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Il Gran Kahal

«A New York il Kahal possiede le proprie preture, decreta le leggi, pronuncia ufficialmente e le fa eseguire, e gli ebrei preferiscono la loro giustizia a quella dello Stato. (...) La Keillha novaiorchese è la maggiore e più potente organizzazione ebraica di tutto il mondo. A New York il centro vitale e potenziale del Giudaismo moderno. New York rappresenta per l’ebreo moderno ciò che per il cattolico rappresenta Roma. L’attuale Nuova York è una risposta viva, latente, alla domanda: è possibile che un gruppo di persone numericamente inferiore possa dettar legge a tutta una popolazione? Tutto a New York risponde affermativamente»



Henry Ford "L'ebreo internazionale" L'altra biblioteca ed.



IL GRAN KAHAL: UN TERRIBILE SEGRETO


INTRODUZIONE



Studiando il problema ebraico, mi sono imbattuto ancora una volta in un segreto: quello del Kahal. Pochi autori ne hanno trattato e tutti rimandano all’opera fondamentale di un ebreo convertito, Jacob Brafmann, che è quasi del tutto introvabile. Dopo lunghe e faticose ricerche, sono riuscito a trovarne la traduzione (manoscritta) in lingua francese (esiste anche l’originale in russo, presso il British Museum, ed una versione in polacco ed una in tedesco). Jacob Brafmann, un russo di origine ebrea, si convertì al Cristianesimo a trentaquattro anni e fu nominato professore di ebraico presso il Seminario teologico governativo di Minsk. Nel 1870 pubblicò in lingua russa, a Vilnius, la sua opera Il Libro del Kahal. Gli ebrei acquistarono quasi tutte le copie e le distrussero. Tuttavia qualche esemplare si salvò e vi fu anche una traduzione francese dell’opera che apparve nel 1873, intitolata: Livre du Kahal. Matériaux pour étudier le Judaisme en Russie et son Influence sur les populations parmi lesquelles il existe. L’Encyclopaedia Judaica scrive al riguardo: «Brafmann attaccò l’organizzazione ebraica (Kahal) in vari periodici russi, descrivendola... come uno Stato nello Stato ed affermò che faceva parte di una cospirazione internazionale ebraica. Nel 1869, Brafmann... pubblicò il Libro del Kahal, una traduzione in russo delle minute della Kehillah di Minsk... Sebbene Brafmann fosse stato accusato di falso, in realtà il suo libro era una traduzione abbastanza accurata di documenti, ed è servito a molti studiosi come fonte storica per la conoscenza della vita interna dell’Ebraismo russo nel XIX secolo» (1). Il Libro del Kahal non è perciò un falso (anche se veridico) quale i Protocolli dei Savi di Sion, come ha affermato recentemente Norma Cohn (2), bensì “una fonte storica”, secondo il parere dell’autorevole Enciclopedia Giudaica! E come tale va studiato. Esiste poi un’altra opera molto seria, che è come la riproduzione del libro di Brafmann; si tratta dello studio di Kalixt de Wolski, De la Russie juive (3). Anche quest’opera conobbe la stessa sorte di quella del Brafmann; fortunatamente sono riuscito a procurarmene una copia. Infine il Vial, ispirandosi al libro di de Wolski, scrisse nel 1889 un’interessante opera che si intitola Le Juif sectaire ou la Tolérance talmudique, (4) che costituisce un eccellente riassunto della questione. Queste sono le tre fonti principali alle quali ho attinto; citerò nel corso dell’articolo altri studi su questo soggetto pubblicati successivamente. Nel presente articolo dunque, cercherò di gettare un po’ di luce sul mistero del Kahal, valendomi dell’opera del Brafmann e di altri libri o articoli (per la verità rari, ma seri) scritti su questo tema scottante e di grande importanza e attualità.



ESISTE ANCORA UN TRIBUNALE EBRAICO?


Ogni popolo, religione e società ha le sue leggi ed i suoi tribunali. Il popolo ebraico non fa eccezione; nel Vecchio Testamento era governato dal Sinedrio. Dopo la distruzione di Gerusalemme e la dispersione, privo com’era di un’organizzazione statuale, ha mantenuto, in forma segreta, dei tribunali eredi dell’antico Sinedrio? Vedremo come secondo varie fonti si possa rispondere affermativamente. Citerò innanzitutto alcuni noti e seri autori quali Monsignor Jouin, Léon de Poncins, Hugo Wast (pseudonimo di G. Martinez Zuviria) ed Henry Ford. L’esistenza del Kahal verrà poi confermata dagli autori ebrei Simon Schwarzfuchs e Israel Shahk.







