Nella celebrazione del 25 Aprile di questo anno è sembrato che sindaci leghisti e destri in generali avessero ricevuto la parola d'ordine di non far eseguire da bande municipali o da semplici grammofono i canti partigiani e di sostituirli con l'Inno del Piave o . più semplicemente, con Il silenzio.
A farne le spese è stato quel Bella Ciao che è diventato, un po' l'inno ufficiale della Resistenza. E qui vien naturale pensare allo strano destino, per certi versi simile, di Bella Ciao e di quell'altro canto, l'Inno del Piave ,che si suole credere il più diffuso canto della nostra prima guerra mondiale. Ebbene Bella Ciao fu in realtà un canto poco diffuso , limitato come fu a qualche zona della Toscana, durante il periodo resistenziale. Fu poi ripreso nel dopoguerra raccontando che si trattava di un vecchio canto delle mondine trasformato in canto della libertà. Più tardi ci si accorse che non fu affatto così, si trattava della trasformazione di un antico canto toscano che parlava di amore e di morte . Ma si ebbe il caso che quel grande uomo di spettacolo che fu Ives Montand lo sentì cantare nella sua città d'origine, Monsumanno, e lo riprese inserendolo in un suo repertorio. Esso ritornò in Italia e si diffuse rapidamente per la suggestione delle sue parole e per l'orecchiabilità della sua musica.
Anche l'Inno del Piave non fu certamente la canzone più cantata dai mnostri soldati nel 15-18 %%%%%%%%%%