Dihiarazione di Paolo Ferrero, segretario nazionale del Prc
Mi stupisco dello stupore che ha sollevato la tesi formulata dal vicedirettore di Famiglia Cristiana, Beppe Del Colle, in merito al rischio di una "rinascita, in Italia, sotto altre forme, del 'fascismo". A lui, al direttore don Antonio Sciortino e a un settimanale cattolico - che mi ha più volte ed aspramente criticato, quando ero ministro - va tutta la mia solidarietà politica, oltre che la mia simpatia umana, specie dopo i forsennati e volgari attacchi che ha ricevuto, in queste ore, dai soliti e febbricitanti "avanguardisti" della Pdl (Gasparri, Giovanardi, La Russa, etc.) per aver osato mettere nero su bianco quella che è un'evidenza, più che un giudizio, e cioè che il ritorno del fascismo è, nell'Italia di oggi, un rischio reale.
Cos'altro sono le politiche discriminatorie verso rom, zingari, immigrati, clandestini e poveri di ogni ordine e grado, italiani e non? Di cos'altro parlano le prostitute nigeriane ammanettate come bestie in una stazione di polizia a Parma o le due turiste scambiate per prostitute a Roma? Cosa pensare di fronte a politici italiani noti per le loro simpatie xenofobe, razziste e integraliste che inneggiano alla "crociata" contro l'Islam, che farneticano di "veneti" che vincono l'oro ale Olimpiadi o che partecipano a raduni anti-immigrati e anti-Islam di chiaro stampo nazistoide?
La politica del capro espiatorio è l'anticamera di ogni politica discriminatoria, xenofoba e razzista sotto ogni regime e in ogni epoca: è il preludio, del fascismo. L'unica osservazione di carattere storico-politico che mi permetto di fare è che, quando si parla di fascismo, si pensa sempre e solo a un regime già consolidato, mentre invece il movimento fascista, allo stato nascente, veste sempre i panni della rivoluzione, ancorché conservatrice, esattamente come sta accadendo ora.
Più che di "nuovo fascismo", dunque, sarebbe più corretto parlare di una situazione che ricorda, molto da vicino, quella del disfacimento della repubblica di Weimar, e cioè di un'Italia che sta vivendo - e ormai da molto tempo - una sorta di crisi sociale, politica e istituzionale "alla Weimar", solo che avviene tutto al rallentatore. Il che non vuol dire che sia meno pericoloso, il possibile esito dell'attuale crisi, ma anzi, al contrario, forse proprio per questo potrebbe essere ben più doloroso. Detto questo, a Famiglia cristiana rivolgo un solo invito: non lasciatevi intimidire.
Roma, 14 agosto 2008
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