I dolori del giovane Letta Il giovane Enrico Letta lancia due idee fulminanti per "una opposizione netta e intransigente". 1. "Prendere Pippo Baudo come portavoce". 2. "Archiviare l'antiberlusconismo", perché "con l'antiberlusconismo non vinceremo più: tutti si interrogano sul post berlusconismo e noi dobbiamo essere tra quelli".

La prima è notevole, specie per un politico di 42 anni: affidare un partito neonato a un signore di 72, coetaneo del premier. La seconda ricorda il 'fàmolo strano' di Carlo Verdone: opporsi a Berlusconi, ma senza opporsi. Il Cavaliere ha stra-rivinto le elezioni, ha approvato la Finanziaria in 9 minuti netti, s'è autoimmunizzato dai processi in 25 giorni, dispone di una maggioranza schiacciante e di una opposizione inesistente, prende applausi persino quando finge di spazzare Napoli con la ramazza (passo successivo, come da profezia di D'Alema, lo scolapasta in testa). Intanto dal Pd si librano Amato e Bassanini, atterrano nei pressi di statisti come Alemanno e Calderoli e vincono l'oro nello sport nazionale del salto sul carro del vincitore. In questo panorama Letta jr. che t'inventa? La fine del berlusconismo, ergo dell'antiberlusconismo. Senza accorgersi che proprio chi parla di antiberlusconismo dimostra la vitalità del berlusconismo. L'ha detto Gianrico Carofiglio a 'L'espresso': "Il Cavaliere è padrone di tutto, anche delle parole". I democratici Usa sono contro Bush, i popolari spagnoli contro Zapatero, i socialisti francesi contro Sarkozy. Ma nessuno s'interroga sull'antibushismo, antizapaterismo, antisarkozismo delle opposizioni. In Italia, oltretutto, l'establishment di centrosinistra non è mai stato antiberlusconiano. Mentre Silvio & C. fabbricavano calunnie contro i leader del centrosinistra (campagne anti Di Pietro, commissioni Telekom Serbia e Mitrokhin) o tentavano ribaltoni comprando ministri e senatori, l'altra parte predicava il dialogo. Per cinque volte Berlusconi è stato eletto sebbene ineleggibile: nel '96 e nel 2006 la maggioranza di centrosinistra ratificò la sua elezione illegittima. La fine dell'antiberlusconismo data almeno dal 7 luglio '95, quando Berlusconi, Previti e Letta senior furono invitati al congresso del Pds. "Basta demonizzare l'avversario", disse D'Alema, "basta cultura del nemico. Col Polo ci vuole rispetto e dialogo sulle regole". "Basta uso strumentale della magistratura", fece eco Veltroni, "mai più alleanze contro Berlusconi". Infatti, nel 1996-2001 e nel 2006-2008, Ulivo e Unione vararono tutte le leggi contro la Giustizia richieste dal Cavaliere, promosso padre costituente in Bicamerale, ed evitarono di risolvere il conflitto d'interessi e di attuare le sentenze della Consulta sull'antitrust tv. Il giovane Letta, politicamente più anziano dello zio Gianni, c'era già. Vuol essere così gentile da indicarci quando mai il centrosinistra fu antiberlusconiano? Se poi si dovesse scoprire che non lo è mai stato, il Pd potrebbe provare a diventarlo almeno una volta. Tanto per cambiare un po'. E vedere di nascosto l'effetto che fa.

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