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    Predefinito 17 agosto (16 agosto) - S. Giacinto (Jacko) Odrovaz (o Odrowaz), confessore

    Dal sito SANTI E BEATI (con aggiunte):

    San Giacinto (Jacko) Odrovaz (Jacek Odrowąż), Apostolo della Polonia

    15 agosto

    Cracovia, Polonia, 1183 c. - 15 agosto 1257

    Nato in Slesia nel 1183, è parente stretto di Iwon Odrowaz, vescovo di Cracovia. Studiò diritto e teologia a Cracovia, Praga e Bologna e fu ordinato sacerdote e poi canonico della cattedrale di Cracovia; successivamente giunse a Roma e fu quasi sicuramente in Italia che, nel 1221, incontrò san Domenico di Guzman, che nel maggio di quell'anno celebrò il secondo capitolo generale del suo Ordine. Decise di diventare domenicano e dopo il noviziato ripartì per l'Europa orientale, dove aveva ricevuto l'incarico di diffondere l'Ordine: fondò i conventi di Friesach, Cracovia, Danzica e Kiev; per conto di papa Gregorio IX, lavorò per l'unione delle Chiese d'oriente e occidente. Nell'iconografia Giacinto appare vestito dell'abito domenicano e porta in una mano l'ostensorio e nell'altra una statua della Madonna. Secondo un racconto del XVI secolo infatti, mentre fuggiva con l'ostensorio durante l'attacco dei Tartari a Kiev, fu richiamato da Maria perché prendesse con sé anche la sua statua. Muore il 15 agosto 1257. É canonizzato da papa Clemente VIII nel 1594. (Avvenire)

    Patronato: Gestanti

    Etimologia: Giacinto = dal nome del fiore

    Emblema: statua della Vergine, pisside (od ostensorio)

    Martirologio Romano: A Cracovia in Polonia, san Giacinto, sacerdote dell’Ordine dei Predicatori, che fu designato da san Domenico a propagare l’Ordine in quella nazione e insieme ai compagni il beato Ceslao ed Enrico il Germanico predicò il Vangelo in Boemia e in Slesia.

    Martirologio tradizionale (17 agosto): San Giacinto, dell'Ordine dei Predicatori, Confessore, il quale si riposò nel Signore il quindici di questo mese.

    (15 agosto): A Cracovia, in Polonia, il natale di san Giacinto, dell'Ordine dei Predicatori, Confessore, il quale dal Sommo Pontefice Clemente ottavo fu ascritto nel numero dei Santi. La sua festa si celebra il diciassette di questo mese.

