Originariamente Scritto da
dante pastorelli
Come gli imprenditori, così gl'insegnanti. Ce ne sono di bravi ed encomiaibili per dedizione e serietà di formazione ed impegno. Ce ne sono di ignoranti, immessi in ruolo con leggine ad hoc volute dai sindacati e dai politici nullafacenti, e mai selezionati attraverso severi concorsi. Ed in genere questi sono anche i più fannulloni: non avendo niente da trasmettere, non lavorano.
Licenziare un insegnante non è semplice: ci vogliono anni di battaglie, autentiche battaglie ad ogni livello. Ma alla fine ci si può riuscire.
Quando si entra nel mondo della scuola si sa già in anticipo che lo stipendio è magro.
Per i docenti solerti e colti è davvero una miseria, perché oltre le ore passate in classe ed in riunioni, esami ecc., ci sono la correzione dei compiti, e, in primis, l'aggiornamento, vale a dire lo studio individuale, che comporta l'acquisto di libri, e la frequenza di corsi a livello universitario.
Questi ultimi spesso, tuttavia, sono scadenti e risultano una perdita di tempo.
Non facciamo di tutta l'erba un fascio. Ma comprendo quanto sia noioso il vittimismo.
Se lo stipendio è magro, in casa si lavora in due. E si vive, non nel lusso, ma dignitosamente. E la dignità dell'insegnante è nella sua autorevolezza di educatore: questa nessuno la può togliere.
Il problema della retribuzione modesta deriva anche dalla circostanza che abbiamo troppi docenti. Si è passati da classi ingestibili per l'alto numero di allievi, a classi di pochi elementi, specie le ultime del superiore che non possono esser accorpate.
La Gelmini sembra si stia adoprando per rimediare ad alcune carenze. Stiamo a vedere se riuscirà a far qualcosa di positivo.