MONSIGNOR JOUIN



Nella celeberrima e prestigiosa Revue Internationale des Societés Secrètes (5) si può leggere un interessante articolo sul Kahal, che apre vasti orizzonti e spinge ad andare alle fonti. In tale articolo si apprende che per gli ebrei il Talmùd è la legge, ma per quanto riguarda la sua applicazione, occorre che esista un potere esecutivo e giudiziario, e questo appartiene ad un gruppo ristretto di magistrati. Il collegio sovrano di tali giudici è il Kahal, che significa: assemblea, riunione, comunità. Il Kahal è perciò l’assemblea dei rappresentanti d’Israele. Tale istituzione risale ai tempi più antichi, per esempio ai tempi di Mosè (6). Malgrado la Dispersione (130 d. C.) il Kahal non perse né influenza né autorità, tuttavia non funzionò più alla luce del giorno ma restò confinato all’ombra dei ghetti e delle sinagoghe. Oggi come ieri, il Kahal è il regolatore della vita ebraica. «Rappresenta il governo di una nazione senza territorio [almeno fino al 1948 n.d.a.], ma nondimeno reale e attivo. È uno Stato che si sovrappone, e spesso si oppone, agli Stati nei quali vivono gli ebrei» (7). Suo fine è mantenere intatto e isolato il popolo ebraico disperso nel mondo, affinché da un lato non sia discriminato e dall’altro non perda la sua identità con l’assimilazione; fino al giorno in cui il popolo d’Israele avrà il dominio assoluto sul mondo intero. Come scriveva nel 1925 l’Albrecht, tale giorno secondo i cabalisti dovrebbe iniziare con il 1966! (Un anno dopo Nostra Aetate).



LÉON DE PONCINS E IL KAHAL


Il celebre autore francese scrive: «Non vi è dubbio che gli ebrei abbiano un’organizzazione disciplinatissima; è quasi impossibile a un non ebreo di penetrarne i dettagli segreti, ma le sue manifestazioni esteriori mostrano un’autorità e un potere occulto innegabile» (8). L’autore parla anche «dell’esistenza della direzione centrale di un potere considerevole » (9), che è il Kahal.


HUGO WAST E IL KAHAL



Gustavo Martinez Zuviria, Direttore della Biblioteca Nazionale dell’Argentina, nonché Ministro della Giustizia e della Pubblica Istruzione, ha scritto nel 1954 un interessante libro sul Kahal (10). In tale libro scrive: «Pochi problemi sono difficili da risolvere, come quello del governo interno del popolo ebreo. Non vi è mistero più tenacemente tenuto segreto... Il governo del popolo ebraico è una vera società segreta. E come in tutte le società segrete vi sono iniziati che... non giungono mai ai primi ranghi... Così nel Giudaismo vi sono dei circoncisi in totale buona fede che ignorano la costituzione ed anche l’esistenza stessa del Kahal, vale a dire dell’autorità che governa nell’ombra il popolo ebreo» (11). Essere ebreo non significa tanto professare la religione giudaica post-templare o postbiblica, ma soprattutto far parte del popolo ebraico (12); l’ebreo appartiene perciò ad una nazione diversa da quella da cui è accolto e nella quale vive e prospera. Il Kahal è un “Tribunale misterioso, una sorta di Carboneria” (13). I Tribunali regionali sono chiamati Kehillah. Il Kahal è il Tribunale supremo che sovraintende a tutte le Kehillah. Il gran Kahal, secondo il nostro autore, risiederebbe a New York “vero Vaticano ebraico” (14). Il Kahal è l’espressione concreta del Talmùd, vale a dire: il tribunale che giudica se le pratiche talmudiche sono osservate o meno. È il “magistero vivente” della Sinagoga post-biblica poiché applica la dottrina talmudica ai casi concreti. Assieme al Kahal, che comanda e giudica, e subordinato a lui, vi è il Bet-Din, vero tribunale segreto: esso avoca a sé ogni causa e detiene il potere esecutivo, conformemente al Talmùd, cioè esegue le sentenze emesse dal Kahal. Quindi il Talmùd è il potere legislativo, il Kahal è il potere giudiziario, e il Bet-din quello esecutivo. I tre poteri agiscono nel seno della Sinagoga post-templare che si serve di questi due Tribunali per governare il popolo ebreo, sparso sulla terra o raccolto nello Stato d’Israele a partire dal 1948.


NATURA E ORGANIZZAZIONE DEL KAHAL



Il segreto del Kahal



Il mistero circonda gli atti pratici del Kahal: essi debbono restare segreti; guai a chi osa rivelarli: si condanna all’anatema e spesso anche alla morte. Jacob Brafmann ebbe questa audacia, ma perse la vita. Secondo Hugo Wast, il segreto del Kahal sarebbe questo: per conquistare il mondo non è necessaria la spada, ma basta un libro: il Talmùd! (15). Mediante lo spirito talmudico il Giudaismo si propone di sopraffare il Cristianesimo, unico vero bastione che si oppone al dominio universale d’Israele. I sentimenti principali che animano lo spirito talmudico sarebbero quattro:



1°)Un’ambizione smisurata di dominare il mondo.

2°) Un’avidità insaziabile di possedere tutte le ricchezze dei non ebrei.

3°) Il rancore contro il non ebreo, e specialmente contro il cristiano.

4°) L’odio a Gesù Cristo.