    Giacinto, in polacco moderno Jacek, si chiamava in realtà Jacio, diminutivo di Giacomo (Jacopus). Nel secondo capitolo del suo De vita et miraculis S. Jacchonis, fra Stanislao di Cracovia cambiò questo nome in Jacinthus, paragonando poi il suo eroe all'omonima pietra preziosa (hyacinthus). I biografi posteriori non si accorsero di questo gioco di parole, e cosí egli passò alla storia col nome di Giacinto (Hyacinthus).
    Il paese dov'egli vide la luce sulla fine del XII sec. fu quasi certamente Kamien, nelle vicinanze di Opole in Slesia. La sua famiglia apparteneva probabilmente alla piccola nobiltà, ma non è sicuro fosse quella degli Odrowaz. E' inoltre, priva di fondamento l'affermazione dei biografi barocchi, secondo cui il santo sarebbe stato fratello dei bb. Ceslao e Bronislava. Di lui conosciamo solo un fratello uterino, che si chiamava pure Giacomo. Se vogliamo credere al ricordato Stanislao, Giacinto era, prima del suo ingresso nell'Ordine Domenicano, canonico di Cracovia. E' certo comunque che fu in Italia, dove entrò nel nuovo Ordine dei Predicatori. Dopo un breve noviziato, compiuto probabilmente a Bologna, e dopo il secondo capitolo generale ivi celebrato nel maggio 1221, fu da s. Domenico inviato in patria, col compagno fra Enrico di Moravia. Il lavoro che egli avrebbe dovuto svolgere in Polonia gli era stato certamente fissato con chiarezza dallo stesso fondatore: prima propagare e irrobustire l'Ordine con l'ammissione di nuovi elementi, e poi dedicarsi all'evangelizzazione dei pagani di Prussia, cosa che stava molto a cuore a s. Domenico. I due predicatori dovettero, durante il loro viaggio, sistemare e rafforzare la fondazione domenicana di Friesach in Carinzia, in difficoltà per l'inettitudine del priore locale. Essendo occorso un tempo abbastanza lungo per quest'opera, poterono arrivare a Cracovia solo poco prima della festa del 1° novembre 1222, accolti con grande gioia e con onori dal vescovo Ivo. Questi assegnò loro una chiesetta di legno, dedicata alla S.ma Trinità. Durante i restauri della chiesa e la costruzione del convento il vescovo li ospitò nel suo palazzo. La chiesa fu poi consacrata il 12 marzo 1223 dal legato apostolico, card. Gregorio Crescenzio. L'afflusso di nuovi religiosi permise al capitolo provinciale del 1225 di decidere la fondazione di cinque nuovi conventi in Polonia ed in Boemia. A Giacinto toccò in sorte il compito di dar vita ad una comunità a Gdansk (Danzica), ai confini della Prussia, col compito preciso di lavorare alla conversione di quelle popolazioni, come è detto nell'atto di fondazione del duca Svjatopolk di Pomerania. Nel 1227 tutti i conventi della provincia manifestarono la loro fiducia in Giacinto eleggendolo a loro rappresentante per il capitulum generalissimum, che doveva aver luogo a Parigi nel 1228. Tornato da Parigi a Cracovia, egli compare il 29 settembre 1228 come teste in un documento emesso dal suo amico, il vescovo Ivo. In seguito continuò il suo viaggio verso Gdansk, dove però non si trattenne certamente a Iungo. Non è escluso che a Parigi gli fosse stato affidato un nuovo e difficile incarico, cioè la fondazione di un caposaldo cattolico avanzato a Kiev.
    Nella Russia di allora si trovavano molti cattolici di rito latino, piú che altro per ragioni di lavoro; ma l'assistenza spirituale che essi ricevevano lasciava molto a desiderare, e ciò era certo noto a Roma. In quello stesso periodo, poi, Gregorio IX sperava nell'unione di qualche principe ortodosso con la Chiesa romana. I Domenicani avrebbero dovuto contribuire alla soluzione di questi due problemi. Giacinto prese con sé tre suoi compagni e si stabilì a Kiev, presso la chiesa di Maria S.ma officiata, già dall'XI sec., dai monaci benedettini irlandesi della "Abbazia degli Scozzesi" di Vienna, ma che in questo periodo era rimasta praticamente senza sacerdoti. In breve tempo i Predicatori ottennero a Kiev risultati cosí notevoli, che la curia romana s'interessò vivamente alla Russia, al punto da nominare un vescovo per quella nazione. Ma questa intensa attività sembrò al principe di Kiev, Vladimir Rurikovic, nociva agli interessi della Chiesa ortodossa. Perciò la troncò bruscamente nel 1233 con l'allontanamento dei religiosi.
    Ma quando ciò avvenne, Giacinto non si trovava piú a Kiev. Da parecchio tempo ormai egli era il centro propulsore di tutto il ministero missionario in Polonia, e in quel momento (intorno al 1232 erano necessarie la sua energia e la sua molteplice esperienza per un'azione di vasta portata nei cor, fronti della Prussia pagana. Dal 1230 era infatti in corso contro di essa una guerra religiosa e i Domenicani furono incaricati da Gregorio IX di assistere spiritualmente i cavalieri crociati, di completare e rafforzare le loro file mediante la predicazione della crociata e di curare infine il pacifico lavoro missionario presso i vinti. Ormai anziano e fisicamente stremato, egli ritornò al suo primitivo convento di Cracovia, dove operò ancora per qual che tempo nella città e nei dintorni. Morí nella festa dell'Assunzione di Maria, il 15 agosto 1257.
    Giacinto è il classico tipo del domenicano della prima generazione. Portò costantemente nel cuore il desiderio ardente della salvezza delle anime, scegliendosi sempre il compito piú difficile: evangelizzare i Prussiani pagani, particolarmente bellicosi e selvaggi. In questo campo egli lavorò indefessamente in prima linea, sempre pronto al sacrificio e animato da spirito soprannaturale. Già durante la sua vita fu riconosciuto e onorato come taumaturgo. Tra i miracoli fece la piú grande impressione sui suoi compagni di viaggio un caso di levitazione, consistito nel traversare la Vistola in piena, sulla sua cappa distesa; portando con sé tre compagni.
    Il culto di Giacinto cominciò già dal giorno della sua sepoltura. La sua tomba nella chiesa dei Domenicani di Cracovia divenne meta di pellegrinaggi da parte di malati e bisognosi di aiuto, che vi accorrevano per invocarlo. Questo spinse i Domenicani a costituire, undici anni dopo la sua morte, una commissione per interrogare miracolati e testimoni, e riportare per iscritto con rigorosa esattezza gli avvenimenti piú straordinari. Questa commissione lavorò con particolare impegno dal 1268 al 1290, il che lascia supporre che ci si adoperasse per la canonizzazione. Apparve cosí un catalogo ufficiale di quarantotto miracoli che, dopo il 1352, il lettore Stanislao registrò nella sua opera. Gli sforzi ripresero solo alla fine del XV sec. e il processo ebbe inizio nel 1521. La commissione nominata dal papa lavorò a Cracovia nel periodo 1523-24, e nel 1527 Clemente VII permise ai Domenicani polacchi di commemorare nel Breviario e nella Messa il giorno della morte di Giacinto, nel 1530 tale concessione fu estesa a tutte le chiese di Polonia. Poiché gli Atti erano andati smarriti durante il sacco di Roma (1527), si poté riprendere il processo solo dopo il ritrovamento nel 1580. Dopo che il re di Polonia Sigismondo III si fu energicamente impegnato a Roma per la canonizzazione, Clemente VIII la proclamò in forma solenne il 17 aprile 1594. Già l'inizio del processo diede un primo avvio alla redazione di inni e Uffici in onore di Giacinto, intesi a raccontare e illustrare la sua vita. Essi diventarono ancor piú numerosi col ritrovamento delle sue reliquie (1543) e la costruzione di una cappella. Il culto però si sviluppò solo dopo la canonizzazione, favorito dalle monarchie cattoliche, che desideravano mantenere buoni rapporti con il re di Polonia, e da molti conventi che pretendevano di avere Giacinto come loro fondatore. Dal 1612 anche una provincia dell'Ordine, formata dai conventi della parte orientale della Polonia, portò il nome di Provincia S. Hvacintti in Russia.
    Nel 1686, papa Innocenzo XI lo proclamò patrono della Lituania.
    La festa era celebrata il 16 agosto, ma Pio X la spostò al 17.
    E' ricordato come Lux ex Silesiae.

