Tratto da repubblica.it:
E adesso Bossi riabilita Craxi
"Mi chiese aiuto, non feci nulla"
CALALZO DI CADORE (BL) - Hotel Ferrovia, tre di notte. Tavolo e panca di legno. Un bicchiere di acqua e menta, un paio di lattine di Coca, due caffè. Sulla parete in fondo alla sala, la bandiera con il Leone di San Marco. Umberto Bossi tamburella con le dita sull'immancabile pacchetto di toscani "Garibaldi". Uno, ovviamente, è acceso, ed è a fine corsa. Gli serve per disegnare delle linee di fumo nell'aria. Intorno al Senatùr ci sono i cronisti, un collaboratore e un agente della scorta. "Poveretto, che brutta fine che ha fatto...". Bossi si stringe nelle spalle. Abbassa la voce in segno di rispetto. "Povero Craxi...". Sì, dice proprio Craxi, abbiamo capito bene, inutile sgranare gli occhi.
Sta parlando di lui, del vecchio nemico Bettino ora riabilitato con un racconto che, snocciolato così, a quest'ora della notte e da un uomo che da quando è stato in coma ha affinato la sua sensibilità umana facendola prevalere, in molti casi, sul freddo cinismo del leader politico, fa un certo effetto: "Un giorno venne da me, mi disse: "Umberto, mi devi aiutare". Le cose per lui si stavano mettendo male, era evidente. Mi pregò: "Se non ci diamo una mano a vicenda, finirà che ci faranno fuori tutti e due"". Pausa, lungo sospiro.
Il ministro per le Riforme va fino in fondo: "Ma io non intervenni, non feci nulla. All'epoca Craxi era un nemico, e i miei non avrebbero capito, mi avrebbero dato del matto...".
Per un attimo cala un velo di silenzio. Bossi si rende conto di avere spiazzato. Ma è come se con il suo sguardo chiedesse di capire, di avere pietà per l'uomo e, forse, chissà, anche per il politico. "Poveretto", ripete.
Tratto da wikipedia.it:
le indagini dimostrarono come Craxi avesse utilizzato parte dei proventi delle tangenti (circa 50 miliardi di lire) per scopi personali (Finanziamento del canale televisivo Gbr di proprietà della sua amante Anja Pieroni, acquisto di immobili, affitto di una casa in costa Azzurra per il figlio); a dimostrazione del fatto che l'utilizzo delle casse del partito non era finalizzato solo all'attività amministrativa ordinaria del Psi, durante le indagini (dopo un fallito tentativo di farli rientrare in Italia, bloccato dal nuovo segretario del Psi Ottaviano Del Turco) Craxi li versò sul conto di un prestanome, Maurizio Raggio
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Mi pare che queste dichiarazioni chiudano il cerchio, la parabola politica della Lega.
Prima movimento federalista etno-culturale, poi movimento federalista anche socio-economico, quindi efficientista, quindi - per forza di cose - cultore dei valori della legalità e dell'onestà (chiesti a gran voce anche dal proprio elettorato negli anni '80 e '90).
Da qui l'attacco al centralismo di Roma (in primis verso il suo rappresentante "padano", il milanese Bettino Craxi) veicolo di corruzione, inefficienza, ladrocinio. Come le prove emerse nei processi dimostrarono inequivocabilmente.
E adesso? Dopo aver riconfermato il sodalizio col craxiano Berlusconi, che nella legislatura 2001-2006 ha dirottato la Lega verso la cultura dell'illegalità legalizzata, vedi leggi ad personam e quant'altro, adesso arriva la riabilitazione ferragostana di Craxi.
Lo stesso Craxi che partecipò attivamente alla costruzione dell'impero Berlusconiano (legge Mammì sulle TV, intervento sulla vicenda IRI-SME, ecc.).
Quel Craxi il cui primo ricovero per diabete risale al 1990, ben prima del "complotto" giudiziario di cui si diceva vittima, morto quindi di malattia e non di crepacuore per l'esilio (latitanza) impostogli (scelto in alternativa al carcere).
Adesso Bossi si pente di non averlo aiutato?
Effettivamente certi vizietti del PSI si riscontrano oggi anche nella Lega (verticismo, congressi plebiscitari, nepotismo, voglia d'impunità), ma visto che senza Mani pulite la Lega sarebbe rimasta all'opposizione del Pentapartito per almeno altri 10 anni, forse sarebbe il caso di lasciar perdere certe ipocrisie.