Ora, per soddisfare queste quattro passioni, occorre appropriarsi della ricchezza del mondo, mediante la quale si potrà tutto. Così mediante l’oro la Sinagoga s’impadronirà di ogni cosa, e renderà i non ebrei suoi schiavi. O almeno questo sarebbe il suo piano segreto (che arriverà alla sua quasi realizzazione col Regno dell’Anticristo) (16). Ma per poter giungere a ciò è necessario corrompere i cristiani, fomentando in essi l’amore dei piaceri, del lusso e di se stessi. Siccome l’unico padrone dell’oro che permette di avere piaceri, lusso e onor del mondo sarà (secondo il piano del Kahal) il Giudaismo, i non-ebrei una volta corrotti potranno avere i piaceri a condizione di chiedere l’oro all’ebreo che solo lo possiede! «La forza degli ebrei consiste nel saper nascondere le proprie intenzioni. Il popolo ebraico vive ancora solo perché ha saputo mantenere un segreto durante venti secoli di persecuzioni» (17). Tale segreto è lo spirito talmudico di odio a Cristo e ai cristiani e di brama di dominio mondiale. La fede talmudica non è nell’aldilà; ma nel dominio in questo mondo; il suo “paradiso” è la terra.



Il Kahal oggi



Sono rarissime le notizie sul Gran Kahal odierno: le più recenti risalgono al 1954, con Hugo Wast e al 1996 con Israel Shahak il quale spiega che avendo gli Ebrei in Occidente acquisita nel 1780 l’eguaglianza giuridica ed essendosi man mano emancipati, il potere giudiziario che la Comunità ebraica deteneva venne pian piano diminuendo (18), soprattutto in Occidente; mentre in Oriente l’emancipazione è stata assai debole e il Kahal ha mantenuta la sua forza. Tuttavia in Occidente vi sono state sacche di resistenza all’assimilazione, e con il movimento sionista e la fondazione del B’nai B’rith (1843), la corrente antiassimilazionista (e filo-Kahalista) ha ripreso il sopravvento. Perciò il Kahal ha mantenuto un certo potere anche dopo l’emancipazione degli ebrei e lo ha riacquistato completamente a partire dall’ascesa del Sionismo, e soprattutto dopo la seconda guerra mondiale con il mito dell’“Olocausto”. Sempre Shahak scrive: «A partire dal Basso Impero, le Comunità giudaiche possedevano dei poteri giuridici considerevoli sui loro membri... anche un potere coercitivo: la flagellazione, il carcere, la scomunica; tutte queste pene potevano essere inflitte, legalmente, dai tribunali rabbinici... anche la pena di morte» (19). E continua: «Molti ebrei oggi, hanno nostalgia del mondo ebraico precedente l’assimilazione, come fosse un paradiso perduto... Una parte importante del movimento sionista ha sempre voluto ristabilirlo, ed ha vinto» (20). Lo Stato d’Israele ed il Sionismo sembrano segnare il ritorno del potere assoluto del Kahal (21). Nel 1986 Simon Schwarzfuchs ha scritto un interessante libro (per la collezione “Presenza e memoria ebraica”) riguardo al Kahal nell’Europa medioevale (22). In esso sostiene che la Comunità ebraica del Medio Evo, chiamata Kahal, appare in Europa nel X secolo. «Essa è la continuazione della Comunità ebraica dell’antichità» (23). Le origini della Comunità ebraica in Europa sono molto antiche; ve ne era una a Roma anteriore al Cristianesimo. «Durante molti secoli, fino all’inizio del V secolo, i gruppi ebraici d’Europa rimasero in contatto con il Patriarca della Terra santa e continuarono a versargli un tributo» (24). Il Kahal regolava e dirigeva ogni cosa.



Il Kahal: sua natura



Il Kahal rappresenta la fonte della coesione che gli ebrei sono riusciti a mantenere per duemila anni, sebbene dispersi nel mondo, senza tempio né sacrificio. Ai grandi mali che ha dovuto affrontare nel corso delle sua storia, il popolo ebraico ha saputo opporre un grande rimedio: il Kahal. I giudei, dispersi nel mondo intero, dopo il deicidio, si sono costituiti come uno Stato in ogni Stato che li ha ospitati. Anche K. de Wolski è del parere che per mantenere la loro unità e coesione e non perdere la propria identità, i giudei obbediscono ad una sorta di governo occulto, sia giudiziario, il Kahal, che esecutivo, il Bet-Din. Si può parlare, dice l’autore, di una sorta di corporazione che rappresenta tutto Israele e che, pur essendo dispersa materialmente, è unita spiritualmente, sia quanto ai fini che quanto ai mezzi (25). La Chiesa cattolica è il principale nemico del Kahal, il quale si sforza pertanto di diminuirne l’influenza mettendo nelle intelligenze dei cristiani le idee di libero pensiero, di scetticismo, di scisma, e provocando così le dispute religiose, feconde di divisioni. Nel loro programma bisogna innanzi tutto cominciare a screditare i sacerdoti, provocando sospetti sulla loro devozione, sulla loro condotta privata, poi bisogna guadagnare la stima dei giovani, infiltrando le scuole di idee anticristiane.


La Moreine



La Moreine è la gerarchia delle cariche presso gli ebrei. Essa comincia subito dopo la distruzione del Regno d’Israele, ed ha per fine la preservazione e la conservazione della nazionalità perduta, fino al giorno in cui il Messia restituirà al popolo d’Israele la sua gloria e il suo paese [ciò non è avvenuto nel 1948, in quanto l’entità sionista è stata ricostituita da mano d’uomo e non dal Messia, che è già venuto duemila anni fa, n.d.a.]. Durante il lungo pellegrinaggio del popolo ebreo disperso nel mondo intero, la Moreine è restata sempre la stessa ma si è sviluppata ed ha acquistato una grande potenza, costituendosi a poco a poco in società segreta, per poter affrontare le difficoltà dell’esilio ed arrivando così quasi intatta fino ai nostri giorni.