    Autore: Vladimiro Koudelka

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    St. Hyacinth

    Dominican, called the Apostle of the North, son of Eustachius Konski of the noble family of Odrowaz; born 1185 at the castle of Lanka, at Kamin, in Silesia, Poland (now Prussia); died 15 August, 1257, at Cracow. Feast, 16 Aug. A near relative of Saint Ceslaus, he made his studies at Cracow, Prague, and Bologna, and at the latter place merited the title of Doctor of Law and Divinity. On his return to Poland he was given a prebend at Sandomir. He subsequently accompanied his uncle Ivo Konski, the Bishop of Cracow, to Rome, where he met St. Dominic, and was one of the first to receive at his hands (at Santa Sabina, 1220) the habit of the newly established Order of Friars Preachers. After his novitiate he made his religious profession, and was made superior of the little band of missionaries sent to Poland to preach. On the way he was able to establish a convent of his order at Friesach in Carinthia. In Poland the new preachers were favourably received and their sermons were productive of much good. Hyacinth founded communities at Sandomir, Cracow, and at Plocko on the Vistula in Moravia. He extended his missionary work through Prussia, Pomerania, and Lithuania; then crossing the Baltic Sea he preached in Denmark, Sweden, and Norway. He came into Lower or Red Russia, establishing a community at Lemberg and at Haletz on the Mester; proceeded into Muscovy, and founded a convent at Dieff, and came as far as the shores of the Black Sea. He then returned to Cracow, which he had made the centre of his operations. On the morning of 15 August he attended Matins and Mass, received the last sacraments, and died a saintly death. God glorified His servant by numberless miracles, the record of which fills many folio pages of the Acta SS., August, III, 309. He was canonized by Pope Clement VIII in 1594. A portion of his relics is at the Dominican church in Paris.

