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Discussione: Il killer è il lavoro

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    Predefinito Il killer è il lavoro

    OMNIA SUNT COMMUNIA

    SICUREZZA DOSSIER CENSIS

    Il killer è il lavoro
    Le morti bianche sono il doppio degli omicidi. Ecco la vera insicurezza
    Il Censis evidenzia come la vera insicurezza arrivi dal lavoro e dalla strada. Mentre Maroni firma l'ordinanza che dà poteri speciali ai sindaci e l'Ue attacca di nuovo l'Italia sui rom

    Giacomo Russo Spena

    Si muore più per lavoro che per omicidio. Eppure i militari vengono mandati davanti cpt, metropolitane e altri «luoghi sensibili», ma non nei cantieri. Scelte ben mirate del governo Berlusconi sul tema della sicurezza. A denunciarlo è il Censis (Centro studi investimenti sociali), che ieri ha presentato un dettagliato rapporto sui decessi nel 2007 in Italia. Ne esce fuori un quadro allarmante in cui le attività ordinarie, come il lavoro o guidare in strada, sono più mortali della criminalità o di episodi violenti. Quando si dice che un colpo di pistola uccide meno dell'occupazione.
    Gli omicidi infatti diminuiscono di anno in anno: sono passati da 1042 casi nel 1995 a 818 nel 2000, fino a 663 nel 2006 (-36,4% in 11 anni). Anche rispetto alle grandi capitali europee, Roma registra un numero minore di delitti. Buone notizie che però, rapportate ai dati sul lavoro, portano scoramento. L'anno scorso sono stati 1170 le morti, il doppio degli omicidi. Un dato che ci dà un triste primato: l'Italia è il paese europeo dove si muore di più sul lavoro. E i numeri si impennano ulteriormente se si considerano le vittime degli incidenti stradali: nel 2006 sono stati quasi seimila. Otto volte in più degli assassini. Le misure adottate dagli ultimi governi per la «guida sicura» non riescono a tamponare la crisi.
    Intanto anche ieri il solito bollettino di guerra con due operai, di 27 e 28 anni, rimasti coinvolti in un incidente: lavoravano in un centro di riciclaggio e sono rimasti intossicati nel Meranese dopo essere caduti in una cisterna. Uno dei due è grave. Ma per il governo Berlusconi la sicurezza significa altro. Meglio operazioni di facciata (come i militari in città) per alimentare l'industria della paura che cercare di risolvere piaghe sociali. «Gran parte dell'impegno politico degli ultimi mesi è stato assorbito dall'obiettivo di garantire la sicurezza dei cittadini rispetto al rischio di subire crimini violenti», osserva Giuseppe Roma, direttore generale del Censis, che dati alla mano vede l'esecutivo impegnato in altre priorità: «Se si considerano i rischi maggiori di perdere la vita, risalta in maniera evidente la sfasatura tra pericoli reali e interventi concreti per fronteggiarli».
    Parole che hanno il plauso della Cgil, che sta attuando una campagna d'informazione all'interno dei luoghi di lavoro: «Far sapere i rischi che si corrono è fondamentale». Per l'autunno sono previste poi mobilitazioni, unitarie con gli altri confederali, sul tema della sicurezza. «Le varie misure del governo intraprese finora sono molto negative - afferma Paola Agnello Modica dalla segreteria della Cgil - Indecente caricare sui lavoratori il costo della crisi». Punta il dito contro le norme sui precari, sugli orari di lavoro, sugli appalti, sugli incentivi fiscali per gli straordinari. In sintesi, contro la «deregolamentazione chirurgica» di Sacconi. «Non si ha più la certezza di ritornare integri dal proprio posto - continua Modica - E se il Testo unico sulla sicurezza, approvato dal governo Prodi, aveva portato qualche buon risultato, ora questo esecutivo lo sta pian piano stravolgendo». Intanto Peacereporter ha inviato una lettera al ministro della Difesa La Russa per «fermare la strage bianca». Proponendo una soluzione sia altamente politica che provocatoria: «Soldati per le strade? Meglio nei cantieri edili. È sul lavoro che si combatte la battaglia per la sicurezza. I numeri degli infortuni sul lavoro sono quelli di una guerra. E per combattere una guerra servono i militari: impegniamoli in una vera missione di pace».

    www.ilmanifesto.it

    ARDITI NON GENDARMI

  2. #2
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    OMNIA SUNT COMMUNIA