I membri del Kahal o la Moreine



Il Kahal comprende due categorie di membri: i dignitari da una parte e i subalterni dall’altra. Kahal docente e discente.



1°) I dignitari costituiscono il Gran Consiglio e godono di un’autorità sovrana sopra la Comunità ebraica.

2°) I subalterni sono i segretari e gli scribi. Tra di essi è scelto il Persecutore segreto, che è l’esecutore delle sentenze del Kahal (26). Pare che egli s’impegni con giuramento a non risparmiare nessuno. Vi sono poi i fattori, che sono una sorta di informatori e di factotum.


“L’EBREO SETTARIO” NELLA SUA CONDOTTA PRATICA


Il Vial, nel suo prezioso libro, asserisce che il governo segreto degli ebrei si chiama Kahal ed è universale e assoluto. «Riunisce nelle sue mani il potere legislativo e quello esecutivo [il Bet-Din, ramo del Kahal, ha, propriamente parlando, il potere esecutivo n.d.a.]. Ha diritto di vita e di morte... Ha, ai suoi ordini... una magistratura per imporli, una polizia per sorvegliarne l’esecuzione, un budget per alimentare la sua polizia e i suoi funzionari, e una tassa per alimentare il suo budget... Le decisioni del Kahal non sono suscettibili di nessun controllo e non hanno bisogno di approvazione da parte di nessuno... Esso, vecchio ricordo dell’onnipotente Sinedrio, ...ha sempre funzionato, fin dalla dispersione d’Israele nel mondo, nella misura in cui glielo permetteva la cosiddetta “intolleranza medievale”» (27). Il suo codice è il Talmùd, che è veramente la Costituzione fondamentale del popolo ebraico, di cui riassume la suprema aspirazione: la conquista del mondo intero. Ma questa Costituzione deve essere, nella pratica, interpretata dal Kahal per mezzo delle sue leggi. Brafmann, nel suo Libro del Kahal riporta più di mille prescrizioni del Kahal, che rappresentano così il diritto d’Israele, il suo codice di giurisprudenza (28).



GLI AGENTI DEL KAHAL


Brafmann stesso nella sua opera ci dice che gli agenti del Kahal sono impiegati dagli ebrei, non solo nel commercio, ma in tutti i settori degli affari. Il fine principale di ogni agente è di prender nota, scrupolosamente, attraverso quali mezzi è arrivato a corrompere l’impiegato di polizia, in favore di un suo correligionario. Tutte queste notizie raccolte con cura, devono essere depositate presso il Kahal, che viene così in possesso dei mezzi d’azione sull’impiegato corrotto, qualora volesse intentare qualche azione contro l’Ebraismo, o prendere una decisione che non gli sia favorevole (29).



IL KASHER


La legge sulla cucina Kasher è di capitale importanza per mantenere separata la vita degli ebrei dal resto del mondo. Essa pertanto deve essere mantenuta intatta; tale compito appartiene al Kahal, interprete fedele del Talmùd.



LE CONFRATERNITE EBRAICHE


Ricorrendo ad un esempio si può dire che le confraternite sono le arterie della Società ebraica, mentre il Kahal ne è il cuore. Quale è il filo misterioso che incatena e lega tra loro tutti gli ebrei sparsi sulla faccia della terra, come una invisibile e potentissima corporazione? Le confraternite! Ciascuna di esse ha il suo capo e molto spesso la sua casa di preghiera (succursale della sinagoga principale); ogni confraternita è un Kahal secondario. La maggior parte dei membri appartiene all’élite tradizionale della Società ebraica, che forma così quasi una legione di combattenti che circondano e difendono lo stendardo del Talmùd, al servizio del Kahal.



LA CORTE DELLA SINAGOGA



Essa consiste in una superficie di terreno, situata nel quartiere abitato da ebrei, in cui devono trovarsi:



1°) Il Bet-Haknest (la sinagoga principale).

2°) Il Bet-Gamidrasch (la casa di preghiera e la scuola).

3°) Il Bet-Hamerhatz (i bagni a vapore).

4°) Il Bet-Hakahal (la camera del Kahal).

5°) Il Bet-Din (tribunale esecutivo).

6°) Lo Hek-Dech (rifugio per i poveri).



Di tutti questi luoghi quello che c’interessa di più è la camera del Kahal, di cui abbiamo già parlato, e il Bet-Din: un Consiglio analogo all’antico Sinedrio, che si perpetua fino ai nostri giorni sotto la tutela del Kahal e che forma la sua sezione di giustizia esecutiva. «...la camera del Kahal... regola la vita pubblica e privata dei suoi correligionari dispoticamente e quasi senz’alcun controllo, non ammettendo ricorso a nessun’altra autorità. Essa... si estende ...alla vita religiosa, interiore e privata degli ebrei... Ma quando si tratta di pronunciare un giudizio in un processo tra due ebrei, o tra un ebreo e il Kahal, è il Bet-Din (il santo tribunale) che giudica. Il Bet-Din, benché chiamato il santo, è tuttavia sotto la protezione del Kahal, e forma soltanto la sezione giudiziaria di questa autorità suprema, alla quale ogni ebreo deve essere sottomesso ciecamente» (30).