    Bibliography

    BUTLER, Lives of the Saints; KNOPFLER in Kirchenlex.; HEIMBUCHER, Die Orden u. Kongreg., II (Paderborn, 1907), 110, 154; BERTOLOTTI, Vita di San Giacinto (Monza, 1903); Lebensbeschr. der Heil. und Sel. des Dominikanerordens (Dulmen, 1903); FLAVIGNY, H. et ses compagnons (Paris, 1899).

    Fonte: The Catholic Encyclopedia, vol. VII, New York, 1910

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    Da dom Prosper Guéranger, L’Année Liturgique - Le Temps après la Pentecôte, Paris-Poitiers, 1901, VI ediz., t. IV, p. 517-523

    LE XVI AOUT.

    SAINT HYACINTHE, CONFESSEUR *.


    Un des plus beaux lis du champ des Prêcheurs vient s'épanouir au pied du trône où s'est assise la Reine des cieux. Hyacinthe représente, au Cycle sacré, la légion d'intrépides missionnaires qui, dans les XIII et XIV siècles, s'élancèrent au-devant de la barbarie tartare et musulmane menaçant l'Occident. Des Alpes aux frontières septentrionales de l'empire chinois, des îles de l'Archipel aux terres arctiques, il propagea son Ordre et accrut le royaume de Dieu. Dans les steppes où le schisme de Byzance disputait ses stériles conquêtes à l'idolâtrie des envahisseurs du Nord, on le vit, quarante années durant, semer les prodiges, confondre l'hérésie, dissiper les ténèbres de l'infidélité.

    Pas plus qu'au premier apostolat ne devait manquer à celui-ci la consécration du martyre. Que d'admirables épisodes, où les Anges du ciel semblèrent vouloir illuminer de leur sourire les rudes combats de leurs frères de la terre! Au couvent fondé par Hyacinthe à Sandomir sur la Vistule, quarante-huit Frères Prêcheurs étaient rassemblés sous la conduite du Bienheureux Sadoc; un jour, le lecteur du Martyrologe, proclamant la fête du lendemain, lit cette formule qui se déroule sous ses yeux en lettres d'or: A SANDOMIR, LE QUATRE DES NONES DE JUIN, LA PASSION DE QUARANTE-NEUF MARTYRS. Surpris d'abord, les Frères ont vite compris l'annonce inusitée: dans l'allégresse de leurs âmes, ils se disposent à cueillir la palme qu'une irruption de Tartares leur procure au jour dit; c'est au chant du Salve Regina que, réunis au chœur à l'heure fortunée, ils teignent de leur sang le pavé du temple.

    Hyacinthe ne terminera pas sous le glaive des bourreaux sa carrière glorieuse. Jean, le disciple bien-aimé, avait dû demeurer ici-bas jusqu'à ce que vint le Seigneur (1); c'est la venue au-devant de lui de la Mère du Seigneur qu'attend notre Saint.

    Ni le labeur toutefois, ni les souffrances les plus extrêmes, ni davantage les plus merveilleuses interventions d'en haut ne manquent à sa vie toute céleste. Kiew, la ville sainte des Russies, a résisté cinq ans au zèle de l'apôtre; les Tartares passent sur elle comme la justice du Tout-Puissant. Tout est à sac dans l'indocile cité. L'universelle dévastation atteint les portes du sanctuaire où l'homme de Dieu achève à peine l'auguste Sacrifice. Revêtu comme il l'est des ornements sacrés, il prend d'une main le divin Sacrement, de l'autre la statue de Marie qui lui demande de ne pas la laisser aux barbares; et sain et sauf avec ses Frères, il traverse les hordes païennes enivrées de carnage, les rues en flammes, le Dnieper enfin, l'ancien Borysthène, dont les flots rapides, affermis sous ses pieds, garderont la trace de ses pas. Trois siècles plus tard, les témoins entendus au procès de canonisation attestèrent, sous la foi du serment, que le prodige persévérait encore; on donnait dans le pays le nom de chemin de saint Hyacinthe à ces vestiges toujours visibles sur les eaux d'une rive à l'autre.

