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Scritto in origine da mosongo
No, questo è quello che continui a dire tu nei tuoi post, prendendo sempre come spunto i ceceni.
Quindi ho solo voluto riportarti un fatto storico, senza dilungarmi sul resto del perché i ceceni ora sono in questa situazione, visto che ritornando dai gulag siberiani (mandati lì per il fatto di essersi alleati ai nazisti) nei luoghi di provenienza e trovando altri nelle loro case, fecero quello che già si sa.
se vere. le ultime notizie fanno pensare si al genocidio pero' non russo.
per la cronaca. anche in Ossezia ci fu un referendum con osservatori internazionali. o sbaglio?
un primo referendum del 1992 non era stato riconosciuto valido dalla comunità internazionale...
http://it.wikipedia.org/wiki/Ossezia_del_Sud
Gli Osseti del Sud approvarono quasi all'unanimità il referendum del 12 novembre 2006, optando per l'indipendenza dalla Georgia. Il referendum fu estremamente popolare, con una percentuale di vittoria tra il 98 ed il 99% delle preferenze; sventolii di bandiere e feste di celebrazione si ebbero in tutta l'Ossezia del Sud, ma dovunque gli osservatori furono poco entusiasti. I critici internazionali hanno affermato che la mossa avrebbe potuto aggravare le tensioni regionali, ed il governo di Tbilisi accuratamente non ne riconobbe l'esito.
11.08.2008,17:13 - Tra Georgia e Russia, una guerra di “informazione”
Tra Georgia e Russia si sta sviluppando una guerra di informazione, con un continuo altalenarsi di dichiarazioni e di smentite che descrivono due immagini ben distinte, e a volte opposte, del conflitto nel Caucaso. Nei fatti l’unico intervento di Stati Uniti ed Europa nel conflitto è stato puramente mediatico, con dichiarazioni e avvertimenti trasmessi dai media, che non possono però in nessuna azione militare. La Russia, da parte sua, utilizza ora le stesse armi che l'Occidente scaglia per presidiare i propri interessi economici e politici in territorio strategici.
È senz’altro una guerra di disinformazione e di contro-informazione quella che sta avvenendo tra Russia e Georgia. Un continuo altalenarsi di dichiarazioni e di smentite che descrivono due immagini ben distinte, e a volte opposte, del conflitto nel Caucaso, che confondo l’opinione pubblica e vanno a polarizzare nettamente l’informazione intorno ai due estremi. Da una parte vi è la Georgia, strategico Stato del Caucaso a ridosso dell’ex impero sovietico e sempre più vicino al blocco atlantico, nonché crocevia di gasdotti ed oleodotti che collegano la ricca regione del Mar Caspio e dei Paesi dell’estremo Caucaso orientale alla Turchia e così al Mediterraneo. Dall’altra l’ex repubbliche sovietiche dell’Abkhazia e dell’Ossezia del Sud che chiedono indipendenza e sovranità, e poi riannessione alla Russia, viaggiando così in maniera parallela alla strategia del Cremlino. Regista del conflitto è Mosca che ha costruito una perfetta trappola strategico-militare che difficilmente potrà essere disinnescata senza scendere a patti con il Cremlino.
Infatti la Russia si è messa in una posizione che sembra essere perfettamente legale rispetto al diritto internazionale e agli accordi raggiunti con le Istituzioni sovranazionali, che le hanno infatti concesso in passato la possibilità di dispiegare una forza di pace sotto la bandiera ONU, al fine di preservare la sicurezza della popolazione russa che vive in Ossezia e in Abkhazia. Allo stesso tempo ha agito con prontezza e tempestività, sia dislocando in poco tempo il maggior numero di forze militari possibili e prendendo subito una posizione irremovibile all’interno del territorio, sia assumendo una posizione diplomatica ferma e coerente. Infatti ribadisce che la popolazione dell’Ossezia del Sud, ed in particolare il contingente russo lì dislocato, ha subito un’aggressione da parte dell’esercito georgiano, che per l’impatto e le dimensioni viene definito dal Cremlino come un "atto di genocidio". Dunque, per difendere le sue ragioni, restando nei limiti consentiti dal Consiglio di Sicurezza ONU, utilizza ora le stesse armi che le controparti occidentali scagliano per presidiare i propri interessi economici e politici in territorio strategici, come ad esempio il Vicino Oriente, la Turchia e i Balcani.
Prima di ogni cosa, ha agito attentamente sull’informazione e usando le stesse armi mediatiche dei demiurghi occidentali. I diplomatici russi hanno infatti accusato i media stranieri di aver manipolato l’informazione sul conflitto in corso tra Georgia e Russia, precisando che le massicce perdite tra la popolazione sono state causate dai bombardamenti georgiani - e non da quelli russi - uccidendo 2.000 civili, per la maggior parte di nazionalità russa, e provocando più di 34.000 profughi costretti a fuggire dalla Russia. La risposta russa, afferma il Video Ministro degli Esteri Grigori Karasin, con l’invio dei carri armati nella provincia è stata "indotta dall’aggressione della Georgia". Le televisioni occidentali invece, secondo Karasin, hanno mostrato solo i carri armati russi e la sofferenza dei civili, e hanno commentato tali immagini affermando poi che "la Russia è intervenuta nel conflitto tra Ossezia del Sud e Georgia". "Questo sarebbe il modo obiettivo di fare informazione secondo i media occidentali?", chiede Karasin durante una conferenza stampa, accusando così le televisioni e la stampa occidentale di diffondere notizie con "una versione politicamente manipolata". La Russia risponde così al tentativo di disinformazione dell’Occidente, che sta infatti preparando l’opinione pubblica internazionale per imporre alle parti una tregua e un piano di pace scritto dagli eurocrati europei.
Nei fatti, dunque, l’unico intervento di Stati Uniti ed Europa nel conflitto è stato puramente mediatico, con dichiarazioni e avvertimenti trasmessi dai media, che non possono però al momento tradursi in nessuna azione militare, semprechè non si voglia aggredire le stesse truppe di pace ONU in Ossezia e scatenare un conflitto ben più pericoloso. Washington afferma così che "la reazione della Russia su territorio Georgiano è pericolosa e sproporzionata", ed avverte che potrebbe danneggiare le relazioni con gli Stati Uniti nel lungo termine, mentre Putin replica che le azioni sono "completamente giustificate e legittimate dal punto di vista legale", perché la Georgia è accusata di "genocidio". Afferma inoltre che l’Ossezia chiederà alla Corte di Giustizia Internazionale e alla Corte Europea dei Diritti umani di investigare sui crimini di guerra commessi dalla Georgia. Come si può notare, Putin usa le stesse e identiche parole che a suo tempo furono pronunciate dagli Stati Uniti per aggredire la Serbia, e ottenere poi la secessione unilaterale della provincia kosovara. La storia si ripete, ritorcendo contro Europa e Stati Uniti le loro stesse armi, i loro diabolici meccanismi burocratici.
Fulvia Novellino
Fonte: www.rinascitabalcanica.com