LA SEDE DEL KAHAL SECONDO HENRY FORD



Dove si troverebbe la sede centrale del Kahal? Non si sa. Però in un articolo del Dearborn Independent, scritto negli anni venti (31) si legge che: «Il Kahal sta stabilendo i suoi tribunali nella città di New York... Gli ebrei si appellano al Kahal perché preferiscono la giustizia ebraica a quella dei Paesi che li ospitano». Henry Ford nel 1920 ha scritto: «L’organizzazione giudaica più importante... vive negli Stati Uniti d’America. (...) Esistono in America logge ebraiche... Ma... è necessario sapere che dentro e dietro esse funziona un centro dominante, con la sua amministrazione e il suo governo. Le sue disposizioni hanno forza legale... Due di queste organizzazioni, entrambe interessanti tanto per la loro segretezza come per la loro potenza, sono la Keillha novaiorchese e il Comitato giudeo-americano. (...) La Keillha rappresenta il più forte fattore politico della vita ufficiale di New York. La parola Keillha è identica alla parola Kahal e significa qualche cosa come comunità o riunione o amministrazione. Il Kahal rappresenta la forma genuinamente ebrea di governo e amministrazione del popolo disperso. Ciò significa che dopo la loro dispersione per il mondo, gli ebrei hanno creato dappertutto il loro governo proprio... A New York il Kahal possiede le proprie preture, decreta le leggi, pronuncia ufficialmente sentenze e le fa eseguire, e gli ebrei preferiscono la loro giustizia a quella dello Stato. (...) La Keillha novaiorchese è la maggiore e più potente organizzazione ebraica di tutto il mondo. A New York, ...alligna il centro vitale e potenziale del Giudaismo moderno. New York rappresenta per l’ebreo moderno ciò che per il cattolico rappresenta Roma... L’attuale Nuova York è una risposta viva, latente, alla domanda: è possibile che un gruppo di persone numericamente inferiore possa dettar legge a tutta una popolazione? Tutto a New York risponde affermativamente » (32). Tuttavia dopo il 1948, con la costituzione della Stato d’Israele, è doveroso porsi la domanda se la sede centrale del Gran Kahal non sia stata trasferita a Gerusalemme.



CONCLUSIONE



«Dopo tutto ciò che è stato detto sulla vita intima e segreta degli ebrei, - scrive de Wolski - ...è facile spiegarsi le persecuzioni che, in ogni paese e in tutte le epoche, sono state dirette contro questo popolo incorreggibile, orgoglioso e fanatico» (33). La concessione dei diritti civili accordati al popolo ebraico, con la speranza di assimilarlo, è stata, come confessava Napoleone I, “un’illusione”; infatti questo popolo ha rifiutato ostinatamente il diritto comune, ed ha voluto continuare a vivere isolato, per non perdere la sua identità, aiutato in ciò dal Kahal! La causa di tale perseverante ostinazione è nel Giudaismo stesso, vale a dire in tutte quelle istituzioni prescritte dal Talmùd e protette dal Kahal e dal Bet-Din, che dureranno fino a quando Israele si convertirà a Gesù Cristo. I Paesi cristiani che danno ospitalità a questo popolo saranno sempre considerati da esso come “un lago aperto dove ogni ebreo può pescare liberamente” (come dice il Talmùd), vale a dire: sfruttare e spogliare il cristiano. Infatti lo spirito del Kahal è uno spirito esclusivo, geloso e fanatico. Il Kahal è preoccupato di mantenere lo spirito talmudico e nello stesso tempo protegge gli interessi temporali del popolo d’Israele: esso è l’anima e la coscienza di questo mondo a parte, e secondo gli autori esaminati, predominerebbe anche sul rabbinato. La forza d’Israele risiede nel Kahal; essa ha soggiogato il mondo intero, agendo nel segreto ed io spero con quest’articolo di aver fatto un po’ di luce, che possa illuminare i gojim e particolarmente i cristiani, sul pericolo che li minaccia. Se qualcuno dei lettori avesse notizie più recenti (ma serie e documentate) da fornirmi, sarò felice di poter approfondire il problema.



NOTE

1) Encyclopaedia Judaica, Jerusalem, 1971, vol. IV, coll. 1287-1288.

2) N. COHN, Histoire d’un mythe, Gallimard, Paris, 1967, pagg. 58-59.

3) KALIXT DE WOLSKI, De la Russie juive, Savine Editeur, Paris, 1887.

4) L. VIAL, Le Juif sectaire ou la Tolérance talmudique, Fleury, Paris, 1899.

5) E. JOUIN, R. I. S. S., 5ème, Le péril judéo-maconnique, deuxième partie, Les actes de la Contre-Eglise I, Discipline de l’Imperialisme Juif, IV, QAHAL, a cura di A. ALBRECHT, Paris, 1925, pagg. 89-122.