    COMMENTO

    Mandiamo i soldati nei cantieri
    Loris Campetti

    L'8 agosto di 52 anni fa 262 minatori persero la vita in Belgio, uccisi durante il lavoro a Marcinelle. Erano scesi a mille metri di profondità nel bacino carbonifero belga di Charleroi in 275, solo 13 si salvarono dalle conseguenze di un incendio sviluppatosi nella miniera. 136, più della metà delle vittime, erano italiani. Oggi gli italiani non muoiono più in miniera ma nei cantieri, in fabbrica e nei campi. Come nel '56 in Belgio, nel 2008 da noi i lavoratori stranieri che perdono la vita, uccisi nei lavori più pesanti e pericolosi, sono molti e crescono di anno in anno. I padroni nostrani e il governo Berlusconi hanno le idee chiare a proposito: vogliono cambiare una delle poche leggi positive varate nel biennio prodiano, non per aumentare la sicurezza sul lavoro, bensì per peggiorarla e alleviare le pene dei colpevoli della strage quotidiana dei lavoratori.
    La sicurezza sul lavoro non è al centro delle preoccupazioni dell'Italia, dei suoi governanti, dei suoi imprenditori e dei suoi media. Bisogna che ne muoiano almeno 5 nello stesso luogo perché le vittime operaie facciano notizia, i 3-4 caduti in ognuno dei 365 giorni dell'anno non meritano una riga. E dire - ce lo ricorda il Censis nell'analisi diffusa ieri - che l'Italia è il paese in Europa in cui il numero delle vittime sul lavoro è più alto, più di Germania, Francia, Gran Bretagna, Spagna. Siamo primi anche in un altro dei sottocapitoli della voce sicurezza, quello che si misura in base ai morti e ai feriti nelle strade e autostrade. In Italia si muore in automobile più che in ogni altro paese europeo.
    Eppure, l'unica sicurezza di cui sono pieni i nostri giornali e telegiornali, conformemente alla cultura fetida ed emergenziale che si è impadronita non soltanto, purtroppo, della destra, è quella del cittadino scippato per strada o ucciso nella sua villetta padana. Eppure, dice ancora il Censis, in Italia il numero delle vittime di omicidi è decisamente inferiore a quello degli altri paesi del Vecchio continente. Così come i reati contro la proprietà e le persone fisiche. Ma il nemico dell'opinione pubblica dev'essere il ladruncolo, il rom, lo straniero. Chi corre in macchina a 150 all'ora e uccide un ciclista o un ragazzino fa notizia solo se non è dei «nostri». L'Italia è il paese in cui c'è il più alto numero di poliziotti e carabinieri in rapporto al numero di delitti e reati comuni? Bene, mandiamo anche i soldati a presidiare le città.
    Ha ragione Peacereporter: La Russa farebbe meglio a mandarli nei cantieri quei militari, per una vera missione di pace. Ma questo significherebbe ammettere che gli assassini sono altri, non i ladruncoli. Decidetelo voi chi sono gli assassini.


    ARDITI NON GENDARMI

  3. #3
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    OMNIA SUNT COMMUNIA

    Ricevo e pubblico
    Che i soldati rientrino nelle caserme
    La vera emergenza sono le morti sul lavoro
    e gli incidenti stradali
    FEDERAZIONE NAZIONALE RdB CUB Pubblico Impiego
    Da ieri le nostre città sono presidiate dai soldati. La vera e propria crociata condotta nel nome della sicurezza dei cittadini sta producendo – al contrario - un clima da assedio che genera un effetto tuttaltro che tranquillizzante.
    Dopo aver fomentato la paura (sia da destra, che da sinistra) verso lavavetri, zingari, prostitute, ambulanti, etc. si passa all’azione.
    Ma da chi e da cosa dobbiamo difenderci?
    E’ stato detto che l’impiego dei militari avrebbe reso possibile di svincolare in maggior numero di poliziotti e di carabinieri, mentre in realtà assistiamo a dispendiose duplicazioni di uomini e mezzi.
    Non escono indenni da questa “militarizzazione” vigili urbani e polizie locali. In alcuni casi procurando addirittura un effetto di moltiplicazione dell’attività di ordine pubblico, che è certamente opposto ai proclami di Brunetta rispetto al controllo della spesa pubblica. In altre circostanze – come a Roma – il pacchetto sicurezza rischia di diventare una polpetta avvelenata a causa del contemporaneo riarmo dei vigili urbani e del disgustoso baratto che i sindacati concertativi stanno mercanteggiando sulla riorganizzazione del corpo (avanzamenti di carriera in cambio della pistola per tutti). Paradossalmente il giorno dopo l’arrivo dell’esercito in città il CENSIS ufficializza quello che abbiamo sempre sostenuto; il comunicato del 5 agosto titola eloquentemente “Le morti «ordinarie» sul lavoro o in strada superano gli omicidi” e snocciola i dati che confermano che “l’emergenza criminalità” è una invenzione, mentre la vera emergenza è quella degli omicidi sul lavoro
    E’ chiaro il disegno generale.
    Dopo aver alimentato la paura, occorre militarizzare il territorio e intervenire con procedure d’emergenza per eliminare ogni forma di dissenso sociale e ogni caratteristica “sociale” dello stato.
    In questo senso la campagna terroristica orchestrata da Brunetta & Soci nei confronti degli impiegati pubblici sempre più precarizzati, serve proprio a sostenere l’idea di uno stato leggero in cui i servizi pubblici o si comprano o – se si è particolarmente indigenti – si elemosinano!
    In un assordante silenzio ci stanno traghettando in una “repubblica delle banane”: ladri, nani e ballerine al potere, popolazione spremuta ed esercito in strada a impedire e, se necessario, reprimere il dissenso. Altro che Europa!

    RdB è convinta che non v’è alcuna reale necessità rispetto alla sicurezza; assistiamo addirittura nella riduzione degli omicidi (cfr.comunicato Censis).
    La vera emergenza sono le morti sul lavoro
    e gli incidenti stradali.

    Che i soldati rientrino nelle caserme e le risorse sperperate in questo teatrino (che immaginiamo consistenti) vengano utilizzate per i controlli rispetto alla sicurezza sui luoghi di lavoro, per la lotta alle più bieche forme di sfruttamento (lavoro nero e grigio, precariato, caporalato, minori, etc.) nonché nella sicurezza stradale.


    ARDITI NON GENDARMI

 

 

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