    Cependant le Saint, poursuivant sa retraite miraculeuse jusque dans Cracovie, y déposa au couvent de la Trinité son précieux fardeau. Légère comme un roseau tant qu'il l'avait portée, la statue de Marie reprit son poids naturel, trop considérable pour qu'un seul homme pût l'ébranler. C'est près d'elle qu'après bien d'autres travaux, Hyacinthe reviendra mourir.

    Une première fois, au même lieu, dans les débuts de sa vie apostolique, la divine Mère était vers lui descendue: «Aie bon courage et sois joyeux; disait-elle, mon fils Hyacinthe! Tout ce que tu demanderas en mon nom te sera accordé». C'était en la Vigile de la glorieuse Assomption qu'avait eu lieu l'ineffable entrevue Le bienheureux y puisa la confiance surhumaine du thaumaturge que nul obstacle n'arrêta jamais; il en avait surtout gardé le parfum virginal qui embauma toute sa vie, le rayonnement de beauté surnaturelle qui fit de lui l'image de son père Dominique.

    Les années ont passé; centre privilégié des travaux d'Hyacinthe, l'héroïque Pologne est prête désormais à soutenir sous l'égide de Marie son rôle de boulevard de la chrétienté. Au prix de quels sacrifices, c'est ce qu'Hedwige, la contemporaine de notre Saint, la bienheureuse mère du héros de Liegnitza, doit nous dire en octobre (2), En attendant, comme saint Stanislas qui le précéda au labeur (3), c'est à Cracovie, la capitale du noble royaume aux plus beaux temps de ses luttes immortelles, que le fils de Dominique doit son dernier soupir et le trésor de sa dépouille sacrée. Non plus en la vigile, mais au jour même de son triomphe, le 15 août 1267, dans l'église de la Très Sainte Trinité Notre-Dame est redescendue; les Anges lui font une escorte brillante, les Vierges forment sa cour. « Oh! qui êtes-vous? » s'écrie une sainte âme de la terre, pour qui l'extase a déchiré les voiles de la mortalité. «Je suis, répond Marie, la Mère de la miséricorde; et celui-ci, qui a sa main dans la mienne, est frère Hyacinthe, mon très dévot fils, que j'emmène aux noces éternelles». Puis Notre-Dame entonne elle-même de sa douce voix: Je m'en vais aux collines du Liban (4); et Anges et Vierges poursuivant dans un ineffable concert le chant du ciel, le cortège fortuné disparaît vers les sommets resplendissants de la patrie.

    Lisons la notice que la Liturgie consacre à saint Hyacinthe. On y verra que le passage du Dnieper, dont il est plus haut question, ne fut pas la seule circonstance où il montra son pouvoir sur les flots.

    Hyacinthe, Polonais, naquit de parents nobles et chrétiens au château de Kamin du diocèse de Breslau. Enfant il étudia les lettres, puis la jurisprudence et les lettres sacrées. Agrégé aux chanoines de Cracovie, il les dépassa tous par l'insigne piété de ses mœurs et sa science. Reçu à Rome dans l'Ordre des Frères Prêcheurs par le fondateur même, saint Dominique, il garda religieusement jusqu'à la fin de sa vie la forme de vie parfaite qu'il en avait apprise. Il conserva la virginité, fit ses délices de la retenue, de la patience, de l'humilité, de l'abstinence, des autres vertus qui sont le patrimoine du vrai religieux.

    Brûlant d'amour pour Dieu, souvent il passait les nuits entières à prier, à châtier son corps auquel il n'accordait d'autre soulagement que l'appui d'une pierre, d'autre couche que la terre nue. Renvoyé dans sa patrie, il bâtit à Friesach, sur sa route, un important monastère de son Ordre; un second bientôt s'éleva dans Cracovie, puis quatre autres dans les autres provinces du royaume de Pologne. On ne saurait croire combien il fit de fruit en tous lieux par sa prédication de la parole de Dieu et l'innocence de sa vie. Il ne se passait pas de jour qu'il ne donnât quelque preuve éclatante de cette innocence, de sa foi, de sa piété.