6) Giosuè, XXIII, 2- XXIV, 1

7) A. ALBRECHT, Op. cit., pag. 90.

8) L. DE PONCINS, Les Forces Secrètes de la Révolution, éd. Bossard, Paris, 1928, pag. 254.

9) Ibid., pag. 255.

10) H. WAST, El Kahal, editorial Aldecoa, Burgos, 1954.

11) Ibid., pag. 24.

12) A. ELKANN-E. TOAFF, Essere ebreo, Bompiani, Milano, 1994, pag. 13.

13) H. Wast, op. cit., pag. 43.

14) Ibid., pag. 44.

15) Ibid., pag. 72.

16) Ivi.

17) Ibid., pag. 111.

18) I. SHAHAK, Histoire juive - Religion juive. Le poids de trois millénaires, La Vielle Taupe, Paris, 1996, pag. 34. Traduzione italiana già pubblicata dal Centro Librario Sodalitium, Verrua Savoia (Torino) 1997.

19) Ivi.

20) Ibid., pag., 42.

21) Ibid. , pag. 143.

22) S. SCHWARZFUCHS, Kahal. La communauté juive de l’Europe médiévale, Maisonneuve et la rose, Paris, 1986

23) Ibid., pag. 11.

24) Ibid., pag. 17.

25) K. DE WOLSKI, La Russie juive, Savine éd., Paris 1887, pag. 2.

26) Cfr. J. BRAFMANN, Le livre du Kahal, scheda n° 148, citata da L. VIAL, op cit., pag. 91.

27) L. VIAL, op cit., pagg. 79-80.

28) J. BRAFMANN, Le livre du Kahal, schede n° 134, 170, 146, 148, 149, 177, 57, 261, 239, 260, 284, 21, 33, 37, 4, 156, 159, 17, 280, 281, 282, 285.

29) L. VIAL., op. cit. pag. 116.

30) Ibid., pag. 172. Cfr. J. BRAFMANN, Le livre du Kahal, n° 24, 78, 120, 132, 146, 177, 203, 204, 239, 256.

31) Dearborn Independent del 26. 02. 1921.

32) H. FORD, L’ebreo internazionale, L’altra biblioteca ed., sine loco et data, pagg. 225-231.

33) K. DEWOLSKI, op. cit., pag. 303.
Postato da: FerencSzalasi a novembre 19, 2006 164 | link | commenti
"IL KAHAL ED I PROTOCOLLI DI SION" di Edoardo Longo

(L’articolo che segue è stato scritto nel 1946 dal’avvocato Henry Klein, ebreo stantunitense, ma difensore di alcuni imputati simpatizzanti della Germania nazionalsocialista e per questo accusati dalle autorità statunitensi nel 1944 di collaborazionismo filotedesco.

E’ una dichiarazione autentica sull’esistenza di pericolose lobbies ebraiche e sui progetti di dominio mondiale da parte dell’ebraismo internazionale).

IL KAHAL ED I
PROTOCOLLI DI SION



“esiste una cospirazione per
la distruzione del mondo.
Il piano è nei Protocolli dei savi Anziani di Sion”

( Henry H. Klein)





I Protocolli di Sion dicono che NOI guideremo il nostro popolo (gli Ebrei) fino alla riunione.

I Protocolli sono il PIANO attraverso il quale un piccolo numero di EBREI che compone il SINEDRIO mira a GOVERNARE il MONDO dopo aver distrutto la Civiltà Cristiana:

Gli EBREI, come GRUPPO, non sanno niente di questo piano.

Essi sono VITTIME del SINEDRIO tanto quanto lo sono i Cristiani e i fedeli di altre religioni.

Il SINEDRIO opera attraverso il KAHAL.

Il KAHAL è l’organizzazione ebraica di controllo in ogni comunità nella quale gli Ebrei vivono.

La gran parte delle Organizzazioni ebraiche sono rappresentate nel KAHAL.

E’ la struttura di governo capillare degli Ebrei.

Ogni sua azione deriva dall’accordo dei suoi delegati in conformità d’azione con i membri delle strutture fondanti.

Ogni organizzazione ebraica, sia che sia una LOGGIA, un Ordine Fraterno, una Sinagoga, o altre similari, è legittimato a farne parte.

L’Unità che governa tali organismi interni del KAHAL è in simbiosi di intenti con la recente direttiva di Louis D. Brandeis che ha esortato gli Ebrei “ad unirsi, ad unirsi, ad unirsi”.

Il KAHAL a New York City è diretto da un Comitato Esecutivo sopra il quale c’è una struttura di consiglio.

Questo COMITATO ESECUTIVO è rieletto di anno in anno , oppure continua nei suoi compiti.

E’ responsabile delle operazioni del KAHAL che è una antica istituzione ebraica che risale nel tempo fino ai tempi di Gesù che era, all’epoca, il BERSAGLIO del KAHAL.

Tale è stato anche Spinosa nel 10° secolo, tale è stato Jacob BRAFMANN nel 19° secolo, e tale sono io (Hnery Hlein) nel 20° secolo:

PERCHE’ IO SONO IL BERSAGLIO DEL KAHAL ?

