangenti, diventa Alto commissario e prefetto, ma, anche a nomina avvenuta, concede pochi commenti. In passato ho cercato di fare sempre il mio dovere nel modo migliore possibile dice ma forse i tempi erano ormai maturi per una esperienza nuova. Il terrorismo è stato una tragica parentesi, adesso tornerò finalmente ad occuparmi di quelle inchieste che furono i miei primi amori. E gli amori investigativi di tanti anni fa sono per questo magistrato acchiappatutto i grandi processi sulla criminalità metropolitana, sui loschi traffici di spie, con contorno di armi e droga, sugli intrecci affari-politica, fino all' istruttoria più recente sulla Loggia P2. Certo della piovra Sica non ne ha mai saputo molto, la sua esperienza più profonda il Nembo-Sic della procura romana se l' è fatta con le istruttorie di terrorismo, con il caso Moro, con le tante inchieste sui brigatisti di almeno tre generazioni. Fra mafia e terrorismo non c' è mai stata molta differenza assicura il primo giudice diventato Alto commissario ed io cercherò di assolvere al mio compito con scrupolo. E' preoccupato per il suo futuro il nuovo prefetto? L' impegno è gravoso risponde ma è anche affascinante. E' un impegno a livello nazionale e io cercherò di svolgerlo con serenità. E speriamo di farcela. Il mandato di Verga Nello scenario del caso Sicilia, la nomina di Sica costituisce una risposta che s' intreccia con gli avvenimenti delle due ultime settimane, con la denuncia del procuratore di Marsala, Borsellino, con il terremoto avvenuto negli uffici giudiziari di Palermo, con l' autorevole appello di Cossiga al Csm, con la candidatura di Giovanni Falcone ad Alto commissario caduta automaticamente dopo la spaccatura del Consiglio superiore della magistratura. Tutto comincia un paio di settimane fa: il mandato non brillantemente assolto dall' ex Alto commissario, Pietro Verga, sta per scadere. A Palermo la gestione degli uffici inaugurata dal capo dell' ufficio istruzione Antonino Meli ha già provocato maretta e malcontenti. Nella polizia le acque non sono meno agitate. Il ministro dell' Interno Gava va da De Mita, si parla della rinvigorita criminalità palermitana, della necessità di rivitalizzare quella struttura quasi morta che è l' Alto commissariato, poco più di un' etichetta. Si cerca una soluzione diversa da quella di nominare un prefetto sulla dirittura d' arrivo della propria carriera, demotivato e poco coinvolto. Dopo il colloquio, De Mita convoca un vertice sull' ordine pubblico: si tiene il 27 luglio. Intanto però l' affare Sicilia esplode. Paolo Borsellino con la sua intervista a Repubblica e all' Unità denuncia malesseri e disagi dei giudici e Cossiga chiede al Csm di intervenire e verificare. Si deve scavare sulle novità introdotte a Palazzo di Giustizia da Antonino Meli e sul perché Giovanni Falcone e i suoi fidi compagni di pool minacciano la fuga da Palermo. Nel frattempo De Mita ha commissionato a Gava e al guardasigilli Vassalli la stesura di due relazioni sullo stato dell' ordine pubblico e della giustizia nell' isola. Lo scorso fine settimana è cronaca recente. A Palazzo dei Marescialli, i consiglieri fanno istruttoria: interrogano i duellanti Meli e Falcone e ascoltano venticinque tra giudici istruttori e sostituti procuratori siciliani. E' guerra aperta. Falcone consegna una lettera di dimissioni con la quale chiede di essere trasferito ad altro ufficio. Invitato a recedere dalla sua decisione, rinvia il prossimo passo alla delibera dell' organo di autogoverno dei magistrati. Si arriva a martedì 2 agosto. Terminati gli interrogatori, il comitato Antimafia del Csm inizia a discutere per arrivare a una delibera. La battaglia è stata senza esclusione di colpi, ma parecchi consiglieri dicono di voler tentare ogni strada per arrivare a un documento unitario. A Palazzo Chigi, convocati da De Mita, arrivano quel pomeriggio Gava e Vassalli con le loro relazioni. Da Palermo, il sindaco Leoluca Orlando lancia un grido d' allarme e chiede al governo e al capo dello