    Le zèle du Saint pour le salut du prochain fut récompensé par Dieu des plus grands miracles. Un des plus insignes eut lieu, quand il traversa sans bateau près de Wisgrade la Vistule débordée, faisant de même passer ses compagnons sur sa chape étendue sur les eaux. Ayant persévéré dans son admirable genre de vie près de quarante années depuis sa profession, il annonça aux Frères le jour de sa mort. Ce fut en la fête de l'Assomption de l'année douze cent cinquante-sept, qu'ayant accompli les Heures canoniales et reçu avec grande dévotion les sacrements de l'Eglise, il rendit l'âme avec ces mots: Entre vos mains, Seigneur, je remets mon esprit. Il continua d'éclater par des miracles après sa mort, et Clément VIII le mit au nombre des Saints.

    VOTRE privilège fut grand, ô fils de Dominique, associé à Marie de si près que le jour de son triomphe vous vit vous-même entrer dans la gloire! Occupant si belle place dans le cortège qui la conduit aux cieux, dites-nous ses grandeurs, sa beauté, son amour pour les pauvres humains qu'elle voudrait faire tous participer comme vous à son bonheur.

    Par elle vous fûtes puissant dans la vallée d'exil, en attendant d'être près d'elle bienheureux et glorieux. Longtemps après les Adalbert et les Anschaire, les Cyrille et les Méthodius, vous parcourûtes à nouveau les ingrats sentiers de ce septentrion où renaissent si promptement les épines et les ronces, où ces peuples que l'Eglise eut déjà tant de peine à délivrer du joug païen, se reprennent sans cesse dans les filets du schisme, dans les pièges de l'hérésie. Sur ce domaine de sa prédilection (5), le prince des ténèbres éprouva de nouvelles défaites, une multitude infinie brisa ses chaînes, et la lumière du salut brilla plus loin qu'aucun de vos prédécesseurs ne l'avait portée. Conquête définitive pour l'Eglise, la Pologne devint son rempart, jusqu'aux jours de trahison qui marquèrent la fin de l'Europe chrétienne.

    O Hyacinthe, gardez la foi au cœur des fils du noble peuple, en attendant le jour de la résurrection. Implorez grâce pour les régions du Nord, un instant échauffées au souffle ardent de votre parole. Rien de ce que vous demanderez par Marie ne saurait vous être refusé; c'est la promesse de cette Mère de la miséricorde.

    Maintenez le zèle de l'apostolat dans votre Ordre illustre. Puisse s'y multiplier le nombre de vos frères, trop au-dessous des besoins de nos temps.

    Au pouvoir qui vous fut donné sur les flots se rattache celui que la confiance des fidèles, justifiée par tant de prodiges, vous attribue de rappeler à la vie les malheureux noyés. Maintes fois aussi les mères chrétiennes ont éprouvé votre puissance allant jusqu'au miracle, pour amener à la fontaine du salut les fruits de leur sein qu'un enfantement laborieux menaçait de priver du baptême. Montrez à vos dévots clients que la bonté de Dieu est toujours la même, que le crédit de ses élus n'est point amoindri.
    -----------------------------------------------------------------------
    NOTE

    * La memoria era celebrata il 16 agosto prima che S. Pio X la portasse al giorno successivo.

    1. Johan. XXI, 22.

    2. 17 octobre.

    3. 7 mai.

    4. Cant. IV, 6.

    5. Isai. XIV, 13.

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    Lodovico Carracci, La Vergine appare a S. Giacinto, 1594, Musée du Louvre, Parigi

    Pedro de Raxis, Apparizione della Vergine a S. Giacinto, 1626, Museo de Bellas Artes, Granada

    Ventura Salimbeni, Miracolo di S. Giacinto, 1590-1610, Chiesa dello Spirito Santo, Siena

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    S. Giacinto di Polonia

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    Gian Battista Trotti detto Il Malosso, S. Giacinto resuscita un morto, XVI sec., Pinacoteca, Cremona

    Francesco Eugenio Vanni, S. Giacinto resuscita un bambino, XVI-XVII sec., musée du Louvre, Parigi

    Giovanni Antonio Burrini, La Vergine assisa su una nuvola offre a S. Giacinto uno scapolare, XVI-XVII sec., musée du Louvre, Parigi

    Nicolas Colombel, S. Giacinto Odrovaz salva la statua della Vergine dai nemici del nome cristiano, XVII sec., Musée du Louvre, Parigi

    Giovanni Battista Tiepolo, Vergine col Bambino tra i SS. Domenico e Giacinto Odrovaz, 1730-35, Art Institute, Chicago

 

 

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