"Solo nella comunità diventa dunque possibile la libertà personale" Marx-Engels

La nave non affonda e i topi non scappano

di Eugenio Orso


Senza giri di parole inutili, che sarebbero di troppo in questo breve post, sto facendo riferendo all’ultima kermesse della direzione nazionale del PdL, riunitasi a Roma il 22 di aprile.

Lo scafo della nave ha retto, Berlusconi è stato incensato e almeno simbolicamente “portato in trionfo” dai suoi servi, dal codazzo di manutengoli “aziendal-partitici” – e cioè da quasi tutti i membri della direzione pidiellina – e il frondista Fini ha raccolto solo 11 consensi, di singoli “carbonari” venuti allo scoperto, contro 159 voti perfettamente allineati con il premier-padrone.

Fra gli allineati, spiccano i nomi di quelli che la stampa sistemica chiama gli ex-colonnelli finiani, i quali, adusi all’abiura, al voltafaccia e al tradimento – vedi svolta di Fiuggi – non si sono fatti scrupolo di “metterlo in culo” anche a Fini, per conservare seggiole, cariche, onori immeritati, privilegi ingiusti e prebende varie.

Ricordiamo, di sfuggita, alcuni fra i peggiori di questi topi – che non ci pensano neppure ad abbandonare una nave che non affonda, con le stive ancora piene di formaggio – i quali temono di dover ritornare nella Fogna: Gasparri, La Russa, Meloni, Alemanno.

Ma era molto meglio la Fogna – ben più dignitosa da un punto di vista politico, ideale e persino etico – di questa nave piena di formaggio, il quale tenderà inevitabilmente a trasformarsi in merda.

Infatti, nella Fogna si leggevano e si discutevano Evola, Pound, Céline, non certo quel rotolo di carta igienica, insultante e scandalistico, che è il giornale di Feltri e non ci occupava di "marketing politico", nonché dei sondaggi e dei gradimenti mediatici del "capo" ...

Pur non negando la sostanziale inconsistenza di Fini [e qui non sto parlando della conta dei voti, naturalmente] bisogna riconoscere che non tutti i topastri se ne stanno fino all’ultimo comodamente nel formaggio, sulla nave che ancora non affonda, tanto è che almeno uno, seguito da una piccola pattuglia, ha osato manifestare segni d’impazienza e una certa inquietudine.

Mentre la situazione economica e occupazionale italiana va verso il precipizio – e le cose si chiariranno definitivamente a partire dalla seconda metà dell’anno in corso – si scatena l’impari lotta per la leadership del “centro-destra” non leghista, fra un neo converso liberal, ex delfino, apostata del MSI, ex antisemita, contrario al “centralismo carismatico” berlusconiano, e l’ologramma storico che guida l’accozzaglia di opportunisti e yesmen presente in sala.

Berlusconi, come è ovvio, data la sua natura vendicativa e maligna di capo del “partito dell’amore”, ha fatto di tutto per umiliare lo sfortunato Lucifero in rivolta, non dimenticandosi di celebrare i recenti successi del PdL e di confermare che tutto va bene.

Però Fini ha se non altro un merito, forse l’unico: quello di “aver fatto scoppiare il bubbone” e di aver incrinato l’immagine di compattezza del cartello elettorale berlusconiano, non di rado spacciato per un “blocco granitico”.

Se Berlusconi ha lamentato una discesa del consenso di tre punti [l’unica cosa che veramente gli interessa] anche il disgustoso Ignazio La Russa – che ha abbandonato Fini/ Lucifero al suo destino per conservare la poltrona incensando Berlusconi – si è accorto che il clima tende ad assomigliare, sempre di più, a quello che si respira in una guerra civile …

C’è quindi il timore, espresso in modo chiaro da Beppe Pisanu, che si vada oltre la corrente e si sviluppi un partito [ostile al berlusconismo e ai berluscones] dentro il grande contenitore del “partito del predellino”.

Credo che nel prossimo futuro ne vedremo delle belle, e il disgusto, l’avversione per la degradata e autoreferenziale politica sistemica non potrà che aumentare, anche negli stessi elettori del PdL.

Pauper Class