Le vittime delle «morti bianche» in Italia sono quasi il doppio degli assassinati. I decessi sulle strade sono otto volte più degli omicidi. E' quello che emerge da un rapporto del Censis. Eppure, secondo il Centro Studi Investimenti Sociali, «gran parte dell'attenzione pubblica si concentra sulla dimensione della sicurezza rispetto ai fenomeni di criminalità». E invece è ormai da anni che gli omicidi continuano a diminuare: 1.042 casi nel 1995 a 818 nel 2000 a 663 nel 2006.

Nel 2007, sono stati 1.170 i decessi per motivi di lavoro in Italia, di cui 609 per infortuni stradali, oppure lungo il tragitto casa-lavoro («in itinere») o comunque in strada durante l'esercizio dell'attivitá lavorativa. L'Italia è il Paese europeo dove si muore di più sul lavoro. Escludendo gli infortuni «in itinere» o comunque avvenuti in strada, sono stati registrati 918 casi in Italia, contro i 678 in Germania, i 662 in Spagna, i 593 in Francia (ma in questo caso il confronto è riferito al 2005).
Se passiamo dai morti sul lavoro agli altri incidenti stradali, i numeri crescono ancora. Nel 2006, in Italia, i decessi sulle strade sono stati 5.669, più che nel Regno Unito (3.297), in Francia (4.709) e Germania (5.091). Eppure, all'esterno hanno talvolta dimostrato che morire meno sulle strade si può. Nel 1995 la Germania era al primo posto per queste morti in Europa, con 9.454 morti in incidenti stradali, ridotti a 7.503 giá nel 2000, per poi diminuire ancora ai livelli attuali. Anche in Italia c'è stata una riduzione (i morti erano 7.020 nel 1995, 6.649 nel 2000, fino agli attuali 5.669), ma non così rapidamente.

Gliomiciin Italia continuano rapidamente a diminuire. Una tendenza che dura ormai da quasi quindici anni. In base ai dati delle fonti ufficiali disponibili elaborati dal Censis, si è passati dai 1.042 casi nel 1995 a 818 nel 2000, fino a 663 nel 2006 (-36,4% in 11 anni). Anche negli altri grandi Paesi europei vie è una tendenza alla diminuzione, ma si viene ammazzati ben più che in Italia. Anche in posti i che la vulgata italiana considera «tranquilli»: 879 casi di morti ammazzati in Francia (erano 1.336 nel 1995 e 1.051 nel 2000), 727 in Germania (erano 1.373 nel 1995 e 960 nel 2000), 901 casi nel Regno Unito (erano 909 nel 1995 e 1.002 nel 2000).
Anche rispetto alle grandi capitali europee, nelle cittá italiane si registra un numero minore o pressoché equivalente di omicidi. Nel 2006 a Roma si sono contati 30 casi, quasi come Parigi (29 omicidi, ma erano 102 nel 1995), 33 a Bruxelles, 35 ad Atene, 46 a Madrid, 50 a Berlino, 169 a Londra, che aveva toccato la punta massima (212 omicidi) nel 2003.

«Gran parte dell'impegno politico degli ultimi mesi è stato assorbito dall'obiettivo di garantire la sicurezza dei cittadini rispetto al rischio di subire crimini violenti», rileva Giuseppe Roma, direttore generale del Censis. «Tuttavia - prosegue - se si amplia il concetto di incolumitá personale e si considerano i rischi maggiori di perdere la vita, risalta in maniera evidente la sfasatura tra pericoli reali e interventi concreti per fronteggiarli. Il luogo di lavoro e la strada mancano ancora di presidi efficaci per garantire la piena sicurezza dei cittadini, e spesso si pensa che perdere la vita in un incidente stradale sia una fatalitá. I dati degli altri Paesi europei dimostrano che non è così». (F.Cocco)

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