Delegati da tutto il mondo , proposte e discussioni: il forum di Cochabamba darà la svolta al cambiamento climatico?
Scritto per noi da
Marica Dipierri*

Un'ampia alleanza mondiale sul clima, tale da includere movimenti sociali, sindacati, scienziati, intellettuali governi. Questo l'obiettivo della Prima Conferenza Mondiale dei Popoli su Cambiamento Climatico e Diritti della Madre Terra che si è svolta a Cochabamba, nel cuore della Bolivia, tra il 19 e il 22 aprile scorsi.
Oltre 30.000 " ben oltre le più rosee aspettative, i delegati arrivati da tutto il mondo in rappresentanza di realtà sociali, istituzionali e comunità scientifica. Tre giorni di frenetiche discussioni, tra gruppi di lavoro, conferenze, eventi autogestiti hanno affollato il campus dell'Università di Tiquipaya, che ha ospitato l'incontro.
L'evento - che cade giusto 10 anni dopo la Guerra dell'acqua che nel 2000 infiammò Cochabamba e diede il via al processo di cambio tutt'ora in corso in Bolivia - era stato lanciato dal governo boliviano all'indomani del fallimento della Conferenza delle Parti sul clima di Copenaghen. Un fallimento che non solo ha dimostrato la mancanza di volontà dei paesi industrializzati di far fronte al problema del clima, ma anche la profonda crisi dei meccanismi di negoziazione e di decisione propri delle Nazioni Unite e delle altre istanze internazionali preposte.

A Cochabamba si è discusso di cause strutturali della crisi climatica, rintracciando il principale colpevole nel modello di sviluppo capitalista, basato sul uno sfruttamento illimitato delle risorse che non tiene conto dei limiti del pianeta. Si è molto discusso anche delle alternative da mettere in campo per invertire la rotta, rifondando il paradigma di civiltà su concetti nuovi, come l'equità, la solidarietà , il benessere collettivo piuttosto che individuale.
La dichiarazione finale emersa dal vertice, chiamata "Appello dei Popoli" contiene le proposte puntuali venute fuori a Cochabama, che saranno da qui in avanti base di negoziazione e di rivendicazione sociale nei prossimi appuntamenti sul clima. Tra le proposte, l'approvazione di un Dichiarazione Universale dei Diritti della madre Terra in seno alle Nazioni Unite, la creazione di un Tribunale Internazionale per la Giustizia Climatica e Ambientale, la promozione di un Referendum Mondiale dei popoli sul Clima, il riconoscimento da parte dei governi industrializzati del debito ecologico e climatico dovuto ai paesi del sud.

A Cancun, dove si terrà a dicembre prossimo la conferenza delle parti sul clima, queste proposte verranno portate al tavolo delle negoziazioni ufficiali dai governi dell'Alba, mentre i movimenti sociali appoggeranno tali posizioni attraverso una enorme mobilitazione sociale già approvata all'unanimità dalle molte realtà presenti qui a Cochabamba.
Tutti sono d'accordo sul fatto che a Cancun ci si gioca il tutto per tutto, e che il tempo per agire sul cambiamento climatico è ora o mai più.
Per questo l'appuntamento messicano è guardato come un momento estremamente importante sia dai movimenti sociali che dai governi che hanno fatto dei diritti della Madre Terra la loro bandiera. Se a Cancun non si riuscirà a far ascoltare la voce dei popoli, ha concluso Morales, "toccherà ai movimenti organizzarsi e accumulare forza sociale in tutto il mondo per salvare la Madre Terra e la vita sul pianeta"
Il messaggio è chiaro, emerso da tutti i tavoli di questi giorni di lavoro: cambiare o morire. Oppure come ha detto lo stesso Morales rendendo attuale il lemma della Luxemburg di centro anni fa, la scelta è semplice quanto obbligata: Pachamama o muerte.



* Redazione A Sud

PeaceReporter - Bolivia, il vertice della speranza