Stato di intervenire. Con De Mita, i due ministri affrontano il tema dell' Alto commissariato. Vengono prese in considerazione varie ipotesi. Una è quella di rinunciare a questa funzione e riassumerla in quella di capo della polizia. Così spetterebbe a Vincenzo Parisi svolgere i due compiti. Ma l' idea non ha successo e cade quasi subito. Le due candidature forti per un Alto commissariato, rinnovato e reso più efficiente da ampliati poteri, sono Giovanni Falcone e Domenico Sica. Ne ha parlato Mattarella Il primo è sostenuto dai liberali, ma anche da certi settori dei repubblicani e della Dc, soprattutto siciliana. A De Mita ne ha parlato Sergio Mattarella e il presidente del Consiglio lo appoggia apertamente. A sostegno di Falcone ci sono la grande professionalità e, soprattutto, la grande esperienza in questioni di mafia. La candidatura di Sica, invece, nasce in casa socialista, ma risulta comunque gradita a larghe fasce degli altri partiti della maggioranza. In molti infatti ne apprezzano il modo di lavorare e il valore del suo bagaglio professionale. Il favorito, comunque, la sera di martedì 2 agosto è ancora Falcone. De Mita decide però di congelare la scelta in attesa delle decisioni del Csm. La scena si sposta a Palazzo dei Marescialli. Dalle 9 e mezzo del mattino è in corso la maratona delle riunioni: commissione referente e comitato Antimafia si riuniscono senza sosta. Ai lavori partecipano anche consiglieri con diritto d' intervento, ma non di voto. Qualcuno viene richiamato frettolosamente dalle vacanze. Nel pomeriggio gli schieramenti si irrigidiscono: esistono ormai i due documenti, di maggioranza e minoranza, ma si cerca ancora di raggiungere una mediazione. Dalla sala assembleare dove si tengono gli incontri filtrano notizie contrastanti, spesso incontrollabili. Si sussurra d' iniziative di procedimento disciplinare contro Borsellino. In realtà, dentro l' aula, Vincenzo Geraci, ex giudice antimafia di Palermo, esponente di Magistratura indipendente, si batte per inserire nel documento di maggioranza un capitolo che di fatto censuri il comportamento di Paolo Borsellino. L' iniziativa è appoggiata da molti dei sette della maggioranza ed è considerata irrinunciabile. La minoranza non ne vuole sapere e, come se non bastassero le divergenze sulla questione Falcone-Meli e sul concetto di pool antimafia, lo scontro tra i consiglieri del Csm si acuisce. Nella sala delle riunioni circola la notizia infondata che il guardasigilli pensa di aprire un procedimento disciplinare contro Meli e ciò basta per rendere i consiglieri della maggioranza ancor più agguerriti nella sua difesa che si deve consumare subito e senza cedimenti. La notte più lunga S' inizia la notte più lunga del Csm. Alle due a Palazzo dei Marescialli è chiaro che si arriverà al voto sui due documenti diversi e che la mediazione è fallita. Gli esponenti della minoranza però continuano a sperare. Uno di loro si sente poco bene, ma la richiesta di sospendere i lavori per una breve pausa, avanzata dalla laica socialista Fernanda Contri, non ha seguito. Si continua. I futuri vincitori sanno che ai voti contano di più e all' alba si consuma il verdetto anti-Falcone: 7 consiglieri dicono sì a un documento che sostanzialmente dà ragione ad Antonino Meli. Da Palermo, Falcone annuncia mestamente che la partita è persa. Per Meli è la vittoria; tra i 7 che lo hanno sostenuto ci sono 4 consiglieri siciliani. Oltre a Geraci, votano Guido Ziccone, dc, Renato Papa di Unità per la Costituzione, catanese e il liberale Palumbo di Messina. Automaticamente cade la candidatura di Falcone ad Alto commissario e rimane quella di Domenico Sica. Giovedì il capo dello Stato annuncia che, dopo le decisione del plenum previsto per il 15 settembre prossimo, manderà le delibere del Csm al Parlamento. Ieri i consiglieri di Unità per la Costituzione (che hanno sottoscritto il documento di maggioranza) chiedono l' immediata convocazione dell' assemblea di Palazzo dei Marescialli. - di SILVANA MAZZOCCHI