Perché io ho difeso un Cristiano che era perseguitato, assieme ad altri Cristiani, nei processi della presunta sedizione di Washington D.C., del 1944 e perché io ho DENUNCIATO e fermato la CORRUZIONE POLITICA di alcune, così definite, “organizzazioni pro-ebraiche”, e di taluni periodici che si occultavano dietro tale persecuzione giudiziaria.

CHE COSA mi ha fatto il KAHAL ?



Ha diffuso la parola d’ordine a tutte le ORGANIZZAZIONI EBRAICHE che io sarei stato un EBREO FUORICASTA ; che io sarei stato un EBREO rinnegato ; che io sarei stato contro gli EBREI ; che io avevo tradito i SEGRETI EBRAICI (che io non sapevo esistessero) ; che io avrei dovuto esser evitato da TUTTI GLI EBREI.

Come risultato, sono stato messo al bando da tutti gli Ebrei con cui ero stato in rapporti per molti anni, molti dei quali avevo difeso, nonché sono stato messo al bando da un piccolo numero di SEDICENTI Cristiani che erano buoni amici e clienti e che furono allontanati da me.

Sono stato circondato da spie e pedinato, il mio telefono fu messo sotto controllo e sono stato minacciato con lettere, telefonate e comunicazioni telegrafiche.

Furono effettuati attentati PER FARMI FUORI con la violenza ed il VELENO.

Nulla di tutto ciò che il SINEDRIO e il KAHAL mi hanno fatto o mi possono fare mi tratterrà dal mio dovere di denunciare tutti quelli che io reputo quali NEMICI DELLA RAZZA UMANA.

Io non sapevo NIENTE circa il KAHAL o il SINEDRIO quando venni incaricato del procedimento per la presunta sedizione, ma quello che ho scoperto in seguito MI HA CONVINTO che una pubblica denuncia delle follia occultata dietro tale PERSECUZIONE (NDT : si riferisce alla persecuzione dei cittadini statunitensi simpatizzanti dell’Asse ed accusati di “sedizione”. Fra l’altro, essi tradussero per la prima volta negli Stati Uniti l’essenziale volume “il Talmud smascherato”, ancora inedito in lingua italiana…) era assolutamente necessaria per salvare nel contempo EBREI e CRISTIANI.



Henry H. Klein
Postato da: FerencSzalasi a novembre 19, 2006 167 | link | commenti (3)
lunedì, 13 novembre 2006
Come riconoscere e spiegare l'ebreo

George Montandon
Come riconoscere e spiegare l'ebreo.
In appendice il saggio sulla caratterizzazione psicologica dell'etnia ebraica
Effepi, Genova 2003, p. 45, € 6,50

«... gli Ebrei (…) sono ancora più significativi, perché hanno migrato in climi estremamente differenti da quello di Palestina e non hanno conservato di più il loro antico genere di vita. Il loro tipo, tuttavia, è restato simile a se stesso, offrendo solo delle alterazioni assolutamente insignificanti, e che in nessuna latitudine e in nessun paese sono bastate a cambiare il carattere generale della razza».

Arthur de Gobineau



Lo stupore fu grande quando, qualche tempo fa, io e il mio camerata Giannihead eravamo dall'elettrauto in cerca di 'LED' (sarebbe stato peggio il contrario! - NdA) da adattare per le nuove frecce del suo Ducati, quando all'improvviso arrivò in macchina un tipo intorno alla cinquantina che rapì immediatamente la nostra attenzione... «A Sa, questo è giudijo?!» (tipica espressione romana che sta ad indicare persona apparentemente riconducibile al ceppo ebraico) «Sì, già», risposi d'istinto, «senza ombra di dubbio!».

Cosa fa sì, che un anonimo signore, mai visto prima, vestito con giacca e cravatta, senza particolari copricapo, senza ciondoli d'oro raffiguranti stelle di david o candelabri a sette braccia penzolanti al collo, né curiosi riccioli cadenti sulle tempie, possa essere riconducibile in maniera istantanea e con certezza matematica alla razza ebraica?

La risposta è contenuta nell'eccellente pamphlet di George Montandon, tradotto e pubblicato di recente dalla coraggiosissima editrice Effepi. [1]

George Montandon (1879-1944), uno dei maggiori rappresentanti della scienza antropologica francese del '900, laureato in medicina e studioso di antropologia fisica ed etnografica (quest'ultima gli valse la cattedra presso la prestigiosa Ecole d'Antrophologie), curatore della rivista "L'Ethnie Frangaise" e, se pur per un breve periodo, direttore dell'Istitut d'études juives et ethno-raciales.

Il 3 di agosto ne ricorre il 59° anniversario della morte, avvenuta per mano di un commando di sicari ebrei che, introdottisi nella sua abitazione, lo trucidarono barbaramente insieme alla moglie. L'ottimo studio del Montandon riesce in poche pagine ed in maniera esemplarmente esaustiva a mostrare in che cosa i giudei, pur tra loro differenti, siano così facilmente riconoscibili.

Tracciata una brevissima storia degli ebrei (suggeriamo a tal riguardo uno studio più approfondito), George Montandon afferma chiaramente e senza mezzi termini che esiste un tipo razziale giudaico (juif) ben definito e altrettanto ben individuabile, mediante la «maschera giudaica», intesa dallo stesso come la combinazione dei caratteri razziali persistenti nelle parti molli del viso, in particolare occhi, naso e labbra.

«Un naso fortemente convesso, d'altronde in maniera differente a seconda degli individui, frequentemente con prominenza inferiore del setto nasale, e ali molto mobili; in certi individui dell'Europa Sud-orientale, il profilo a becco di avvoltoio è tanto pronunciato che si potrebbe credere ad un prodotto selezionato (fenomeno di autodomesticazione); labbra carnose, di cui la inferiore spesso sporge, a volte molto fortemente (non è illegittimo vedervi un residuo di fattori negroidi); occhi poco affondati nelle orbite, con, abitualmente, qualche cosa di più umido, di più acquitrinoso che non sia il caso per altri tipi razziali, e una fessura delle palpebre meno aperta». [2]

Si continua con i caratteri meno frequenti e distintivi, ma non per questo meno riconducibili al tipo giudaico.

«Il capello ondulato, che è ugualmente legittimo ricollegare ad un'ascendenza negroide; l'orecchio grande e a sventola (...) certe attitudini (...) anch'esse più o meno tipiche, e cioè; il gesto artigliante e l'andatura dinoccolata». [3]

Il Montandon continua in modo meticoloso il suo egregio studio, sviscerando e sviluppando un capitolo della medicina lasciato ancora oggi in ombra, ossia la patologia razziale.

«Si può attribuire ai Giudei una forte proporzione di casi di diabete di forma bulbare (cioè nervosa), di artritismo sotto forme cutanee e viscerali, di lebbra, di nevrosi ... Il tipo giudaico fabbricherebbe poco colesterolo. Infine, fatto che va menzionato qui benché sia più razziale che patologico, il chimismo delle ghiandole sudoripare appare particolare nel Giudeo, perche i casi in cui quest'ultimo emana un odore rancido, che ci risulta sgradevole, sono troppo frequenti per rappresentare soltanto delle circostanze individuali. Gli odori razziali reciproci sono innegabili. I Cinesi si dolgono dell'odore dei Bianchi e questi ultimi di quello dei Neri. Forse l'odore giudaico è da mettere in relazione con le antiche connessioni negroidi della razza». [4]

Lo studioso continua illustrando il fenomeno della persistenza della maschera giudaica e ne ultima il ritratto antropologico soffermandosi sul sangue. A tal riguardo, ne smentisce i presunti effetti prodotti su di esso dalla cucina kasher, e definisce in ultimo l'etimologia del termine da lui stesso coniato di "maschera giudaica": «... È, in una parola, ciò che vi è di essenziale, di più palpabile, di più palese, di più rivelatore nel tipo razziale giudaico». [5]

Questo studio, ripubblicato, che non mancherà sicuramente di scatenare aspre polemiche nel mondo del political correct, non lascerà certo sconvolti i diretti indossatori della maschera, che coscientemente, o istintivamente, hanno sempre operato e continueranno ab aeterno, affinchè le loro diversità razziali rimangano tali. Tanto di cappello, aggiungiamo noi.

Se solo avessimo un decimo della determinazione ebraica a mantenere inalterati i nostri caratteri razziali, il nostro sangue...

Per concludere, in appendice al pamphlet, troviamo un breve saggio sulla caratterizzazione psicologica dell'etnia giudaica. Tale breve saggio, può essere semplicisticamente riassunto nella definizione di etnia puttana dell'etnia ebraica.

«Non è il caso di domandarsi se dire questo è duro, ma se è giusto. Il termine etnia puttana, che non ha neanche un'ombra d'intenzione ingiuriosa, ci sembra dunque nella sua concisione il più appropriato, capace di comprendere in due sole parole l'insieme complesso della condotta psichica che distingue l'etnia israelitica dalle altre». [6]

Il Montandon chiarisce con estrema semplicità il motivo che lo porta a definire l'etnia giudaica con l'equivalente di etnia puttana. «I loro (degli ebrei) molteplici nazionalismi, appunto perché ciascuno di essi vuoi essere devoto alla sua nuova nazionalità -senza dimenticare di tradire per Sion quanto è possibile tradire-, non possono paragonarsi se non alle donne che si danno a tutti». [7]

Riportata quest'ultima constatazione che altro aggiungere, se non il consigliare di acquistare questo breve scritto e di approfondirne, magari, i temi trattati.

Ci preme inoltre ricordare che della stessa editrice sono disponibili altri interessanti quaderni, tra cui "L'omicidio rituale ebraico" di Don Curzio Nitoglia e "I cognomi ebraici in Italia", entrambi richiedibili anche tramite nostro. Buona lettura.

Alessandro Mereu



Note:

1] Effepi, via Pioverà 7, 16149 Genova;

2] II saggio in appendice "Caratterizzazione psicologica dell'etnia giudaica", fu pubblicato per la prima volta in Italia sulle pagine de "La difesa della razza" il 5 novembre 1939;

3] George Montandon, op. cit. p. 19;

4] ibidem, pp. 21/22;

5] ibidem, p. 30;

6] ibidem, p. 41;

7] ibidem, p. 40.